Ad un episodio dalla conclusione, i percorsi solitari di tutti i protagonisti iniziano a ricongiungersi. Il titolo emblematico “Us” ci introduce, così, alla fine del capitolo meno riuscito di The Walking Dead.
L’on the road, si sa, è il genere per eccellenza deputato ad esplorare i viaggi dei personaggi all’interno di se stessi. Dopo le parentesi della Fattoria e della Prigione, The Walking Dead si era rimesso in moto con una buona idea: esplorare singolarmente i propri protagonisti nel corso del loro viaggio solitario verso una meta comune. Non tutto, però, è andato secondo i piani, inficiando anche le migliori intuizioni palesatesi proprio in questi ultimi episodi.
Il vero problema, infatti, è stato sempre e soprattutto a monte, ovvero nel non essere riusciti a dare la giusta tridimensionalità alla maggior parte dei personaggi coinvolti nella serie. Se dunque certe evoluzioni sono apparse riuscite e coerenti grazie ad una caratterizzazione già convincente in precedenza (Carol, Michonne, Daryl), altre, come quelle di Lizzie e Bob, sono apparse troppo frettolose e quindi non sempre efficaci come avrebbero potuto essere. La gradevolezza di questo Us nasce proprio dall’aver dato ai nuovi personaggi (Abraham, Joe, Rosita, Eugene e Tara) una dimensione perlomeno definita, missione ad esempio totalmente fallita con altri protagonisti come Tyreese e, soprattutto, Beth, quest’ultima incapace di offrire un degno contrappunto a Daryl come invece riesce a fare qui Joe (un Jeff Kober già visto nei panni di Jacob Hale in Sons of Anarchy).
L’episodio è diviso in due tronconi, che diventano tre grazie solo alla fugace apparizione di Rick, Carl e Michonne, in una sequenza che non fa che rimarcare il cambiamento della donna e offrire un elemento (la carta della merendina) di collegamento con Daryl. Al di fuori di esso, il momento è abbastanza superfluo, indice della cattiva gestione complessiva delle storyline, sempre troppo frammentaria, mai davvero omogenea e corale, incapace di dare fluidità ad una narrazione divisa su più fronti. La ritrovata armonia tra i tre personaggi resta comunque funzionale a quel discorso sull’appartenenza, sull’istinto verso il gruppo o la famiglia che, del resto, The Walking Dead porta avanti fin dai suoi esordi.
Se si vuole parlare di aggregazione, chi però meglio del solitary man per eccellenza, Daryl, può essere veicolo di una riflessione sul tema? Superata finalmente la scialba parentesi con Beth, il balestriere si ritrova per l’ennesima volta a dover decidere se procedere da solo o entrare a far parte di un nuovo gruppo. Proprio come nella parentesi con Bob, il tema della solitudine ritorna cardine della narrazione, offrendo una variazione sul tema con l’introduzione dell’atipica banda comandata da Joe. Il confronto tra lui e Daryl funziona bene nel porre l’appartenenza come condicio sine qua non in un mondo che costringe a lottare per la sopravvivenza ogni giorno.
Difetto principale del segmento narrativo è, però, di nuovo la superficialità in cui scade spesso la serie, in questo caso visibile nel modo di delineare le regole interne alla banda, le quali, lo si capisce subito, fanno acqua da tutte le parti: la pretesa di unire individualismo (il concetto del “claimed” che non consente “condivisione”) a collettività (la necessità dello stare insieme) non regge già come base di partenza, lasciando intuire la probabile implosione di un gruppo che non si capisce nemmeno come abbia fatto a stare così a lungo unito. Ben differenti sorti spettano a Glenn e Abraham, i quali, pur non avendo alcuna intenzione di stare insieme, finiscono invece col ritrovarsi più uniti di prima. Sicuramente è questa la storyline più coerente e riuscita di Us, grazie anche proprio all’ottima coralità tra le diverse parti in causa.
Il ricongiungimento tra Glenn e Maggie narrativamente funziona, ma un buon lavoro lo si fa anche in direzione della caratterizzazione di Tara, ancora sconvolta da quanto accaduto alla Prigione e che qui rivela tutte le proprie fragilità. Il suo ricordo del Governatore ci riporta alla mente la degenerazione più malata di questo bisogno di appartenenza e di gruppo, una necessità che ti porta anche ad acconsentire ciecamente all’uccisione di svariate persone pur non di venire meno a ciò che il collettivo decide. La morte di Hershel, così come quelle della sorella e della nipote, sono fardelli che Tara si porterà ancora a lungo sulle spalle, nonostante l’amichevole incontro con Maggie, che in un certo senso la introduce nel suo nuovo gruppo di appartenenza.
Il finale è, ovviamente, tutto per Terminus. Partendo dalla comunità iniziale della Prigione, The Walking Dead quest’anno ha voluto costruire un percorso nella solitudine attraverso il disgregamento di un gruppo e l’approdo ad uno nuovo. Le premesse erano ottime, i risultati sono stati disastrosi. Al season finale non resta che dirci cosa ne sarà dei nostri protagonisti e cosa ci riserverà la prossima stagione. Il sorriso di Mary che accoglie i nostri sopravvissuti puzza già troppo di “vicina di casa accogliente che in realtà è più psicopatica di Lizzie“, ma staremo a vedere su che basi tenteranno di risollevare la serie a partire dal prossimo anno.
Voto: 6,5
Note:
– QUI trovate tutti i punteggi dell’episodio relativi al WalkingGame.
Non avete puntualizzato la somiglianza (anzi, credo si tratti proprio della stessa persona) tra la inquietante Mary e la donna del dipinto sfregiato trovato da Michonne…. che vorrà dire? Avrà qualcosa a che fare con la famiglia di suicidi di quella casa?
Per me una delle puntate peggiori della stagione e gia questa è di per se una cosa orribile….
40 minuti di sbadigli e prevedibilità.
In realtà che si sarebbe arrivati tutti insieme allegramente a Terminus lo s era capito da 7 puntate.
Imbarazzante davvero questa puntata
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Non avete puntualizzato la somiglianza (anzi, credo si tratti proprio della stessa persona) tra la inquietante Mary e la donna del dipinto sfregiato trovato da Michonne…. che vorrà dire? Avrà qualcosa a che fare con la famiglia di suicidi di quella casa?
Per me una delle puntate peggiori della stagione e gia questa è di per se una cosa orribile….
40 minuti di sbadigli e prevedibilità.
In realtà che si sarebbe arrivati tutti insieme allegramente a Terminus lo s era capito da 7 puntate.
Imbarazzante davvero questa puntata