
Quando si parla di vampiri, prima o poi si incappa in Let the Right One In, il romanzo dello scrittore svedese John Ajvide Lindqvist, o nel suo adattamento cinematografico del 2008 di Tomas Alfredson, che smussa un po’ le pagine più forti e problematiche della storia originale. La pellicola è ricordata da molti come un cult del genere, grazie alla sua iconica protagonista e alle atmosfere di una Stoccolma chiusa in un freddo inverno, dove un deviato calore umano sboccia dalla presunta amicizia fra due giovani emarginati. È stata solo questione di tempo prima che una piattaforma streaming o un’emittente televisiva prendesse in consegna questo allettante lavoro di un decennio fa, in vista di un ennesimo adattamento dopo la delusione al botteghino del remake americano del 2010. Nel marzo 2021, Showtime ha acquisito i diritti del romanzo e ordinato una prima stagione di dieci episodi con Andrew Hinderaker come showrunner (già alla scrittura di Penny Dreadful) e Demian Bichir come star del cast (Weeds, Grand Hotel), affiancato da Anika Noni Rose e Grace Gummer, conosciute per dei ruoli ricorrenti in The Good Wife e in Mr.Robot.

“Anything for Blood” è un episodio che introduce la storia in maniera molto classica e per questo intrattiene, ma nulla di più: per quanto sia godevole da seguire, manca di quel guizzo che la faccia risaltare e le permetta di scrollarsi di dosso un’annosa patina di già visto.
Il cuore della narrazione è il rapporto dei personaggi con il sinistro fenomeno del vampirismo, ma il tenore quasi da thriller nella seconda metà del pilot rischia di snaturarne la storia, cercando di rendere forzosamente realistico un elemento la cui vaghezza era parte integrante delle atmosfere che hanno reso l’originale un cult. Le tematiche portate su schermo risentono di questo e, sebbene sia ancora presto per giudicarne l’efficacia, possiamo già esaminare qualche tentativo di affrontarle. I genitori cercano con ogni mezzo di proteggere i figli dal mondo fuori dal nido, ma questi giovani diversi dagli altri cercano a loro volta un posto in un mondo che non vuole o non può accoglierli. Il parallelo fra Eleanor Kane e Isaiah Cole è interessante: dove uno è vittima di bullismo, l’altra è lei stessa un pericolo per il prossimo; questo concetto molto intrigante però viene affrontato dalla serie in modo poco incisivo. La famosa scena dell’incontro fra i due ragazzi nel cortile, per esempio, per le atmosfere e per i dialoghi non sempre all’altezza, si consuma con una certa superficialità che trasmette poco e nulla sulla solitudine di entrambi, e ancor meno sulla condizione di Eleanor.
A questo proposito, una scelta molto discutibile è la decisione di mettere il padre Mark al centro del racconto – non Isaiah, né Eleanor, come era in origine. La narrazione di Let The Right One In così si concentra troppo sulle figure genitoriali, mettendo l’accento su quel lato thriller che sembra davvero fuori posto in questo tipo di horror psicologico e i protagonisti più giovani soffrono l’essere relegati spesso ai margini.

Dal punto di vista del ritmo del racconto, purtroppo, nel primo episodio quest’ultimo si alza solo nel quarto d’ora finale, troppo tardi per riguadagnare l’attenzione di chi ha assistito a così tanto crescendo per culminare in così poca sostanza. La sospensione narrativa in vista del secondo episodio c’è, ma potrebbe non essere abbastanza per ritornare ogni settimana.
Il primo episodio di Let the Right One In scorre dunque liscio, troppo liscio, adagiandosi su stilemi narrativi e archetipi di personaggio già collaudati da troppe storie finora, non osando mai come il materiale di origine aveva fatto (a volte anche sbagliando). Sia gli appassionati che i nuovi arrivati rischiano di non trovare in “Anything For Blood” abbastanza mordente da continuare la stagione.
Voto: 6
