Mad Men – 7×10 The Forecast 6


Mad Men - 7x10 The ForecastPer una serie a poche puntate dalla conclusione è inevitabile confrontarsi con il tema del futuro, non solo per quello che sarà il percorso dei personaggi al di fuori dell’universo narrativo, ma anche per dare un senso di chiusura al racconto stesso. Ci sono diverse strade per affrontare l’argomento, e Mad Men, ovviamente, lo fa a modo suo.

Il titolo dell’episodio, “The Forecast”, racconta solo una parte di quello che è l’approccio dei personaggi (ma potremmo dire del genere umano) al proprio futuro: fare delle previsioni, provare a “vedersi da qui a cinque anni” può essere anche un gioco divertente, quando lo si analizza per quello che è – un insieme di supposizioni più o meno plausibili su ciò che potremmo fare o non fare.
Mad Men - 7x10 The ForecastIl discorso diventa più impegnativo, totalizzante e completo quando lo si osserva dal punto di vista delle aspettative: non limitarsi a fare ipotesi, ma osservare dove potremmo arrivare in base a dove siamo ora (a come stiamo ora, a come ci relazioniamo nei confronti del nostro presente e del nostro passato) non può che condurre ad un’alterazione di quelle medesime previsioni. Le nostre aspettative sull’avvenire non sono che una visione filtrata di ciò che siamo oggi: e allora capire a che punto sia Don nella sua vita ora, nel 1970 – lui, che con il tempo ha sempre avuto una relazione difficilissima –, è possibile solo guardando alla sua visione del suo futuro.
Questo sembra volerci dire Weiner su Don Draper, con una puntata che fa dello sguardo in avanti (e dunque della percezione di sé nell’oggi) un’ossessione più che una speranza; un passo nel vuoto più che un’opportunità.

I just finally got the job I’ve always wanted.

Mad Men - 7x10 The ForecastPrima ancora di arrivare a Don è necessario parlare della coprotagonista dell’episodio, una Joan che mette in scena – a onor del vero in un tempo molto rapido, forse troppo – il suo presente in rapporto con il passato e con il futuro in un modo letteralmente esemplare, che ci serve per capire non solo lei ma, in comparazione, lo stesso Don.
The Other Woman”, episodio chiave per lo sviluppo del personaggio, ci ha mostrato un evento nella vita della donna che ha condizionato per sempre il suo modo di relazionarsi con se stessa e con le persone, ma ha avuto il difetto di mettere in ombra quanto ci era stato rivelato con la puntata precedente: “Christmas Waltz”, con un dialogo proprio tra Joan e Don, metteva in evidenza il vero problema della donna, che proprio in quella puntata aveva ricevuto le carte del divorzio – Don: “Now you get to move on.” Joan: “To what? To start over? With a baby? On what date do you share that news?”.
È con questo in mente, e non solo con gli eventi che hanno portato la donna ad essere tra i partner dell’agenzia, che dovremmo analizzare quanto accade a Los Angeles. Certo, ad oggi a livello professionale è soddisfatta e ha a tutti gli effetti il lavoro che ha sempre voluto, ma a livello relazionale il suo presente è profondamente influenzato dalle sue aspettative sul futuro, che sono e rimangono quelle esposte a Don in “Christmas Waltz”; è per questo che non si crea alcun problema ad uscire con Richard, che mente dicendo di non avere bocche da sfamare, che si comporta da uomo con quel “I’ll send you flowers”, ironico ma molto significativo.

Mad Men - 7x10 The ForecastSi comporta, insomma, un po’ come ha sempre fatto Don: se l’aspettativa sul futuro non c’è, tanto vale vivere il presente alla giornata, non preoccupandosi più di tanto delle conseguenze. E queste tuttavia ci sono, si presentano nella forma di un figlio di quattro anni (vero destinatario di quel “You’re ruining my life!” a cui segue, repentino, il rimorso) e si scontrano con un individuo che ha una chiara aspettativa sul futuro: “I have a plan which is no plans”. Richard, che si finge McCloud all’inizio e che riutilizzerà quel nome anche alla fine (in un gioco di identità che offre un assist perfetto alla creatura bifronte Don/Dick), passa insieme a Joan attraverso tre stadi temporali: un futuro senza piani al loro primo incontro; un passato che torna, nella crisi tra i due, a condizionare il presente (per lui la crescita dei figli che lo hanno bloccato in un matrimonio a cui non credeva; per lei il peso di essere una donna divorziata e madre); e infine la scelta – questa volta consapevole – di vivere il proprio presente, affidandosi alla convinzione che il futuro potrebbe portare un’incredibile quantità di possibilità diverse.

What’s next?

Ma se nel futuro tutto è possibile, qual è la conseguenza che questo ha sul nostro presente? Di nuovo, la nostra aspettativa funge da lente imprescindibile per la visione globale. Se Richard e Joan approfittano del mare magnum delle infinite possibilità future per trovare quella che fa per loro, al contrario Don ne subisce il peso – perché in fondo, se ogni cosa è possibile, nessuna spicca tra le altre: tutto si mescola, e ciò che appare rischia di essere ancora più confuso e claustrofobico della prospettiva di avere un’unica strada verso il futuro (come quella di Glen, costretto ad arruolarsi più per esigenza che per una vera scelta).
Mad Men - 7x10 The ForecastNon stupisce che Weiner abbia deciso di dedicare questi ultimi episodi alla percezione che Don ha del suo avvenire: dopo così tante stagioni concentrate sul dissidio interiore tra Dick e Don (analizzato in ogni sua sfumatura, in ogni stadio del lutto), ora che non c’è più un io da nascondere e che persino il riferimento alla sua infanzia (da parte di Sally) non ferisce più, Don smette di guardarsi alle spalle e decide di buttare l’occhio sul suo futuro. Di più, sceglie di tagliare i ponti con un passato che è costellato dalle macerie della sua trasformazione e di guardare avanti: un’azione che si rivela facile nelle intenzioni (e si sa, ad immaginare Don è bravissimo: “You’re so much better at painting a picture”, gli dirà Ted), ma molto più dolorosa nella sua attuazione.

Mad Men - 7x10 The ForecastLa puntata si apre e si chiude insieme alla porta di casa Draper, con l’agente immobiliare Melanie che traghetta fisicamente Don fuori dal suo passato e dentro il suo futuro. Il tema delle porte, così caro alla serie, diventa di nuovo centrale nella sua accezione di delimitazione: il desiderio di Don di lasciare quella casa in cui non è rimasto più nulla – letteralmente, grazie a Marie – è un malcelato tentativo di tagliare il cordone ombelicale che lo lega al suo passato; è una spinta a voler trovare altro nel proprio futuro, un motivo per cui continuare a lavorare, vivere, amare.
La casa è il suo ultimo segnale di riconoscimento, l’ultimo avamposto di quella guerra tra Dick e Don a seguito della quale c’è stata una (lenta e dolorosissima) ripresa verso la vita.
E ora? Cosa può portare il futuro? Cosa può fare davvero Don Draper? Chi è, in definitiva, il nuovo Don?

We know where we’ve been, we know where we are.
Let’s assume that it’s good. But it’s got to get better.
It’s supposed to get better.

L’ossessione di Don per l’avvenire pervade ogni singolo istante dell’episodio, a partire dalla richiesta di Roger di scrivere il discorso sul futuro della compagnia: “reasonable hopes and dreams” sono gli obiettivi, ma cosa c’è di ragionevole quando si può avere tutto? Fino a quando l’agenzia lottava per arrivare a fine mese era facile avere sogni raggiungibili, perché erano gli unici disponibili; ma ora che si può avere qualunque cliente e qualunque possibilità, cosa può ancora dare soddisfazione?
Se si ha tutto, in definitiva, non è come non avere davvero nulla?
Mad Men - 7x10 The ForecastDa qui nasce l’horror vacui di Don, quel terrore del vuoto dovuto ad una totale mancanza di aspettative: “what’s next?” è la frase che torna, ciclicamente, a caratterizzare i suoi discorsi con Ted e con Peggy, e con entrambi si ritrova a minimizzare i loro desideri non perché voglia davvero ferirli, ma perché non riesce a trovare in loro, e di riflesso in se stesso, un sogno abbastanza grande da riempire quel vuoto. Non c’è soddisfazione: anche il desiderio di vendere la casa per tagliare il legame con il passato gli si ritorce contro e lo lascia lì, in conclusione della puntata, con una porta chiusa alle spalle e uno sguardo vuoto, perso, terrorizzato davanti a lui. Don è solo davanti al suo futuro, come la conclusione di queste tre puntate ci sta raccontando: è sempre lui, prima in un bar, poi in una casa vuota, infine fuori da quell’ultimo luogo che gli è appartenuto; in tutti i casi, solo.

I’m so tired of people asking me what I want to do.”
Well, if you’re lucky enough to think of it, you should write it down.
Because when you get older, you’re gonna forget.”

Mad Men - 7x10 The ForecastÈ impossibile parlare di Don senza osservarlo in relazione alla figlia Sally: i consigli che le elargisce in questa puntata sono infatti diretta emanazione di quanto sta vivendo, e non solo, come risulta evidente, in rapporto al futuro e al “cosa vuoi fare da grande”.
Il ritorno di Glen e la presa di coscienza da parte di Sally del legame tra lui e la madre Betty non fanno che riportare a galla antichi dissapori che, anche nell’inizio di questo episodio con una ritrovata complicità tra madre e figlia, sembravano in parte superati. Il parallelo tra i comportamenti di Betty e Don, sottolineato da una dissolvenza proprio tra i due, porta Sally a voler prendere le distanze dai propri genitori (“[…] and hopefully be a different person than you two”), ma così, come è inevitabile, corre il rischio di fare quello che il padre ha fatto per una vita, cioè autoaffermarsi per negazione. Lui, che per tanto tempo ha vissuto non come Don ma come “non-Dick” (in continuo rifiuto della sua vera identità) e che ora non riesce a capire quale sarà il suo futuro in qualità di persona vera e propria, non può permettere che la figlia faccia lo stesso; che decida, come sua identità, non quella di essere qualcuno ma quella di non essere qualcuno.
Non è però solo attraverso il suo passato che si relaziona con la figlia, ma anche con un ulteriore dilemma interiore: “You’re a very beautiful girl. It’s up to you to be more than that” è chiaramente riferito all’ultimo, grande interrogativo di questa puntata: che cos’è Don Draper? Tolto il fascino e la bellezza, tolto il personaggio che si è disegnato addosso in questi anni, cosa rimane di vero in Don?

You don’t have any character. You’re just handsome. Stop kidding yourself.

Certo, Don Draper non è solo e semplicemente bello, e i suoi successi lavorativi non possono ridursi solo a questo; ma c’è del vero nelle parole di Mathis, se si va oltre il concetto di bellezza e si arriva a quello di fascino, di capacità persuasiva. Il personaggio che Dick ha costruito per diventare Don ha effettivamente puntato tutto su questo: essere un individuo che fa del suo stesso mistero un’arma a suo vantaggio invece che un punto debole; che si rifiuta di confrontarsi con quel vuoto e che lo sfrutta, a debita distanza, per diventare affascinante, magnetico, attraente – perché, si sa, non ce n’è come fingersi qualcun altro per interpretare alla perfezione caratteristiche anche ben lontane da noi.
Mad Men - 7x10 The ForecastQuello che è successo dopo è storia: il confronto con quel vuoto c’è stato, la crisi che ne è conseguita pure, ma Don/Dick non ha perso quella sua personalità, vissuta come una seconda pelle per così tanto tempo da essere diventata parte di lui. “You don’t have any character”, gli dice Mathis, ma noi potremmo dire: tolto il vestito di Don Draper, cosa rimane di Don?
Prendiamo la sua costante esigenza di immaginare, di riempire dei vuoti (di nuovo) con la sua sola capacità creativa – come nel discorso con Melanie sulla casa vuota: cosa succede quando questa viene meno? È facile riempire con l’immaginazione un salone senza mobili, rimpolpare una casa fredda con ricordi della vita di un altro, se questo serve a vendere qualcosa; ma cosa succede quando il futuro è così vuoto da rendere tutto possibile? Come si sceglie lo scenario più adatto a se stessi? Lo si fa in base a come ci sentiamo oggi, a chi siamo oggi. Ma chi sia oggi Don Draper nemmeno Don Draper lo sa, ed ecco che il futuro diventa una prospettiva terrificante solo perché in funzione di una perdita di identità intrinsecamente legata all’oggi, al qui e ora.

Mad Men - 7x10 The Forecast“The Forecast” ci parla dell’avvenire non smettendo mai di analizzare il presente, e ci mostra i personaggi nel loro quotidiano inserendoli in una crisi temporale senza precedenti, in cui passato, presente e futuro si mescolano in continuazione – e del resto, l’a-temporale Don, per anni incastrato nel passato e incapace di vivere il presente, avrebbe prima o poi dovuto fare i conti con il flusso del tempo nella sua totalità.
Manca poco alla conclusione della serie, eppure la sensazione che potrebbe accadere qualunque cosa a Don, dalla morte ad una rinascita, continua imperterrita ad avanzare; perché in fondo non è mai stato chiaro se Mad Men fosse la storia di una caduta destinata alla peggiore delle previsioni, o di un crollo che avrebbe portato ad una risalita, ad una rinascita. È di certo la storia di tutte queste crisi, di tutti questi bivi che ancora non ci hanno condotto ad una conclusione, rendendo quindi il futuro (di Don, della serie) aperto a qualunque possibilità. Per ora Don Draper è da solo, in una sfida tutta personale con quel concetto di tempo che sta comparendo sempre più spesso in queste ultime puntate; e noi siamo bloccati in attesa di capire, davanti a lui e insieme a lui, quello che il futuro porterà.
Ciononostante, se il futuro è solo un modo per capire il nostro presente, non importa nemmeno quale conclusione arriverà dalla testa e dalla creatività di Matthew Weiner: Mad Men è la storia di un viaggio attraverso un periodo storico e attraverso il tempo nel senso più stretto del termine; rispetto al fluire di questo, nella sua gloria e nei suoi abissi, la conclusione, qualunque essa sia, risulta quasi ininfluente.

Voto: 9½

Note:

– Abbiamo scoperto che fine ha fatto Lou Avery, mandato nella sede, ormai semivuota, di Los Angeles; è ancora alle prese con il suo famoso fumetto, quello presentato in “The Runaways”, in cui il povero Scout continuava a girare in tondo, tornando sempre sui suoi passi e dunque sul suo passato, senza riuscire ad andare avanti.
–Torna Glen Bishop, la sua ossessione per Betty (che lo rifiuta non tanto perché giovanissimo, quanto perché “è sposata”) e con lui l’interpretazione del ragazzo offerta da un (cresciutissimo) Marten Weiner, figlio di Matthew.
–Il confronto tra Pete e Peggy davanti a Don ricostruisce brevemente, ma in modo incisivo e divertente, il concetto di famiglia sui generis introdotto in “The Strategy”: i figli che cercano dal padre Don la soluzione al loro litigio, e che se ne vanno come tutti i ragazzi – arrabbiati o fieri vincitori –, risulta in questo senso una rapida ma efficace rappresentazione del rapporto tra i tre.
– “This conversation is a little late. And so am I”: ogni volta che Sally compare sulla scena è una benedizione.

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Informazioni su Federica Barbera

La sua passione per le serie tv inizia quando, non ancora compiuti i 7 anni, guarda Twin Peaks e comincia a porsi le prime domande esistenziali: riuscirò mai a non avere paura di Bob, a non sentire più i brividi quando vedo il nanetto, a disinnamorarmi di Dale Cooper? A distanza di vent’anni, le risposte sono ancora No, No e No. Inizia a scrivere di serie tv quando si ritrova a commentare puntate di Lost tra un capitolo e l’altro della tesi e capisce che ormai è troppo tardi per rinsavire quando il duo Lindelof-Cuse vince a mani basse contro la squadra capitanata da Giuseppe Verdi e Luchino Visconti. Ama le serie complicate, i lunghi silenzi e tutto ciò che è capace di tirarle un metaforico pugno in pancia, ma prova un’insana attrazione per le serie trash, senza le quali non riesce più a vivere. La chiamano “recensora seriale” perché sì, è un nome fighissimo e l’ha inventato lei, ma anche “la giustificatrice pazza”, perché gli articoli devono presentarsi sempre bene e guai a voi se allineate tutto su un lato - come questo form costringe a fare. Si dice che non abbia più una vita sociale, ma il suo migliore amico Dexter Morgan, il suo amante Don Draper e i suoi colleghi di lavoro Walter White e Jesse Pinkman smentiscono categoricamente queste affermazioni.


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6 commenti su “Mad Men – 7×10 The Forecast

  • Teresa

    Bella recensione. Questo episodio mi è piaciuto moltissimo, a differenza del precedente. Non ho amato molto la parte di Joan, perché il personaggio di Richard mi è sembrato troppo caricato. Ma ho amato quel che ha riguardato Don, e quello che ha riguardato Betty. Mrs. Francis è davvero una persona disturbata, non può fare a meno di flirtare con un ragazzino, e d’altronde ci ha flirtato anche quando lui era solo un bambino. Betty è una disturbata mentale, e io amo il suo personaggio.
    Don è sempre più distaccato dalla realtà che lo circonda, vaga come un fantasma, e guardarlo mi mette angoscia. Ma è un’angoscia che mi affascina. Io voglio sapere che ne sarà di lui più di quanto io voglia sapere la soluzione del giallo più intricato. Don mi riguarda personalmente, forse la fine del suo viaggio ci riguarda tutti, anche quelli che non seguono la serie.

     
  • Massimo

    Che posso dire ? Nulla. Una recensione perfetta che completa una serie di puntate perfette. Un solo commento: non vi sentite mai fuori da quella porta come Don quando intorno a voi provate a parlare di Mad Men e nessuno capisce…:-) Grazie

     
  • Federica Barbera L'autore dell'articolo

    Grazie a entrambi 😉
    Per quanto riguarda Betty ci sarebbe stato molto da dire, soprattutto in relazione alle sue convinzioni che poi tali non sono: supporta la scelta di Glen, ad esempio, ma poi butta l’arma giocattolo del figlio, come per evitare che possa essere coinvolto anche lui in futuro in una decisione simile. C’è da dire che January Jones è eccezionale nel ruolo, è sempre a metà tra il nervosismo e la dolcezza, e in questo senso sì, l’effetto è quello di una persona disturbata. Però mi è piaciuta la prima parte con Sally, e penso che fosse sincera con quel suo “mi mancherai”, che non credo avrebbe mai detto fino a qualche tempo fa.

    Massimo, a chi lo dici! Io mi sento come Don fuori dalla porta per diversi motivi XD e sì, anche quando si prova a consigliare Mad Men. La realtà è che come si fa a spiegare cosa sia Mad Men? Io giuro che spesso mi trovo in difficoltà a far capire il valore di questa serie esattamente per come lo percepisco (non intendo a livello di singolo episodio, per cui – spero! – di fare un buon lavoro, ma a livello di serie in senso generale). Come si fa? Si può dire tutto… e, come Don, ne subisco terribilmente il peso 😉

     
  • SerialFiller

    Su mad men possiamo discuterne a ll’infinito ma sulle vostre recensioni no. Semplicemente perfetta questa e semplicemente memorabili tutte le recensioni sulla creatura di Weiner. Riuscita ad approfondire ed arricchire volta per volta una serie che di per se non ha bisogno di presentazioni.
    Daccordo su tutto, o meglio tutto quello che avete scritta ha regalato spunti per riflettere e ragionare su chi eravamo, chi siamo e dove e cosa vorremmo essere.
    Eccellenza pura. Complimentoni.

     
  • Marco Visconti

    bella recensione. Confrontarsi con essa permette di arricchire il proprio punto di vista sulla serie.
    Io penso che mad men possa ritenersi più un opera d’arte che una serie televisiva propriamente detta. Infatti credo possa facilmente associarsi al dipinto Nighthawks di E.Hopper (e christmas waltz ne è un indizio).
    Sicuramente mad men non è una serie che dà delle risposte o una morale. La deriva ognuno a proprio modo dei personaggi, inevitabile qualunque sia la loro condizione è la descrizione di una realtà a cui, di fatto, tutti siamo soggetti in un modo o nell’altro perché esiste una fine.
    Rimango incantato quindi, proprio come guardando Nighthawks di Hopper, davanti ad un affresco superbo della realtà di quest’epoca che di fatto è un po’ il topos dell’intero dopoguerra. È qui infatti che risiede l’origine della condizione che viviamo oggi, contraddizioni vizi e fascino del secolo breve.