Il metatesto che sta alla base di alcune serie, puntate o addirittura semplici scene è croce e delizia di ogni recensore che si trovi ad avere a che fare con queste. It’s been a weird day dice Alicia; Yeah. Weird year risponde Eli, e in unico scambio ci sembra di trovare l’intera essenza di questa quinta, sconvolgente e forse strana stagione di The Good Wife.
Croce e delizia, perché sono frasi incredibilmente attraenti e al contempo concetti da cui non si può prescindere, e che rendono quasi obbligatorio l’uso di tale lente per valutare un’annata come questa.
È stata strana questa stagione? Sì e no. Di sicuro lo è stata nell’ottica in cui ancora ci si stupisce che una serie non-cable alla sua quinta annata possa produrre puntate di un così alto livello; certamente, se si considera che ancora troppe persone non guardano The Good Wife per colpa di sciocchi pregiudizi.
Non lo è se si pensa a quanto questo show abbia deciso soprattutto quest’anno di avvicinarsi al realismo più puro: persone a cui non viene concesso il beneficio del lutto (Diane, su tutte), uomini che non si fermano nemmeno davanti alla prospettiva della propria morte, negando il concetto che ci vorrebbe tutti infinitamente più buoni davanti a tale consapevolezza; e, soprattutto, una perdita improvvisa e inestimabile che viene ricordata ad ogni passo, in ogni istante – perché così è la vita, e chi ci abbandona lascia “tracce di DNA ovunque”, come diceva proprio Will. Ma le tracce, purtroppo, non sono sempre positive.
I’ve come here to ask if you will take me.
La morte e in parallelo l’uscita di scena di un personaggio hanno spesso l’effetto di far dimenticare le azioni discutibili di una persona, quasi come se fosse un male dire le cose come stanno: la realtà è che non esistono individui perfetti e la fine della vita non santifica proprio nessuno. I King non ci pensano due volte ad approfittare di questo e mettono Diane davanti ad una decisione impossibile (lasciare tutto a Canning o vedere la L/G dissolversi per sempre) attribuendo le colpe di tutto proprio a Will, che non solo non era santo, ma era stato persino avventato, soprattutto dopo gli straordinari eventi di Hitting The Fan.
Accettare di diventare Procuratore non poteva in alcun modo essere una soddisfazione, non per una donna come Diane, che sarà pure stanca di combattere, ma che non è in grado di rassegnarsi ad essere una scelta di seconda mano; e in fondo l’avevamo già vista in Whack-A-Mole mostrare davanti a Will apprezzamento per una società nuova e fresca come quella di Alicia e Cary, in grado di ripartire da zero (“[…] reminds me of us starting out” “This wasn’t anything like us.” “Yes, it is.” “Do you miss it?” “I don’t know”). Non stupisce affatto quindi la sua decisione di approdare proprio in quel lido, ma lascia interdetti l’idea che, con un tempismo impeccabile, la Florrick, Agos & Associates stia diventando qualcosa di molto diverso da ciò che era all’inizio.
“You should cool down.”
“No. You should take this more seriously.”
Cary Agos, uno dei personaggi che purtroppo non hanno tratto grande beneficio da questa impeccabile annata se non in qualche isolato caso, emerge in tutta la sua rabbia e pericolosità proprio in questo finale – in parallelo con la conclusione della scorsa stagione, quando si era presentato a casa di Alicia con la proposta di fuga dalla L/G. Essere continuamente usato (e abusato) da Kalinda non ha fatto bene probabilmente a nessuno dei due personaggi, perché si è creata una dinamica che li ha bloccati insieme nelle retrovie, in un gioco perverso di comunicazioni e fughe di notizie tanto prevedibili quanto (sorprendentemente) non scoperte fino a questa puntata. Forse è stato proprio questo, unito alla consapevolezza di non poter essere altro che il numero due dietro al cognome Florrick, a spingerlo verso un tradimento che avrà diverse conseguenze sul suo rapporto con Alicia.
Il parallelo con l’NSA proposto da Clarke non è affatto fuori luogo: nella stagione in cui tutti sono stati spiati in ogni ambito, è curioso e ironico come il finale ci riporti proprio lì, ad un sistema in cui tutti sanno tutto ma in modo indiretto e quasi sempre grazie alla tecnologia. Si parte dal collegamento lasciato aperto con la L/G e si passa quindi ad Alicia che scopre della possibile candidatura di Diane a Procuratore al telefono con Finn; e poi Canning, che viene a conoscenza dei piani di Diane direttamente da Cary, il quale viene a sua volta smascherato proprio da lui in live-streaming.
Sembrano davvero tutti sotto sorveglianza, anche se poi la vita continua e fa incursione in questa puntata grazie al diploma di Zach e – soprattutto – alle nostre due consuocere preferite: ma anche lì la fuga di notizie ha effetti devastanti, e la portata della rivelazione di Veronica (opportunamente imbeccata da Owen) fa uscire di senno la sempre morigerata Jackie, in grande spolvero per questo ritorno di fine annata.
Would you want to run for state’s attorney?
Si arriva quindi al finale di puntata, in cui ancora una volta gli equilibri vengono ribaltati giungendo a soluzioni inaspettate. Se infatti è facile presumere che Diane sia stata accettata alla Florrick, Agos & Associates (lei e i suoi 38 milioni di fatturato), rimane incerto il destino, anche narrativo, della L/G, che nel giro di un anno perderebbe così i suoi due capi fondatori rimanendo con David Lee e Canning a guidarla. Intendiamoci, avere Michael J. Fox come personaggio fisso nello show sarebbe il sogno di tutti gli spettatori, ma la terribile coppia Canning&Lee non può sopravvivere da sola senza una controparte a bilanciare la loro non sottovalutabile spietatezza.
Se Diane approda alla F/A, bisogna considerare l’idea che Kalinda la seguirà, il che potrebbe portare a nuovi sviluppi ma anche a passi indietro in termini narrativi – Kalinda e Robin a costituire di nuovo una coppia investigativa non funzionerebbero più, perché la bionda non è più una novellina e Kalinda, lo sappiamo, lavora sempre meglio da sola.
E poi c’è lei, Alicia. È difficile pensarla al di fuori del territorio in cui l’abbiamo vista per anni, eppure i segnali ci sono tutti: la sua stanchezza – I’m tired! I don’t want to just keep struggling to stay alive –, la necessità di qualcosa di nuovo e forse anche il suo non sapere se ha più voglia di essere un avvocato. Tutto questo potrebbe portare alla nuova incarnazione di Alicia Florrick, come preannunciavano i King nel comunicato rilasciato a seguito della morte di Will, e ad un riassetto dell’intera narrazione che a quanto pare, nonostante sia ormai giunta al quinto anno, ha evidentemente ancora molto da raccontare.
È stato un anno forse strano, forse no, ma indubbiamente eccezionale per The Good Wife. Non è facile ad oggi produrre stagioni da 22 episodi; non in un periodo in cui dominano formati decisamente più brevi, con storie più condensate e con una necessità pari a zero di inserire le cosiddette “puntate filler”. The Good Wife sfugge alla regola degli episodi inutili, e anche in quelli di transizione sforna casi e dinamiche sempre nuove, con un’attenzione ai dettagli – tecnici, emotivi, legali – davvero encomiabile. È stato l’anno della rottura, della rabbia, della perdita: eppure non si è mai persa quella sottile ironia che ricorda a tutti – a quasi tutti – di non prendersi mai davvero sul serio. È stata la stagione in cui abbiamo imparato che quando uno show vuole tenere nascosta una notizia può davvero farlo, e che quando un attore vuole lasciare una serie si può arrivare a quella soluzione ragionando e creando qualcosa che vada davvero al di là delle aspettative.
Nessuno dimenticherà mai Will Gardner e non ci sono dubbi su quanto verrà ancora nominato e ricordato, nel bene e nel male: del resto, Canning e Cary si sono già fregiati del titolo di new Will, Diane sente di “aver incanalato” la sua energia e Alicia ne porterà i segni ancora per molto. Ma non c’è dubbio che una perdita come questa abbia in realtà aiutato lo show a produrre un affresco di emozioni umane che non avremmo potuto avere in nessun altro modo, e se per questo dobbiamo ringraziare anche l’addio di Josh Charles allora così sia.
In definitiva, se bisogna osare e spingersi al limite per produrre una stagione come questa, allora sarebbe bene che tutti gli altri show prendessero carta e penna e iniziassero a prendere appunti, perché da una serie come The Good Wife tutte le altre hanno solo da imparare.
Voto puntata: 8 ½
Voto stagione: 9
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CRITICA SEMISERIA A SANTA ALICIA
E’ da qualche settimana che sento forte l’esigenza di dire la mia su questa serie televisiva. Avevo già espresso un paio di pareri e, visto che il mio processo di avvicinamento a The Good Wife era partito dalla quinta stagione per poi ritornare indietro alla prima, i molti recensori della serie mi avevano tacciato di superficialità (in senso buono ovviamente). “Non potevo giudicare il complesso processo di evoluzione del personaggio Alicia”. Adesso sono arrivato alle prime puntate della terza serie e posso confermare ciò che avevo notato qualche settimana da. La serie è tecnicamente fantastica. Gli attori sono formidabili. Senza offesa per nessuno The Good Wife è un fantastico modo di fare intrattenimento. Non è letteratura e i caratteri sono solo abbozzati. Alcuni benissimo. Altri – tra cui Alicia – in maniera non molto credibile. Non toccate il soldato Alicia. Dio mio, ragazzi, Alicia è funzione di tutti gli altri caratteri ma è spesso molto poco credibile. Adulta sul lavoro e a livello della serie Glee dal punto di vista relazionale. Troppa distanza tra i due personaggi per essere vera. Parte bene e credibile Alicia nella prima serie ma poi il suo processo sentimentale sembra quello di un adolescente non quello di un adulto che ha già due figli. Insomma Alicia mia ma a Georgetown non eri giovane e lanciata ? Non avevi già lavorato ? Non avevi poi lasciato la carriera da adulta per fare dei figli ? Questo passaggio non è mai avvenuto realmente ? Evidentemente no.
Santa Alicia, insopportabile Alicia. Non riuscivo a capire cosa mi facesse imbestialire e poi all’inizio della terza stagione ho avuto una rivelazione. Ma perché questi sceneggiatori con tutti quei fantastici attori non riescono a dare un minimo di spessore e di realtà alla presunta protagonista ! Insopportabile Alicia, incomprensibile, innaturale Alicia. Alla fine della seconda serie dopo aver baciato, flirtato e sognato Will per 22 lunghissime puntate (Inverosimile la storia lagnosa del messaggio nel cellulare sentito, non sentito ecc.) scopre, attraverso un’enorme voragine della sceneggiatura, che suo marito l’ha tradita con Kalinda anni prima. Ma che personaggio improbabile è quel baby sitter investigatore che si accanisce nella ricerca vana di scoprire con chi è andato a letto per una sola notte un procuratore distrettuale che ha già ammesso di essere stato 17 notti con una squillo superpagata ! Perché dovrebbe farlo non se ne capisce la ragione. Soprattutto perché dovrebbe andare a rassicurarne la moglie inseguita in lungo e in largo per tutta Chicago…e dai su. Non sta in piedi. Per quale ragione Alicia, la donna dal dubbio facile, improvvisamente non ha più dubbi. Sega Peter e tiene il broncio a Kalinda e poi (sorpresa delle sorprese) va a letto con Will e poi…e poi fa la fidanzatina del liceo. Brutto e cattivo Peter le dice una parziale verità: “da due anni in questo rapporto siamo in tre” Si riferisce a Will. Peter è ottimista. Il rapporto è a due (Will e Alicia). Alicia non ha più relazioni familiari da tempo. Vive e lavora con Will. Patetiche le spiegazioni ai figli sempre sottovalutati e trattati come dei minus habens. Ma non è un po’ ipocrita cacciare Peter per una cosa di due anni prima e aver passato l’ultimo anno pensando di “farsi” Will. Peter non è mai stato insieme ad Alicia dopo essere uscito di prigione. A livello di sceneggiatura non cambia nulla. Non c’era Peter prima e non c’è Peter adesso. Ah superficialoni miei ! Ma che fine ha fatto l’amore nel mondo di Alicia ? Ma come; la brava mamma liquida in due parole una separazione inspiegabile e poi via, carica come una molla, alla caccia di nuovi cattivoni…No comment sulla frase detta al suo cliente: “adesso devo fare a pezzi il suo amico”. Cosa manca in questa nuova Alicia della terza stagione (la stessa che poi nella quinta modello “Scandal” si inventa questa lunghissima sfida con Will nelle aule di tribunale – patetico il giochino del vestito della prima scopata !) Manca la credibilità. Manca il pathos. Non c’è pathos in come butta fuori di casa Peter. Non c’è pathos quando molla Kalinda e non c’è pathos nella relazione con Will. Cosa mai le avrà fatto sua suocera di così tanto terribile da eliminarla dalla sua vita ! E’ una suocera sai che novità ! No. Purtroppo il personaggio che ho visto io in quasi 2 stagioni e mezzo non acquista spessore invece perde credibilità nel tempo. Diventa funzionale ai vari antagonisti così come i suoi sentimenti che non sono complessi; sono finti. Non mi fraintendete ! Mi piace, mi diverto con The Good Wife ma, con l’andar delle stagioni, a parte la ripetibilità di ciò che accade, visto lo spessore tecnico in campo, si poteva e si doveva fare di più.
Le mie piccole note:
1) Quando dice a Kalinda: come è stato andare a letto con mio marito ? da morire dal ridere. Ma se credeva fosse lesbica !
2) La discussione pseudo religiosa con la figlia e il commento sul troppo bere. Da brividi. Roba da dodicenni.
3) Il viaggio col fratello per il trasloco dall’Oregon; neanche ad Amici di Maria così tante ovvietà tutte insieme.
4) Il fratello di Alicia; non c’entra niente con Alicia e neanche con la sua vita. E’ stato concepito a livello di sceneggiatura su Marte ? Sembra un alieno della serie.
5) Le corse di Alicia sui tacchi. Sembra sempre a disagio. E’ goffa e si ingobbisce.
6) Miglior personaggio della serie: Eli. Tutta la vita. Un adulto che fa un lavoro da adulto.
7) Diane è un personaggio coerente ben costruito. Will sembra la versione giovanile di Peter prima di avere figli. Ridicola la dichiarazione d’amore ad Alicia al cellulare. Ma dove vive ?
8) Alicia che fa la dura è fastidiosa. Non le si addice. Lo stacco rispetto a qualche anno prima è esagerato. Inoltre come diavolo fa a tornare a casa ed essere quella di prima ?
9) MJ Fox; un grande. Spiega sempre ad una “lentissima” Alicia come funziona il mondo dell’avvocatura. Alicia e Will continuano puerilmente a contare le vittorie, lui conta giustamente i soldi guadagnati o risparmiati per i suoi clienti. Alicia e Will da buoni eterni adolescenti hanno bisogno di vincere la medaglia. In fondo sono rimasti a Georgetown.
10) Colonna sonora: poco azzeccata. Sorry.
Saluti. Stasera si riprende con la terza della terza. Pronti i pop corn e i pomodori per Alicia 😉
no scusami, non voglio nemmeno entrare nel merito del valore o meno di TGW, ma una frase come “da una serie come The Good Wife tutte le altre hanno solo da imparare”, nel momento in cui è appena andata in onda una mezza stagione stratosferica di Mad men, non si può proprio leggere.
Considerato che recensisco Mad Men da un pezzo e che ho sempre dato voti eccelsi, direi che il paragone si commenta da sé.
Ad ogni modo sì, la mia frase la ribadisco, benché vada contestualizzata con tutto il discorso che ho fatto fino a quella frase, nonché nelle mie recensioni precedenti. Questo perché parlo di realismo (lo “spingersi oltre il limite” di cui ho scritto poco prima di quella frase, contesto necessario per comprendere il ragionamento), all’interno del quale quest’anno The Good Wife ha raggiunto vette altissime e senza pari, con un fenomeno che oltre ad essere stato di scrittura è stato anche di pubblico; non sono poi esattamente la prima a parlare della classe e della qualità di questa serie, che la critica osanna da sempre e evidentemente per validi motivi.
LA serie per eccellenza non esiste, per il semplice fatto che ognuna ha le sue caratteristiche e i suoi codici: il linguaggio di Mad Men è molto più simbolico e sarebbe totalmente inadatto a The Good Wife; viceversa, The Good Wife è evidentemente più moderna non solo nei contenuti ma anche nel modo di raccontare, e questo modo sarebbe assolutamente fuori luogo se usato da Weiner.
Ribadisco quella frase, quindi, pur ammettendo candidamente che tra le due, pistola alla tempia (tipo “sei su un’isola deserta e puoi portare solo una serie”), scelgo Mad Men, tutta la vita, se però in un’altra serie vengono fatti incredibili passi avanti in ambiti diversi, non vedo perché non si dovrebbe dire! Sono storie diverse e linguaggi diversi. Ma tutte quelle che usano codici e linguaggi simili sì, secondo me dai King possono solo imparare, ma non la vedo affatto come un’offesa
se mi dici “ma tutte quelle che usano codici e linguaggi simili sì, secondo me dai King possono solo imparare”, è un altro discorso, diverso da: “da una serie come The Good Wife TUTTE le altre hanno solo da imparare”, che per me era molto opinabile, perché ritengo che Mad men sia proprio su un altro pianeta. E non è solo perché usa un linguaggio che io sento a me più vicino, ma anche perché come impianto narrativo, visto che lo citi, è di qualità infinitamente migliore. Io non trovo che TGW abbia questa modernità nel raccontare, tutt’altro. Quella semmai quest’anno ce l’ha avuta True detective. TGW ha spesso delle grosse cadute e incongruenze, dei personaggi spesso macchiettistici, e un modo di rappresentare il tutto che troppo spesso mi puzza di “vecchio”. Quest’ultima cosa probabilmente ha a che fare con il canale su cui va in onda la serie. TGW si addentra in tematiche nuove, ma lo fa con modalità di rappresentazione vecchie, adatte a un pubblico “older”. Tra l’altro questo secondo me è il motivo per il quale non fa grossi ascolti, perché le tematiche che tratta sono più interessanti per i giovani, ma i giovani non sono attratti da queste modalità di rappresentazione. Infine, il lavoro mostruoso che Mad men fa sui personaggi, in TGW è totalmente assente. Come se non bastasse, per me una grande serie deve toccare temi “universali”, cosa che Mad men fa, e TGW fa molto poco. La sublime bellezza di tanti episodi di Mad men, TGW non l’ha mai raggiunta. Alla fine, è vero che si utilizzano linguaggi diversi, ma le differenze per me non sono tutte qui.
per chiudere il discorso sulla “frase incriminata”, io l’ho contestualizzata con tutta la recensione precedente, è chiaro che se la estrapoli dal suo contesto e la interpreti da sola assume un’altra sfumatura. il “tutte” se preso da solo e senza il contesto precedente, ripeto, non ha molto senso.
Per quanto riguarda il resto, sono evidentemente gusti. Io non credo affatto che sia un linguaggio vecchio, così come credo che certo, True Detective abbia attuato una rivoluzione della narrazione ma – senza entrare nello specifico – rivoluzionando un genere che è proprio quello del thriller-poliziesco-drama. Ha cambiato il tipo di narrazione da zero? Ni, le basi erano già state mosse con The Killing; ha sicuramente apportato una modifica dopo la quale bisognerà sul serio ripensare l’intero genere, che non è più il classico “whodunit?” ma che si sta evolvendo verso forme nuove.
Ma ad esempio, a livello di approfondimento psicologico è molto meno innovativo di quanto sembri. E’ la somma di approfondimento psicologico, impianto narrativo e rivoluzione del genere che ha fatto di True Detective uno dei fenomeni dell’anno, il che non vuol dire che lo sia necessariamente nelle singole parti.
Non voglio addentrarmi sul tema True Detective perché non è questa la sede, ma era un esempio per far capire che un conto è parlare di linguaggio, un conto di linguaggio dentro una serie, un altro ancora di impianto narrativo.
La questione del pubblico lascia il tempo che trova: ci sono serie eccezionali con uno scarso seguito e autentiche ca*ate che fanno milioni di spettatori, purtroppo non è un metro di giudizio che possa aiutare.
Non capisco tra l’altro come si possano definire tematiche da “older” quelle di un’annata che ha toccato il lutto e l’ha portato avanti in un modo del genere, o rivoluzioni lavorative come quelle di inizio stagione che sono sempre state portate avanti con eleganza di scrittura e una ironia calibrate in modo ottimo. Bah, forse i miei 30 anni mi mettono nella categoria degli older?! XD C’è di buono che sono in ottima compagnia con parecchia critica che riconosce a TGW meriti di gran lunga superiori anche a quelli che attribuisco io. Poi, e ci mancherebbe altro!, c’è il gusto personale, ma quello colpisce con qualunque serie e con qualunque persona.
Teresa ha RAGIONE e anche di più…ha riassunto in pieno ciò che stride in TGW. Aggiungo: Masters of sex, ovvio True detective (mamma mia che interpretazioni da urlo), House of cards. Tutte di un altro pianeta. Mad Men non è comparabile. E’ letteratura, TGW è buon intrattenimento. Tutto qui.