Il giorno della season premiere sembra ieri e in men che non si dica ci troviamo già a metà stagione con la lingua di fuori, tutto tranne che sazi e già carichi di nostalgia per un finale troppo vicino. Il giro di boa segna un momento importantissimo nell’economia della serie.
“Cuanto” è un episodio che sin dal titolo – domanda pronunciata da Sally nel finale dell’episodio – rimanda al prezzo da pagare e al contempo al valore di qualcosa. Nell’universo valoriale di Boardwalk Empire questo è un interrogativo centrale, perché nel bene e nel male tutti i personaggi sono, chi prima chi dopo, di fronte a queste questioni. Cosa si è disposti a fare per ottenere ciò che si vuole? Cosa si è disposti a perdere? Dall’infanzia di Nucky ed Eli al presente “spagnolo” di Sally, dalle brusche efferatezze di Capone alle continue mutazioni di Van Alden, tutti hanno di fronte questo bivio e la conseguente decisione. Da qui non si scappa, tutto si compra e tutto si vende, e se non stai al gioco, ci starà qualcun altro e tu sarai solo la posta in palio.
If you pay him, he lets you go
Il primo episodio aveva lasciato tutti un po’ spiazzati a causa di quella programmatica partenza con il flashback dell’infanzia di Nucky ed Eli. Dagli episodi successivi è stato chiaro che non si trattava di una caratterizzazione estemporanea, bensì di una precisa strada con cui affrontare la conclusione della serie. L’inizio e la fine, il passato e il presente, fino, forse, alla conclusione ultima, la morte. I frammenti di vita ottocentesca di Nucky ed Eli sono in quest’episodio estremamente significativi, testimoni di una crescita a tappe, fatta di sofferenze e piccole conquiste, sulle tracce di un bildungsroman dalle fattezze di un mosaico di cui però si sono persi alcuni pezzi. Eli è il fratello più piccolo, più debole, più esposto alle crudeltà della vita; una vita che investe Nucky in tutta la sua violenza, quasi per testarne la scorza. Questi, forte della vista di una serie di immagini scandalose – ovviamente legate a sesso e violenza – accompagna per mano il fratellino insegnandogli il coraggio e l’audacia. Quanto bisogna pagare per soddisfare il propri bisogni, anche quelli più strettamente basilari? Nucky ed Eli si intrufolano in casa dello sceriffo Lindsay solo per capire che cos’è un bagno, per sentire il (per loro) dolce rumore di uno scarico – una delle sequenze più tenere dell’intera serie – e il calore morbido di un bagno caldo. Imparano che per conquistare il benessere bisogna pagare e negoziare. Nucky è molto più che una guida, ha un ruolo quasi prometeico per il fratello, ma anche per quello che sarà egli stesso da quel momento in poi.
You left a strong impression
Le sequenze che mostrano l’educazione alla vita di Nucky bambino sono naturalmente intervallate da quelle di un Nucky adulto e insolito, diverso da quello che abbiamo amato per oltre quattro anni, decisamente meno vitale e più spento. Sono diversi i presagi di morte, le sensazioni che questa stagione possa terminare insieme alla vita del suo protagonista, come vorrebbe alludere anche un’inquadratura che lo mostra steso sul letto in un posa molto simile a quella del letto di morte. Boardwalk Empire, nonostante le sue innovazioni e le sue indiscutibili tracce di originalità, non può che essere anche la più classica delle storie criminali, ovvero quella che racconta l’ascesa e la caduta del gangster. Questa stagione sembra volerle mostrare entrambe: la prima è ambientata in un passato che dalle scelte luministiche alla scrittura di certe situazioni pare rimandare all’età dell’oro; la seconda è tutta da scoprire e non è detto che la fine del protagonista arrivi nella maniera più attesa.
L’episodio da questo punto di vista funge da ammonimento: nonostante l’irrefrenabile tensione verso il potere e gli affari, Nucky non è più quello di una volta, è molto più sottotono e guarda al passato come a una parte importante della sua vita sulla quale tirare le somme, come dimostra tutta la storyline legata a Margaret. Dopo essersi incontrati nuovamente per via di un ricatto in ballo e un problema da risolvere, la loro giornata vira su toni molto più riflessivi, passando alla nostalgia verso i tempi andati, con Nucky che tenta di guardare quella che è a tutti gli effetti una sua creatura, cercando disperatamente un posto in paradiso per via di ciò che ha dato a Margaret. Quanto vale il presente di Nucky, cosa si lascia alle spalle? Sicuramente una traccia profonda, come gli dice la donna per rassicurarlo. Salvare lei per salvare se stesso è l’unica cosa possibile per il Nucky di oggi, almeno fino a cinque minuti prima della fine di quest’episodio.
I went to your barber.
Nonostante tanto di quest’ora televisiva giri attorno alle due fasi della vita di Enoch Thompson, a recitare la parte del leone è senza dubbio Al Capone, del quale finalmente si saggia il reale potere conquistato a seguito del lungo salto temporale tra la scorsa stagione e questa. In questo caso, come negli altri, vale il titolo dell’episodio come chiave di volta, grimaldello interpretativo: quanto vale la reputazione di Al? Qual è il prezzo da pagare per far parte del suo clan? Quale quello per non farne parte? Quanto costa essere Al Capone?
Da sempre la serie ci ha mostrato un personaggio atipico rispetto alla sua tradizionale rappresentazione, o meglio, un personaggio che, tra le altre classiche peculiarità che la storia ha tramandato, si distingue per un carattere fortemente instabile che cela un manto foltissimo di fragilità. Il bisogno di gratificazione, l’esser riconosciuto come il migliore, per il piccolo e tracagnotto Al, è da sempre molto più che un obiettivo, è un disturbo caratteriale che porta a esplosioni di violenza senza precedenti. A sottolinearlo stavolta sono una serie di scelte narrative e visive perfette come l’accostamento al neonato Empire State Building (“My desk next to the elephants”) e soprattutto la relazione tra Al e la sua rappresentazione finzionale, ovvero i documentari e il cinema, che ne mostrano tutta la sua tanto agognata epicità. Il triangolo esplosivo è quello formato tra Capone, Luciano e (il fu) Van Alden: non c’è posto per tre e a farne le spese stavolta è un insignificante scagnozzo di Al (pugnalato con l’antenna del grattacielo più famoso del mondo), ma la prossima volta il sangue scorrerà dal corpo di uno dei pezzi grossi.
You’re bigger than Wallace Beary.
Come si arriva dunque alla seconda metà della stagione? Escluse le questioni dipanate nelle puntate precedenti, una su tutte quella relativa a Chalky White, alla fine di quest’episodio la carne al fuoco è tantissima. L’FBI è sulle tracce di Capone con una spia nel suo clan e soprattutto ha scoperto la vera identità di Nelson Van Alden. Capone si prepara a una guerra contro Lucky Luciano e Salvatore Maranzano chiedendo aiuto a Nucky Thompson. A questo punto il protagonista, apparentemente in congedo dalla violenza, sembra poter tornare in campo di gran carriera. Nascosta nell’ombra c’è anche da risolvere la questione familiare legata a Eli, visto insieme a Van Alden e da molti creduto morto o scomparso. Forti conseguenze avrà anche la morte di Sally, unico vero legame affettivo rimasto a Nucky (quanto vale? Tantissimo). Quest’ultimo, nelle sequenze ambientate nel passato, ha fatto il primo accordo d’affari della sua vita con la stretta di mano allo sceriffo, un vero e proprio passaggio all’età adulta se si considera che quel gesto nasconde la richiesta di uccidere il proprio padre. Sarà anche il via a un ultimo quartetto di episodi in cui dovremmo dire addio a tanti dei nostri cari? La biografia di alcuni di loro parla chiaro in quanto scritta dalla Storia e con essa le loro morti, ma nulla vieta a Winter e compagni di riscrivere la Storia a proprio piacimento. L’operazione potrebbe essere tutt’altro che banale.
Altro grandissimo episodio di Boardwalk Empire che conferma le enormi aspettative sulla stagione conclusiva.
Voto: 9
Sto adorando come si è deciso di tratteggiare il “regno” di Al Capone in questa stagione: appena lui fa una richiesta tutti la ripetono ossessivamente, terrorizzati da quella follia incontrollabile che non ammette il minimo errore.
Mi è piaciuta anche la gestione delle scene con Margaret, ormai lontana dalla posizione che occupava all’inizio della serie ma comunque restia ad abbracciare totalmente la vita criminale, come dimostrato dalla sequenza nel ristorante: inizialmente, infatti, si nota come la donna non abbia il coraggio di “sporcarsi le mani” e scelga di bere il vino di Nucky, tentando, così, di scaricare le sue colpe sul già “notorious” marito.
In ogni caso, mi sembra superfluo ribadire come questo “Cuanto” sia stato l’ennesimo ottimo episodio, con la scena della morte di Sally (tesissima, tra l’altro) che non può far altro che innescare una seconda metà di stagione incredibilmente esplosiva. Le aspettative sono alle stelle!
P.S.: come al solito, recensione perfetta 😀
È proprio vero: la comunicazione non verbale in questa puntata è stato molto più eloquente di quella verbale nel delineare il cambiamento che ha caratterizzato Margaret in questi sette anni di distanza da Nucky e di responsabilizzazione economica nei confronti di se stessa e dei propri figli, un po’ come nell’episodio precedente le occhiate ora di ammirazione, ora di soggezione, ora di nervosismo che Nucky rivolgeva a Joe Kennedy ci dicevano molto su come il nostro antieroe percepisce la propria presenza agli occhi dell’alta società nonostante il successo che innegabilmente (seppure con metodi criminali e violenti) è riuscito a costruire partendo dalla miseria nel corso della propria fase giovanile e adulta (e che ora è in una fase di evidente declino materiale).
Il personaggio che ha subito l’evoluzione più pesante nel corso delle cinque stagioni, tuttavia, è Nelson Val Alden, passato da bigotto, represso, strambo agente federale a gangster fatto e finito, al punto da riuscire a reggere la pressione con un folle come Al Capone che gli ficca una pistola in bocca (salvo poi ammettere di essersela fatta addosso): spero con tutto il cuore che riesca ad uscir vivo e libero dal putiferio che sta per investire Chicago. Michael Shannon for President!
Una nota alla recensione: nel flashback, Nucky e Eli si intrufolano nell’albergo in cui il primo aveva lavorato in estate. È solo dopo che lo sceriffo li porta a casa sua e offre loro la cena anziché arrestarli e sbatterli in cella. 😉
Hai ragione Winston, ricordavo male io.
Il senso però dell’epifania è lo stesso e il sorriso di Eli è di una tenerezza che spiega tantissime cose, a proposito di comunicazione non verbale.
Sì, sì, tranquillo, il senso è quello: la scena dello sciacquone è piaciuta anche a me ed è significativa anche sotto il profilo della ricostruzione storica, un’altra componente a cui Boardwalk Empire ha sempre prestato molta attenzione facendo lievitare i costi di produzione. Ho precisato il fatto per senso di correttezza. La recensione non ne esce per nulla sminuita ai miei occhi. =)
Ma l’ennesima citazione di una grande serie rispetto a Breaking Bad l’avete notata?
Sentire Luciano pronunciare Albuquerque vale da sola il prezzo del biglietto…