Puntata di transizione per Boardwalk Empire, che si concentra su tre mondi del suo complesso universo per preparare il terreno al gran finale. Ad un passo dallo scioglimento degli intrecci, la grande storia quasi si ferma e lascia il posto ad un affresco intimista, in cui l’eleganza della regia e della fotografia incastonano ogni particolare alla perfezione.
Gillian. Chulcky. Nucky. Sogni infranti, speranze, nostalgie del passato, tornano nel giorno che separa tutti dalla resa dei conti. Una giornata iniziata nella notte e terminata nella notte, consumata in un’“oasi di grazia” in cui la piacevole illusione di serenità si scontro con l’amara realtà dei fatti. La bellezza di Daughter per Chucky, la speranza di una nuova vita per Gillian, la famiglia per Nucky: nelle ragioni di vita di ciascuno si nasconde il seme della felicità e il germe del male, e tutto, alla fine della giornata, si tramuta nel risveglio da un sogno che si è stati vicini a toccare per mano.
La regia di Allen Coulter quasi si perde tra movimenti sospesi e dissolvenze incrociate, che spesso fondono in unico insieme le tre storyline portate avanti in questo episodio. Del resto, Boardwalk Empire ha sempre dimostrato di saper raccontare non solo la “Grande Storia” di questi decadentistici anni Venti, ma anche di saper entrare nel profondo dei propri complessi personaggi, allo scopo di offrire non solo un ottimo quadro storico, ma anche di immortalare in un’inquadratura, in uno sguardo o in un silenzio, un sentimento che finisce poi per permeare l’intero universo di questo show. Forse non succede molto in questo episodio, ma quanto dicono gli sguardi tra Nucky ed Eli, tra Roy e Gillian, tra Chulcky e Daughter?
Non è, a tal proposito, un caso il modo quasi teatrale di porre sul set gli attori da parte di Coulter (la scena finale di Gillian sembra quasi la conclusione di una pièce, in cui le parti in causa fanno la loro ultima apparizione sul palco, sciogliendo tutti i nodi). Si vive, infatti, in questa sorta di spazio senza tempo, in bilico tra il passato e il futuro: se da una parte Oscar, Tommy, Eli, rappresentano per i protagonisti un passato dolce, ma allo stesso tempo doloroso, Daughter, Roy, Sally, sono quel futuro verso il quale tutti sperano di navigare. Sensazioni, aneddoti divertenti, dolori, nostalgie, si accavallano quasi senza soluzione di continuità, ma il finale, come direbbe Oscar, è sempre lo stesso: “The day come, everybody gonna run outta road“. Nucky sa che non è possibile ricucire il rapporto col fratello, Gillian sa che non si può convivere con un passato come il suo, Chucky sa che non c’è via di fuga a ciò che ha combinato. Unico comune denominatore tra i tre: Atlantic City, la città che non ti lascerà mai andare via.
Paradossalmente sono propri questi episodi a dare il maggior senso di coralità ad un cast variegato e disperso per varie città americane. Tutto si configura come un grande gioco di tradimenti e inganni, in cui si è soli, ma in cui si è tutti connessi dalla presenza di un’unica scacchiera. È un episodio di confessioni e amare verità (bellissimo il momento in cui Nucky cita a Eli l’episodio della terza media, per appurare che dietro la reazione a tavola del fratello non c’era solo la sua naturale irascibilità). Come successo altre volte in Boardwalk Empire, il focolare domestico si trasforma in poco tempo da luogo di rifugio a luogo claustrofobico. Da tutte e tre le storyline, emergono infatti famiglie piene di risentimenti, conflitti, dolori e di pressioni su figli e nipoti. Winston vorrebbe seguire le orme dello zio Oscar, Will quelle di Nucky, mentre Gillian è preoccupata del futuro di Tommy, del fatto che non possa nemmeno ricordare le proprie origini. “Childhood doesn’t last. Nothing lasts“. Eppure è sempre lì che si cerca di fare ritorno.
Pur non raccontandoci molto, Boardwalk Empire riesce anche questa volta ad elevare la sua narrazione, riuscendo comunque a rendere l’episodio un ottimo trampolino di lancio per il finale. “I want out“, dice Nucky. Cosa si nasconde dietro questa affermazione? Intorno al meeting che sembrerebbe voler riunire insieme tutte le trame, si scioglierrano i nodi di questa stagione, in un season finale in cui tutto potrà davvero succedere.
Voto: 8+
secondo me questa IV stagione è in realtà solo un trampolino di lancio a quello che succederà nella prossima. Credo poco ad un (comunque sempre probabile) “ingabbiamento” di nuck e tutta la rete criminale che va da Tampa a NY. Semmai quello potrà essere il finale della V. Masseria-Narcisse-Petruccelli sono una triade che fa paura e nucky ora come ora è troppo vulnerabile. Temo che il meeting di pace in realtà scaverà la fossa di nuck.. Vedremo..
Grande recensione, complimenti.
E’ proprio questo il vero punto di forza di Boardwalk; i personaggi sono così ben scritti e tutto è così perfettamente curato nei loro rapporti che anche le puntate in cui non succedono grandi cose, sono spettacolari (al contrario di altre serie in cui, ahimè, succedono 1000 cataclismi eppure non si riesce a raccontare nulla…).
Molto insistito in questa stagione comunque il tema del convivere con gli omicidi commessi. A tal proposito, sia Nucky che Gillian hanno detto in questi episodi che “You can live with that”: si può davvero farlo?
Tensione per il season finale..