Fleabag – 2×01 Episode 1


Fleabag – 2x01 Episode 1Quando nel luglio del 2016 la prima stagione di Fleabag esordì sui palinsesti britannici in pochi conoscevano Phoebe Waller-Bridge e mezzo mondo venne sconvolto dalla qualità della sua scrittura e dalle sue dirompenti doti interpretative. Da allora l’autrice inglese è diventata una star riconosciuta in tutto il mondo e la seconda stagione del suo show più famoso può essere legittimamente accompagnata da altissime aspettative.

Prima di Fleabag, Phoebe Waller-Bridge, sempre nel 2016 ma a inizio anno, realizzò Crashing, una sorta di comedy romantica post-adolescenziale in cui già emergeva l’acutezza della sua scrittura ma indubbiamente in una dimensione meno matura rispetto allo show che avrebbe presentato sei mesi dopo.
A tre anni di distanza e grazie ad Amazon che ha distribuito negli Stati Uniti e in tanti altri paesi del mondo Fleabag, la giovane sceneggiatrice inglese è amata ad ogni latitudine, soprattutto perché portatrice di una femminilità che non si adatta ai canoni tradizionali (spesso modellati da punti di vista maschili) e si sviluppa attraverso uno stile originale e personale. Queste caratteristiche sono decisamente evidenti in uno show come Killing Eve, in cui Waller-Bridge ha saputo trasformare quella che in mano a qualcun altro sarebbe stata una normale trasposizione televisiva di una spy story (sul modello di The Night Manager) in un esempio spumeggiante di gender swap costruito su due personaggi di straordinaria complessità, capaci di ribaltare come un calzino ogni cliché.

Fleabag – 2x01 Episode 1Quasi tre anni di distanza dalla prima stagione significano anche diverse insidie per la seconda annata di Fleabag, non solo per il fattore novità ormai sparito ma anche perché quando passa così tanto tempo dopo uno show così applaudito ed influente si rischia di aver a che fare con una televisione e un pubblico profondamente diversi da quelli di un tempo (la terza stagione di True Detective ha sperimentato sulla propria pelle questo rischio).
D’altro canto però, il ritorno di una serie del genere può contare anche sull’esplosione della popolarità e dell’apprezzamento dell’autrice, che in questo caso è anche attrice protagonista e quindi biglietto da visita principale della serie; per quanto possa risultare meno sorprendente rispetto alle aspettative, ci sarà sempre un credito di partenza in possesso della seconda stagione.

Sciogliamo subito ogni dubbio: questo primo episodio, nonostante la pressione di un hype elevatissimo, ribadisce con forza di che pasta è fatta Phoebe Waller-Bridge, riuscendo a spiazzare lo spettatore sin dalla prima sequenza. L’intro in flashforward (che capiremo solo strada facendo) con la protagonista di schiena, seguito dalla faccia piena di sangue e dallo sguardo in macchina che anticipa che quella che stiamo vedendo è una love story, settano immediatamente l’asticella della genialità su vette molto alte, ricordando quanto unico sia l’umorismo dell’autrice.
La seconda cosa che capiamo (o meglio, di cui ci ricordiamo) dopo pochissimi minuti dall’inizio della premiere è il modo in cui la protagonista rompe costantemente la quarta parete. Ben lontana dallo sterile giochino utilizzato da Frank prima e da Claire poi (anche se in questo caso in modo decisamente più efficace) in House of Cards, questo espediente tiene lo spettatore sempre desto, innescando con lui un dialogo continuo che lo obbliga a fruire la serie su un doppio livello: da una parte c’è l’attenzione alla scena principale e dall’altra quella rivolta ai commenti della protagonista, che puntualmente ridefinisce ciò che succede con la complicità del pubblico.

Fleabag – 2x01 Episode 1L’intero episodio è ambientato quasi totalmente in uno stesso spazio, anzi addirittura quasi sempre nella stessa tavolata, riducendo al minimo non solo i costi ma anche le possibilità stilistiche. Una condizione di questo tipo mette a dura prova la sceneggiatura, che non potendo usufruire di scene che cambiano di continuo – com quasi sempre accade – deve dettare il ritmo del racconto, utilizzare il dialogo e dare vita a una storia che sia interessante anche in una condizione così forzatamente statica.
Phoebe Waller-Bridge fa di questa situazione “critica” un’opportunità, approfittando per mettere allo stesso tavolo tutti i personaggi della serie, riuscendo al contempo sia a reintrodurre figure il cui ricordo potrebbe essere comprensibilmente sfocato (e a introdurne altre inedite come quella interpretata da Andrew Scott, il Moriarty di Sherlock), sia a utilizzare la compresenza di tutti i personaggi per costruire una sorta di macrosequenza collettiva che giova del contributo di tutti e dalle elevatissime qualità degli interpreti.
Sfruttando questa peculiare condizione, l’autrice non solo crea una sorta di meccanismo a sorpresa a partire da un episodio tutto giocato attorno a un tavolo (come già hanno fatto quegli altri geni degli autori di Inside No. 9), ma dà vita a un’inglesissima commedia degli equivoci che pian piano si rivela essere un ritratto familiare di rara spietatezza. Come da tradizione britannica, infatti, questo episodio si presenta come una iper-cinica satira sull’ipocrisia familiare, cogliendo l’occasione del matrimonio tra l’inetto padre della protagonista e la sua arguta quanto perfida compagna, interpretati magistralmente da Bill Petersen e Olivia Colman. A completare la tavolata c’è la coppia formata dalla sorella Claire – vera co-protagonista dello show – e suo marito (che nel finale della scorsa stagione l’abbiamo visto baciare proprio Fleabag), la cui mascolinità tossica è messa in scena alla perfezione da Brett Gelman, attore quotatissimo del panorama indie americano, già visto in Love, Stranger Things, Camping e Married.

La premiere della seconda stagione di Fleabag costituisce un ritorno in tono maggiore per una delle novità più interessanti degli ultimi anni, grazie soprattutto a un’autrice che riesce a coniugare divertentissime e affilate linee di dialogo con veri e propri cazzotti allo stomaco. Senza alcun tipo di freno la sceneggiatura tira fuori dei veri e propri colpi di genio, come la rottura totale del prete con la propria famiglia presentata come una buona notizia per via della pedofilia del fratello. Dopo aver raccontato con fulminante ironia ma anche con lacerante profondità la protagonista, questa seconda stagione a giudicare dalla premiere sembra poter essere maggiormente dedicata all’analisi della famiglia, quantomeno come uno dei principali filtri attraverso cui portare avanti il ritratto del complesso personaggio creato da Phoebe Waller Bridge.

Voto: 8 ½

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Informazioni su Attilio Palmieri

Di nascita (e fede) partenopea, si diploma nel 2007 con una tesina su Ecce Bombo e l'incomunicabilità, senza però alcun riferimento ad Alvaro Rissa. Alla fine dello stesso anno, sull'onda di una fervida passione per il cinema e una cronica cinefilia, si trasferisce a Torino per studiare al DAMS. La New Hollywood prima e la serialità americana poi caratterizzano la laurea triennale e magistrale. Attualmente dottorando all'Università di Bologna, cerca di far diventare un lavoro la sua dipendenza incurabile dalle serie televisive, soprattutto americane e britanniche. Pensa che, oggetti mediali a parte, il tè, il whisky e il Napoli siano le "cose per cui vale la pena vivere".

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