Tidelands – Stagione 1


Tidelands - Stagione 1Tidelands è la prima serie australiana prodotta da Netflix. È l’ultimo risultato di uno degli esperimenti distributivi promossi dal servizio streaming americano: quello di sviluppare prodotti originali in qualche modo coerenti con l’immaginario collettivo, con la cultura e con le caratterizzazioni di vari paesi sparsi per il globo, in virtù dell’ampliamento del catalogo di prodotti proposti dalla piattaforma e del rinforzo della gittata dell’offerta di intrattenimento. 

La serie creata da Stephen M. Wright e Leigh McGrath cerca di essere coerente con questi presupposti e prova a offrire un prodotto di intrattenimento di buona fattura, ma fallisce sotto qualsiasi punto di vista qualitativo e in pochi episodi si dimostra come un prodotto molto mediocre. La storia è incentrata su Cal McTeer, ragazza appena uscita di prigione, e sul suo ritorno a Orphelin Bay, nello stesso momento in cui la fittizia cittadina portuale è scossa da misteriosi eventi conseguenti al ritrovamento del cadavere di un pescatore. Quando Cal scopre che questi avvenimenti sono in qualche modo legati a lei e alla sua famiglia, la ragazza inizia a indagare sia sui segreti degli abitanti del luogo sia sulle leggende legate a un gruppo di reclusi dotati di poteri simili a quelli delle sirene, confinati in uno spazio vicino al mare separato dal resto della cittadina e comandati da una misteriosa donna di nome Adrielle.

Criminalità, fantasy, drammi famigliari e ricerche identitarie: queste le coordinate essenziali e le principali tracce contenutistiche di una serie ambiziosamente decisa non solo a incrociare un numero non indifferente di generi lontani tra loro e apparentemente incompatibili, ma anche a sovrapporre elementi della mitologia antica con situazioni ricorrenti nelle narrative contemporanee, figure della classicità con caratteri del presente, sensazioni mitiche con configurazioni moderne. Un tentativo audace e affascinante di sinergia narrativa tra vecchio e nuovo, livellato sull’influenza del valore archetipico di certi racconti e sull’accattivante forma di una diegesi d’azione robusta, agile ed esaltante, e incentrato su una storia di formazione capace di allacciare i fili dell’empatia, di smuovere emozioni naturali.

Tidelands - Stagione 1Fin dall’inizio della visione però nessuno di questi connotati identitari è gestito con coerenza e nessuna delle ambizioni è confermata da un progetto strutturale valido. Già dall’episodio pilota la serie organizza la sua narrazione e la sua architettura tematica in modo confuso, azzoppando dai primi momenti lo sviluppo dell’arco della protagonista e degli altri personaggi con scelte incoerenti, pensando di poter guadagnare fascino con un lavoro di ricerca sulla mitologia superficiale e credibilità drammatica con la sola rappresentazione di azioni violente, non considerando tuttavia le implicazioni del non prendere alcuna decisione tematica. La mancanza di organizzazione strutturale e direzionale influisce sul prosieguo della stagione e diventa sempre più evidente, in un crescendo involutivo che raggiunge con velocità disarmante le zone del ridicolo involontario a causa di scelte narrative sopra le righe o tanto poco credibili da spezzare la già fragile sospensione dell’incredulità.

Con il procedere di questa storia concentrata nei metri marittimi di una zona divisa tra luce abbagliante e mari in tempesta, infatti, la narrativa complessiva si rivela mancante non solo di struttura definita ma anche di intenzioni precise e di controllo sul proprio materiale: i nuclei tematici non sono esplorati, la storia non è strutturata con una crescita progressiva corretta e la ricerca continua di un legame emotivo con lo spettatore manca di molto il bersaglio, finendo per girare a vuoto lungo otto episodi che hanno il solo pregio di non durare più di quarantacinque minuti e che non possono essere definiti di certo come lo spazio attraverso cui è sviluppata la personalità dei personaggi. Alla fine della visione della totalità della stagione, ragionare sui temi equivale a rendersi conto della loro assenza, tirare le somme delle linee narrative comporta inciampare in una matassa indistinta di nozioni e osservare le azioni dei personaggi significa confrontarsi con comportamenti non giustificati e scelte incomprensibili, che in modi molto periferici si legano ai caratteri e alle sentenze identitarie iniziali dei protagonisti.

Tidelands - Stagione 1Non è difficile trovare un esempio di tutti questi lati negativi nella gestione del personaggio principale. Cal scopre di essere una “tidelander”, un essere metà umano e metà sirena. Questa rivelazione, che dovrebbe essere il perno dell’intera stagione, arriva nel secondo episodio ma in seguito è ignorato e ha solo il ruolo di un motore narrativo funzionale alla sollecitazione di scontri e conflitti sanguinosi, tradimenti e intrighi. La serie si disinteressa della protagonista e – pensando probabilmente che sviluppare una narrazione significhi solo eliminare i suoi personaggi senza soluzione di continuità – si concentra sulle violenze tra umani e tidelander, motivate dalla ricerca di un oggetto fondamentale per la comunità di meta-umani (un corno antichissimo necessario per richiamare le sirene). Il risultato sono quattro episodi (dopo la metà del giro di boa) interamente dedicati a uno scontro violentissimo, a una carneficina senza sosta che mischia le carte in tavola e sacrifica la coerenza narrativa sull’altare della sorpresa e dell’azione.

Soffrono di questa impostazione confusionaria innanzitutto i personaggi, ma anche tutti i temi che in qualche modo erano stati introdotti quasi con timidezza dalla narrazione. Nel primo caso tutto questo avviene perché la storia si ritrova abitata da profili senza spessore che non comunicano in alcun modo con gli spettatori e sono capaci solo di agire senza motivo o cronistoria emotiva, spendendosi in battaglie in cui credono e non credono al tempo stesso; nel secondo caso perché la riflessione su alcuni temi importanti cede il passo all’utilizzo di questi come spinte narrative. A tal proposito troviamo il ruolo di differenti forme di femminilità – fatale e complessa come quella suggerita dalla condizione semidivina delle donne tidelander, o disillusa e radicale come quella delle vedove degli uomini uccisi nel corso degli anni a causa delle sirene – nella società, che è prima suggerito a margine e poi messo al centro del discorso come trampolino per lo scontro tra le donne dello show. Quando la serie rappresenta la rabbia impaurita e orgogliosa di Cal contro la sensualità regale e mortale di Adrielle non è interessata allo scontro di due visioni del mondo e della figura femminile, bensì al semplice combattimento in virtù di un risultato che rimanda a un cliffhanger, a un espediente narrativo.

Tidelands - Stagione 1Anche la riflessione sulla costruzione dei gruppi famigliari è assottigliata alla funzione di un meccanismo di incastri per il racconto: la differenza tra famiglia biologica e famiglia adottiva per la protagonista (che scopre di non avere reali parentele con i suoi parenti) non è al centro di un ragionamento sulla natura del concetto della famiglia, ma è invece un mero pretesto per inscenare degli intrighi intrecciati e rivelare il peso delle relazioni amorose e i ruoli dei singoli nello schema generale. Così come per questi due grandi casi, ogni tema è rimpicciolito in virtù di uno sviluppo narrativo che in realtà non è mai valido, perché anche nella formazione dell’azione e della tensione la serie è prevedibile e fiacca. Tutta la concentrazione del prodotto allora si rivela dedicata a elementi meno meritevoli di altri e comunque non qualitativamente sufficienti. Nemmeno il tentativo di irrobustire gli afflati mitici con le dinamiche del genere crime funziona, perché nessuna delle due controparti è approfondita a dovere e perché il loro incrocio non aggiunge niente a entrambi: il racconto della criminalità non guadagna epica e gli influssi mitici non assumono i connotati della contemporaneità.

Tidelands è quindi un fallimento, un prodotto incapace di costruire un racconto coerente con se stesso e inabile nel gestire una narrazione potenzialmente complessa. I personaggi senza identità, l’indifferenza nei confronti delle tematiche e la gestione confusa dell’azione contribuiscono a una considerazione negativa che è accentuata dal senso di confusione e stordimento (non positivo) provocato dal finale sospeso. Una serie da evitare, facilmente dimenticabile, che per ora non ha conferme di rinnovo.

Voto: 4

 

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Informazioni su Leonardo Strano

Convinto che credere che le serie tv siano i nuovi romanzi feuilleton sia una scusa abbastanza valida per guardarne a destra e a manca, pochi momenti fa della sua vita ha deciso di provare a scriverci sopra. Nelle pause legge, guarda film; poi forse, a volte, se ha voglia, studia anche.

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