Archiviata la poco credibile “Not Tomorrow Yet“, The Walking Dead, seppur in vista del finale di stagione, rallenta nuovamente il ritmo e si focalizza sull’interiorità dei protagonisti, costringendo attori e spettatori a quaranta minuti di dialoghi in spazi chiusi che rinnegano anche i più recenti esperimenti concernenti una deriva fumettistica più accentuata.
Nel manuale del bravo scrittore (e a maggior ragione anche in quello del dignitoso sceneggiatore) il capitolo riguardante la composizione di dialoghi funzionanti è uno dei più importanti. Riassumendo rapidamente si possono enumerare cinque principi fondamentali validi più o meno in ogni situazione: durante un dialogo dovrebbe accadere qualcosa; realtà e scrittura vivono in due mondi differenti (ogni discorso, quindi, deve essere realistico ma non reale); una conversazione tra due personaggi cambia la relazione tra gli stessi; non devono esserci battute o segmenti inutili; le informazioni che vengono scambiate non sono mai rivolte al lettore/spettatore ma sempre all’interlocutore. Ora, andando ad analizzare quelli che sono i dialoghi di The Walking Dead, in “Same Boat” come nella maggior parte degli altri episodi, possiamo renderci conto di quanto questi siano disastrosi.
Go ahead, I’ve already lost everything.
Punto primo: nessuno nel mondo reale parla per aforismi. Le frasi ad effetto, quelle piene di pathos, sono stupende, elettrizzanti; spesso sono i momenti che si ricordano, anni dopo, di un intero film o di tutta una stagione. Eppure, infilarne quattro o cinque a puntata puntando più sul pathos dato dal tono degli attori che su un effettivo climax degli eventi riesce a rendere fastidiose anche quelle meglio inserite nel contesto.
Altrettanto criticabili sono i contenuti, con sequenze dialogiche o, addirittura monologhi, inutili e senza un reale destinatario. Tornando ai cinque principi fondamentali, non è raro vedere un attore impegnarsi in lunghi e traumatici racconti autobiografici rivolti a personaggi appena conosciuti (l’intento sarebbe quello di fornire background e spessore), il tutto a favore dell’annoiato spettatore il cui interesse per le esperienze lavorative passate dei sopravvissuti è sempre meno vivace. Il progressivo sovraffollamento (solo ad Alexandria, nonostante le stragi recenti, si possono contare almeno una ventina di attori “principali”, più tutte le comparse) sicuramente non aiuta nel processo di caratterizzazione che risulta essere frettoloso, lacunoso e, soprattutto, raccontato più che mostrato.
You have no idea, the things I’ve done, what I’ve given up, what I had to do.
Il problema nell’affrontare l’introspezione di The Walking Dead non è recente e nemmeno sembra risolvibile, tanto che ormai è necessario adattarsi a quello che lo show è sempre stato. Anche a livello tematico questa sesta stagione palesa una povertà senza precedenti; spingendo l’analisi più in profondità abbiamo il “fin dove sei disposto ad arrivare prima che l’etica intervenga” rispolverato nell’episodio settimanale, il parallelismo uomo-zombie che ogni tanto viene inserito senza contesto, la morte e come affrontarla, gli zombie sono pericolosi ma l’uomo è peggio e “Rick che fa un sacco di cose e ammazza un sacco di gente”. Il problema principale è che si tratta degli stessi contenuti da sei anni, affrontati ogni volta con le stesse modalità e spesso nel medesimo ordine (fate caso alla citazione sopra, “The things I’ve done” e “What I had to do” hanno lo stesso significato e sono presenti nella medesima frase. Fantasia portami via.).
“Not Tomorrow Yet” aveva provato a lasciarci con un attimo di suspense sul destino – mai realmente in discussione – di Maggie e Carol, la prima incinta e la seconda in preda ad una profonda crisi esistenziale. Maggie, con la sua gravidanza, è simbolo della prima sostanziale variazione dei temi da anni a questa parte: la percezione dei sopravvissuti nei confronti del nuovo mondo è differente e l’universo di The Walking Dead non è più un posto da cambiare, dove bisogna cercare una cura alla malattia, ma è diventato un luogo in cui si può cominciare a ricostruire in maniera definitiva. I dubbi di Carol e la precedente scelta di Morgan possono essere inseriti nel medesimo contesto di rinascita e speranza in cui i principi morali – abbandonati a favore della mera sopravvivenza – non sono più un peso insostenibile nella lotta per la propria vita, ma possono convivere con il ridimensionato pericolo degli zombie e la possibilità di accordarsi e cooperare tra esseri umani.
Quello che potrebbe sembrare un banale capriccio narrativo (peraltro gestito malissimo a livello di trama: Carol che, come una variabile impazzita, va in giro facendo biscotti e terrorizzando bambini, catechizza Morgan e Rosita per poi immalinconirsi ripensando ai suoi omicidi) conduce invece ad affrontare una questione fondamentale: poter essere ciò che si vuole e non ciò che si deve è un principio alla base di numerosi discorsi filosofici, politici ed economici. In The Walking Dead si è tradotto in una differenziazione tra i combattenti e “gli altri”, con la differenza che far parte degli altri non è più una conseguenza della propria debolezza ma può essere frutto di una scelta.
“Same Boat” vorrebbe essere un episodio claustrofobico (un mattatoio come ambientazione non ci giunge nuovo), un degno proseguimento dell’orgia di sangue di “Not Tomorrow Yet”, ma fallisce clamorosamente nei suoi intenti per la pochezza dell’impianto dialogico e l’incredibile capacità degli autori di far sembrare degli idioti i personaggi. I quattro “Saviors”, in una palese condizione di vantaggio riescono a farsi mettere nel sacco da due prigioniere legate dando prova di elevatissimi livelli di stupidità che, se dovessero essere comuni a tutti gli altri uomini di Negan, fanno disperare per il prosieguo della stagione.
Il fatto che l’episodio – scritto da una donna – avesse come protagoniste solo donne poteva far sperare in un piccolo cambio di direzione, un rovesciamento di punti di vista che portasse un po’ di novità, e sarebbe potuto essere così se solo i villain fossero stati più interessanti. In tal caso il confronto-scontro con la trasformista Carol e la gravidanza di Maggie sarebbe stato più fecondo, credibile e destabilizzante, portando più in là la consapevolezza degli abitanti di Alexandria di essere diventati assassini e di non essere più quelli buoni.
È diventato difficile seguire con piacere The Walking Dead, un prodotto che, cavalcando l’onda dell’incredibile successo di pubblico, vive alla giornata cercando di soddisfare le pretese quotidiane di suspense ed uccisioni dello spettatore e tralasciando definitivamente ogni pretesa di costruire un discorso coeso e complesso, che possa durare nel tempo senza doversi ripetere ciclicamente ad ogni stagione. “Same Boat” non si eleva e non sprofonda, crogiolandosi nel consueto limbo di mediocrità.
Voto: 5½
– Qui trovate i punteggi del The Walking Game relativi a questo episodio.
A parte i difetti che ormai sono IL marchio di fabbrica di questa serie, che probabilmente si deve semplicemente decidere di accettare, ovviamente con la tara che portano, però questo episodio a me ha detto qualcosa. Ovvio, l’azione è quella che è, e i dialoghi sono quello che sono, però diavolo in questa puntata i nostri beneamati SONO UFFICIALMENTE i cattivi! Non c’è discussione: uccidono gente inerme, o che li aveva lasciati vivi pochi istanti prima. Una sorta di Breaking Bad in salsa zombie 😉
Se nemmeno questo episodio (di gran lunga tra i migliori della serie almeno da un paio d’anni a questa parte) raggiunge la sufficienza forse è proprio il caso di smettere di guardarlo, e magari trovare qualcuno che lo sappia giudicare più obiettivamente.
Non sono uno strenuo difensore della serie, e le critiche costruttive e le opinioni personali ci stanno anche (del resto la serie ha una lunghissima lista di difetti che si manifestano costantemente ogni tot puntate da anni) ma dire che questa sesta stagione in generale “palesa una povertà senza precedenti” è semplicemente affermare il falso: il miglioramento rispetto all’immobilismo delle stagioni precedenti è davvero palese, specialmente nella seconda metà della stagione.
Dreamcatcher, sono sicuro che tu abbia le tue ragioni nel ritenere valido l’episodio, per me non è stato così e l’ho motivato nella recensione. La povertà senza precedenti di cui parlo è però a livello tematico, dal momento che la trama procede piuttosto spedita. Se invece ritieni che anche come temi TWD stia andando forte ne possiamo discutere.
@Dreamcatcher: parliamone. Personalmente trovo che la recensione sia piuttosto obiettiva e, anzi, che 5 e 1/2 sia anche un voto alto (personalmente ho dato un 4 all’episodio).
REGIA: Piatta. Come spesso in TWD, è senza infamia e senza lode ma, in questo episodio in particolare, significa che oltre metà della puntata è fatta di “talking heads”, di gente che parla – spesso e volentieri del nulla, per altro – stando ferma, in piedi o seduta.
INTERPRETAZIONI: La McBride (Carol) va sopra le righe per la metà del tempo, la Cohan (Meggie) continua ad essere di un raro piattume espressivo, “Paula” è cattiva perché digrigna i denti e il resto del cast è sostanzialmente non pervenuto (non perché non siano in scena, perché non recitano);
DIALOGHI: Fail. I dialoghi non sono mai stati il punto forte di TWD – anzi, sono sempre stati tra gli aspetti più deboli dello show – ma questa è un puntata che procede quasi interamente a dialoghi (con clamorosi errori oggettivi quali quelli puntualmente indicati dal recensore).
AZIONE: Quale azione?
HORROR & GORE: Prossimi allo zero assoluto.
TENSIONE NARRATIVA: Completamente assente.
Al punto in cui siamo manca poco che, in questi ultimi episodi, appaia una scritta in sovrimpressione che dica “STIAMO ASPETTANDO IL SEASON FINALE PER INTRODURRE NEGAN – AL MOMENTO NON ABBIAMO NULLA DA DIRE – EPISODIO FILLER”.
Scusate forse sono io che sono cattivo ma per l’ultima puntata i fan hanno detto che la serie non si deve prendere come un qualcosa di serio ma come sano divertimento e azione.
In effetti se The walking dead si mantenesse sui binari della scorsa settimana non avrei nulla da ridire, ma se provi ad elevarti con una puntata del genere che dovrebbe basarsi tutta sui dialoghi (scritti come al solito male) e che prova ad esibirsi con dei virtuosismi tecnici (perché ci sono e non potete dire il contrario e sono anche questi abbastanza mediocri) allora io posso criticare la serie come qualcosa che prova ed essere diverso da ciò che è e non ci riesce, anzi fallisce miseramente e non si tratta di essere troppo critici ma valutare il prodotto secondo dei canoni ben precisi, che questa recensione dice perfettamente.
Quindi se per i fan questa seconda parte di stagione è migliore solo perché finalmente esiste un abbozzo di trama io veramente non so che dire.
Seguo con molto interesse le vs recensioni che trovo sempre obbiettive e pertinenti. Però ho una domanda:
Ma questo sito non si occupa di “serie Tv di qualità”?
TWD da ormai 3 anni non riesce a recuperare la qualità e credibilità che si pretenderebbe da un adattamento di un fumetto davvero ben fatto (ebbene si lo seguo dall’inzio).
Visto che “di qualità” nei serial c’è molto altro che non viene preso in considerazione su questo sito, non è il caso di smetterla con TWD?
Oppure lo recensite perchè è un prodotto mainstream che fà “peso” sul seguito degli utenti?
Credo che la cosa migliore sia dare più spazio ad altri prodotti decisamente più “belli” della nostra Zombie-Soap di AMC.
Sbaglio?
Ma scusa TWD e GoT, sue due livelli qualitativi differenti a mio modo di vedere, non sono le serie con più seguito di pubblico e hype attualmente?Parlo proprio di fenomeno di massa..
Secondo me è scelta saggia, da parte degli admin del sito, dedicare spazio (anche ampio vedi i due “Fanta”) a queste due serie anche se non sono certo tra i primi posti a come qualità dello show..
Ed è magari anche grazie alle loro recensioni che un newcomer delle serie tv capisce che esistono prodotti migliori che hanno però tendenzialmente meno seguito..
Ciao Claudio,
Vero che ci occupiamo principalmente di serie tv di qualità e The Walking Dead non sempre rientra in questi canoni (per usare un eufemismo), ma anche vero che lo show della AMC è ad oggi una delle poche serie (forse insieme solo a Game of Thrones) che riesce ancora ad essere un “evento televisivo” settimanale, in un sistema mediale sempre più mutevole e meno legato al palinsesto (e gli ascolti record in America e in tutti gli altri paesi dove è trasmesso sono lì a dimostrarlo).
Un sito come il nostro che si occupa di serialità televisiva e post-televisiva non può fare a meno di occuparsi di uno show che riscuote un tale successo (a livello quantitativo) e seguito.
Inoltre c’è, come ha detto Artax, anche l’ovvio discorso sul nostro fantagioco dedicato alla serie, quindi non occuparcene anche con articoli dedicati sarebbe un po’ contraddittorio da parte nostra.
Posso capire il vostro punto di vista senza condividerlo appieno, in quanto di siti generalisti che parlano di serial, chiamiamoli “popolari” c’è pieno il web.
Spiace sapere che per recensire settimanalmente TWD si “sprechino” risorse che invece potrebbero essere impiegate per valutare e scrivere di serie molto spesso ignorate dal grande pubblico.
Fate tuttavia un gran bel lavoro! 🙂
Fanno quello che possono. Gli puoi proporre i dialoghi più profondi, li puoi inquadrare dall’alto, dal basso, da un elicottero o con un sottomarino. Ma non sanno recitare. Qualcuno se la cavicchia, qualcun altro ce la mette tutta. Ma non sono capaci, tutto lì.
Questa serie funziona solo con gli ammazzamenti, gli sbudellamenti, il quinto quarto.
Poi, quando si arriva ai dialoghi, o ti metti a ridere o porti avanti col tastino.
a parte tutte le brutture ,che egregiamente,voi recensori sottolineate alla grande, io sinceramente penso che non ci sia più hype.Mi spiego: i nostri non muoiono mai.In ogni puntata sai fin dall’inizio chi morirà e puntualmente è un perfetto sconosciuto di cui non frega niente a nessuno.Il più grosso errore di questa stagione(sicuramente meglio di altre)è stato quello di salvare Glenn.Io lo avevo capito subito dall’inquadratura sgranata che hanno usato;come me molti altri lo avranno capito.Io penso che solo un’idiota o un genio possa decidere di far morire Rick,ma tutti gli altri?se io sono consapevole che i protagonisti sono immortali,mi spiegate come faccio ad immedesimarmi nell’azione?nessuno di loro quando è in pericolo lo è davvero…e questo mi annoia,mi distrae.Scusate,ho usato troppe parole per esprimere un concetto semplice.Devo solo capire perché sto telefilm mi appassiona come pochi…mah.Leggo il fumetto-bellissimo-e so che il telefilm non potrà mai eguagliarlo,ma almeno provare a farne una brutta copia?no eh?perchè quello che guardiamo rasenta la mediocrità e tutti sti filler per arrivare a Negan per poi farci tutta la prossima stagione…du pa..e!!! ciao a tutti
Ma The Big Bamg Theory ha anche più successo e non lo recensite più… (Mi piace però leggere le critiche a twd in un mondo che lo osanna, continuate per questo:-) )