La scena finale della prima stagione lasciava presagire che gli autori volessero tenere aperta una porta per una possibile continuazione della storia nel caso avesse riscosso il successo che poi ha effettivamente ricevuto. Nonostante ciò il percorso di The End of the F***ing World era stato chiuso in modo soddisfacente e anche chi aveva apprezzato la serie è parso scettico quando Netflix ha annunciato di avere in produzione una seconda annata dello show.
L’espediente per proseguire la serie (inizialmente basata sulla graphic novel omonima di Charles Forsman) scelto dal creatore Jonathan Entwistle e dallo scrittore Charlie Covell consiste nell’aggiunta di un personaggio chiave, il quale non veniva però nemmeno menzionato nella prima stagione: questa soluzione, che ad alcuni potrebbe sembrare un po’ forzata, risulta invece alla fine azzeccata e piuttosto ben congegnata. Bonnie (interpretata da Naomi Ackie) – questo il nome della ragazza che diventa di fatto la terza protagonista della serie – ci viene presentata nel primo episodio, completamente dedicato a lei. Non mostrare Alyssa e James (Jessica Barden e Alex Lawther) per l’intera prima puntata e quindi lasciare ancora in sospeso la questione della presunta morte di quest’ultimo è un’ottima trovata narrativa per far partire la stagione con la giusta tensione e incuriosire da subito lo spettatore dopo i due anni trascorsi dalla prima messa in onda dello show.
Proprio la narrazione resta il punto di forza maggiore di The End of the F***ing World, anche in questa stagione. In particolare, il ritmo serrato con cui procede la trama è gestito in modo magistrale e tiene incollati allo schermo gli spettatori per tutti gli otto episodi. Questa caratteristica, che rende la serie perfetta per il binge-watching, è sintomo di una sceneggiatura curata e di una regia che orchestra perfettamente il concatenarsi degli eventi. Le scene sono scandite da un montaggio rapido e preciso e collegate tra loro con il voice-over molto presente (forse anche troppo?) dei due ragazzi, che spesso non osano esprimere i propri pensieri ad alta voce. Nonostante quindi l’idea alla base di questa stagione sia delle più semplici – una donna che vuole vendicarsi di chi ha ucciso l’uomo che amava –, gli autori sono stati in grado di scrivere una storia avvincente e ricca di colpi di scena anche senza poter attingere dalla controparte cartacea del racconto. La colonna sonora, poi, è molto più che un contorno, ma rappresenta – così come già era nella prima stagione – un vero e proprio elemento narrativo, che segue di pari passo le vicende dei personaggi con numerosissime tracce (si arriva ad avere una canzone diversa ogni 2-3 minuti, tutte azzeccate tra l’altro) e che è diventata ormai una caratteristica distintiva della serie.
I learnt about punishment from a young age. I learnt it happens because of love.
La nuova protagonista, Bonnie, è una psicopatica (la mimica facciale dell’attrice ricorda molto Lupita Nyong’o in Us di Jordan Peele ed è perciò perfetta per il personaggio) a cui, fin da bambina, è stata insegnata – o meglio, è stata imposta con violenza dalla madre – una lezione su quanto sia importante essere puniti quando si commette uno sbaglio. Intelligente ma totalmente incapace di vedere le sfumature tra bene e male, la ragazza viene avvicinata dal carismatico professore universitario, che capisce subito la fragilità della sua psiche e ne approfitta (come succede spesso anche nel mondo reale). I profondi traumi da cui è stata segnata la rendono per molti versi simile ad Alyssa e James, nonostante questi si ostinino a pensare che ci sia qualcosa che non va in lei (come se loro fossero persone comuni e non avessero dei gravi problemi sociali e psicologici). Per questo il rapporto tra i tre appare fin da subito spontaneo e divertente, anche se l’intenzione di Bonnie è di dare agli assassini del suo “fidanzato” ciò che si meritano.
Sometimes I get so tired that I can’t feel my edges anymore. It’s like melting. But not in a good way.
Il fulcro di The End of The F***ing World rimane però indubbiamente quello dei due adolescenti. Costretti a non potersi più vedere dopo gli eventi della scorsa stagione, si ricongiungono per la necessità di dover risolvere le questioni lasciate in sospeso e per provare a capire meglio il loro complicato rapporto. Anche in questi otto episodi sorprende l’affinità tra i due giovani attori e la genuinità e la naturalezza della loro relazione, tramite la quale gli autori possono indagare ancora più a fondo le turbate personalità di Alyssa e James. Se nella prima stagione la frenesia del racconto impediva di approfondire i personaggi in maniera esaustiva, qui c’è una riflessione più profonda dei caratteri di entrambi, data soprattutto dalla maggiore quantità di dialogo, sia con se stessi, sia con l’altro. Si ha di conseguenza un’evoluzione psicologica notevole rispetto all’inizio della serie, ad esempio con Alyssa che alla fine arriva ad essere consapevole e ad ammettere ad alta voce di avere un serio bisogno di sostegno psicologico.
Il cambiamento di James, anche se forse meno appariscente, è quello più significativo. Dopo essere stato quasi ucciso dalla polizia e aver passato mesi in riabilitazione per ritornare a camminare come prima, ci viene mostrato il rinnovato rapporto con il padre, quest’ultimo deciso ad essere più presente nella vita del figlio adolescente. Questi momenti di felicità però durano poco, e con la morte dell’unico genitore rimastogli James non sembra avere più molto per cui vivere, finendo per abitare nella propria automobile e conservando l’urna con le ceneri del padre come unico oggetto di valore in suo possesso. Il proiettile minatorio che riceve da Bonnie dà di nuovo senso alla sua vita e lo spinge a riconnettersi con la ragazza che ama, lasciando da parte i propri problemi per concentrarsi unicamente su di lei e dimostrando così un altruismo e una maturità che erano difficili da prevedere ripensando all’andamento della sua tragica infanzia. Paradossalmente, quindi, colei che voleva uccidere i due ragazzi è diventata la ragione che li ha riportati assieme e li ha salvati dalla solitudine (James) e da una vita accanto alla persona sbagliata (Alyssa). I due ragazzi riescono poi nel finale a impedire che Bonnie si tolga la vita dopo aver scoperto la verità sull’uomo che le ha sempre mentito, ricambiando così il “favore”, dando un senso al loro percorso di redenzione (il quale si conclude proprio nella casa dove avevano ucciso lo scrittore) e lasciandosi tutto alle spalle: Alyssa con il tuffo catartico in piscina e James con la dispersione delle ceneri inzuppate del padre defunto.
Questa seconda stagione chiude il cerchio delle avventure di James e Alyssa (è stato annunciato che non ci sarà una terza annata) portando a compimento i loro archi evolutivi e convincendo praticamente sotto tutti i punti di vista, in particolare la colonna sonora e le interpretazioni dei protagonisti. The End of the F***ing World è un teen drama contraddistinto da protagonisti eccentrici e dal ritmo frenetico e avvincente della sua narrazione, caratteristiche che lo hanno reso uno dei prodotti più piacevoli e appassionanti del catalogo di Netflix.
Voto stagione: 7 ½
Voto serie: 7 ½
Davvero un’ottima stagione e conclusione della serie, convincono sia la recitazione dei giovani attori che la regia. Ottime musiche e sceneggiatura
Ho trovato la seconda stagione un po’ fiacca. E’ decisamente un lavoro introspettivo, ma fresco. Dal punto di vista degli eventi, pero’, e’ tutto un po’ c’e’ troppo buonismo, cosa che la prima stagione ci aveva risparmiato, pur lasciando il finale aperto. Hai ragione sull’importanza della colonna sonora, anche se e’ un po’ troppo calcata, introspettiva e triste. Tutto sommato, non supera la sufficienza sarebbe stato meglio chiudere tutto la fine della scorsa stagione
Ciao Michele, grazie del commento. Sono d’accordo che si sarebbe potuto farla terminare già con la scorsa stagione, ma tutto sommato ho trovato che questa seconda abbia aggiunto qualcosa alla serie e non sia stata solo per motivi commerciali. Ci sta che non ti sia piaciuta, ma alla sufficienza per me arriva tranquillamente (come avrai capito dalla recensione).