
Dopo la debacle del reboot di Gennaio di The Grudge, tocca a Netflix raccogliere un’eredità così importante e nel luglio dell’anno corrente vede la luce Ju-On: Origins: il titolo della nuova serie nipponica suggerisce una vicinanza inedita per i media occidentali al prodotto giapponese originale e questo è senza dubbio da lodare. Inoltre, l’elemento “Origins” lascia intendere un’esplorazione del mondo così caro agli appassionati e il trailer prometteva altrettanta attenzione verso il passato della famosa Kayako Saeki, il famigerato Spettro Pallido reso iconico tanto da Ju-On, quanto da The Grudge.
Nonostante sia chiara la natura nostalgica del prodotto, il creatore Sho Miyake ha tentato di infondere un’aura nuova allo show: i personaggi non sono i medesimi della famosa saga e si sottolinea la volontà nel raccontare una storia diversa, che però si riallacci alle vicende dei capitoli più famosi. I volti non saranno familiari, ma sin dal primo episodio appare uno dei luoghi simbolo di Ju-On e The Grudge, destinato ad essere il fulcro di “Episode 1”. L’armonia fra presente e futuro si ricerca altrettanto nella pretesa di ispirarsi ad eventi realmente accaduti, perché come ricordano i primi minuti dell’episodio pilota, fra calchi di fotogrammi d’epoca: “the truth is even more terrifying.”
La serie si nutre profondamente dell’eredità lasciata dalle pellicole e sin da subito è possibile apprezzare un’atmosfera ricreata con cura al dettaglio, dai colori freddi fra le sfumature azzurrine, sino a certi fermo immagine cari alle pellicole dell’orrore di culto, dove l’occhio dello spettatore è invogliato ad immedesimarsi in un conturbante e celato sguardo rivolto alla quotidianità di certi gesti e di alcuni fermo immagine. Chi assiste non può che rimanere in silenzio nel condividere la prospettiva di una inquietante presenza che non può conoscere, intenta a spiare i protagonisti.
Gli stilemi del genere abbondano, nel bene e nel male: le registrazioni contenenti voci misteriose, un indagatore dell’incubo sulle tracce di un mistero che avvolge luoghi dove nessuno vuole metter piede, la tragica casualità di un incontro paranormale, gli adolescenti affascinati dalla casa stregata della cittadina.
Molti semi sono stati piantati nel primo episodio ed è proprio questa natura introduttiva il più grande difetto di “Episode 1”.

Allo stesso modo anche i personaggi subiscono questa mollezza narrativa: i volti apparsi in questo nuovo capitolo della saga di Ju-On avrebbero meritato un’introduzione migliore che meri riferimenti a come si ritroveranno coinvolti nell’intreccio legato al cuore sovrannaturale dello show. Sarebbe stato non meno importante stabilire empatia, vicinanza con lo spettatore che dovrebbe investire emotivamente nei propri possibili beniamini in vista dei momenti dove l’orrore li minaccerà. Questo non avviene e i personaggi mostrano il ruolo che avranno all’interno della storia e poco altro. Sebbene ci sia ancora tempo per migliorare, è difficile trovare quello che contraddistingue i vari attanti: dalla liceale dai chiari problemi in famiglia, fino al calmo e dimesso investigatore dell’incubo, per arrivare alla giovane coppia invischiata negli eventi paranormali di cui sono vittime. Il terrore che lo spettatore dovrebbe provare si perde nell’auto-referenzialità degli effetti speciali, preferendo una plastica patina di nostalgia e scalfendo appena in superficie l’anima crudele e viscerale per cui il marchio Ju-On è (o era) giustamente famoso.
Si è davanti ad un episodio pilota funzionale, ma non bello. Senza grosse sbavature, ma estremamente piatto. Di certo è presto giudicare una serie con il suo debutto, ma, cadendo nella trappola del ‘film a più puntate’, Ju-On:Origins può solo promettere quel che “Episode 1” non è riuscito da dare.
Voto: 5
