Black Earth Rising – 1×01 In Other News


Black Earth Rising - 1x01 In Other NewsIl terribile genocidio in Ruanda, l’International Criminal Court, i delicati rapporti che intercorrono tra la giustizia occidentale e i conflitti in territorio africano, il dramma di una ‘sopravvissuta’: questi i temi che sottendono a Black Earth Rising, miniserie coprodotta da BBC TWO e Netflix, scritta e diretta da Hugo Blick che già con The Honourable Woman ci aveva portato nel tortuoso campo del political thriller

Lo show in otto episodi, andato in onda nel Regno Unito a partire dal 10 settembre 2018, è stato rilasciato da Netflix per il pubblico internazionale lo scorso 25 gennaio, in una data che non pare affatto casuale. Ritornare con la mente al 1994 e alle 800.000 persone morte durante il genocidio in Ruanda (anche se le stime raggiungono il milione) nel week-end del ‘Giorno della Memoria’ è il mezzo per una importantissima presa di coscienza: l’Olocausto è, e sarà, una delle tragedie più efferate della storia dell’umanità, ma non è, purtroppo, l’unica. Ed è bello pensare, anche solo attraverso voli pindarici, che Netflix abbia voluto, sommessamente e senza far rumore, accostare alla memoria del mondo anche la tragedia vissuta in Ruanda appena 25 anni fa. Tuttavia, al di là di qualsiasi intenzione reale o presunta, l’accostamento con il Giorno della Memoria sarebbe venuto in ogni momento dell’anno, perché è proprio la ‘memoria’, o meglio la necessità di mantenerla accesa, il fulcro tematico su cui si articola questo pilot.

«We have a duty to memory»
«Whose?»
«Everyone’s»
«Some things are best left forgotten»

Black Earth Rising - 1x01 In Other NewsIl racconto ruota intorno al personaggio di Kate Ashby (Michaela Coel), giovane legal investigator di un avviato studio legale a Londra: nata in Ruanda e sopravvissuta al genocidio, è stata poi adottata da Eve Ashby (Harriet Walter), importante avvocato britannico e procuratore di uno dei primi processi contro i responsabili del genocidio in Ruanda per l’International Criminal Court (ICC).  Kate è da subito delineata come una ragazza in piena crisi identitaria, reduce da un recente tentativo di suicidio, visivamente scossa e indurita dalla pesantezza di un passato che seppur dimenticato è scolpito sul suo corpo, non solo metaforicamente. L’elemento che dà l’input al racconto è infatti lo scontro tra Kate e sua madre, quando quest’ultima accetta di essere a capo del processo contro Simon Nyamoya, generale tutsi ruandese che nel 1994 ha dato un forte contributo per fermare il genocidio, adesso però accusato di gravi crimini di guerra.
Le tensioni tra Kate e sua madre fanno da introduzione alle tematiche su cui ruota il prosieguo dell’episodio: l’importanza di tenere viva la memoria di ciò che è successo in Ruanda, l’incertezza sulle priorità dell’ICC, che si affretta a perseguire Nyamoya quando criminali con colpe più ingenti da scontare sono ancora latitanti, critiche sull’intervento internazionale in Africa, la prospettiva personale nella percezione del dolore di uno Stato, di un’etnia distrutta da atavici conflitti. Tra le due donne troviamo Micheal Ennis, storico collega e mentore di Eve – interpretato da un John Goodman in gran forma – che con calma perentoria si pone a mediazione tra gli impeti dirompenti che scuotono sia madre che figlia. Sin dalle prime immagini si percepisce un feeling fortissimo fra i tre protagonisti, padroni della scena con imponente fluidità, cosa che contribuisce non poco alla solidità di un racconto che, per quanto presenti già forti tensioni drammatiche, ogni tanto sembra perdersi in una struttura narrativa a tratti un po’ troppo intricata.

The region just wants to move on, Kate. A fresh start. So should you.

Black Earth Rising - 1x01 In Other NewsL’episodio si dipana secondo più dislocazioni spaziali: Londra – il punto di partenza –, l’Aia – dove si concentrerà il processo –, il Congo – in cui è presente una sottotrama con i soldati delle forze internazionali di pace dell’ONU, i caschi blu –, il Ruanda, dove tutto è cominciato, e una brevissima incursione negli Stati Uniti. Ogni luogo si fa portavoce di una direttrice tematica, senza per questo creare una ripartizione degli argomenti trattati che si amalgamano bene intorno al fulcro centrale del racconto: la visione particolare di un dramma generale. L’intro dell’episodio – una sequenza animata – definisce da subito il tono del racconto, dando alla brutalità della tragedia una portata onirica, nel senso di intima e personale.
Da tempo immemore, il modo migliore di raccontare la Storia è stato quello di dare corpo e voce a chi quegli eventi li ha vissuti sulla propria pelle, da protagonista, da vittima o da artefice. Black Earth Rising, nel suo piccolo, fa la stessa cosa, ovvero propone una fusione tra dramma personale e aspetti politici internazionali della tragedia ruandese. Ciò consente anche di creare forti e imponenti interrogativi, uno fra tutti l’annoso dilemma sulla reale portata dell’esercizio di giustizia dell’occidente sul territorio africano. È davvero compito dell’ICC dispensare giustizia per crimini commessi in territori lontani migliaia di chilometri, non solo a livello spaziale? Fino a che punto ciò può essere considerato una forma di neocolonialismo? L’Europa e tutto l’Occidente si sono mai resi veramente conto delle conseguenze della propria permanenza in Africa?

After all, isn’t what you do just the latest example of self-righteous western paternalism?

Black Earth Rising - 1x01 In Other NewsTali dubbi, che l’episodio tende a sollevare in più di un’occasione, assumono un carattere ancora più problematico se si pensa a quelle teorie storiografiche secondo cui il genocidio in Ruanda sia la conseguenza di uno scontro etnico – tra Hutu e Tutsi – che la dominazione belga ha contribuito ad alimentare, inasprendo quelle che erano semplici differenze socio-economiche (i Tutsi possedevano la terra e il bestiame, gli Hutu erano agricoltori) fino a creare una bipartizione in classi sociali che metteva i Tutsi in un grado superiore rispetto agli Hutu. Il genocidio del 1994 – rivolta degli Hutu contro i Tutsi – è solo la più tragica conseguenza di un conflitto che parte dal XIX secolo e che nel secondo dopoguerra è scoppiato a suon di colpi di stato e guerre civili.
Non è questa la sede per dare giudizi su teorie storiografiche su questa parte ancora oscura della nostra contemporaneità o per supporre la reale portata di cosa il colonialismo europeo in Africa, e nel resto del mondo, abbia o non abbia davvero contribuito a creare; tuttavia sentire Kate che, per spiegare alla madre cosa prova, si sente costretta a fare un paragone con la segregazione ebraica sembra confermare quell’idea in voga nei studi post coloniali secondo cui l’espiazione dell’Olocausto spiega la scomparsa dall’orizzonte politico e dal dibattito pubblico del razzismo coloniale. Come fenomeno che si ripercosse all’interno dell’Europa, l’Olocausto ha dominato il dibattito pubblico dal dopoguerra in avanti, impedendo una valutazione del colonialismo, che è stato invece collocato al di fuori dall’Europa, lontano dalla storia europea e considerato come esclusivamente appartenente alla storia degli ex colonizzati.
Dilatare la memoria per lasciar spazio anche a tutte le altre vittime della nostra storia è un esercizio di umanità, che dovrebbe essere obbligatorio, per tutti, in ogni dove.

Basterebbe ciò per consigliare la visione di Black Earth Rising, ma questo pilot regala anche ottime prove attoriali, una scrittura calibrata e una regia densa di spunti drammatici; tuttavia, come già accennato, il racconto a volte si interseca in stratificazioni che tendono a complicare eccessivamente la trama, rendendo così l’indugiare della regia su dettagli e particolari un esercizio di stile. Nonostante ciò, l’insieme è più che buono, con la speranza che l’annunciato aspetto thriller riesca a calibrare e dilatare le varie sezioni del racconto.

Voto: 8-

Nota: La sigla è sulle note di You Want It Darker di Leonard Cohen, che si pone come cornice perfetta al tono del racconto.

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