Sweetbitter -1×01 Pilot


Sweetbitter -1x01 PilotÈ facile che una serie come Sweetbitter risulti fortemente anonima alla maggior parte dei fruitori della serialità televisiva, soprattutto per l’assenza di showrunner, attori o sceneggiatori con nomi di grande richiamo (se si esclude la marginale presenza come produttore esecutivo di Brad Pitt), e allo stesso tempo molto conosciuta e attesa da un preciso fandom: quello degli appassionati del mondo della ristorazione e, in particolare, degli estimatori del best-seller da cui la serie prodotta da Starz è tratta, l’omonimo “Sweetbitter” di Stephanie Danler (in italiano edito con il titolo “Il sapore del desiderio”).

Fan o meno, l’influenza del mondo letterario di provenienza è uno dei dati caratteristici più evidenti di questa dramedy incentrata sul percorso di formazione di Tess – aitante e spensierata giovane di vent’anni (interpretata dalla magnetica Ella Purnell) pronta a iniziare una nuova vita a New York – e sulle difficoltà lavorative e relazionali che la ragazza incontrerà addentrandosi nel particolare mondo della ristorazione di alto livello. Il dato letterario e l’atmosfera da romanzo narrato in prima persona non sono elementi privi di un certo fascino, soprattutto se si pensa alla potenzialità di un racconto incisivo nei tempi (grazie all’agile formato da venticinque minuti dei singoli episodi) e profondo nel respiro narrativo, nella descrizione della psicologia dei personaggi e nella formazione di ambientazioni dettagliate. Peccato che la vena in questione non porti particolare spessore alla struttura narrativa e costituisca invece un problema evidente fin dall’inizio della visione, a causa di una gestione del rapporto parola-immagine molto sbilanciata in favore della prima.

I primi venti minuti di Sweetbitter dipendono in toto da un’ottica che considera la parola e la descrizione dell’azione più importanti dell’azione stessa, preferendo, come una serie non dovrebbe fare, il dire al mostrare: l’apertura con l’attacco di un voice over in prima persona di sapore romanzesco che subito enuncia, giustifica e chiarisce un’azione (particolarmente decisiva) mostrata soltanto poco dopo è una prova evidente di come l’uso delle parole (elemento tanto importante quanto pericoloso nelle dinamiche di un racconto audiovisivo) possa facilmente tramutarsi in un abuso di spiegazioni ridondanti. Non è difficile, una volta informati dalla voce della protagonista, scoprirsi non solo meno interessati alla forza esplicativa delle immagini e alle costruzioni di senso in esse contenute, ma anche muniti di dettagli ridondanti – il tutto ancor prima di entrare nel vivo della storia, o meglio dell’introduzione alla storia.

Sweetbitter -1x01 PilotA questo si aggiunge una discriminante relativa alla natura diacronica della voce di Tess, agente fuori scena che analizza gli eventi (ambientati nel 2006) dalla posteriorità di una realtà non definita ma caratterizzata da toni di consapevolezza disillusa. Lo scarto evidente con la naivitè e la spensieratezza che caratterizzano il personaggio al tempo delle vicende narrate suggerisce già fin dalle prime battute il termine di un viaggio che dovrebbe godere dell’imprevedibilità propria di ciascun percorso alla scoperta di sé e che invece sembra rivelare subito le proprie intenzioni: raccontare i travagli di una ragazza ingenua ma volenterosa capace di tirare fuori la grinta, di farsi valere e di raggiungere uno status di conferma da cui, a posteriori, tirare le fila della propria esperienza.

Risulta evidente che, sebbene l’affezione al testo di partenza (accentuata dalla presenza della Danler nella sede di scrittura) sia una forte calamita per coloro che hanno intrapreso la visione dopo aver terminato la lettura del romanzo, questo attaccamento potrebbe rivelarsi  un peso considerevole, in quanto capace di costringere le dinamiche dello show a passaggi e strutture magari funzionali sulla pagina ma non altrettanto nella dimensione seriale, che invece dovrebbe trovare la strada per un’indipendenza espressiva conforme alle atmosfere letterarie del romanzo ma non dipendente da queste; indipendenza ottenibile mediante l’approfondimento degli spunti positivi che comunque sono presenti.

Il mondo della ristorazione ad alti livelli è infatti un microcosmo tanto poco battuto dalla serialità televisiva di stampo finzionale quanto fertile di aspetti “drammaturgicamente” validi: è l’episodio stesso a trovare una ragione d’essere nel momento in cui i personaggi entrano nella cucina, territorio dove si intrecciano fatica, competizione, senso di meraviglia e arte culinaria. I momenti migliori sono quelli in cui si indagano gli spazi dei corridoi, degli anfratti e delle stanze nascoste del ristorante di lusso e poi quelli in cui si spiega la filosofia del lavorare per la “macchina ristorante”; quelli in cui si giudicano i piatti, si saggiano i vini, si scopre l’importanza delle saliere e degli stracci tra i fornelli, mentre tutti gareggiano tra loro per sopravvivere e allo stesso tempo corrono per elogiare il cliente attraverso un servizio rapido, distaccato, professionale ma soprattutto appassionato. L’incontro tra il personaggio di Tess e questo mondo fermo al crocevia tra l’esotico e il conosciuto è il punto focale del racconto, il centro di gravità su cui ruota l’episodio e il mattone su cui costruire un prodotto magari non eccezionale ma valido, che deve superare difetti evidenti attraverso i buoni spunti.

Sweetbitter -1x01 PilotIl percorso del personaggio, per quanto dichiarato nella sua direzionalità, potrebbe infatti rivelarsi entusiasmante se si trasformasse in un intreccio narrativo capace di sovrapporre la storia della formazione personale e relazionale con la descrizione della formazione del gusto: idealmente, alla costruzione di un palato abile nel distinguere i sapori, analizzarli e comprenderli potrebbe corrispondere la costruzione di una personalità  in grado di lottare in una realtà avversa e di giocare le proprie carte. Ma questa è solo una suggestiva possibilità tra le tante che può scegliere un racconto che ha iniziato con piede malfermo.

Al netto dei buoni spunti, Sweetbitter deve fare funzionare i propri ingranaggi cercando di smarcarsi dai difetti legati all’uso sbagliato della parola, fidandosi delle proprie immagini e della loro forza narrativa, integrandole solo dopo con le parole come ulteriore sfumatura comunicativa necessaria per esplicitare le sensazioni derivanti dall’esperienza culinaria (e in questo gli ultimi secondi dell’episodio sono perfetti). I lati positivi non mancano: sarebbe un bene per la serie svilupparli e usarli come spinta per formare un prodotto riuscito.

Voto: 6½

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Informazioni su Leonardo Strano

Convinto che credere che le serie tv siano i nuovi romanzi feuilleton sia una scusa abbastanza valida per guardarne a destra e a manca, pochi momenti fa della sua vita ha deciso di provare a scriverci sopra. Nelle pause legge, guarda film; poi forse, a volte, se ha voglia, studia anche.

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