Quando la forma si trova armonicamente legata con la sostanza non si può far altro che inchinarsi e godersi lo spettacolo. Questa quarta stagione di Boardwalk Empire non cessa di stupirci per la mirabile costruzione scenica e drammatica: gli eventi si incastrano l’un l’altro con un’intensità di emozioni che fa vibrare gli schienali delle poltrone su cui siamo invitati ad attendere che la catastrofe si compia.
Il potere di un affresco corale così ben costruito è quello di far sprofondare lo spettatore nel quieto fluire delle immagini: si ha come la sensazione di essere al timone dell’occhio che sceglie su quali figure soffermarsi. Come alla guida di un cannocchiale all’interno di un grande cortile osserviamo ciò che accade dietro molteplici finestre e alla fine, coerentemente a quell’ orizzonte d’attesa che cerchiamo di soddisfare, ecco arrivare quel sussulto che speravamo ottenere, solo che non avremmo mai immaginato che sarebbe arrivato con una tale densità di rappresentazione. Anche per questioni di aderenza storica, Boardwalk Empire non manca di darci ciò che ci lascia pregustare, ma se la Storia è un ottima Fabula da cui far partire l’azione è l’Intreccio (supportato da una notevole coerenza stilistica) che dà olio ad un motore, già di per sé, oltremodo pregevole.
My name is Nelson Van Alden
In Marriage and Hunting, la figura che si staglia più nitida è sicuramente quella del quieto e compìto George Mueller. Il personaggio dell’ei fu agente del proibizionismo Van Alden è quello che ha avuto una delle più belle evoluzioni drammatiche dell’intero show. Il progressivo riaffiorare di quella rabbia sopita ha sempre coinciso con l’abbandono della sua vera identità a favore della maschera ibrida di un Mueller qualsiasi: difficilmente classificabile, in balìa di sentimenti contrastanti e sempre ad un passo dal superare quel limite ardentemente bramato. Per oltrepassare il confine, per avere la forza di abbandonarsi alla deriva dei propri valori, occorre riappropriarsi di quell’identità che, anche solo anagraficamente, definisce noi stessi: ed ecco che, invocando Nelson Van Alden, Mueller trova la forza per reagire. La soglia è stata varcata, l’arco di trasformazione del personaggio ha compiuto un giro completo; adesso staremo a vedere su che lato della staccionata starà a posizionarsi: verso la rivalsa dei Capone o tra l’ansia vendicativa degli ex-DOB?
«The things I do, just simply to stand up and look my equals in the eye»
«They are not your equals»
«Then why must I struggle?»
Nonostante le mille metafore bibliche e gli innumerevoli tentativi di annientamento verbale, l’intento del dottor Narcisse era il più semplice e diretto: uccidere Chalky. L’avventata re-azione di Maitland ha creato uno strato di rabbia e disappunto che rende il duello Mr. White/Narcisse ancora più difficile da gestire, in particolare per un Nucky che eviterebbe volentieri la faida con un collaboratore di Owney Madden. Il dottore, scontrandosi con una inaspettata falla in quel sistema che credeva costruito a regola d’arte, si è sentito come investito da una vulnerabilità che credeva di non avere più. La ferocia verso Maitland, a mio parere, è guidata da questo sentimento di piccolezza che l’azione della ragazza ha come riportato in vita, manifesto e tangibile. Anche su questo fronte, l’aria continua ad essere infestata da un vento di guerra che, traendo forza da piccole battaglie, pare prepararsi ad una inarrestabile tempesta.
It’s just a hunting license, isn’t it?
Il matrimonio: una semplice licenza, come quella per la caccia. Quale metafora si nasconde dietro l’analogia tra il passare insieme il resto della propria vita e l’andare a caccia? Rito nuziale come mezzo per raggiungere un fine esterno alla coppia, o un modo per diventare preda di qualcos’altro? Richard ha in sé quell’ambivalenza che lo rende allo stesso tempo cacciatore e preda. Quella malleabilità che avvolge i momenti trascorsi con Julia e il piccolo Tommy sembrano quasi essere, più del tentativo del Wisconsin, una via di fuga per abbandonare quella spietata freddezza che l’ha accompagnato finora. La vita coniugale, però, presenta degli obblighi a cui Harrow non conosce altri modi per far fronte se non con ciò che sa fare meglio: occorre tornare a cacciare, e bisogna farlo con alle spalle un solido padrone. L’ingresso di Richard tra le fila di Nucky avrà di certo degli interessanti risvolti.
Love sustains us. We thrive on it. We need to give it back. How else can we live?
Tra violini tzigani e lenzuola di seta, Roy ha ripulito Gillian al punto da portarla in una condizione migliore rispetto a quella d’esordio. Il racconto di quel battesimo del mare che ha impedito il libero sbocciare della sua giovinezza sancendone, prematuramente, il declino, assume oggi un sapore diverso, decisamente più amaro. Il sole sul viso e quel sorriso dolce e sincero riescono a conferire una luce nuova a un personaggio da sempre avvolto in un’aura cupe. Non esiste raggio di sole, però, che non contenga in sé l’incerto dipanarsi di un’ombra: Roy, molto probabilmente, non è così amabile e privo di secondi fini così come, forse un po’ troppo sfacciatamente, vorrebbe farci credere. Quella telefonata sibillina apre una crepa in un palazzo che è troppo fragile per resistere ad una scossa, anche di lieve entità.
«Did you call to talk about the weather?»
«I just called to talk»
Anche se non ancora coinvolto direttamente negli eventi, Enoch pare in preda ad un’indefinibile inquietudine. Per quanto si sforzi di tenersi lontano da battaglie e possibili guerre, tutto continua a scorrergli tra le mani: Rothstein, completamente annientato dalla sua avidità di vittoria, gli consegna il fardello della polizza di Mickey; Eli, con il suo fare accusatorio, gli ricorda che la storia di Willie potrebbe riaprirsi catastroficamente; Chalky vuole fargli firmare una condanna a morte che non reputa necessaria. Per quanto Nucky s’imponga di restare concentrato sugli affari la sua mente resta incastrata in voli pindarici che conducono ad imminenti catastrofi. L’incerto vortice si arresta solo nel ricordo di Sally e la forza incredibile di questo splendido personaggio – capace di alternare brutalità e malizia con una spontaneità disarmante – sembra essere l’unica ancora a cui uno stanco Nucky si aggrappa per godere di un briciolo di leggerezza. Anche qui, però, pare emergere un oscuro presagio: quel carnale senso di fiducia, che Nucky prova per la donna, potrebbe rivoltarsi contro di lei? L’abbraccio al fucile dopo la telefonata di Thompson è un modo per rendere evidente quanto Miss Wheet si senta minacciata da quest’insolito ruolo di ambasciatrice? Ricordiamoci che Masseria potrebbe aver già avviato alla concretizzazione le sue mire espansionistiche nella tempestosa Florida.
Il vento è più gelido che mai, la posta in gioco è alta e la matassa da dipanare si fa sempre più pesante. Siamo a meno tre episodi dalla fine e il moto uniformemente accelerato che hanno preso gli eventi lascia presagire un finale dallo schianto, forse più silenzioso, ma quasi certamente più devastante dei precedenti.
Voto:8½
Ogni puntata un capolavoro, ogni minuto un emozione.
Quando si dice “serie per pochi”
Ripeto le cose dette nelle puntate precedenti.
Livello di continuità e qualità pazzesco.
Voto 9,5 alla stagione per questo