The Kominsky Method – Stagione 2 2


The Kominsky Method - Stagione 2Dopo il successo della prima stagione, torna su Netflix The Kominsky Method,  la serie di Chuck Lorre con protagonisti Michael Douglas e Alan Arkin, successo celebrato anche agli ultimi Golden Globe dove si è portata a casa ben due statuette, una per la miglior comedy e l’altra per il miglior attore protagonista in una comedy – e circa la sua vittoria su serie come Barry o Kidding ci sarebbe molto da discutere.

E la discussione non è tanto data dal fatto che non meritasse tout court di avere dei riconoscimenti, ma il paragone con le serie appena citate o anche con la vittoria di The Marvelous Mrs. Maisel dell’anno prima sembra far tornare indietro il concetto stesso di comedy e il percorso di uscita dal “tunnel Modern Family” che “gli addetti ai lavori ” stanno intraprendendo. Per anni e anni, sia agli Emmy che ai Golden Globe, la categoria è stata sempre monopolizzata da un certo tipo di prodotto seriale, per dirla banalmente: la sit-com vecchia maniera. In questo ambito, Lorre è sempre stato una delle voci più autorevoli, e basta aprire la sua pagina Wikipedia per rendersene conto. La sua vittoria farebbe quindi pensare ad un ritorno vincente di questo tipo di serialità: ciononostante, con The Kominsky Method anche l’ormai veterano della tv ha tentato di fare un passo in avanti, uscendo dalle pose teatrali della sit-com e dalle risate registrate, per provare a dare uno spaccato sull’amicizia e sulla vecchiaia molto più vicino ai toni della dramedy.

La prima stagione è stata fortemente incentrata sui due protagonisti, da un lato Sandy Kominsky (Michael Douglas) con i suoi problemi di non accettazione degli anni che avanzano e della carriera da attore ormai dimenticata, e dall’altro il cinismo a tratti un po’ stantio di Norman Newlander (Alan Arkin), vedovo da poco e ormai stanco della sua professione. Se presi singolarmente, sia come storie che come personaggi, nessuno dei due ha davvero nulla di nuovo da raccontare, eppure la vera forza della stagione precedente era stata esattamente la loro combinazione come storie e personaggi, il racconto che viene fuori dall’incastro di due vecchi scorbutici narcisisti e la riscoperta di un’amicizia vera. Il passo in avanti che fa la seconda stagione è quello di uscire dall’architettura a due, per cui tutto quello che accade non è più dato o innescato solo dai due protagonisti, ma c’è il tentativo di aprire il racconto verso una coralità maggiore, sia come numero di storie che anche come dinamiche.

The Kominsky Method - Stagione 2L’accusa che sicuramente si può muovere a The Kominsky Method è che al centro dell’azione ci sono per l’ennesima volta due uomini bianchi eterosessuali privilegiati, che hanno vissuto una vita da, appunto, privilegiati e con relativi problemi/soluzioni della loro classe di appartenenza. In un panorama sociale,  politico ed economico come quello che stiamo vivendo, di certo Chuck Lorre rappresenta il passato o comunque la reiterazione ad osservare il mondo da un punto di vista che ha sempre meno a che fare con il contesto sociale attuale. Ecco che appunto lo sforzo di aprire la seconda stagione al riconoscimento della propria fallibilità fa avanzare la serie stessa e la porta su un livello migliore rispetto a quello dello scorso anno, fosse anche per un minimo di autocritica dei due personaggi protagonisti. E più che Sandy, è Norman che incarna questo passo in avanti, grazie al ritorno della figlia Lisa dalla disintossicazione e la volontà della donna di riprendere in mano la propria vita; certo, è sempre in un modo edulcorato e indulgente che ci viene descritto come padre e figlia riprendono in mano il loro rapporto, con lo scetticismo del primo da un lato ed una rassegnazione fin troppo tenera di Lisa dall’altra.
Anche l’avvento del vecchio/nuovo amore di Norman ha il suo bel peso in questa equazione, Madelyn, interpretata dall’indimenticabile signora del west Jane Seymour. Ovviamente sempre nel quadro di persone borghesi e benestanti, anche Madelyn è una ricca vedova abbiente, con i problemi che si confanno ad una donna del suo stile: i discorsi sul sesso e sulla prostata a ottant’anni, l’imbarazzo di affrontare un argomento del genere, evitare il fantasma di Eileen per non “dirle” della sua nuova fiamma, andare a fare una cavalcata insieme per fare una facile ma efficace citazione, sì, sono sketch carini e che strappano anche più di una risata. Ma il momento in cui il personaggio della Seymour riesce a distaccarsi da Norman perché i suoi modi bruschi e patriarcali le ricordano l’ormai defunto marito e quindi arriva alla consapevolezza di cosa non vuole da una relazione (perché anche a più di settant’anni si deve scegliere) è sicuramente tra le sezioni più belle della stagione.

The Kominsky Method - Stagione 2Su Sandy il discorso è certamente più organico e in piena continuità con la scorsa stagione, dove i discorsi relativi alla carriera e all’accettazione degli anni che avanzano erano già stati affrontati. Infatti in questo caso è il personaggio della figlia Mindy ad avere maggiore spazio, e la scelta di farle iniziare una relazione con un uomo molto più grande di lei provoca il giusto “straniamento” del padre, abituato ad avere relazioni fugaci e fallimentari con donne molto più giovani di lui. Questo gioco di specchi, che poi si ritorce in un certo senso “contro” Mindy stessa, è l’altra faccia della medaglia rispetto alla situazione di Norman, a cui invece viene chiesto di fare un passo indietro rispetto al suo cinismo e al suo essere burbero; per Sandy significa guardare al di là della propria condizione di “uomo che non deve chiedere mai” e quindi di uscire da se stesso, riflettere sul suo rapporto con Mindy e di conseguenza pensarsi davvero padre. E anche la malattia è un altro pezzo molto importante di questa evoluzione, che non a caso viene inizialmente affrontata da Sandy come avrebbe fatto in passato, fino a che non viene costretto ad accettare l’aiuto delle persone che gli sono intorno – compreso il rientro di Lisa nella sua vita. Un po’ come logica conseguenza alla sua vita, anche il lavoro e il ruolo di Sandy ne traggono beneficio, con l’uomo che riesce finalmente ad essere quel mentore meno truffaldino che aveva rifiutato di personificare. Last but not least, impossibile non citare due bellissimi momenti che hanno luogo sul palco della sua scuola: una scena presa da Two and a half man, che non a caso parla del rapporto d’amicizia tra i due protagonisti – come a dire di non voler rinnegare il passato (e qui si sente la voce di Lorre) ma che è giusto guardarsi all’indietro con altri occhi – e poi la chiusa di stagione con Allison Jenney (imperdibile).

Insomma, il bilancio alla fine della seconda stagione è che, al netto delle caratteristiche costitutive di una serie come The Kominsky Method, del nome del suo creatore e dei suoi protagonisti, vince su ogni cosa la voglia di andare oltre lo stereotipo, di fare della coralità un punto di forza per allargare il suo raggio d’azione e non solo di eventuali risate. Ovviamente non sarà mai una dramedy alla Kidding o alla Barry, giusto per citarle di nuovo come termini di paragone,  fatte di una sperimentazione che non può appartenere a Lorre; ma, senza tradirsi troppo, “the angriest man on TV” qualche passo in avanti lo sta decisamente facendo.

Voto: 7½

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Informazioni su Sara De Santis

abruzzese per nascita, siciliana/napoletana per apparenza, milanese per puro caso e bolognese per aspirazione, ha capito che la sua unica stabilità sono netflix, prime video, il suo fedele computer ed una buona connessione internet


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