“Il Silenzio degli Innocenti”, in originale “The Silence of the Lambs”, non smette di produrre ramificazioni e, dopo tre film – di cui due prequel e un sequel – e una serie TV iconica come Hannibal, arriva alla forse inevitabile serializzazione dell’altro personaggio fondamentale del film girato da Jonathan Demme: ovviamente si tratta di Clarice Starling, interpretata nel film del 1991 da un’indimenticabile Jodie Foster, e dieci anni dopo nel (deludente) film “Hannibal” da un’ottima Julianne Moore. Con “The Silence Is Over” si apre quindi la nuova serie CBS che si propone di approfondire proprio il personaggio di Clarice, nato dalla penna di Thomas Harris, a un anno dagli eventi che portarono all’uccisione di Buffalo Bill e alla risoluzione del caso da parte della donna.
Se sull’inevitabilità di una serie del genere c’è probabilmente poco di cui discutere – e in effetti ogni altro prodotto si è sempre concentrato sulla conturbante figura di Hannibal Lecter, tralasciando di analizzare se non a latere e in un solo film le conseguenze degli eventi su Clarice –, il modo con cui questa operazione si poteva condurre è aperto all’interpretazione. Il fatto che la serie sia stata ideata da Jenny Lumet (autrice tra l’altro del film “Rachel Getting Married”, girato proprio da Jonathan Demme) e da Alex Kurtzman (autore tra le altre cose di Fringe) poteva portare a diversi risultati: da una parte la vicinanza all’originale grazie alla precedente collaborazione tra Lumet e Demme, dall’altra un autore che con molte serie ha lavorato su uno schema procedurale, ma che con Fringe ha dimostrato di saper abilmente passare da questa struttura a qualcosa di ben più complesso.
La differenza probabilmente la fa proprio il canale su cui la serie finisce, ossia CBS, nota per il suo carattere procedurale, soprattutto per quanto riguarda il genere investigativo; e attenzione, non c’è nulla di male nel procedurale di per sé – su CBS è andata in onda per anni The Good Wife, che non ha mai rinunciato al suo lato legal-procedural e che al contempo grazie ai coniugi King come autori ha saputo distinguersi fino a punte eccellenti. Lo stesso Hannibal è nato come un procedurale, anche se poi la visione da thriller/horror psicologico di Bryan Fuller è diventata così grande e con un’estetica così caratteristica da risultare eccessiva per un canale network come NBC.
Il problema è forse proprio la questione “procedurale investigavo su CBS”: basti pensare a tutti i vari NCIS, CSI, Cold Case, Criminal Minds per capire come difficilmente questo Clarice potrà allontanarsi da uno schema prestabilito quale quello offerto dalla rete. Certo, gli esempi di prima (a cui possiamo aggiungere anche Person of Interest) dimostrano come i procedurali CBS possano allontanarsi da certe strutture preconfezionate, ma guarda caso tutti questi esempi si riferiscono ad ambiti molto particolari (fantascientifico con Fringe, legale con The Good Wife, sci-fi crime per Person of Interest), mentre quello puramente investigativo non sembra avere particolari guizzi creativi. E questo, per una serie dedicata a Clarice Starling, di sicuro non è un buon inizio.
Partiamo dunque dalla trama: è passato un anno dalla chiusura del caso Buffalo Bill, Clarice si ritrova suo malgrado ad essere diventata “il volto dell’FBI” e, un po’ per questo, un po’ per la sua situazione psicologica, non lavora più sul campo ma nel laboratorio del dipartimento di Scienze Comportamentali. È in terapia per il suo disturbo da stress post-traumatico, ed è così che inizia “The Silence Is Over”, con un confronto con il terapeuta dell’FBI cui si alternano flashback da cui capiamo che no, gli agnelli non hanno mai davvero smesso di gridare: l’incubo legato all’infanzia di Clarice, che avevamo scoperto grazie al suo confronto con Hannibal Lecter, si è semplicemente sublimato in altro. Gli agnelli si sono trasformati in falene, e ora come allora Clarice rifiuta di inquadrarsi come vittima, che sia della sua infanzia o di Buffalo Bill. Le evidenze però suggeriscono il contrario, e infatti rifiuta qualunque chiamata da parte di Catherine, la giovane sopravvissuta grazie a lei.
Non c’è però tempo di indagare su questo perché – in maniera piuttosto raffazzonata e poco elaborata – nonostante Clarice non sia autorizzata a rientrare sul campo ci finisce lo stesso, e proprio grazie a un personaggio del film: la madre di Catherine, passata da senatrice a procuratrice generale, decide di scavalcare qualunque decisione altrui e di usare la fama di Clarice per le sue – pur nobili – intenzioni di combattere i crimini violenti. Ecco che quindi nella storia di Clarice si inserisce senza troppi preamboli l’anima procedurale della serie, che sì, si porta sicuramente dietro tutto il carico di costruzione della protagonista, ma che continua a prendere sempre più piede fino a prendersi la scena e a sgonfiarsi poco dopo, con una storia che viene risolta in meno di mezz’ora.
Le peculiarità di Clarice vengono mostrate in maniera più simbolica che effettiva (il capo del ViCAP è infatti Paul Krendler, già comparso anche se poco nel film di Demme e noto già allora per la sua opposizione al dipartimento di Scienze Comportamentali, dunque un uomo che non ha di buon occhio la presenza di Starling e che è costretto ad accettarla per imposizione della procuratrice), le sue intuizioni non sono particolarmente ispirate, e alla fine l’aspetto della serie che prevale non è quello che ci si aspettava.
Il pilot risulta dunque lacerato in due parti, una preponderante che è appunto quella procedurale, l’altra che vira verso un’anima più ricercata sia esteticamente (la regia è di Maja Vrvilo) che a livello di scrittura; quest’ultima è quella strettamente connessa al film originario, e dunque al trauma di Clarice. Sarà quindi la capacità di mantenere questo legame a differenziare la serie da un procedurale qualunque su una comune investigatrice traumatizzata e costretta a rivivere il suo trauma attraverso casi che si aprono e si chiudono in una puntata. A giudicare da questo pilot, l’equilibrio si preannuncia complicato.
Inoltre, quanto sia possibile mantenere viva questa connessione in una serie che per una questione di diritti non può nominare Hannibal Lecter (esattamente come Hannibal non poteva nominare Clarice Starling) rimane un ulteriore dilemma. Quello che si può dire a fronte di questo pilot è che il lavoro fatto su questo fronte è certamente la parte più interessante della puntata, ma che al contempo l’altra parte conta di più nel peso complessivo, risultando inoltre troppo basica, affrettata e scontata. La domanda insomma è questa: quanto si potrà tenere viva la fiammella che tiene legata Clarice ad Hannibal (senza poterlo mai nominare, qui addirittura a un certo punto viene definito il suo “precedente terapista”, in modo abbastanza ridicolo) e al suo trauma quando la struttura della serie è impostata per avere una parte procedurale sempre più ingombrante?
Sul fronte dell’interpretazione, Rebecca Breeds (The Originals) si trova a paragone con due attrici fenomenali, la più recente Julianne Moore e la leggendaria Jodie Foster. Ovviamente dopo una sola puntata è difficile dare un giudizio netto, ma per ora si può dire che Breeds ce la metta davvero tutta a incarnare la forza e al contempo la vulnerabilità del personaggio di Starling, senza contare un discreto lavoro fatto sull’indimenticabile accento del West Virginia di Foster, che Breeds sta chiaramente cercando di emulare. Pare almeno con il pilot una buona prova, dunque, e bisognerà vedere come si evolverà insieme al resto della storia.
In conclusione, “The Silence Is Over” cerca in tutti i modi di bilanciare le sue due parti, ma è praticamente costretta – dal network, dall’impostazione di questo genere su questo network – a far prevalere quella procedurale su quella analitica, che quindi, nonostante sia scritta in modo discretamente valido, soccombe alla prima, ben più ricca di difetti. Non è detto che col tempo non si riesca a trovare un equilibrio, e portare così avanti un approfondimento su Clarice Starling degno di questo nome; i segnali che ci arrivano da questo pilot, però, non sembrano far ben sperare.
Voto: 5/6