Se Battle Creek non avesse avuto dietro tutti quei nomi coinvolti sarebbe probabilmente passata in sordina, come accade ai tanti (troppi) procedurali “standard” ancora in onda adesso; ma forse, se non ci fosse stato scritto “Vince Gilligan e David Shore” in quei titoli di testa, la serie non sarebbe mai stata neanche prodotta.
Eppure, su carta, le potenzialità non erano poche: si parla comunque di due figure importantissime nel panorama televisivo attuale, uno in grado di costruire storie cariche di drammi morali (Breaking Bad) e l’altro capace di riscrivere le regole del genere (House M.D.) grazie ad una caratterizzazione sempre riuscita ed interessante. Si pensi, inoltre, al canale che ha prodotto il tutto, la CBS, nota per aver abbattuto le barriere del procedurale con due tra le serie più interessanti del momento, ovvero The Good Wife e Person of Interest; al tutto, infine, si aggiunga la partecipazione di nientemeno che Bryan Singer in veste di regista, quasi a conferma della qualità del prodotto. Poi, invece, sono arrivati i primi trailer e infine questo pilot, e il contrasto tra la fiducia negli autori e il rischio di rimanere intrappolati nel genere in questione sembra pendere decisamente verso la seconda parte.
It’s our town, it’s our people, it’s our job.
La prima parte dell’episodio è sicuramente quella che funziona di più: l’influenza di Shore si fa sentire con prepotenza attraverso un costante umorismo, in grado di accompagnare le scene con intelligenza e fluidità. L’inefficienza del distretto di polizia di Battle Creek, Michigan viene evidenziata prendendo alcuni cliché e ribaltandoli, grazie alla capacità dell’autore di House di non prendersi mai troppo sul serio, riuscendo a trasmettere quell’arguzia che Backstrom ha cercato (senza successo) di dimostrare nel suo pilot. Arrivati a circa metà della puntata, infatti, la sensazione non è delle più negative: il contrasto tra la tecnologia avanzata dell’FBI e l’arretratezza locale non è la trovata più originale di sempre ma convince, e riesce ad intrattenere senza risultare eccessivamente vecchia o abusata. Il contrasto tra i due detective, inoltre, per quanto sia uno dei cliché più conosciuti di sempre, inizialmente funziona, e ciò accade grazie alla caratterizzazione del personaggio interpretato da Dean Winters, invidioso e umano al punto giusto, senza sfociare nella caricatura.
Le note dolenti, invece, cominciano a partire dall’approfondimento dell’agente Milton, nuovo arrivato dall’FBI e apparentemente incapace di mentire, raggirare o trattare male sia le persone per bene che i criminali. Il vero problema, a questo proposito, è che quell'”apparentemente” si trasforma poi in un “effettivamente”, visto che il ritratto del personaggio che il pilot restituisce è quello del classico eroe senza macchia, figura tanto vecchia quanto poco efficace dal punto di vista narrativo. Quello che prima è stato chiamato “approfondimento”, quindi, semplicemente non esiste: l’agente Milton non ha profondità, non ha spessore, non ha carattere, è solo uno stereotipo vivente e poco interessante. Quello che sappiamo di lui la prima volta che ci viene presentato non cambia mai, e in questo primo episodio non viene mostrato neanche un singolo difetto in grado di intaccare l’immagine cristallina che ci viene presentata; i personaggi che lo circondano, anzi, ne vengono influenzati, e quello che risulta più stucchevole è come ognuno venga inevitabilmente “curato” dalla sua gentilezza, che sia uno spietato spacciatore o un qualsiasi membro del distretto di polizia di Battle Creek.
You can’t be a cop and be this naive. It’s just not possible.
L’impressione generale di questa prima puntata, quindi, è quella di un’enorme occasione sprecata: sono tante le situazioni in cui sarebbe stato possibile presentare svolte originali o poco convenzionali, e invece tutto rimane prevedibile, già visto. E se questa sensazione era fastidiosa, per esempio, in Backstrom, in questo caso lo è molto di più, perché Gilligan e Shore sono le ultime persone da cui ci si aspetterebbe un prodotto così canonico; è vero che si tratta di uno script ideato dal creatore di Breaking Bad ancor prima della produzione del capolavoro AMC, ma il precedente lavoro con X-Files (lodato dallo stesso creatore, che considerava Gilligan uno dei più visionari) smentisce immediatamente questa premessa, rendendo il risultato ancora più irritante. E se si pensa che David Shore è l’uomo che ha concepito e sviluppato un personaggio come Gregory House, che, nonostante gli alti e bassi della serie, è sempre stato un esempio da seguire per lo sviluppo di un protagonista carismatico e convincente, questo pilot diventa ancora più inspiegabile. È vero che non è ancora detta l’ultima parola e che c’è una stagione intera per determinare il successo o meno di Battle Creek, ma se il primo episodio ha la funzione di presentare l’anima, il tono e i punti di forza di uno show, allora non si può che parlare di fallimento. Sarà forse necessario aspettare l’ingresso di Patton Oswalt nel sesto episodio, che rappresenta, a parere delle recensioni oltreoceano (la prima stagione è stata mostrata per intero alla critica) una piccola svolta per la serie, ma in ogni caso uscire dalla trappola dei cliché e dei luoghi comuni non sarà per niente facile.
Con questo pilot, insomma, la nuova serie CBS non può che deludere le aspettative create dall’enorme importanza dei nomi coinvolti nella sua creazione, nomi da cui non ci si sarebbe mai aspettati un prodotto così canonico, così evitabile, così pericolosamente simile a tutti quegli show di livello medio-basso che passano facilmente in sordina vista la qualità della televisione americana di oggi. Alla fine dei conti il verdetto è molto semplice, ma anche difficile da accettare: Battle Creek, la nuova creatura di Vince Gilligan e David Shore, è solo l’ennesimo procedurale.
Voto: 5 ½
scusate la demanda, ma l’avete visto subita o in lingua originale senza sottotitoli
L’ho vista in lingua originale con sottotitoli in inglese 🙂
Considerandone le premesse la mediocrità di questo pilot é a dir poco sconvolgente, peccato.