The Bastard Executioner – 1×10 Blood and Quiescence/Crau a Chwsg


The Bastard Executioner - 1x10 Blood and Quiescence/Crau a ChwsgSi conclude, e in modo definitivo, il brevissimo viaggio di Kurt Sutter con il suo progetto televisivo ambientato nel Medioevo: il decimo episodio di The Bastard Executioner ha segnato infatti anche la chiusura della serie stessa, motivo per cui risulta doveroso spendere più di una parola sul percorso generale che ha condotto a questa decisione. 

Si tratta infatti di una scelta che, secondo quanto dichiarato, sarebbe stata presa da Sutter in accordo con FX a causa degli scarsi ascolti maturati dalla serie nel corso delle puntate. Sebbene sia noto a tutti come avere poco pubblico non sia necessariamente sinonimo di scarsa qualità, in questo caso è evidente che qualcosa – o meglio, molto – non ha funzionato a dovere; qualcosa non ha convinto non solo quelli che si aspettavano ben altro da un autore e scrittore di serie di successo come Sutter, ma anche chi si approcciava da neofita alla sua opera.

L’errore che con ogni probabilità ha segnato maggiormente la scelta del pubblico è stata la caratterizzazione del protagonista, Wilkin Brattle: al di là delle rivelazioni di questo episodio, di cui si parlerà in seguito, non c’è stata la capacità di costruire un percorso degno di interesse per il boia, cosa che ha portato ad una disaffezione prima ancora che ad un legame tra lui e lo spettatore.
In dieci puntate, a parte la motivazione che lo ha condotto al castello e la scoperta finale del legame con Annora, non c’è stata alcuna evoluzione se non quella di vederlo costantemente alle prese con la sua bugia e la sua difficoltà di adattamento nel ruolo del torturatore; la stessa vendetta per la morte della moglie e della figlia perde rapidamente mordente, a mano a mano che l’improvviso legame con Lady Love cresce e si configura come autentico motore delle azioni dell’uomo.

The Bastard Executioner - 1x10 Blood and Quiescence/Crau a ChwsgLa vendetta è infatti il secondo grande problema, non solo del pilot ma della serie stessa: la necessità narrativa di portare Wilkin rapidamente al castello ha fatto sì che le motivazioni alla base dovessero essere messe in scena con una potenza ancor più devastante del necessario – si pensi alle critiche per la cruda rappresentazione della devastazione del villaggio; e tuttavia, nonostante la gravità di quanto rappresentato, non siamo riusciti a sentire un vero e proprio legame con il protagonista semplicemente perché, per una fretta di esecuzione, questo non è mai stato costruito. Per assurdo potremmo dire che se la serie fosse iniziata in medias res, con lui già al castello o in procinto di arrivarci per attuare la sua vendetta, il nostro rapporto con lui sarebbe stato pressoché identico. Ecco che quindi il segreto di Wilkin, privato della sua forte componente emotiva, rimane un mero strumento nelle mani di Milus per usare il boia e i suoi amici a suo piacimento, ma nemmeno questo costituisce un vero e proprio stratagemma narrativo: con il passare delle puntate e la crescente alleanza tra il ciambellano, Wilkin e Love (un aspetto a onor del vero piuttosto positivo di per sé) anche questa conseguenza viene depotenziata, fino alla risoluzione dei due scontri di questa puntata tra Toran e Locke e tra Wilkin e Leon.

Nonostante una tematica narrativa di assoluto interesse come quella della pietà in un periodo storico e in un luogo che la ignoravano spesso e volentieri, è evidente che, soprattutto nello scontro tra Toran e Locke, sia presente una certa volontà di accantonare il tema della vendetta per andare oltre e procedere con il racconto – qualora questo fosse andato avanti – seguendo altri temi e dimenticandosi il passato. Leggermente diverso è il discorso per l’incontro tra Wilkin e Leon che, sebbene anche in questo caso si concluda con un’ascia di guerra seppellita, lascia aperta una porta che sarebbe stata sicuramente sfruttata in una seconda stagione, ossia la consapevolezza dei due uomini del doppio/triplo gioco di Corbett in tutta la vicenda. L’innocenza di Leon ci riconduce in un attimo al coinvolgimento del Dark Mute nell’assassinio, una questione che rimane e rimarrà per sempre un’occasione non sfruttata: molto probabilmente l’omicidio è stato usato da lui e da Annora per condurre Wilkin sul percorso a cui era destinato, ma è chiaro come la vicenda sia stata costruita per emergere molto più avanti nella storia.

The Bastard Executioner - 1x10 Blood and Quiescence/Crau a ChwsgÈ difficile dire quanto di questa puntata sia stato modificato in vista della chiusura della serie – secondo Deadline Sutter lo sapeva già quando c’è stata la fine delle riprese di questo episodio, cinque settimane fa – ma è possibile che ci sia stato qualche aggiustamento per dare una conclusione alla maggior parte delle storie; in questo si può dire che, al netto delle conseguenze di pessime decisioni passate, la puntata fa il suo lavoro in modo discreto e onesto.
La parte che più di tutte subisce un’impennata narrativa, e che di sicuro avrebbe attratto molte più persone se gestita in modo più equilibrato, è quella della celebre “linea di sangue”, ovvero la teoria secondo la quale ci sarebbero nel mondo dei discendenti di Gesù deputati a conservare e a preservare la sua vera parola, in opposizione a quella canonica scelta dalla Chiesa. Intendiamoci, non stiamo certo parlando di un argomento originale, e Dan Brown è solo uno degli ultimi di una lunga lista di persone che se ne sono occupati; eppure da questo e da un altro tema – la violenza – è possibile desumere quali fossero le intenzioni di base di Sutter, quanto di positivo potesse esserci in quelle intuizioni e, per contrapposizione, quanto di tutto questo sia stato sacrificato visti i risultati.

The Bastard Executioner - 1x10 Blood and Quiescence/Crau a ChwsgViolenza e religione: non certo due temi che possano essere considerati estranei al periodo storico trattato, tanto nella loro individualità quanto nella loro unione. Il primo pensiero va ovviamente a templari e crociate, ma non bisogna dimenticare un tema molto più intrinsecamente legato alla vita quotidiana del Medioevo e alla concezione di prevalenza dello spirito rispetto al corpo, visto spesso come mezzo da sacrificare (e reprimere, e torturare) per arrivare alla purificazione dell’anima. In quest’ottica, estremamente semplificata e generalizzata ma necessaria per arrivare alla questione che ci interessa, la violenza appare come un elemento base in una serie che voglia trattare questo periodo tanto quanto lo è la religione; di più, risulta essere una chiave di interpretazione fondamentale del protagonista, che sarà pure stato caratterizzato male durante la stagione, ma che incarna in sé esattamente questi due aspetti: è l’executioner del titolo, ma è strettamente connesso alla linea di Gesù incarnata da Annora, ed è dunque rappresentante delle due anime dello show.
Per questo appaiono poco comprensibili le critiche all’aspetto violento visto come “non necessario” alla serie, alle scene considerate gratuite o senza senso ai fini della storia: perché la violenza nel Medioevo era senza senso e non si teneva minimamente in conto che ci potesse essere una normalità al di fuori di quella in cui si portano i bambini a vedere le esecuzioni in piazza; perché la violenza (che di sicuro non è piacevole da vedere) è forse l’unico vero aspetto su cui Sutter è riuscito a rendere una veridicità rispetto al periodo trattato – e del resto, non stiamo parlando di un boia bastardo e di una sigla che passa in rassegna, come in un museo delle torture, i peggiori strumenti utilizzati (e davvero, non per finta) a quei tempi?

È a partire da questo contesto, estremamente complesso, che certi personaggi ne sono usciti come le peggiori macchiette, perché è stato compiuto l’errore di creare un prodotto che è troppe cose tutte insieme: è realismo storico, ma è finzione – troppa e poco credibile in certe situazioni; è raffinatezza di taluni rapporti (si pensi a quelli di Lady Love con Isabel o con Milus) comparati ad altri che definire da soap opera sarebbe poco (e la cosa si aggrava ancora di più, visto che parliamo del protagonista e di uno dei personaggi scritti meglio, Lady Love appunto). Ma è soprattutto una questione di errata gestione dei tempi: troppa velocità in un inizio che avrebbe meritato un più ampio respiro per farci entrare in empatia con il protagonista, e troppa lentezza successivamente, nell’estenuante attesa che le storyline più interessanti arrivassero ad un punto di svolta.

The Bastard Executioner - 1x10 Blood and Quiescence/Crau a ChwsgNe è un esempio l’aspetto politico, che vede nel Lupo e nel legame con la baronessa uno dei flop più grossi per omissione: trattare una vicenda con un tale potenziale in due sole occasioni e lasciare ad un’ipotetica seconda stagione il compito di portare avanti la vicenda dei ribelli (come si deduce dall’ammorbidimento di Milus successivo alla battaglia contro l’arcidiacono e i suoi cavalieri) è una mossa suicida, che prende un’occasione come questa e la spreca in nome dell’infinita costruzione e della preparazione agli eventi successivi – errore in realtà piuttosto tipico di Sutter.
È indubbio che qualche piano solido per il futuro ci fosse: la fuga del personaggio interpretato da Ed Sheeran – che non ringrazieremo mai abbastanza per “No Name”, la theme song – avrebbe aperto le porte ad un conflitto diretto tra il Re e il Ventrishire e dunque a improvvise alleanze tra coloro che hanno partecipato alla battaglia. Ma non ne sapremo mai nulla, e a maggior ragione spiace constatare che con qualche accortezza in più si sarebbe potuto produrre uno show interessante, o se non altro abbastanza dignitoso da farlo arrivare ad una seconda stagione.

The Bastard Executioner - 1x10 Blood and Quiescence/Crau a ChwsgImpensabile poi non menzionare un aspetto visivo che, pur non avendo più toccato i terribili punti raggiunti dal pilot, si è quasi sempre configurato come di media fattura nella migliore delle ipotesi, inguardabile nella peggiore: non trovano spiegazione alcuna i cambi di scena in bianco e nero, e ancora meno le visioni di Wilkin – come quella di questo episodio – in cui ci si chiede davvero quali sostanze abbia assunto chi si doveva occupare di mettere in scena una semplice “visione di moglie morta”. Le scene della battaglia rendono bene la confusione generata dallo scontro delle legioni a piedi (e dal sacrificio del Dark Mute, che, come ampiamente previsto, non fa una bella fine) e le riprese precedenti sui luoghi del combattimento fanno correttamente il loro mestiere, ma non si può certo dire che la regia e in generale l’aspetto estetico siano stati la punta di diamante della serie.

Si chiude qui dunque il folle esperimento di Kurt Sutter, che ha forse davvero perso un’occasione per portare un po’ di quel suo linguaggio fuori dagli schemi in un mondo che, già solo alla parola “Medioevo”, viene percepito come statico, immobile e immutabile. L’ultima puntata ha perlomeno il pregio di portare a compimento, con qualche scena scontata forse dovuta a decisioni dell’ultimo momento, la maggior parte delle storyline e di farlo in modo chiaro e pulito. Sutter ha dichiarato che è stato lui stesso, in accordo con il presidente di FX John Landgraf, a decidere di chiudere la serie, perché non vuole scrivere qualcosa che nessuno vede. “The audience has spoken and unfortunately the word is ‘meh’” è una frase che magari non spiegherà esattamente tutte le dinamiche che hanno portato a questa decisione, ma è una buona presa d’atto di un errore che, si spera, lo porterà a buttarsi nel prossimo progetto con meno fretta e più riflessione.

Voto episodio: 6½
Voto serie: 5+

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Informazioni su Federica Barbera

La sua passione per le serie tv inizia quando, non ancora compiuti i 7 anni, guarda Twin Peaks e comincia a porsi le prime domande esistenziali: riuscirò mai a non avere paura di Bob, a non sentire più i brividi quando vedo il nanetto, a disinnamorarmi di Dale Cooper? A distanza di vent’anni, le risposte sono ancora No, No e No. Inizia a scrivere di serie tv quando si ritrova a commentare puntate di Lost tra un capitolo e l’altro della tesi e capisce che ormai è troppo tardi per rinsavire quando il duo Lindelof-Cuse vince a mani basse contro la squadra capitanata da Giuseppe Verdi e Luchino Visconti. Ama le serie complicate, i lunghi silenzi e tutto ciò che è capace di tirarle un metaforico pugno in pancia, ma prova un’insana attrazione per le serie trash, senza le quali non riesce più a vivere. La chiamano “recensora seriale” perché sì, è un nome fighissimo e l’ha inventato lei, ma anche “la giustificatrice pazza”, perché gli articoli devono presentarsi sempre bene e guai a voi se allineate tutto su un lato - come questo form costringe a fare. Si dice che non abbia più una vita sociale, ma il suo migliore amico Dexter Morgan, il suo amante Don Draper e i suoi colleghi di lavoro Walter White e Jesse Pinkman smentiscono categoricamente queste affermazioni.

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