Pur con le esasperazioni che la caratterizzano, Shameless è una serie dall’altissimo potenziale emozionale, che anche dopo 5 stagioni di drammi e complicazioni al limite del plausibile riesce a creare un episodio come “Crazy Love”, che punta dritto al cuore dello spettatore centrando in pieno l’obiettivo.
La capacità drammatica della serie brilla particolarmente questa settimana, anche per merito dello showrunner John Wells, che crea un equilibrio praticamente perfetto. Gli elementi drammatici della puntata sono inseriti sapientemente all’interno di una narrazione collettiva, che coinvolge tutti – o quasi – i personaggi nell’affrontare un’emergenza annunciata: perché quando le cose virano al peggio a casa Gallagher, possiamo stare sicuri che non ci sarà modo per nessuno di evitare l’effetto a cascata delle conseguenze; se nella stagione 4 è stato il momento di Fiona, ora è arrivato il turno della caduta di Ian.
His partner. Lover? Family? You know?
Ce l’aspettavamo, ma non per questo è stato meno difficile da guardare: preparato lentamente da una graduale discesa nella frenesia e nella maniacalità, il crollo mentale di Ian spinge a un’accelerazione dei rapporti; le emozioni si intensificano, l’urgenza unisce tutti i membri della famiglia allargata e li spinge a confidarsi e a cooperare.
Shameless non è nuova alla messa in scena del tema della malattia mentale (la vicenda di Monica è stato uno dei momenti chiave della serie, che la fuga di Ian evoca volutamente nelle atmosfere), che la serie ha spesso scelto di raccontare soprattutto nelle sue implicazioni e conseguenze sulla vita di chi sta vicino ad una persona mentalmente instabile.
Ma è la prima volta che questo coinvolge uno dei personaggi principali e, rispetto a Monica, è chiaro come il problema di Ian sia destinato a diventare uno dei plot più importanti anche a lungo termine, rimettendo in discussione per prima cosa il rapporto con Mickey.
Alright shithead, this is like the two hundredth time I’m calling and you not picking up. I’m starting to get fucking homicidal. Call me the fuck back, Ian. I’m worried about you. I love you. Call me back.
Lo sviluppo graduale di questa storia d’amore – anticonvenzionale sotto ogni aspetto e cresciuta attraverso fughe, pestaggi e rapine – è stato uno dei punti fermi della serie fin dagli inizi; dai ragazzini che erano, Ian e Mickey sono diventati adulti sotto gli occhi degli spettatori, e si è consolidata la consapevolezza del sentimento che li lega e che li ha trasformati profondamente.
L’evoluzione sentimentale ha significato evoluzione personale soprattutto per Mickey, che dalla negazione è arrivato all’accettazione, fino al coming out e alla convivenza. Un percorso accidentato e difficile che ora si trova di fronte alla sfida più importante: per Mickey non è più così difficile ammettere di amare Ian; tuttavia chiedere aiuto agli altri, riconoscere la propria impotenza di fronte a un problema che è impossibile risolvere da soli, è qualcosa che non fa parte della sua natura.
Vederlo lentamente ammorbidirsi, fino ad accettare una mano da Lip e Deb – ma anche finalmente mostrando l’amore per il figlio che ha sempre tenuto a distanza – spezza il cuore e intenerisce, aiutandoci a ricordare che, seppure induriti dalla vita, sono comunque in fondo soltanto due ragazzini alle prese con qualcosa di molto più grande di loro.
Lo strano equilibrio che tiene uniti i Gallavich è la celebrazione del talento dei creatori di Shameless nel costruire personaggi dalle infinite sfaccettature, eccessivi e intensi ma sempre caratterizzati con precisione e protagonisti di un’evoluzione credibile.
Hey, I need to borrow your car. Ian just stole a baby.
“Crazy Love” è forse l’episodio più corale dall’inizio della stagione, in cui non solo i personaggi sono messi alla prova individualmente, ma agiscono come una famiglia, più di quanto si fosse mai visto prima d’ora.
Unica parziale eccezione è Fiona, che inaspettatamente resta sullo sfondo dell’azione: un chiaro segno di come anche questo personaggio si sia evoluto e di come con la crescita dei fratelli, sempre più adulti e indipendenti, sia aumentata anche la sua capacità di vivere per se stessa, senza necessariamente guidarli e tenerli sotto la propria ala anche in un momento così difficile.
La manifestazione decisiva della malattia di Ian è in questo senso un nuovo inizio (non per forza positivo ma sicuramente interessante) per il piccolo clan Gallagher: c’è di nuovo bisogno del contributo di tutti, ma i problemi si affrontano con una maturità diversa e la responsabilità è distribuita sulle spalle di ciascuno in modo naturale e spontaneo.
Ma questo non significa meno dolore, soprattutto per Ian – il cui sguardo perso e angosciato chiude l’episodio come un grosso nodo allo stomaco – che sarà costretto a fare i conti con la malattia che non solo gli sta rovinando la vita, ma che ha anche distrutto la sua infanzia e che sta scritta come una grossa lettera scarlatta di condanna nel suo codice genetico.
I could beat him to death with a baseball bat. Say I mistook him for an intruder.
Che piaccia o no, anche Jimmy inevitabilmente fa parte della famiglia allargata, a differenza di Gus; il suo ritorno inaspettato e inopportuno rappresenta comunque un completamento, una chiusura.
A dispetto delle qualità del neomarito, Jimmy è ancora capace di far sentire Fiona al sicuro e lo sa bene, non facendosi scrupolo di usare la familiarità con i problemi Gallagher per manipolarla, e non è un caso se i due finiscono a letto in modo molto simile alla loro prima volta. Al contrario di Ian e Mickey, questa storia d’amore non crea un’evoluzione che porta alla completezza: Fiona e Jimmy sono semplicemente due persone allo sbando che si appoggiano l’una all’altra creando un legame forte ma profondamente tossico per entrambi. La ragazza è preoccupata per Ian e cerca rifugio in ciò che conosce, finendo per pentirsene troppo tardi: quando diventa chiaro anche per lei l’errore che ha commesso, forse non c’è più modo di rimediare e di continuare a tenere in piedi la piccola bolla di felicità del suo matrimonio.
Se finora Gus si è dimostrato un compagno discreto ma partecipe, sarà difficile pensare di coinvolgerlo nelle vicende di famiglia senza sconvolgerlo, e questo è molto chiaro per Fiona; ma allo stesso tempo è consapevole che il ruolo di Jimmy nella sua vita non è mai profondo e che su di lui non potrà mai pianamente contare. Jimmy è un grosso buco nero di caos pronto a travolgerla nuovamente, e da cui sembra impossibile sfuggire.
Come sempre, è chiaro allo spettatore – ma non a lei, almeno non ancora – che la soluzione dei problemi di Fiona non arriverà mai attraverso un uomo, ma che dovrà essere un percorso molto più solitario e forse più duro di quello di tutti gli altri personaggi; perché dopo una vita passata a prendersi cura degli altri è difficile ammettere che non ci sia nessuno capace di prendersi cura di te.
Con “Crazy Love” i giochi cambiano, i rapporti si evolvono e in una sola puntata si stravolge l’intero equilibrio faticosamente costruito in queste cinque stagioni. A fare da costante nel caos di Shameless è solo la profondità e la capacità di trattare temi difficili riuscendo sempre a restare “true to life” e senza mai perdere in plausibilità; ma si trova anche anche nella misura perfetta con cui vengono bilanciati i toni fortissimi della sceneggiatura con tocchi più delicati, emozionali, che ci catturano il cuore.
Voto: 8
Chinuque abbia un amico o un famigliare bipolare non può fare a meno di sentirsi chiamato in causa… la recitazione di Ian è spettacolare. Mi mette l’ansia!
Io come voto darei 9.5 alle parti che riguardano Ian e Mickey, e 5 scarso a quelle che riguardano Fiona e Jimmy.
per l’ennesima volta è da ribadire la bravura di Noel Fisher, al quale è appena un po’ inferiore Cameron Monaghan (ma giusto un pò). Fisher è stepitoso, e ovviamente neanche uno straccio di candidatura per lui agli Emmy, mentre la si dà ai cani che latrano nelle schifezze della Rhimes, ma vabbè.
La storia di Ian e Mickey ha tutti gli elementi classici del melodramma, e al tempo stesso è un qualcosa di nuovo sul fronte storie d’amore (finalmente!). Mickey è un personaggio scritto meravigliosamente, se si guarda indietro sembra incredibile che sia arrivato fin qui, ma il suo percorso è stato reso con tale realismo e credibilità da meritare gli applausi. Questa sì che è una storia d’amore, la migliore degli ultimi anni.
E nonostante i temi dell’omofobia del padre di Mickey e dalla difficoltà del coming out, è anche la rappresentazione meno convenzionale di una coppia gay che io ricordi.
Per quanto riguarda Fiona e Jimmy, dico solo che maledico il momento in cui hanno richiamato Justin Chatwin. Siamo di nuovo alla prese con la soap opera trash. Di nuovo le scemenze tipo gli affari loschi con la sua nuova amichetta, che non arriveranno mai alle vette trash del narcos brasiliano, ma che già hanno rotto.
Ma poi perché diavolo Jimmy non si è palesato a Fiona fin dall’inizio? Che senso ha avuto mandare avanti l’amichetta, se poi appena Fiona si è sposata lui è ricicciato fuori? Non c’è un motivo. O meglio, il motivo è quello di farlo spuntare nel peggior momento possibile per movimentare le cose, ma se non mi dai un motivo plausibile dentro lo show, tutto ciò è solo un artificio povero e cretino.
A che serve Jimmy nell’evoluzione di Fiona? A me sembra che faccia solo regredire il suo personaggio.
Ciao Teresa, io credo che a Fiona servisse “chiudere” la storia con Jimmy (e vedremo poi se costruttivamente o no) perché lui l’aveva lasciata senza una parola ed era tutto rimasto come sospeso e irrisolto. Concordo però con te che la macchinazione della “socia”, se non troverà una giustificazione di trama in futuro, risulti forzata. E concordo al 100% su Ian e Mickey, una storia molto bella che secondo me potrebbe darci ancora altre soddisfazioni