Nonostante questo quarto appuntamento con The Americans possa apparire come un episodio di transizione, che ha la funzione di portare avanti la trama senza aggiungere nulla di rilevante alla storia, ad una più attenta riflessione ci accorgiamo che non è questo il caso.
“What’s the Matter with Kansas?” è un episodio che scava a fondo nell’animo dei protagonisti, riuscendo a costruire un ritratto fedele e convincente degli stessi e del loro ruolo nella storia.
Read the book.
Uno degli elementi più caratterizzanti di quest’annata è proprio l’accento sulla Storia, rappresentata non solo nell’ottica di un semplice fluire degli eventi ma soprattutto come sempiterna protagonista delle vicende dei personaggi. In questa quinta stagione è evidente il tentativo – che possiamo definire più che riuscito – da parte degli autori di convogliare nella serie un ritratto quanto più realistico possibile dell’altra faccia della medaglia, della cultura di cui abbiamo tanto sentito parlare fin dal pilot, ma di cui solo ora iniziamo a comprendere i tratti essenziali. Non è un caso che la nuova missione dei coniugi Jennings riguardi una vicenda così delicata come quello di Alexei, che rappresenta tutto ciò che entrambi – come è stato evidente nello scorso episodio – hanno paura di diventare, dando voce ai dubbi ed alle paure che maggiormente Philip, ma anche in parte Elizabeth, hanno sperimentato nella scorsa stagione. La fede incrollabile verso la Causa, e verso la loro Madrepatria, è stato l’elemento che ha permesso ai coniugi Jennings di resistere per oltre vent’anni in terra straniera e di compiere atti efferati che ormai sembrano quasi di ordinaria amministrazione. Tuttavia, se finora The Americans aveva posto l’accento sulla descrizione dell’America di quel periodo, e sul ruolo di outsider dei coniugi stessi, è in questa stagione che si inizia finalmente ad esplorare una cultura ed una causa finora trattati più superficialmente. Nella serata condivisa con Alexei, riusciamo a leggere il peso della nostalgia che pervade gli occhi di Philip – ma anche la tristezza, a malapena contenuta – nel soppesare i limiti dell’amata ma al contempo disprezzata (e per Alexei rinnegata) madrepatria.
I would have finished that!
Di nuovo tramite le parole di Paige riscopriamo un tema importante e caro a questa quinta annata. Se l’idea di condividere alcuni dettagli della loro missione con la figlia si è rivelata vincente, ancor più importante è la reazione della stessa, che inizia ad empatizzare verso i genitori e verso quella Causa che fino a quel momento non poteva che percepire come estranea e distante. Il tema del cibo, e la mancanza dello stesso, diventa il propulsore dei principali eventi dell’episodio e di questa stagione, poiché collega l’ambito lavorativo dei coniugi a quello familiare.
A rimarcare l’importanza di questo filone narrativo è proprio il fatto che ad esserne portatori siano i due figli dei Jennings; da un lato Paige, la cui vicinanza alla Causa, ma soprattutto ai suoi genitori, si fa ancora più tangibile quando decide di rovistare nei cassetti del Pastore Tim (a cui si accompagna un malcelato senso di approvazione da parte di Elizabeth – and it was smart, and it was brave); dall’altro lato Henry, che getta il suo cibo nella pattumiera, esemplificando appieno quella cultura americana che i genitori tanto disprezzano. Il tema del cibo si riscontra anche nella storyline dell’altro figlio di Philip, che simbolicamente attraversa il confine coperto da un frigorifero – quel Mischa di cui osserviamo l’ingenuità ed il candore, e delle cui peripezie ammiriamo la tenacia. Le scene di Mischa sono solo l’antipasto di un confronto molto più complesso tra lo stesso ed il padre: in un momento di così grande incertezza, l’arrivo del figlio non farà che scombussolare la vita sempre più precaria di Philip.
You think we’re gonna get fired?
Ma The Americans non è solo la storia del conflitto tra America e Russia, e mai lo sarà. La serie è anche, e soprattutto, la storia di due persone costrette a vivere insieme e capaci di sviluppare un rapporto di affetto, stima reciproca e amore. Se la scorsa stagione doveva essere quella della crisi, e della sua eventuale risoluzione, questa quinta stagione ci dimostra quanto il conflitto tra Philip ed Elizabeth sia ben lungi dall’essere totalmente appianato; sono ormai superate le divergenze riguardanti sia l’educazione di Paige, che il modo di affrontare le missioni – è evidente quanto Elizabeth abbia mostrato segni di comprensione nei confronti del marito e di umanizzazione nei confronti dei suoi stessi sentimenti, a lungo combattuti. L’incipit dell’episodio costruisce un quadro molto efficace della situazione in cui i coniugi si ritrovano: se la loro reazione alla richiesta di Gabriel potrebbe sembrare coerente con la volontà di stare più vicini ai figli, risulta evidente che la vera paura che alberga negli occhi dei due protagonisti è quella riguardante il tipo di missione che si troverebbero a fronteggiare. Si tratta di conquistare la fiducia di un estraneo, di farlo innamorare senza esserne coinvolti. Il ricordo di Martha per Philip è troppo recente per non suscitare dolore, così come la difficilissima separazione da Young Hee lo è per Elizabeth.
Ciò che l’episodio vuole sottolineare è che la paura più grande delle due spie è forse una delle più semplici del mondo; lo si legge negli occhi di Elizabeth, fino a poco tempo prima così ligia al dovere ed ora così poco propensa ad una missione quasi di routine; lo si legge nelle parole sarcastiche di Philip, che si dimostra sempre meno propenso ad accettare senza controbattere alle richieste del Centro. Dopo quattro stagioni di progressi e passi falsi, non siamo più di fronte agli stessi personaggi che abbiamo incontrato nel pilot; The Americans non parla più solo degli agenti del KGB, ma parla delle persone che vi sono dietro. Ecco che la richiesta di Gabriel diventa un peso impossibile da sopportare, una prova troppo difficile per un matrimonio che è uscito non del tutto illeso dalla tempesta scoppiata lo scorso anno. Ancora più ironico è pensare che proprio mentre gli stessi sono impegnati ad insegnare a Paige a nascondere i suoi veri sentimenti al suo ragazzo, i due ammettano che non sono capaci di farlo; che non vogliono più fingere né mentire, che non vogliono mettere a repentaglio la loro relazione. What about Kansas?, chiede Philip ad Elizabeth, che ormai conosce così bene da sapere che c’è qualcosa in quell’uomo che lei ha incontrato (così come c’era qualcosa in Martha) che potrebbe farli separare ulteriormente. Non bastano le negazioni di Elizabeth, che in un attimo ritorna fredda ed algida come sempre: qualcosa è accaduto in Kansas.
“What’s the Matter with Kansas?” accoglie anche gli sviluppi delle storyline di Oleg e dell’agente Beeman, che fanno dei piccoli passi avanti. La necessità di portare avanti queste storyline è testimoniata dal fatto che contengono tasselli importanti per la crescita dei personaggi; basti pensare al rimorso di Beeman, o alla ragione per cui Oleg trova la forza di non arrendersi al ricatto. Ormai è evidente che il viaggio di The Americans si consuma dettaglio dopo dettaglio, tassello dopo tassello, e che elementi che potrebbero ora sembrare irrilevanti troveranno una loro giustificazione in futuro.
Al netto dei difetti insiti in una narrazione che vuole dire tutto e far progredire tutte le storyline, The Americans confeziona un episodio coinvolgente nella sua capacità di evidenziare un’ennesima sfumatura nella costruzione dei nostri amati personaggi. Pur riflettendo su tematiche affini alle scorse annate, la serie trova il modo di reinserirle con grande efficacia nella narrazione senza appesantirla. Tuttavia, l’accavallarsi delle storyline non riesce a trovare un equilibrio nell’episodio, che risulta a tratti frammentato.
Voto: 7½