
Safe segue la storia del chirurgo Tom Delaney alla ricerca della figlia adolescente Jenny, sparita durante un party notturno a casa di una popolare ragazza del suo liceo. Altri avvenimenti inattesi accorsi durante la festa, uniti alla sua sparizione, accenderanno la scintilla che darà vita all’intessersi delle molteplici vicende dei personaggi dell’intera comunità. Comprendiamo così l’ironia del titolo: in Safe nessuno è al sicuro, tra segreti minacciati e torti che vengono alla luce. Il personaggio interpretato da Hall non è senza macchia: la sua preoccupazione per la figlia è genuina, ma altrettanto frutto di un tremendo trauma familiare, i cui sensi di colpa lo perseguitano.
Ma si può dire che Safe rispetti le aspettative?
Il notevole trailer, rilasciato ad aprile, faceva presagire un’atmosfera struggente e dominata dall’apprensione per la sorte dei personaggi, presentando un padre distrutto per una figlia scomparsa ed una ricerca tutt’altro che facile, ostacolata da forze inattese. Prometteva bene lo stesso coinvolgimento non solo di Hall, ma anche di Amanda Abbington (la Mary Morstan di Sherlock) nel cast e di Danny Brocklehurst (Shameless) come sceneggiatore, la cui penna non è certo nuova alla serialità. Eppure, nonostante i nomi e le premesse importanti, Safe non decolla, per quanto ci provi sfoderando tutte le carte che è in grado di giocare. Purtroppo, il debutto del pilot “Episode 1” su Netflix è segnato da uno svolgimento pesantemente gravato dal tentativo maldestro di raccontare troppe storie, fallendo nel consegnare una narrativa dai plurimi punti di vista e finendo per comunicare poco o nulla allo spettatore, che si ritrova bombardato da troppe sottotrame per farne qualcuna davvero sua ed affezionarsi ai personaggi.

“Episode 1” fatica a trovare un’identità propria per la serie di cui è apripista, perché l’abuso nell’uso delle regole sicure del genere svuota ogni possibile storia che si vuole raccontare. La ripetitività rende la storia blanda, drenandola di ogni emozione che avrebbe potuto comunicare all’audience per invogliarla a proseguire la visione.
Anche le dinamiche dei rapporti tra i personaggi, che sulla carta risultano interessanti e variegate, risentono di una narrazione sin troppo frettolosa, che non prova ad andare oltre la semplice presentazione dei numerosi volti che compaiono nella puntata. Il trauma familiare su cui dovrebbe ruotare il rapporto tra il padre Tom e la figlia Jenny, il perno delle vicende narrate nello show, non viene sviluppato a dovere nel ginepraio di intrecci offerti dal primo episodio; inoltre, il tempo e gli sforzi dedicati alla presentazione del personaggio di Jenny sono così pochi che risulta difficile avvertire il giusto alone di mistero attorno alla sua scomparsa, o anche un semplice coinvolgimento. Un vero peccato, considerata anche la buona performance della giovane Amy-James Kelly.

Safe, in definitiva, si presenta al suo debutto come un prodotto ben confezionato ma con diversi difetti, che rispetta fin troppo le convenzioni del genere fino a rendersi manieristico. C’è da sperare che nei sette episodi successivi lo show si risollevi, scrollandosi di dosso l’ansia di raccontare tanto e troppo e si focalizzi di più nel mostrarci i suoi personaggi oltre la superficie. Sprecare il ritorno di Michael C. Hall, che appare in grande rispolvero, sarebbe davvero un gran peccato.
Voto: 5½
