La riconfigurazione dell’assetto narrativo di Boardwalk Empire, che sta caratterizzando questo inizio di quinta stagione, è dovuta alla scelta degli autori di far progredire le vicende narrate a seguito di un salto temporale di sette anni rispetto a dove ci aveva lasciati la scorsa stagione.
What Jesus Said è un episodio sostanzialmente di transizione, utile a preparare lo spettatore all’attesissima parte finale, che dovrà obbligatoriamente tirare le fila di cinque anni di show. Il fatto che queste prime puntate siano state caratterizzate da una lenta progressione narrativa è dovuto alla necessità di ricollocare le varie pedine nello scacchiere della malavita organizzata americana; i prevedibili e decisivi cambiamenti nei rapporti di potere hanno visto finalmente emergere due tra le figure più affascinanti e seducenti dell’intero corso della serie: Charlie “Lucky” Luciano e Al Capone. I due sembrano ormai aver preso in mano le redini delle organizzazioni criminali di New York e Chicago, costringendo tutte le altre figure di potere – Nucky compreso – a doversi confrontare con il loro modo di gestire gli affari e di adeguarsi al livello di violenza con cui affrontano chi non intende sottostare alle loro decisioni. L’ulteriore scelta degli autori di dover chiudere il cerchio della parabola esistenziale di Nucky Thompson, dando uno spazio rilevante ai flashback del giovane Enoch nell’Atlantic City del 1884, acuisce la sensazione di una lenta dispersione temporale che incide sul ritmo della singola puntata in favore di una comprensione graduale dell’evoluzione psicologica dei protagonisti.
I take the risk out of it.
La perdita di ogni illusione e aspettativa di Nucky nei confronti dei rapporti interpersonali è causata da uno stato non cosciente della sua personalità causato dal dolore provato per le numerose perdite umane che è stato costretto ad affrontare nel corso degli anni. Una nuova opportunità di guadagno economico lo porta a confrontarsi con un uomo con un percorso speculare al suo, ma che è riuscito a vivere con distacco i rischi di una vita al limite della legalità, senza rinunciare alla felicità della propria famiglia. Joe Kennedy è un uomo cinico e calcolatore che mette alle strette Nucky e lo costringe a riflettere sull’influenza che ha avuto il suo retroterra culturale sulle sue abitudini e sul sostanziale fallimento della sua vita privata. Il padre del futuro Presidente degli Stati Uniti è un interlocutore completamente inedito per Nucky, perché si è arricchito con i suoi stessi commerci, pur non andando incontro a tutta la spirale di violenza e privazioni a cui è stato sottoposto Enoch fin da adolescente: la sua nostalgia per un passato ricco di sogni e desideri ancora non realizzati si ricompone con fermezza e potrebbe trovare una parziale realizzazione con il ritorno forzato di Margaret ad Atlantic City.
Baby girl, Jesus was wrong.
Il percorso di Albert “Chalky” White invece è un progressivo ritorno alla realtà e al contatto con la civiltà, se messo in relazione alla violenza e alla disumanità con cui si è dovuto confrontare negli ultimi sette anni. La vicenda, apparentemente non significativa, in cui è protagonista, permette proprio ai due poli estremi della sua personalità di emergere ed entrare in conflitto tra loro. Il primo passo che compie per riappropriarsi del suo vecchio status è quello di eliminare il compagno di fuga Buck e liberare le due donne che hanno tenuto in ostaggio per l’intero episodio. La scelta di non esplicitare le motivazione della condizione in cui si è trovato negli ultimi anni proiettano le vicende di Chalky in un regime di indeterminatezza e imprevedibilità che lo rendono una mina vagante anche per gli equilibri delle altre storyline.
People are losing things all over.
Charlie “Lucky” Luciano riesce invece ad utilizzare con piena consapevolezza i due lati della sua personalità per accentrare progressivamente tutto il potere territoriale ed economico che è in grado di conquistare. La sua capacità di manipolare l’intera scena malavitosa newyorkese ne fanno il più serio candidato a sedere sul trono di gangster più influente della nuova generazione e l’unico in grado di saper controllare i vari aspetti della criminalità organizzata americana. Lucky Luciano è un personaggio sempre più ambivalente e oscuro, incapace di seguire le regole dei vecchi meccanismi di potere e per questo ancora più imprevedibile e pericoloso.
Questa terza puntata è l’ennesima conferma delle potenzialità esplosive di questa stagione finale: caratterizzata da il solito rigore formale e da una precisione chirurgica nella stesura dei dialoghi e nella gestione delle diverse storyline. Un esempio perfetto di come si gestisce un episodio di raccordo, utile a definire le coordinate storiche in cui ci si sta muovendo da appena tre puntate, approfondendo con grande accortezza ed equilibrio le psicologie dei protagonisti che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi cinque anni.
Voto: 7,5
Per me è stata una puntata MAGNIFICA!
Certo è stato un episodio con meno azione del solito..ma la bellezza di questa puntata sta in altro.
Ogni singola scena era piena di significati,sequenze stilisticamente perfette e sopratutto dei dialoghi superlativi, quello tra Enoch e Kennedy senior è superbo!
Ed ora ci attende la storica e sanguinaria ascesa delle famiglie italiane che inevitabilmente travolgerà i nostri personaggi.
P.S.Finalmente qualcuno che legge la vicenda di Chulky come andrebbe fatto.
Bella recensione Davide, anche se io sarei stato un pò più generoso con il voto (un 8 questo episodio per me se lo meritava tutto).