Se c’è una cosa che Netflix ama fare è trasformare serie qualunque in fenomeni di successo a livello globale; negli ultimi tempi ci è riuscita con Tiger King e Squid Game e di certo non intende fermarsi qui. Ancora meglio che proporre ai suoi abbonati un prodotto di qualità è riuscire a scovare qualcosa che faccia parlare e diventi virale, caratteristica che sembra fondamentale per sopravvivere nell’universo televisivo di oggi. Netflix riprova a centrare l’obiettivo con un nuovo show a tinte horror dal titolo Archive 81.
Questo show è un adattamento di un podcast horror del 2016 creato da Dan Powell e Marc Sollinger che è stato sviluppato per la TV da Rebecca Sonnenshine, con l’aiuto del regista di Saw e The Conjuring , James Wan. Seguiamo la storia dell’archivista Dan Turner reclutato da un enigmatico uomo d’affari per ripristinare e digitalizzare una collezione di videocassette danneggiate durante un incendio, resti di un progetto di storia orale intrapreso dalla studentessa Melody Pendras nel 1994, che conosciamo attraverso i filmati trovati e diversi flashback nei quali la ragazza registra le storie degli abitanti del condominio Visser, a New York. Per fare il suo lavoro di restauro e guadagnare una cifra da capogiro Dan deve rimanere da solo in un complesso isolato, senza wi-fi e segnale telefonico, sorvegliato e intercettato nell’unico telefono fisso a sua disposizione. Ben presto, Dan capisce di essere nel bel mezzo di un esaurimento nervoso e, complici frequenti allucinazioni, non capisce più cosa sia reale e cosa no; ben presto, ossessionato dai nastri che lo riportano ad eventi accaduti durante la sua infanzia, il protagonista compie un viaggio tra passato e presente, alla ricerca di una verità celata fino alla fine dello show lungo otto episodi della durata un un’ora circa ciascuno.
Archive 81 è uno show particolare, per molti aspetti duale e volutamente confuso, perennemente in un limbo qualitativo derivato da grandi pregi e altrettanto grandi difetti che fanno fatica a convivere tra di loro; è uno show magnetico, che per certi versi subisce l’attenzione che i primi quattro episodi ci inducono ad avere, ma ci lascia con più punti interrogativi che risposte alla fine del suo ciclo di puntate. Per parlare di Archive 81 è bene dividere il discorso per temi: l’atmosfera, la trama, i personaggi.
L’atmosfera
Il ritmo del racconto e la fotografia creano un’atmosfera ottima per uno show che vuole essere a metà tra un horror e un thriller; è la prima cosa che cattura la nostra attenzione ancora prima di sapere dove la serie voglia andare a parare. Il mood dello lo show nei primi episodi è la parte più efficace e meglio orchestrata di tutta questa prima stagione di Archive 81. Complice l’ambientazione isolata e l’idea dei nastri misteriosi dei quali nessuno ci ha ancora svelato il contenuto, sembra che il contesto horror sia il primo vero e proprio protagonista della prima parte di stagione, che ancora non disegna personaggi abbastanza forti da sostenere il peso del racconto; la tensione costruita dallo show sembra prendere vita nei corridoi isolati del bunker dove lavora Dan e tra i corridoi della residenza Visser, e il luogo stesso può essere considerato un testimone oculare di eventi che scopriremo solo in un futuro prossimo. Lunghi silenzi e suoni soprattutto diegetici assottigliano il muro che ci separa dagli eventi narrati e ci catapultano al fianco di Dan, alle prese con il suo lavoro di restauro, e Melody, nel suo lavoro di reporter e investigatrice. Per questi motivi è facile essere ammaliati dal pilot dello show ed è altrettanto semplice rimanere delusi andando avanti nella visione, perché l’atmosfera, che implicitamente fa delle promesse su come potrebbe andare avanti la storia, non riesce poi a mantenerle, facendoci credere, all’inizio, di essere davanti ad un horror psicologico, e catapultandoci successivamente in un thriller soprannaturale. Ci si sente come se il patto stipulato inizialmente con lo show non venga rispettato, rendendo chiaro che inserire colpi di scena ad ogni costo non sia sempre un fattore positivo per la riuscita del racconto.
La trama
Nell’analisi di questo nuovo show passiamo ad un secondo punto, la trama, che ci lascia certamente più dubbiosi: la narrazione su due linee temporali é certamente interessante e il racconto appare comunque lineare e chiaro almeno per la prima metà della stagione, pur con i tanti misteri e le cose non dette. Il rimbalzare tra l’oggi e gli anni ’90 crea dinamicità nel racconto, lo rende più elaborato e, finché le due linee temporali rimangono separate, tutto risulta chiaro e coerente. Il colpo di scena di metà stagione, che inizia a mischiare le carte in tavola e fondere i personaggi della linea temporale del presente con gli eventi di quella del passato, mette in crisi le fondamenta del racconto, che non è stato costruito in modo abbastanza solido da permettere intrecci come quelli che vediamo in scena. È inevitabile perdere la cronologia degli eventi e la connessione tra di loro, soprattutto perché invece che risolvere i diversi misteri introdotti nella prima parte di stagione si é deciso di introdurne di nuovi, non dando però nessuna risposta a quelli precedenti. Tutto sarà connesso alla fine ma ci sono così tanti misteri posti sullo stesso piano, che è difficile decifrare quale sia il principale rispetto agli altri; è inevitabile che questo genere di confusione ci impedisca di creare nella nostra mente una scala di importanza con la quale leggere lo show.
I personaggi
I personaggi sono il vero tasto dolente della serie, quello che delude maggiormente senza ombra di dubbio. Archive 81 fatica a fer un quadro chiaro dei personaggi principali e di quelli secondari allo spettatore e sembra che lo faccia in modo volontario, con uno scopo ben preciso: non si vogliono svelare troppi dettagli in anticipo, per non dare risposte ai misteri che costituiscono la colonna vertebrale dello show. Così facendo, però, viene raccontato troppo poco del passato dei personaggi in scena, rendendo difficile capire perché reagiscano in un certo modo a quello che succede nel loro presente. La scelta di inserire gli unici due personaggi principali in due momenti temporali diversi impedisce anche che i due possano interagire direttamente, mettendo a loro disposizione solamente personaggi secondari che si raccontano poco perché coinvolti nei vari misteri o perché, semplicemente, sono scritti in modo superficiale. Che sia volontario o meno non è chiaro, ma da tutto ciò traspare un’incomunicabilità profonda di Dan e Melody, che potrebbero risolvere i loro problemi semplicemente parlandosi – ma non possono farlo per ovvi motivi di trama. L’isolamento fisico di Dan e quello emotivo di Melody sono due facce della stessa medaglia, che ci raccontano il medesimo disagio che provano i due giovani. Entrambi hanno conti in sospeso con la loro famiglia e problemi nel loro passato, che li hanno portati ad essere soli; è interessante vedere come l’uno serva all’altro per decifrare gli eventi che li coinvolgono.
Archive 81 è, dunque, un esperimento molto interessante da parte di Netflix, che però presenta lacune profonde e probabilmente incolmabili. Se da una parte abbiamo una messa in scena convincente ed efficace, dall’altra abbiamo una trama poco chiara e personaggi altrettanto poco definiti che rendono la stagione riuscita solo per metà. Bisogna dare atto come non sia semplice costruire una storia ambientata su diverse linee temporali e che essere riusciti a produrre una serie con un buon livello di intrattenimento partendo da delle premesse così complicate sia un risultato comunque lodevole. Per questo ci sentiamo di consigliare la prima stagione di Archive 81 a chi voglia seguire un horror/thriller coinvolgente dalle atmosfere curate, che non faccia, però, della complessità la sua cifra.
Voto: 6