The Marvelous Mrs. Maisel – Stagione 4


The Marvelous Mrs. Maisel – Stagione 4Dopo due anni di assenza dagli schermi di Amazon Prime Video, The Marvelous Mrs. Maisel è tornata con la sua quarta e penultima stagione, quest’anno per la prima volta non rilasciata in blocco ma settimanalmente a coppie di episodi.


Se questo diverso metodo di distribuzione – negli ultimi tempi già sperimentato diverse volte dai colossi dello streaming – ha permesso di godere a pieno dello sfarzo di costumi e ambientazioni che ciascun episodio è in grado di regalare, d’altro canto ha forse messo ancora più in evidenza i problemi di scrittura che hanno caratterizzato questa stagione.
Infatti, la sensazione di stallo che ha permeato i primi due episodi, di cui abbiamo già parlato, non abbandona mai del tutto lo show: con il procedere delle puntate gli autori aggiustano, almeno in parte, il tiro, ma senza riuscire a indirizzare il racconto in una direzione precisa e del tutto convincente. Questo vale in primis per Midge, ma anche per tutti i personaggi che le ruotano attorno.

Molte delle sottotrame che coinvolgono i comprimari dello show faticano ad andare oltre il livello di semplice divertissement o di pretesto per dare sfoggio di ambientazioni, costumi e scenografie. È questo ad esempio il caso di Abe, nel suo ruolo di critico e giornalista, o della carriera da matchmaker di Rose. Se da un lato è apprezzabile vederli alle prese con le loro rispettive nuove carriere, l’impressione è che queste finiscano con l’essere soprattutto spunti per ricreare dinamiche già viste (la lite tra marito e moglie, quella tra Rose e la figlia) e, soprattutto, che si concludano proprio nel momento in cui sono sul punto di decollare – pensiamo alla toccante lettura del necrologio di Moishe, o alla ribellione di Rose alla gang delle matchmaker.

The Marvelous Mrs. Maisel – Stagione 4Sono senza dubbio più interessanti i tentativi di esplorare le difficoltà che le persone marginalizzate si trovano ad affrontare nella New York dell’inizio degli anni Sessanta, anche se il risultato è abbastanza superficiale, forse perché costantemente filtrato dal punto di vista di Midge. In questo senso, l’esempio più lampante è quello di Shy Baldwin: se la premiere aveva destato non pochi dubbi proprio per il modo in cui Maisel aveva reagito al licenziamento da parte del cantante, dando l’impressione di essere totalmente inconsapevole di ciò che aveva fatto, va detto che, anche durante il loro incontro, non viene mai davvero messa di fronte alla gravità delle sue azioni. Gli autori ci mostrano infatti uno Shy rammaricato di come sono andate le cose, mentre Midge lo rimprovera per non averle concesso la possibilità di scusarsi.

Un discorso simile può essere fatto in riferimento a Susie e alla sua queerness, non solo perché non mette neanche per un momento in discussione il comportamento della sua amica e cliente nei confronti di Baldwin, ma soprattutto perché, anche in questo caso, l’esplorazione di questo lato della sua personalità viene filtrata dallo sguardo di Midge, per poi concludersi bruscamente con la debacle dell’uscita al bar per sole donne del West Village. Più riuscita è senza dubbio l’evoluzione della sua carriera di manager, che, al contrario di quella di comedian di Mrs. Maisel, sembra finalmente fare dei passi avanti con l’arrivo del prestigiatore Alfie e della segretaria Dinah.

La mancata crescita della protagonista è in linea con gli altri aspetti della sua vita, in cui, nonostante i grandi cambiamenti che ha vissuto da quando l’abbiamo conosciuta, continua a compiere gli stessi errori, rafforzando quella sensazione di stallo di cui si parlava in apertura.
È comprensibile che lo shock del licenziamento si traduca in un blocco da parte di Midge, che evidentemente teme di subire una nuova delusione e che per questo si rifugia nel lavoro allo strip club. Al tempo stesso però è innegabile che questo non giovi particolarmente al ritmo della narrazione, nonostante il potenziale di questa ambientazione: vederla assumere nei fatti il ruolo di direttrice artistica dello spettacolo e difendere i diritti delle sue nuove colleghe ha senza dubbio una forte valenza di empowering, ma non è sufficiente a compensare il girare a vuoto della sua carriera.

La decisione di rifiutare lavori come opening act in nome della totale libertà artistica viene infatti contraddetta dagli unici due ingaggi che accetta nel corso della stagione – quello con l’acerrima nemica Sophie Lennon e quello per l’evento organizzato da Jackie Kennedy, entrambi finiti, prevedibilmente, in maniera disastrosa. Questa incoerenza non può che nuocere al racconto, dando l’impressione che tali scelte siano dettate più da esigenze extra-diegetiche (prendere tempo in vista del finale senza però finire con l’annoiare lo spettatore) che da quella di costruire un percorso di crescita organico per il personaggio.

The Marvelous Mrs. Maisel – Stagione 4A fronte di una stagione non del tutto convincente, il finale svetta al contrario come uno dei picchi più alti dello show, e il merito è soprattutto del personaggio di Lenny Bruce. Il rapporto tra il comico e la protagonista è sempre stato uno degli aspetti più interessanti e apprezzati dai fan dello show e il modo in cui i Palladino gestiscono l’evoluzione del loro rapporto è davvero magistrale, riuscendo a bilanciare la tensione romantica e sessuale tra i due con la stima reciproca che li unisce dal punto di vista professionale. Questo si traduce alla perfezione nelle due sequenze che li vedono protagonisti assoluti – quella nella camera d’albergo e quella ambientata sul palco della Carnegie Hall –, intervallate da un’impeccabile ricostruzione dello storico show di Bruce del 1961, a cui fa a sua volta da controcanto il bel monologo di Midge sul ruolo delle donne nelle situazioni di crisi – con un’esplicita menzione alle infermiere che non può che essere letta come un riferimento degli autori alla pandemia. 

Il finale sembra imprimere una decisa svolta a tutte le storyline: in particolare, Lenny riesce finalmente a far superare a Midge il blocco che l’ha immobilizzata per tutta la stagione, mettendola di fronte ai limiti della sua posizione e gettando così le basi per una quinta e ultima annata dal grande potenziale. Nel complesso però, l’impressione è che i Palladino fatichino ad aggiornare la loro scrittura: le loro protagoniste continuano a esibire gli stessi difetti (inconsapevolezza della propria posizione di privilegio, mancanza di sensibilità…), senza che questi vengano però messi in discussione e problematizzati. A questo si somma il carattere in buona parte interlocutorio di questa stagione, forse più preoccupata di prendere tempo e preparare il terreno per il finale che di proporre un racconto organico e compiuto. Nonostante questi problemi, i dialoghi frizzanti dei Palladino, la bravura degli interpreti e l’altissimo production value (una menzione speciale in questo senso va ai meravigliosi spettacoli del Woldorf) fanno sì che The Marvelous Mrs. Maisel resti un prodotto godibilissimo, da cui, proprio per la qualità messa in campo da tutte le figure coinvolte, è lecito aspettarsi qualcosa di più.

Voto: 7-

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