Vinyl – 1×03 Whispered Secrets


Vinyl – 1x03 Whispered SecretsDai segreti sussurrati che danno il titolo all’episodio non si salva nessuno, sono polvere sotto il tappeto che dal passato annebbiano il presente e i suoi vani miraggi di felicità. Vinyl prosegue la sua cavalcata attraverso la musica degli anni Settanta stringendo il legame tra l’evoluzione dei personaggi e quella delle sonorità dell’epoca.

L’episodio – molto denso e corale – è scritto non a caso a sei mani da John Tropper (creatore di Banshee), Debra Cahn (autrice formatasi alla scuola di Aaron Sorkin durante The West Wing) e Adam Rapp (romanziere finalista al premio Pulitzer nel 2006 con Red Light Winter), i quali gli conferiscono una pluralità di sguardo molto particolare, completata dalla presenza dietro la macchina da presa di Mark Romanek. Conosciuto soprattutto per One Hour Photo, il regista presenta però un profilo del tutto eccezionale, che affianca alla carriera cinematografica quella di pubblicitario e soprattutto quella di regista musicale, il cui talento si dimostra essenziale in questo episodio.
Romanek è perfetto anche nella direzione degli attori e nella gestione di un racconto che per una volta trasforma il ruolo di Richie Finestra: il protagonista, infatti, pur rimanendo il principale agente narrativo della serie, dimostra grande flessibilità assumendo il ruolo di collante tra le differenti storyline, collegandole tutte attraverso la sua persona. Ogni personaggio porta a Richie, naturalmente, ma vale anche il contrario: Richie porta a tutti i personaggi e in questo episodio ci accompagna da un estremo all’altro della tela narrativa della serie.

Wait, who’s doing this roof? Michelangelo?

Vinyl – 1x03 Whispered SecretsLa figura più vicina al protagonista per prossimità familiare è sicuramente Devon Finestra, donna sempre più sfaccettata che già nello scorso episodio ha iniziato a conoscere un’importante tridimensionalità. Su quelle stesse corde continua a svilupparsi la sua costruzione drammatica, ovvero sul conflitto tra presente e passato dove si scontrano i ricordi di una felicità perduta e la constatazione di una malinconia che non dà scampo. Dal punto di vista narrativo gli autori confermano quanto – almeno per quello che concerne questo personaggio – i flashback svolgano un ruolo fondamentale, lavorando sull’accostamento di quelli che sono a tutti gli effetti due personaggi, la Devon di ieri e quella di oggi. Negli anni Sessanta, seppur mai davvero presa sul serio da Richie (“Modern shit you love”), la donna ha comunque la forza di imporre il proprio pensiero e la propria identità, forte anche della certezza di essere desiderata, sessualmente e sentimentalmente. Ora che la sicurezza di un tempo vacilla e la solitudine si manifesta come un deserto nel quale non esistono bussole, Devon ritorna da Warhol e tenta di riprendere in mano la propria vita, di rifarsi un’immagine (o facendosela ricostruire dall’Artista, come dimostra la fantastica scena del colloquio, con la donna decostruita, ricostruita e immortalata dall’Arte), una reputazione e un’indipendenza economica, anche a costo di rompere con il marito.

You feeling what I’m making, right?

Vinyl – 1x03 Whispered SecretsNella tensione tra passato e presente Vinyl dà vita a un discorso universale che riguarda in maniera intima diversi personaggi, tra i quali spicca Lester Grimes. Attraverso di lui la serie porta avanti un discorso molto complesso sulla musica e sul suo legame con la cultura black negli Stati Uniti d’America. È molto interessante infatti il parallelo concettuale tra la sofferenza insita nel blues e il dolore subito da un intero popolo, sintetizzato e simboleggiato dalla corde vocali danneggiate: una violenza alla quale non è possibile porre rimedio, oltre che l’unico modo per impedire il successo a una voce di una bellezza incredibile. Attraverso questo personaggio Vinyl sa allo stesso tempo far riflettere ed emozionare, come dimostra la sequenza onirica in cui Lester prende in mano la chitarra e inizia a cantare “I Can’t Quit You Baby”, in cui, sulle note di una delle canzoni più influenti della musica americana, il bluesman sogna una performance impossibile, accompagnata da un’esistenza di felicità familiare altrettanto irrealizzabile. La malinconia di questa sequenza è completata dall’incredibile vitalità e speranza (questa volta ben riposta, come testimonia il presente dal quale noi osserviamo la serie) rappresentata da una nuova musica, altrettanto vitale e black. Dalle ceneri di una vocalità perduta risorge una sonorità rivoluzionaria: è la figura del dj, che dal funk e dal soul porta fino alla disco music, ovvero suoni che squarciano la tradizione cambiando le regole del gioco della musica degli anni Settanta.

At least he’s not afraid to be who he is.

Vinyl – 1x03 Whispered SecretsLa forza di una serie come Vinyl sta anche nella sua ambizione, nel voler raccontare la Storia (della musica e dell’America) in tutta la sua completezza, non limitandosi a un movimento ma cercando di adottare uno sguardo più ampio possibile. Per questa ragione l’altra faccia della medaglia, quella maggiormente white, è rappresentata dal passaggio dal rock al punk, qui declinata attraverso il personaggio interpretato da Juno Temple e il suo rapporto con i Nasty Bits. È davvero molto efficace il confronto tra l’esecuzione di “All day and all of the night”, percepita come nulla più di una cover (seppur di una canzone meravigliosa) e quella di “What Love Is”, vero terremoto emotivo e sonoro che porta il punk nelle orecchie, nei cuori e nei comportamenti della gente.
Questo discorso permette di proseguire l’evoluzione del personaggio di Jamie, la quale, pur muovendosi all’interno di una tipologia caratteriale così tanto definita da risultare molto vicina a un cliché, trova il riscatto sia nel rapporto con Richie, sia soprattutto in quello con Julie – personaggio la cui importanza non va sottovalutata sia in quanto esilarante spalla comica, sia (come dimostrato da questi ultimi episodi) in quanto partner di Jamie.

Give my best to your boss.

Vinyl – 1x03 Whispered SecretsQuesto terzo episodio – in linea con i due precedenti, ma forse in maniera ancor più riuscita per via dell’esperienza e del talento di Mark Romanek nel mettere in scena la musica – rappresenta uno spaccato del panorama musicale di grande potenza, non solo dal punto di vista artistico ma anche da quello culturale. Romanek vuole infatti accompagnarci in un viaggio nell’anima dark che il rock sta assumendo in quegli anni, simboleggiata perfettamente dalla storyline di Clarke – personaggio che finalmente viene approfondito come si deve – il quale riflette tutto lo spaesamento nei confronti di un mondo che cambia, in maniera molto simile al protagonista di Fuori Orario di Martin Scorsese, seppur relativamente al decennio precedente.
A questo discorso offre un contributo essenziale il personaggio di Alice Cooper, vero simbolo di un’epoca, che dimostra quanto possa essere sovversivo e allucinante il fascino artistico e prima di tutto culturale di questo tipo di musica. L’esecuzione di “I Love the Dead” e la relativa reazione di Clarke sono quanto di più emblematico possibile, poiché rappresenta l’anima più dura del rock Seventies, che in questo episodio viene completata perfettamente dall’inserimento di alcune fondamentali canzoni, prima tra tutte “Rock and Roll” di Johnny Winter.

“Whispered Secrets” è il primo episodio in cui né Terence Winter né Martin Scorsese prendono parte alla scrittura e alla direzione, ragion per cui prima della sua messa in onda rappresentava un’importante prova del nove. A mente fredda possiamo considerare il test ampiamente superato e proseguire felicemente nella visione di quella che è già tra le serie più importanti e complesse dell’anno.

Voto: 8½

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Informazioni su Attilio Palmieri

Di nascita (e fede) partenopea, si diploma nel 2007 con una tesina su Ecce Bombo e l'incomunicabilità, senza però alcun riferimento ad Alvaro Rissa. Alla fine dello stesso anno, sull'onda di una fervida passione per il cinema e una cronica cinefilia, si trasferisce a Torino per studiare al DAMS. La New Hollywood prima e la serialità americana poi caratterizzano la laurea triennale e magistrale. Attualmente dottorando all'Università di Bologna, cerca di far diventare un lavoro la sua dipendenza incurabile dalle serie televisive, soprattutto americane e britanniche. Pensa che, oggetti mediali a parte, il tè, il whisky e il Napoli siano le "cose per cui vale la pena vivere".

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