L’arrivo della prima stagione di Undone (Amazon Prime Video) nell’autunno del 2019 è stato accompagnato da una considerevole dose di aspettative dovute, principalmente, ai nomi dei creatori dello show, Raphael Bob-Waksberg e Kate Purdy, già conosciuti ed applauditi per lo splendido lavoro compiuto in BoJack Horseman. Inoltre, l’utilizzo della tecnica del rotoscope per la prima volta in ambito seriale ha contribuito ad accendere ulteriormente l’interesse per un prodotto che ha incuriosito ancor prima della sua messa in scena.
E, in effetti, Undone è riuscita a soddisfare tutte queste aspettative, donandoci una prima stagione che è stata più che capace di reggere il peso delle sue ambizioni e che ha saputo distinguersi non solo per le novità che la peculiare tecnica d’animazione è riuscita ad introdurre in ambito tecnico, ma anche e soprattutto per come il comparto narrativo sia riuscito ad eguagliare la creatività e la libertà della resa estetica, accompagnandoci in un viaggio incredibile nella mente e nella vita di Alma (Rosa Salazar) e nei suoi tentativi di alterare la linea temporale per salvare e riavere nella propria vita il padre Jacob, interpretato da Bob Odenkirk.
Lasciare aperto il finale della scorsa stagione è stata forse una delle scelte più azzeccate degli sceneggiatori, perché questo ha evitato di semplificare la portata delle sensazioni provate dalla protagonista etichettandola solo come malata di schizofrenia o solo come portatrice di abilità straordinarie. Il dubbio, rimasto fino alla fine, riguardo la realtà effettiva delle sue esperienze ha aiutato dunque a non sminuire né a scalfire la portata emotiva delle stesse: che si sia trattato di realtà o meno, Alma ha davvero provato tutto ciò che abbiamo visto nella prima stagione, e quel finale aperto ha dato rispetto alla realtà delle sue sensazioni e del suo vissuto (anche se si fosse trattato solo di un vissuto mentale). Alla luce di ciò, l’arrivo della seconda stagione ha portato con sé tantissimi rischi: continuare a raccontare la storia di Alma – che avevamo lasciato di fronte alla caverna in attesa di Jacob – porta con sé il rischio di cedere ad una delle due possibilità prima citate, facendo cadere la magia di quella sospensione donataci dal finale della prima annata. Tuttavia, questa seconda stagione è riuscita incredibilmente a schivare questa possibilità, inoltrandoci in un viaggio molto diverso da quello che abbiamo visto con la prima stagione, ma altrettanto fantastico e introspettivo.
Introdurre Alma in una nuova linea temporale e, dunque, in una nuova vita al fianco di Jacob, ha aperto la strada ad un racconto che non si concentra più esclusivamente sulla psiche di Alma, ma che ha aperto i suoi campi d’indagine all’intera famiglia di Alma, accompagnandoci in una narrazione corale che ha dato un nuovo sapore all’intero show, mantenendo però le caratteristiche visionarie di Undone. Si può dire che quello compiuto in questa stagione sia stato un percorso ancora più ambizioso e rischioso del primo, non solo per quest’indagine corale, ma anche per come lo show sia stato capace di danzare fra diverse linee temporali, rappresentando il passato e il presente a un tempo tramite le nuove abilità di Becca, interpretata da Angelique Cabral.
E il percorso che è partito indagando il grande segreto custodito da Camila (Constance Marie) e che, inizialmente, sembrava nascondesse soltanto la storyline dedicata al figlio “perduto” Alejandro (Carlos Santos) a cui è stata dedicata la prima metà della stagione, è stato in realtà soltanto il punto di partenza per accompagnarci in un viaggio incredibile che ha toccato temi molto più complessi e delicati di quelli che ci si poteva aspettare in principio. A partire dal segreto di Camila e dai motivi che l’hanno portata a decidere di non adottare suo figlio, Undone è riuscito, infatti, a mettere a fuoco il potere che certi traumi così profondi sono in grado di scatenare e, soprattutto, la portata delle ferite e del dolore che ne conseguono, così intensi da essere capaci di sopravvivere generazione dopo generazione, continuando ad influenzare l’inconscio, i pensieri e le azioni di un’intera famiglia. E così, l’indagine compiuta da Alma, Becca e Jacob per scoprire i motivi dei comportamenti ambigui di Camila, si è trasformata in un percorso onirico ed ambizioso che, viaggiando a ritroso nel tempo e nelle generazioni, è andato alla ricerca della nascita stessa di quel trauma che, dal sottosuolo, ha silenziosamente continuato a ferire i membri della famiglia di Alma.
Fra dolori e segreti sommersi, Undone ci ha catapultati infine nella dolorosa infanzia di Geraldine/Ruchel (Holley Fain), da cui sono partiti quei demoni che continuano a divorare le vite dei protagonisti. Le abilità di Alma, Becca e Jacob hanno permesso di modificare le cose, liberando la bambina interiore che Geraldine aveva rinchiuso nel fondo del suo inconscio, incapace di perdonarla per non essere riuscita ad evitare la morte dei suoi genitori. L’episodio “Rectify” si lascia ricordare proprio per come la serie sia stata in grado di rappresentare con creatività e tatto l’entità gigantesca di un trauma di questo genere e, soprattutto, la portata intergenerazionale di quest’ultimo.
La cura di questa ferita così profonda, infatti, modificherà drasticamente le vite di tutti i membri della famiglia, liberandoli da quel dolore e donandogli, infine, una vita più felice. Ma, anche se “Rectify” propone un finale perfetto per la vita in cui Alma è stata catapultata in questa seconda stagione, sappiamo bene che Undone non poteva certo fermarsi qui, con il lieto fine di questa unica linea temporale. Fin dall’inizio della stagione è chiaro che, in un’altra timeline più dolorosa, abbiamo lasciato la “vecchia” Alma ad aspettare ancora di fronte quella caverna; la stessa Alma che abbiamo conosciuto nella prima stagione, con tutte le ferite dovute all’incapacità di elaborare la morte prematura del padre. Ed è proprio nell’ultimo episodio, “We All Love Each Other”, che Undone compie un ulteriore salto di qualità, chiudendo il cerchio aperto nella prima stagione e inserendo un’altra tematica profonda ed essenziale nella crescita interiore di Alma.
Nella maggior parte del tempo di questa seconda annata, Alma si è battuta senza sosta per modificare gli errori e per guarire le ferite del passato, anche a scapito di danneggiare e di sfiancare la sorella Becca, che invece avrebbe voluto spesso evitare di modificare gli eventi in modo così incisivo. Nei battibecchi fra le due sorelle si nasconde una domanda esistenziale difficile quanto necessaria: quando bisognerebbe agire per modificare gli eventi e quando, invece, bisognerebbe avere la forza e la saggezza di accettare le cose così come sono? Undone non ha di certo la pretenziosità di rispondere a questa domanda, ma ci mostra in maniera delicata come – per la prima volta – Alma abbia imparato ad accettare il fluire degli eventi.
La morte di Jacob che, in questa nuova realtà, avviene in maniera meno traumatica, dandole la possibilità di metabolizzare la perdita del padre e di dirgli addio, le permette di elaborare il lutto e di coltivare la forza necessaria per ritornare in se stessa, in quella realtà più tormentata a cui appartiene per offrire alla “vecchia” Alma gli strumenti necessari per superare il suo trauma, per andare finalmente avanti. In questo ritorno alla linea temporale della prima stagione, Undone chiude il cerchio del suo viaggio incredibile rivelandosi come un bellissimo paradosso: nel mostrarci personaggi che modificano gli eventi viaggiando nel tempo, Undone, infine, ci dice che non si può avere sempre il potere di cambiare tutto e che, talvolta, bisogna avere la saggezza di accettare la vita così com’è. Inoltre, la chiusura del cerchio e il ritorno alla realtà della prima stagione, ci riportano a quel dubbio che ha caratterizzato il finale sospeso della prima annata: neanche adesso possiamo avere la certezza che le avventure affrontate da Alma siano avvenute davvero o no e, di nuovo, quest’incertezza dona ulteriore spessore alle vicende raccontate, perché non è nella realtà dei fatti che si nasconde il valore della storia, ma è nell’introspezione del personaggio, nel suo personale ed intimo percorso.
Per concludere, la seconda stagione di Undone è un’esplosione di creatività e di emozioni capace di farsi ricordare e di emozionare. Non si è trattato di un lavoro totalmente impeccabile: quest’annata non ha gestito al meglio il ritmo dei suoi episodi, con una prima metà di stagione che ha perso forse un po’ troppo tempo nel rappresentare il segreto di Camila. Nonostante questo, lo show non ha perso nulla della sua intensità, dimostrando di riuscire a tenere il passo con le sue ambizioni e di affiancare, al suo lato tecnico, una sceneggiatura emozionante e d’impatto, capace di scavare a fondo nella psiche dei propri personaggi con un racconto toccante e delicato.
Voto: 8
Grazie di avermi fatto scoprire questa fantastica serie e complimenti per la recensione in cui ritrovo tutto il senso di questa seconda stagione!