Dopo aver perso il suo ruolo di centro propulsivo dell’azione in questo inizio di settima stagione, New York ritorna ad essere il luogo in cui agiscono la maggior parte dei protagonisti, e gli uffici della Sterling Cooper & Partners il teatro che assorbe e mette in scena le loro vite.
Don Draper è un uomo con un vissuto emozionale spropositatamente traumatico, che è riuscito comunque ad imporsi a livello professionale grazie anche ad una personalità al margine tra normalità e patologia che lo ha reso immune ai cambiamenti della Storia; il sistema che ne ha celebrato le capacità per anni sta mutando in maniera imprevedibile e sembra volerne rigettare gli eccessi con la stessa rapidità con cui è stata abbagliata dal suo fascino.
La sua infanzia turbolenta e la successiva decisione di abbandonare la sua reale identità ne hanno sicuramente condizionato negativamente il percorso, ma non sono mai riusciti a scalfire quel talento seduttivo che Don ha sempre esercitato sulle persone con cui è venuto a contatto.
In particolar modo nel corso della prima stagione due dei personaggi principali dello show sono stati presentati come figure che hanno cercato di emulare le gesta di Don: Pete e Peggy si sono dovuti entrambi scontrare con l’impossibilità di ripeterne le stesse imprese. Se in Signal 30 Pete ha preso coscienza della fragilità del mito che si era costruito di Don, Peggy continua ad essere perseguitata dal confronto con il suo “mentore” e dalla necessità di superarlo e relegarlo ad un ruolo minoritario.
I want to see you somewhere where there’s nothing else going on. Not LA. Not here. Just us.
L’identità multiforme di Don ha sempre avuto la necessità di trovare un proprio completamento per potersi definire in maniera sempre più dettagliata; questa ricerca è sempre sembrata vana e irrisolta, almeno fino all’incontro con Megan. La quinta stagione metteva in scena il sogno d’amore di Don rilevandone la sua illusorietà; il crollo emotivo che ne è conseguito ha rappresentato il picco negativo della sua traiettoria esistenziale. In The Strategy Don cerca ancora di ricreare quell’ambiente idilliaco che caratterizzava la loro relazione subito dopo il matrimonio; prima del ritorno di Megan lo vediamo sistemare l’appartamento, per poi al suo arrivo osservarla incantato dalla sua presenza in cui continua a vedere riflessa l’immagine fittizia di un matrimonio felice, che invece sta naufragando ormai da tempo.
La California rappresentava per Don uno spostamento geografico necessario, che lo portava a rigenerarsi per poi affrontare quelle “battaglie” lavorative e famigliari che doveva essere in grado di dominare nel quotidiano; con Anna Draper poteva dare libero sfogo a quell’identità segreta che non era capace di gestire e mostrare anche nella sua vita a New York. Dal trasferimento di Megan a Los Angeles, anche quel luogo puro e incontaminato, in cui riusciva a ritrovare quella parte di se stesso che era costretto a nascondere, è ormai andato perduto; anche la ragazza canadese se ne rende conto e sente la necessità di ritrovare suo marito in uno spazio ideale dove poter di nuovo vivere parte della felicità che sono riusciti a condividere nei primi mesi del matrimonio. Don non è mai stato però in grado di saper gestire gli allontanamenti e, guardando il giornale con in prima pagina la morte di John Fitzgerald Kennedy, si rende conto dell’irreversibilità degli eventi passati, finendo così per osservare con uno sguardo nostalgico e disincantato quella donna che per molto tempo aveva pensato potesse realizzare quel sogno di completezza che si è ormai rivelato come fallace.
Living in the “not knowing”.
Sul fronte lavorativo invece si deve scontrare con quella che da sempre si è configurata come una sua versione femminile e più moderna, Peggy. Superati i trentanni e costretta ad abitare in un’appartamento che non ha voluto, la ragazza ha la necessità di dimostrare la sua autorità: il riconoscimento lavorativo è tutto ciò per cui ha lottato negli ultimi anni e, quando questo le viene portato via, l’unica soluzione che riesce a trovare è seppellire l’ascia di guerra nei confronti di Don e mostrargli tutta la sua frustrazione. Come in The Suitcase il plot relazionale tra Don e Peggy viene di nuovo messo in relazione a quella che è la ricerca incessante di chiudere positivamente una campagna pubblicitaria. Peggy cerca ancora in Don quella figura genitoriale che possa guidarla (anche attraverso l’emulazione dell’uomo da parte di lei) e che riesca a farle conciliare il suo talento con un ruolo adeguato che la società sarà finalmente in grado di assegnarle.
I’ve always wanted to do that.
Pete è allo stesso modo una figura cruciale nella dettagliata definizione del composito discorso attuato da Weiner sull’evoluzione del maschio americano nella società alla fine degli anni ’60. Dopo la scomparsa di entrambi i genitori e l’allontanamento da sua moglie e sua figlia, sente ancora la necessità di essere notato dai suoi vecchi colleghi, prendendo coscienza del fatto che la vera scalata sociale è possibile solo a New York. Quello che troverà nel suo vecchio nucleo famigliare è un mondo totalmente mutato e che non è in grado di affrontare, dove la moglie non è più quella donna che lo aspetta a casa e lo incoraggia sul lavoro ma una persona che lo ha escluso dalla vita di sua figlia. In Lady Lazarus Pete si lasciava andare con Don ammettendo di non avere nulla perché non riusciva a realizzare tutti i suoi desideri, continuando a sbattere contro la realtà delle situazioni; ora che è riuscito a realizzare parte di quelle incombenze conquistando Bonnie, che è una sorta di ragazza-trofeo come Betty con l’indipendenza e la sensualità di Megan, quello che gli viene a mancare è proprio quell’affetto familiare che era in grado di fargli affrontare con più consapevolezza la vita lavorativa. Siamo di fronte ad un uomo che, come Don, è alla continua ricerca di una definizione di sé più completa, la cui vita, come quella di Peggy, è segnata dal desiderio ancora irrealizzato di coniugare i propri desideri ad una dimensione sociale adeguata e ad un riconoscimento pubblico che stenta ad arrivare.
We could comfort each other through an uncertain world.
Un problema simile ha frenato anche l’ascesa di Joan: una donna sensibile e brillante che ha mirato ad aumentare il proprio status anche sapendo sfruttare la propria sensualità. La sua è sempre stata una personalità orgogliosa e disincantata, che però a differenza di Peggy non ha mai avuto il coraggio di sovvertire quelle regole che le sono state imposte da una società maschiocentrica. Se Joan in passato si chiedeva Chi può volere una donna della mia età, divorziata e con un figlio?, ora non è più disposta a scendere a compromessi. Il campo/controcampo con Bob è uno dei momenti in cui la vera natura della giovane madre emerge in superficie: una donna che combatte una battaglia contro se stessa, divisa tra la tentazione e il desiderio di mettere in scena la recita di un matrimonio combinato, formato da un’apparenza di famiglia e la pulsione di continuare a cercare, anche utopisticamente, una persona che riesca ad amarla davvero.
That I never did anything,and that I don’t have anyone.
Il caso aziendale è il centro focale dell’episodio: Peggy è ossessionata dallo spot per la campagna pubblicitaria della Burger Chef e sembra incapace di portare a termine un lavoro che sia in grado di soddisfarla; questa linea narrativa finisce per intrecciarsi con quella del conflitto all’apparenza insanabile tra Peggy e Don. Le dinamiche relazionali tra i due sono in continua evoluzione e The Strategy rappresenta la tappa finale di un lungo percorso che ha avuto origine direttamente nel pilot e si è poi alimentato grazie a due episodi fondamentali come The Suitcase e The Other Woman. La pubblicità per la Burger Chef approvata da Lou ripropone l’idea di una famiglia che Peggy non è capace di riconoscere e che probabilmente non esiste più; la riflessione sui cambiamenti del nucleo fondante della società americana stimola nei due personaggi la necessità di confidare parte delle enormi preoccupazioni sul loro futuro. Don continua a vedere in Peggy una parte consistente della sua personalità e ormai non commette più l’errore di darla per scontata, ponendosi sullo stesso piano della giovane donna e riconoscendole le conquiste che è riuscita ad ottenere nel corso degli anni. La stessa società che ha creato entrambi sembra ormai poter fare a meno di loro e l’unica soluzione che riescono a condividere per continuare entrambi a “sopravvivere” è quella di riprendere ad osare creativamente cercando di ridisegnare un concetto di famiglia più consono al mutamento dei tempi. La sequenza che li vede protagonisti è uno dei segmenti più intensi della recente storia di Mad Men: la reciproca rivelazione dei rispettivi fallimenti esistenziali anticipa la progressiva decomposizione di quel microcosmo che abbiamo imparato a conoscere e da cui siamo rimasti affascinati; le intere strutture fondanti di quella società descritta dalla narrazione di Mad Men vengono fatte a pezzi dalle parole di Peggy e poi ristrutturate nell’ultimo segmento della puntata.
Does this family exist anymore?
La sequenza che segue quello che rappresenta il picco emotivo di un’ intera stagione è molto breve ed enigmatica, e almeno apparentemente irrilevante: la macchina da presa si muove nel corridoio di un aereo dove possiamo soltanto sentire il sonoro diegetico, l’istanza narrante si ferma prima sulla figura di Bonnie e poi si quello di Megan, ma prosegue il suo percorso senza una vera e propria motivazione diegetica fino a fermarsi davanti a due tendine tirate da una hostess poco prima. Siamo di fronte alla fine di un percorso, pronti per essere proiettati direttamente verso una nuova e sconosciuta linea narrativa. Le due sequenze che seguono rappresentano un vero e proprio salto evolutivo per la serie, dove veniamo direttamente proiettati nel futuro: i soci della Sterling Cooper & Partners decidono di cominciare ad utilizzare il loro nuovo computer per attirare nuovi clienti mentre Don, Peggy e Pete si ritrovano ad un tavolo di Burger Chef per ridefinire il nucleo tematico su cui si baserà la campagna pubblicitaria e per mostrarci quel luogo ideale dove poter essere felici con le persone con cui si vuole veramente passare del tempo insieme e dove il nuovo modo di intendere la famiglia possa finalmente concretizzarsi.
Ancora una volta Mad Men è in grado di mettere in relazione i grandi mutamenti storici con l’introspezione dei personaggi principali; il risultato è un affresco storico, generazionale e privato di eccellente qualità, capace di chiudere alcuni conflitti sviluppatisi durante numerose stagioni e proiettare la narrazione in una nuova dimensione, dal futuro e dagli esiti imprevedibili.
Voto: 9
Senza dubbio la migliore puntata della stagione che finisce in top ten all time per la serie di Weiner.
2 dialoghi e situazioni fenomenali in questo episodio, prima Joan e Bob poi Don e Peggy. Nella prima situazione Joan mostra il coraggio di amare che Bob non ha, il coraggio di non cedere a ricatti morali e compromessi. In 2 minuti praticamente si riesce a descrivere cosa fare e cosa no se si crede nell’amore a prescindere dall’età, dal sesso e dall’orientazione sessuale. Applausi.
Don e Peggy che dire in 5 minuti si mettono a nudo e mettono a nudo un intera generazione.
La scena finale è di una bellezza strabiliante. Pete, Peggy e Don non legati da sangue o famiglia o altro sono li a condividere un momento familiare e a testimoniare l’evoluzione dei rapporti nella società.
Per Bonnie e Megan cala il sipario.
Un’analisi magnifica!..puntata che sì,tira le fila dei personaggi che sono stati costruiti negli anni,e come fai notare…adesso si riparte dalle fondamenta di una casa demolita pronta per essere ricostruita.
Mad Men…WOW!
Bel pezzo radicato nel contesto storico.
Forse in fondo “provvisto” anziché “privato”?
“privato” non nel senso di “privo di”, ma di “sfera privata” contrapposta al precedente “generazionale”.
Decisamente la puntata migliore di questa settima stagione.
Non so voi, ma sulle note di Sinatra io mi sono commossa. Mentore e allieva, Donna e Uomo, “che ballano, spogliati di tutto, dopo aver parlato finalmente.
“Does this family exist anymore?”
Che dire Pete, invece? Completamente d’accordo con la recensione, non posso aggiungere nulla perché rispecchia il mio pensiero, totalmente.
Sulla solita Megan ormai stendo un velo pietoso, quasi quasi rimpiango quel ” I speak italian” di Betty.
Scena finale bellissima, migliore puntata della stagione.
E poi, come sempre, Jon Hamm è sempre Jon Hamm <3
Ragazzi che puntata! Sono ancora col fiato corto. la scena in cui Don e Peggy si leccano le ferite personali e poi danzano sulle note di Sinatra è il coronamento di un’intera relazione umana e professionale. Don prima si propone, poi è resistente al contatto mentre lei si abbandona. Poi lui la avvicina con delicata intimità. Hamm è stato super in tutta questa lunga, delicata sequenza.
Mad man, come si fa a non amarlo.