Doctor Who – 10×11 World Enough And Time


Doctor Who - 10x11 World Enough And TimeIl tempo e lo spazio sono i due vettori principali su cui si basa la fantascienza che sottende le storie di Doctor Who: sin dal suo principio lo show ha lavorato per esplorare e piegare questi due concetti ai fini della trama delle avventure dell’ultimo dei Time Lords, declinandoli in tutte le forme e situazioni possibili. Steven Moffat, in particolare, ha da sempre caratterizzato la scrittura dei suoi episodi con la voglia di portare all’estremo i rapporti che intercorrono tra di essi, e “World Enough And Time” non fa eccezione.

Prima di parlare di quello che succede in questo penultimo episodio della stagione – e terzultimo di Moffat come showrunner della serie – bisogna necessariamente premettere il “come” ci siamo arrivati. È già stato più volte oggetto di discussione il fatto che la decima annata del nuovo Doctor Who non sia stata all’altezza delle aspettative createsi prima della sua messa in onda, un problema che risulta ancora più evidente se la si confronta con la precedente, e i problemi strutturali che si supponeva potessero inficiare la riuscita dello show in ottica futura – considerata l’importanza che avrà il finale – si presentano oggi in tutta la loro gravità: l’episodio in esame, infatti, dovrebbe porre le basi su quanto seminato nei precedenti, soprattutto per quanto riguarda i rapporti tra i personaggi – Dottore/Bill e Dottore/Missy – ma, per forza di cose, non trova solide fondamenta su cui costruire. Per questo motivo gli eventi di “World Enough And Time”, seppur sorprendenti e, in potenza, emozionanti, risultano leggermente depotenziati della carica che avrebbero potuto avere se sorretti da una stagione all’altezza e meglio gestita.

Doctor Who - 10x11 World Enough And TimeIl pregio più grande dell’episodio in questione non è, però, il lavoro effettuato dall’autore scozzese su spazialità e temporalità di cui si parlava – e di cui parleremo meglio più avanti –, bensì la scelta di attingere a piene mani dal vasto e cinquantennale universo della serie, proponendo rimandi sia al passato più prossimo – nello specifico l’era Davies – che a quello più lontano, il cosiddetto Classic Who. Si evince così la profonda passione per lo show che è da sempre stata motore della scrittura di Moffat, capace sia di omaggiare il prodotto televisivo più longevo della storia che di imprimere una traccia personale del tutto originale, facendosi amare – e a volte anche odiare – dai fan in tutto il mondo. Per questo non sorprende come nell’episodio vi sia un chiaro richiamo a “The Tenth Planet” del 1966 e alla rigenerazione di William Hartnell, la prima in assoluto, quella scelta narrativa geniale che ha in pratica consegnato la serie all’immortalità e alla possibilità di reinventarsi continuamente. Il collegamento più evidente allo storico serial è rappresentato dai cybermen mondasiani, i primi mai incontrati dal Dottore ed esteticamente molto differenti da quelli visti finora nel New Who. Come se non bastasse, a confermare la vastità e la poliedricità di questa mitologia, per la prima volta si assiste all’incontro tra due incarnazioni del Master – come era avvenuto ai Dottori in “The Day Of The Doctor” –, questo un colpo di scena meno sorprendente perché già ampiamente pubblicizzato prima della messa in onda della stagione.

Doctor Who - 10x11 World Enough And TimeSi può affermare, quindi, che le vicende dell’episodio si svolgano in un tempo antecedente ai fatti del serial sopracitato, mostrando l’origine dei cybermen e consegnando la povera Bill ad un destino a dir poco atroce. Se l’ultima companion del Dottore, infatti, sembrava non poter avere un ruolo di primissimo piano, come era stato ad esempio per Amy e Clara, Moffat spiazza tutti trasformandola nel primo cyberman della storia, una scelta disorientante e decisamente coraggiosa che non potrà non avere conseguenze su Twelve, il cui sguardo in chiusura di episodio è esemplare della sorpresa e della disperazione che lo assalgono improvvisamente. L’upgrade di Bill è la conclusione di un rapporto tra lei e il Dottore che si è sviluppato nel corso di tutta la stagione ma che, come è già stato detto, non è stato esplorato abbastanza a fondo e che ha compiuto diversi passi falsi. Di certo la tragicità e la malinconia di questo finale sono un epilogo che riesce in qualche modo a ripagare qualche mancanza nella loro relazione: il Dottore lascia alla donna un messaggio – “Wait for me” – che non può non far tornare la mente al rapporto con Amelia Pond, “the girl who waited” per eccellenza, un rinvio che, pur sembrando una ripetizione poco originale, si incasella invece in quella serie di insuccessi e fallimenti relazionali che fanno parte della storia del Signore del Tempo. Effettivamente il destino di Bill Potts, e di tutti gli altri companion, è sempre stato nelle mani del Dottore, come in questo stesso episodio è volutamente sottolineato nel flashback in cui la donna chiede, quasi ironicamente, di prometterle che non sarebbe morta.

Vi è, però, un altro rapporto, ancora più profondo e complesso, che è di importanza capitale per l’episodio e che presumibilmente lo sarà anche per il prossimo: quello tra il Dottore e il Maestro. Il dialogo con Bill in cui se ne parla è esemplificativo della difficoltà di inquadrare questa relazione su schemi predefiniti: il Maestro è la nemesi per eccellenza del Dottore, l’ultimo rimasto della sua specie e l’unico in grado di tenergli testa; forse proprio per questo l’unico in grado di capirlo veramente. Vale anche in questo caso lo stesso discorso fatto per Bill: se il rapporto Doctor/Missy fosse stato raccontato e analizzato meglio negli episodi precedenti la scena che apre “World Enough And Time” sarebbe stata molto più significativa. È comunque chiaro il tentativo di voler stimolare le doti di Missy affinché siano incanalate verso un fine positivo, così come fa il Dottore, eppure questa scelta non è supportata da solide e adeguatamente sviluppate premesse, lasciando pensare che tutta la vicenda potesse essere gestita molto meglio. Certo è che la scena in cui Michelle Gomez scimmiotta l’atteggiamento di Capaldi, reinterpretandolo attraverso il proprio stile, è divertente e interessante se rapportata a quella che chiude l’episodio, l’incontro con la perfida rigenerazione interpretata da John Simm, di cui vedremo le conseguenze la prossima settimana.

Doctor Who - 10x11 World Enough And TimeIn ultima analisi è doveroso tornare sull’intelligente sfruttamento della consecutio temporale degli eventi, un campo in cui Moffat è un maestro e non lesina nell’offrire sempre variazioni originali sul tema. L’idea che il tempo scorra in modo diverso da un capo all’altro della nave non viene rivelato immediatamente ma è il frutto di un disvelamento progressivo, intervallato da intelligenti e brevi flashback che chiariscono le ragioni che hanno portato i protagonisti in quella situazione. Il Dottore deve, così, lottare contro l’elemento che più lo caratterizza e con cui dovrebbe avere maggiore familiarità, il tempo, per poter giungere al salvataggio di Bill. Il montaggio è dunque frenetico, facendo rimbalzare l’attenzione dello spettatore da un ambiente ad un altro e coinvolgendolo sempre di più man mano che ci si avvicina al termine dell’episodio. L’autore scozzese dimostra così di non aver perso l’abitudine nella decostruzione e ricostruzione dei concetti di spazio e tempo, giocando continuamente sulle aspettative dello spettatore e sul ribaltamento di prospettiva.

Come valutare, quindi, l’effettiva riuscita di questo episodio? È indubbio che “World Enough And Time” sia strutturalmente accattivante e ottimamente costruito in vista degli ultimi due segmenti narrativi che vedranno protagonista il Dottore di Peter Capaldi; è altresì evidente come l’intera stagione che avrebbe dovuto condurci passo dopo passo verso il finale sia stata incolore, insipida e, non è un azzardo pensarlo, quella gestita peggio in tutta l’era Moffat, privando questo penultimo atto di gran parte della potenza narrativa e stilistica che avrebbe potuto avere. In generale, tuttavia, dopo un episodio così immerso e plasmato nella mitologia classica dello show, capace di guardare intelligentemente al passato quanto al futuro, non si può che essere ottimisti nei confronti del finale di stagione e del ben più atteso Christmas Special di quest’anno.

Voto: 7 ½

Nota:
L’Aikido Venusiano sfoggiato da Twelve nell’episodio è una mossa di karate che utilizzava il terzo Dottore, interpretato da John Pertwee, nella serie classica.

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Informazioni su Davide Tuccella

Tutto quello che c'è da sapere su di lui sta nella frase: "Man of science, Man of Faith". Ed è per risolvere questo dubbio d'identità che divora storie su storie: da libri e fumetti a serie tv e film.

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