Better Call Saul – 2×10 Klick 13


Better Call Saul - 2x10 KlickSi cristallizza con questo finale la grande sfida della seconda stagione di Better Call Saul: trasformarsi da ottimo spin-off a show indipendente vero e proprio, pur mantenendo un solido (e inevitabile) legame con la serie madre. Un passo per niente facile, ma che ripaga pienamente tutti gli sforzi necessari per compierlo.

Dopotutto, la seconda annata di una serie ha sempre il compito di testare l’effettivo valore a lungo termine del prodotto, la sua capacità di costruire qualcosa di effettivamente duraturo e soddisfacente. In questo caso la domanda era però più incerta e, in un certo senso, più ampia: non si trattava di capire se lo show avrebbe continuato su alti livelli (i nomi dei creatori, in questo senso, bastano e avanzano), la domanda era come si aveva intenzione di farlo. Ci si sarebbe avvicinati sempre più all’universo di Breaking Bad, alimentando il gioco di rimandi e citazioni iniziato nella prima stagione, o si sarebbe cercato di costruire qualcosa di autonomo ed indipendente? La risposta, come sempre accade, non è semplice e diretta quanto lo si vorrebbe, ma è chiaro che la seconda opzione ha – e, ora possiamo dirlo, fortunatamente – prevalso sulla prima.

Better Call Saul - 2x10 KlickNon che le basi non esistessero, anzi: già nella scorsa annata la storyline di Jimmy e Chuck aveva costituito uno dei punti più solidi dello show, e il personaggio di Kim aveva già cominciato ad essere parzialmente approfondito. Il tutto, però, rimaneva sempre subordinato al futuro Saul, centro della storia a cui tutti gli altri personaggi ruotavano intorno. Quest’anno la situazione è molto diversa, e il cold open di questo finale lo dimostra: benché Gilligan apra l’episodio con un’inquadratura su Jimmy, è Chuck il protagonista della scena. Anche dopo che il fratello se n’è andato, l’attenzione è tutta indirizzata verso il conflitto interiore del personaggio di Michael McKean, all’approfondimento delle sue motivazioni; capire cosa sta dietro alle azioni di Chuck non serve solo a comprendere i torti ai danni di Jimmy, ma anche (e soprattutto) ad inquadrare ulteriormente un personaggio, una parte di un universo che è ormai definito e del tutto autonomo. L’interesse verso la storia non è più la semplice necessità di vedere come si arriverà a Saul Goodman, ma è dettato dalla voglia di scoprire come si svolgeranno le relazioni tra i personaggi, a prescindere dal punto di arrivo; la sensazione di assistere ad un prequel, insomma, è del tutto svanita.

Better Call Saul - 2x10 KlickÈ proprio da questo concetto che parte quest’ultimo episodio: in particolare, quello che stiamo vedendo è ancora Jimmy, non Saul, e il fatto che intervenga immediatamente a soccorrere il fratello lo dimostra. L’evoluzione di questa stagione è stata lenta e graduale, ma siamo di fronte ad un personaggio non ancora corrotto e alla deriva; ed è forse questa la causa della futura rovina di Jimmy, i cui buoni propositi vengono manipolati ed usati contro di lui, in un cliffhanger conclusivo che, per quanto prevedibile, trae la sua forza dalla costruzione dei rapporti tra i due personaggi intrapresa fin dalla prima annata.
Tuttavia, è solo in questo finale che cominciano ad emergere i reali punti di contatto tra i due fratelli: entrambi, infatti, non fanno che nascondere le proprie sporche motivazioni dietro nobili principi, cercando di negare la propria natura più intima. Da un lato c’è Jimmy, pronto ad usare l’amore per Kim come scusa ma in realtà spinto dalla sua indole irresistibile, incapace di gestire le cose in modo onesto e diretto; dall’altro Chuck, che usa la moralità e la professionalità per nascondere un’invidia latente da tempo, per poi alla fine ricorrere agli stessi subdoli trucchi tipici del fratello. Entrambi, poi, sono legati da un concetto di famiglia che continua a riplasmarsi senza un’accezione morale definita, agendo sulle azioni di ciascuno; è un rapporto ambiguo, che spinge Jimmy ad aiutare il fratello e a confessare e che, allo stesso tempo, porta Chuck a detestare che il sangue lo accomuni ad un essere umano così diverso da lui.

Better Call Saul - 2x10 KlickAncora del tutto staccata dalla storyline principale si muove invece la vicenda di Mike, la principale fonte di collegamenti e rimandi col mondo di Breaking Bad; oltre ai personaggi già incontrati e conosciuti nella serie madre, sono la violenza e la componente pulp che la caratterizzavano che si stanno molto lentamente facendo strada, in un crescendo che porta il personaggio di Jonathan Banks ad abbandonare la sua repulsione verso il mondo del crimine. È un gioco molto sottile quello di Gould e Gilligan, un gioco di attesa e di frustrazione, in cui l’attenzione maniacale per l’evoluzione di Mike porta a rimandare continuamente il punto d’incontro con lo stile vero e proprio di Breaking Bad e, in questo finale, con uno dei suoi personaggi principali: l’artefice del biglietto che compare nell’episodio è infatti indubbio, visto anche l’anagramma formato dalle iniziali dei titoli degli episodi di questa stagione (“FRINGSBACK”, ovvero “Fring è tornato”).
Rimane qualche dubbio, tuttavia, sulla piega così indipendente che ha preso la linea narrativa di Mike, che va in pratica (anche secondo le parole dello stesso Gilligan) a costruire una serie a parte, che solo saltuariamente si intreccia con le vicende principali; certo, è interessante assistere a come si arriverà alla situazione vista in Breaking Bad, ma la sensazione è di trovarsi di fronte ad un quadro poco omogeneo, in cui l’alternanza delle due storyline principale non è dettata da alcuna esigenza di tipo tematico o narrativo. Sembra, insomma, di vedere letteralmente due show in uno: il problema è che questo potrebbe non essere del tutto positivo per la crescita e la maturazione di Better Call Saul.

Better Call Saul - 2x10 KlickL’altro minore problema di “Klick” è che non sembra, in tutto e per tutto, di assistere ad un season finale: è vero che la storia di Jimmy e Chuck vede una svolta definitiva, ma manca una sensazione di chiusura almeno parziale. Si tratta di un ottimo episodio in sé, il problema è che la narrazione viene troncata come se mancasse un pezzo, lasciando gli archi dei personaggi (Kim e Mike soprattutto) a metà, in attesa di una terza stagione che possa intervenire proseguendo il loro percorso. Non è un grosso problema, sia chiaro, e la qualità della scrittura e della messa in scena (la regia di Gilligan è davvero qualcosa di superlativo) continuano a rendere la puntata ben sopra la media televisiva attuale; resta però un po’ di amaro in bocca per quest’occasione mancata, o meglio rimandata. Starà alla prossima annata continuare su questa linea e portare alla conclusione le storie e i temi lasciati in sospeso con questo atipico finale di stagione.

Si conclude, quindi, quella che possiamo definire l’annata della consacrazione di Better Call Saul, ora a tutti gli effetti una serie autonoma e capace di reggersi sulle proprie gambe. Questi dieci episodi non fanno che confermare l’enorme talento di Gould, Gilligan e soci nel costruire una storia solida e ben curata, attenta nel minimo dettaglio alle evoluzioni dei personaggi e ai piccoli meccanismi che ne muovono i rapporti; a ciò si aggiunga la solita smisurata potenza del comparto visivo, più che mai perfetto nel fornire una marcia in più al già solidissimo impianto narrativo che sorregge il tutto. Resta quindi da vedere dove ci porterà la prossima (già confermata) stagione, che, lo diciamo subito, partirà con delle aspettative tutt’altro che basse; visti i precedenti, possiamo dire che difficilmente verranno disattese.

Voto episodio: 7/8
Voto stagione: 8½

 

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13 commenti su “Better Call Saul – 2×10 Klick

  • terst

    Solo per me l’espediente del cliffhanger sta diventando troppo abusato? Forse ricordo male io, ma fino a qualche anno fa, a parte poche eccezioni (vedi Lost, con forse il più grande cliffhanger di fine stagione della storia), la fine di una stagione lasciava sì la porta aperta al prosieguo, ma portava comunque a compimento una narrazione che si dipanava nel corso degli episodi. Ora invece sembra che gli showrunner debbano per forza usare il cliffhanger non solo tra un episodio all’altro, ma pure tra una stagione e l’altra, pur di convincere il pubblico a continuare a seguire una serie. Sembra quasi un ricatto, uno stratagemma da quattro soldi… vuoi sapere chi è morto? Guardati il prossimo episodio! Come se alla fine l’unica cosa che conta davvero è sapere se x è ancora vivo o cosa succede tra y e z.. E per certe serie (TWD per esempio) ormai è proprio così.
    Il cliffhanger, usato con raziocinio, e costruito bene, è un grande espediente narrativo; abusato invece a mio onesto parere perde ogni valore ed è anzi sintomo di scarsezza creativa (Non certo il caso di Better Call Saul, intendiamoci, ma è questo comunque che mi ha fatto sorgere questa riflessione).

     
    • Pietro Franchi L'autore dell'articolo

      A dire il vero io penso che sia accaduto proprio il contrario: ai tempi di Lost, di BSG, di Prison Break, di Alias il cliffhanger era davvero all’ordine del giorno, utilizzato non solo tra una stagione e l’altra ma addirittura tra gli episodi e prima delle pause pubblicitarie, in modo da “costringere” il pubblico a continuare a guardare la serie in questione. Recentemente è diventato uno strumento quasi fuori moda, riportato in auge in qualche caso isolato (penso al glorioso finale della terza stagione di Breaking Bad, ad esempio) ma sempre in modo molto intelligente e utile dal punto di vista narrativo. Escludendo TWD che non seguo, mi pare che di recente il trend per le serie di un certo livello sia stato quello di abbandonarlo, visto come è stato inflazionato negli anni di cui parlavo prima!

       
  • Jube

    voti che stanno un filino stretti: per quello che si vede mediamente in TV questo episodio è da 8 pieno e la stagione secondo me meriterebbe un 9 tondo tondo.

     
    • magicblack

      Suvvia, stiamo parlando di 0.5 punto a testa, nemmeno 1 punto pieno 😛 Ricordiamoci che sono semplici numeri, a cui ognuno dà una certa valenza, non fissiamoci troppo!

       
  • Alessio

    Condivido la recensione dolce-amara : ho trovato l’episodio davvero debole e poco adatto ad essere un season finale… il cliffhanger è molto “telefonato” .. nel senso che alzi la mano chi non l’aveva già capito da almeno 5 minuti che la puntata terminava cosi .. e comunque (parere personale sia chiaro! ) trovo questa storyline su Chuck e sui dispetti tra i due fratelli ormai insopportabile, molto noiosa , troppo abusata e poca incisiva . La storyline su Mike è enormemente migliore, più interessante e con piu potenziale. Il voto alto è per la sempre ottima regia, ma la stagione nel complesso non è da annoverare tra quelle “indimenticabili” di quest’anno. Resta una buona serie ma non parliamo di capolavoro . Voto 6,5 alla puntata 7 alla stagione

     
    • magicblack

      Chuck-Jimmy è praticamente il corrispettivo di Walter-Jesse. In Breaking Bad ci fu un vero e proprio abuso (a mio avviso) del loro scontro, con una stagione che era praticamente una serie di episodi tutti uguali (se non ricordo male era la quarta): Walter litiga con Jesse, Walter va da Jesse con il suo fare minaccioso, Walter e Jesse arrivano alle mani o quasi.

      Almeno qui, c’è stato, per il momento, uno sviluppo più profondo del confronto fra i due fratelli, uno scontro più “ragionato” e più “spiegato” del semplice scontro fra due personalità opposte come quelle di Walter e Jesse.

       
      • Alessio

        il fatto è che – gusto personale, mio limite.. non lo so… – trovo l’attore che fa Chuck un grande caratterista, ma inadatto al continuo ruolo da coprotagonista che gli è stato assegnato: sempre le stesse espressioni, le stesse smorfie , prevedibile. In questa stagione ha avuto veramente troppo spazio, e sono convinto che molte persone aspettavano la 2×10 per vederlo uscire di scena definitivamente… e invece

         
        • magicblack

          Secondo me chi si aspettava la sua uscita di scena definitiva ha guardato la serie distrattamente o ha creduto cose assurde (morte di Chuck). Per me era assolutamente impensabile una cosa del genere, scontata era un percorso medico breve che l’avesse rimesso in sesto. Sulle espressioni e smorfie neanche sono particolarmente d’accordo. Anche l’attore di Jimmy fa sempre le stesse espressioni e smorfie, ma non capisco cosa c’entri. Sono due personaggi, ormai, ben caratterizzati e con una forte identità, con un loro carattere e con delle loro idee ferree. Chuck è sempre lo stesso, qualsiasi cosa accada, è sempre quella “mazza di legno” inflessibile (unica eccezione sul finale). Jimmy è sempre lo stesso mattacchione, però, al contrario di Chuck, ha i suoi momenti di “debolezza” che lo rendono più “umano”.

           
  • Zweihander

    E’ sempre un piacere vedere Gilligan e compagnia a lavoro. Però non sono rimasto pienamente soddisfatto quest’anno, avrei preferito un po’ più di trama, mi è sembrato che in questa stagione siano successe veramente poche cose

     
  • Ellis

    Davvero un finale di stagione sottotono rispetto al resto. Patetico l’espediente finale, solo io speravo che non fosse proprio quello? Trovo ormai irritante il ripetitivo rapporto fra i due fratello: ce lo portiamo dietro dalla prima stagione, suvvia! Questa volta: meno male che c’è la story line a parte di Mike,
    puntata a tratti noiosa

     
  • Rinaldo

    Jimmy farà internare il fratello, quando il suo lato corrotto prenderà definitivamente il sopravvento e si ripresenterà l’occasione per decidere in tal senso.
    Sono l’unico a pensarlo?

     
  • Genio in bottiglia

    Ho voluto riflettere per qualche giorno sulla scena finale che mi ha lasciato, come molti di voi, con l’amaro in bocca. Voglio dire, il repentino mutamento di Chuck appare sospetto sin dall’inizio, e un volpone come Jimmy non dovrebbe mai poterci cadere. Se i personaggi sono questi, quelli che la recensione della puntata precedente raccontava, non c’è da perderci tempo: la scena finale è una ciofeca, ed ha almeno parzialmente compromesso il buon lavoro fatto quest’anno. Ove invece, si decidesse di vedere i personaggi in un altro modo – Chuck uomo meschino e, incredibile a dirsi, invidioso di Jimmy, che invece idolatra Chuck come nient’altro -, allora anche la scena finale ha un senso, e fa parte di un ingranaggio più grosso. Tradotto: a me questa stagione di questa serie è piaciuta molto. Ho sofferto per il finale, ma qui in scena c’è il Titanic, magari non così grande, né bello, ma con lo stesso destino. Sappiamo già che andrà a finire in fondo al mare. Dobbiamo solo scoprire come.

     
  • Birne

    Ho adorato questa serie che con Fargo è la cosa più bella che io abbia visto da tanti mesi a questa parte. Non ripeto le cose che dice benissimo la recensione circa l’autonomia raggiunta dalla serie madre (e non credo che fosse facile e scontato visto che si trattava di un capolavoro) e sulla regia semplicemente meravigliosa.
    Trovo anche gli interpreti ineccepibili, soprattutto Odenkirk e Banks, ma mi sembra molto brava anche l’attrice che fa Kim che io trovo anche molto bella e particolare forse perché viene spesso fotografata in un gioco di luci pazzesco. E mi sembra buona anche l’interpretazione di Mc Kean (Chuck) che esprime bene in un atteggiamento chiuso e assente al tempo stesso la sua incommensurabile nevrosi. Chuck non è malato: è matto da legare e soffre nei confronti del fratello di un’incontenibile Schadenfreude, del piacere ricavato dalla sofferenza altrui.
    Mi sembra che si tenda a mettere sullo stesso piano Chuck e Jimmy, ognuno con ragioni e torti, ma io penso che la radice del male sia nell’orribile invidia di Chuck per il fratello più giovane, più belloccio, più amato dalla madre (la narrazione qui è alquanto semplificata nella scena della morte di lei), più simpatico a tutti e alle donne in particolare (quantomeno alla stessa moglie di Chuck) e che malgrado non sia altrettanto bravo e serio – anzi è piuttosto farabutto – alla fine in qualche modo va al punto e arriva.
    E Jimmy sarà ovviamente sempre più farabutto per un istinto di sopravvivenza ma anche perché ama Chuck con l’amore disarmato e sperso della vittima e sa che è l’unico modo per ottenere che Chuck si accorga e si occupi di lui: l’eterogenesi dei fini è il destino di Jimmy ed è ciò che probabilmente lo trasformerà in Saul. Le vicende le scopriremo (non vedo l’ora!) ma questo conflitto familiare mi sembra raccontato in modo fantastico ed è l’aspetto che più amo.
    Sono d’accordo sulle altre considerazioni: dovremmo aspettarci più equilibrio fra le linee narrative e poi mi viene sempre da pensare che per questi finali/non finali che come si è detto giustamente sono sempre più frequenti, quasi quasi basterebbe una mezza ora in più di programmazione, un episodio più lungo del consueto (come del resto hanno fatto tante serie) per rifinire meglio una chiusura più soddisfacente…
    Naturalmente so bene che si tratta di una scelta narrativa e editoriale precisa, per quanto assolutamente discutibile e furbastra, ma l’insieme mi sembra eccellente.