Il termine valediction deriva dal latino e si può tradurre come “commiato” o “parole d’addio”; è un termine che, dopo questi otto episodi, non si vorrebbe sicuramente utilizzare nei confronti di Agent Carter. Se davvero si volesse rivolgere un appello al network dopo questo finale, sarebbe: “dateci una seconda stagione”.
Senza giri di parole, questa conclusione è in parte un successo e in parte una delusione. Tuttavia l’ottimo lavoro svolto dagli autori nel corso delle otto puntate è da elogiare: il personaggio di Peggy, l’atmosfera d’epoca, le tematiche sociali di fondo, i collegamenti con il Marvel Cinematic Universe e tanti altri elementi hanno distinto Agent Carter da tutti gli altri prodotti Marvel che si sono susseguiti in questi anni. Si può affermare con certezza che, nonostante quanto si sarebbe potuto sperare, la serie è stata una scommessa vinta da parte del network (perlomeno per il livello qualitativo espresso, un po’ meno dal punto di vista degli ascolti).
Cosa non funziona in questo finale? L’elemento che stride maggiormente nella costruzione dell’intreccio narrativo è il personaggio di Howard Stark: il genio miliardario è stato fin dall’inizio la causa scatenante di tutta l’indagine dell’SSR e, successivamente, della missione segreta di Peggy; gli autori lo riportano in scena solo sporadicamente (l’abbiamo visto nel pilot e nel quarto episodio), e così fanno in “Valediction”. Il vero problema è che in quest’ultimo episodio tutti i riflettori sono puntati su di lui: il finale di stagione di Agent Carter non è altro che la storia della redenzione morale di Howard Stark. C’è troppo poco spazio per la protagonista, che si muove, con gli altri, solo in funzione del personaggio di Dominic Cooper; è chiaramente un paradosso, per una serie con una protagonista donna che vuole emergere in una società misogina, il fatto che alla fine sia un uomo a rubarle la scena.
Per fortuna questo accade solo negli ultimi minuti. La costruzione narrativa che, a partire da “Snafu”, aumenta progressivamente il ritmo verso il finale, è ben organizzata e costruita. Merito soprattutto dei personaggi, fiore all’occhiello di Agent Carter: gli autori hanno creato dei caratteri solo all’apparenza stereotipati, ma che in realtà hanno mostrato tutte le loro ambiguità di fondo nei momenti di maggior intensità della serie. Le abilità ipnotiche del Dottor Ivchenko sono sì funzionali alla trama, ma permettono anche e soprattutto di spogliare i personaggi che ne cadono vittima e di portare alla luce tutte le loro caratteristiche più interessanti. Lo si può ben vedere nel ruvido Dooley, capo testardo e di mentalità ristretta, severo e irremovibile nelle decisioni, ma fragile e con una fallimentare vita matrimoniale che ha sacrificato in nome del suo lavoro. La sua morte è uno dei momenti ad alta tensione emotiva meglio costruiti di questi due episodi, alla pari con la scena finale di Peggy sul ponte di Brooklyn.
Diviene chiaro negli ultimi episodi come il vero arco narrativo, che ha accompagnato il personaggio di Peggy da quel “Now Is Not The End” fino a “Valediction”, sia il tentativo di ritrovare il suo scopo in un mondo senza Captain America. La presenza simbolica di Steve Rogers getta un’ombra vastissima sulla New York degli anni Quaranta, come dimostrano i programmi radiofonici a lui dedicati, ma l’ombra si fa ancora più grande sulla protagonista perché al simbolo si aggiunge la grandezza dell’uomo che è stato. Peggy l’ha conosciuto, l’ha amato e alla fine ha dovuto lasciarlo andare a favore del solito greater good; l’atto eroico di Cap sovrasta la forza morale dell’agente Carter, che si sente in dovere di continuare a proteggere tutto quello in cui il suo uomo credeva. È solo attraverso lo struggente dialogo finale con Howard che i due personaggi riescono finalmente a liberarsi dal fantasma di Steve Rogers e dai loro sensi di colpa.
Una menzione la meritano anche i villain che Agent Carter ci ha presentato: il Dottor Ivchenko (per i fan Marvel è ormai chiaro che si tratti della versione on screen del Dottor Faustus) e Dottie Underwood. Il primo è un personaggio ambiguo fin dall’inizio, infatti non si capiscono le sue vere intenzioni fino a quando non viene portato negli Stati Uniti; è un manipolatore che ammira gli americani ma allo stesso tempo li detesta, poiché uno di loro è stato la causa della morte del fratello e di tanti innocenti attraverso le sue invenzioni. Dottie, invece, è una donna cresciuta ed educata all’unico scopo di infiltrarsi nella società occidentale per distruggerla dall’interno (molto probabilmente appartiene al programma Black Widow, di cui ha fatto parte anche la più famosa Natasha Romanoff). La coppia sembra sia stata costruita appositamente: i due personaggi si completano e risultano funzionali alla trama riuscendo a suscitare l’interesse dello spettatore.
Agent Carter è la vera sorpresa di questi primi mesi del 2015. Nessuno avrebbe immaginato che gli autori si sarebbero distaccati tanto dai canoni Marvel per creare un prodotto autonomo e dotato di una propria identità, che avrebbe sicuramente funzionato benissimo anche senza i collegamenti con il grande universo della Casa delle Idee. In questo quadro, la serie può essere considerata come un ottimo trampolino di lancio per la seconda parte della seconda stagione di Agents of Shielde per tutti i futuri progetti televisivi Marvel.
Questa serie è stata proprio una piacevolissima sorpresa: l’agente Carter non era certo uno dei personaggi più interessanti dei film Marvel, ma gli autori sono riusciti a creare una serie leggera e divertente, che in molti punti è persino più compatta di Agents of Shield. Speriamo in una seconda stagione, insomma.
Il blog Seriangolo.it utilizza i cookie per migliorare l'esperienza di navigazione; le informazioni acquisite vengono utilizzate da parti terze che si occupano di analizzare i nostri dati web, pubblicità e social media. Proseguendo la navigazione, si autorizza il loro uso.AccettoCookie Policy
Cookies Policy
Privacy Overview
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.
Ti piace Seriangolo? Seguici sulle nostre pagine Facebook e Twitter!
Questa serie è stata proprio una piacevolissima sorpresa: l’agente Carter non era certo uno dei personaggi più interessanti dei film Marvel, ma gli autori sono riusciti a creare una serie leggera e divertente, che in molti punti è persino più compatta di Agents of Shield. Speriamo in una seconda stagione, insomma.