Guillermo del Toro’s Cabinet of Curiosities – Stagione 1 2


Guillermo del Toro's Cabinet of Curiosities - Stagione 1Se c’è qualcuno che può permettersi di parlare di horror e sperimentare con questo genere è senza dubbio Guillermo del Toro, regista, produttore e sceneggiatore da tempo corteggiato da uno dei più importanti servizi di streaming del mondo, Netflix, che dopo non pochi sforzi è riuscito a includere nel suo palinsesto la prima serie televisiva drammatica per l’online firmata dal regista messicano, dal titolo Guillermo del Toro’s Cabinet of Curiosities.

Del Toro infatti non è una new entry nell’universo seriale: dal 2014 al 2017 ha firmato per il canale FX The Strain, drama horror vampiresco basato sulla trilogia di romanzi scritti con Chuck Hogan e dal 2016 ha prodotto con DreamWorks Trollhunters: Tales of Arcadia, serie animata sci-fi, arrivata alla terza stagione e disponibile su Netflix. Per il suo nuovo progetto seriale Del Toro ha deciso di non spostarsi dal genere horror e fantascientifico, sperimentando sulle forme narrative, grazie alla libertà che lo streaming gli ha potuto offrire. Netflix e Guillermo del Toro erano al lavoro su Cabinet of Curiosities dal 2018, anno in cui per la prima volta si è parlato di un progetto in comune, che era stato presentato con un altro titolo, Guillermo del Toro Presents 10 After Midnight. La serie era stata presentata sin da subito come ciò che avrebbe dovuto riscrivere le regole dell’horror televisivo, dando nuove linee guida da seguire: il regista avrebbe ricoperto il ruolo di creatore del progetto, ma anche di produttore esecutivo e autore di alcuni episodi. L’obiettivo era quello di portare il suo stile visionario nello show, supportato da un team composto dai migliori registi e filmmaker in circolazione per narrare delle storie molto diverse, ma accomunate da un filo rosso che avrebbe legato tutte le parti di questo ambizioso progetto.

Guillermo del Toro's Cabinet of Curiosities - Stagione 1Dopo quasi cinque anni da questo annuncio, finalmente siamo di fronte al prodotto finale, una serie horror antologica formata da otto episodi della lunghezza di sessanta minuti circa ciascuno, in cui vediamo volti noti dell’intrattenimento americano e nuovi nomi interessanti misurarsi con il genere horror davanti e dietro la telecamera, confezionando dei tv-movie di genere in pieno stile Netflix. Essie Davis (The Babadook), Luke Roberts (The Batman), Andrew Lincoln (The Walking Dead), F. Murray Abraham (Mythic Quest), Glynn Turman (Fargo) e Ben Barnes (Shadow and Bone) sono solo alcuni degli attori che hanno prestato il loro volto ai tanti protagonisti di Guillermo del Toro’s Cabinet of Curiosities e benché non ci siano nomi altisonanti che abbiano potuto portare un grande hype al progetto – quello di Guillermo del Toro è bastato da solo per attrarre i fan del regista e molti altri curiosi –, si può notare che tanti di loro abbiano già lavorato con il tema horror o più in generale con il mistero, dando prova di saperci fare con il genere.

Dietro la telecamera invece troviamo un team di scrittori e registi scelti personalmente da Guillermo del Toro; anche in questo caso i nomi che sono stati scelti non erano alla loro prima esperienza con il genere horror. Le scelte che ha preso Del Toro per formare il team di autori e registi  del suo nuovo show hanno suscitato qualche polemica per la percentuale bassissima di professionisti non bianchi che sono stati scelti: infatti, tra la quasi totalità degli autori e registi statunitensi, canadesi e inglesi, solo uno – oltre che Del Toro stesso – è messicano e stiamo parlando di Guillermo Navarro, regista dell’episodio numero uno. In molti si sarebbero aspettati che Del Toro avrebbe dato più spazio ad autori latinx, aiutando a infrangere le tante barriere che tengono fuori la minoranza latina dalle writers’ room hollywoodiane, ma così non è stato. L’inclusività non è mai stato uno degli obiettivi che Guillermo del Toro si era prefissato per la creazione di Cabinet of Curiosities; ciò che voleva fare, però, era, come si è detto, provare a riscrivere il genere horror e produrre uno show che avrebbe dettato le nuove regole che altri creatori di contenuti avrebbero seguito in TV e non solo. Di seguito si parlerà del perché non ci sia riuscito.

Guillermo del Toro's Cabinet of Curiosities - Stagione 1Per capire perché Guillermo del Toro’s Cabinet of Curiosities non sia stato in grado di innovare né il genere horror, né il modo di raccontare storie in televisione, bisogna partire dalla scelta del formato televisivo: la serie antologica con puntate autoconclusive. Nel passato più o meno recente sono state numerose le serie horror hanno utilizzato questa forma narrativa: tra le più note c’è sicuramente American Horror Story, che ha sperimentato prima che diventasse una moda sia le season autoconclusive, sia gli episodi autoconclusivi con lo spin-off American Horror Stories, grazie al duo Ryan Murphy e Brad Falchuk, autori e produttori che hanno reso ancora più pop il genere e hanno sdoganato le scream queens nella TV di oggi.
Se la forma del racconto non è né nuova, né tantomeno innovativa, c’è da chiedersi se almeno le otto puntate della prima annata dello show raccontino storie nuove in modo diverso o quantomeno interessante: la risposta è ancora no. Come anticipato in precedenza, ci troviamo davanti a dei TV-movie horror della durata di un’ora, che per problemi di minutaggio e probabilmente anche a causa delle menti creative che ci stanno dietro, non riescono mai a spiccare il volo ed essere altro che film per la TV, di quelli che servono per riempire il palinsesto a notte fonda. Il giudizio può sembrare tranchant, ma è esattamente quello che abbiamo davanti, otto mediocri film di serie B, che non aggiungono nulla ad un genere già scandagliato da centinaia di altri autori con altrettanti punti di vista.

Guillermo del Toro's Cabinet of Curiosities - Stagione 1Possessioni demoniache, morti avvolte nel mistero, presenze sovrannaturali e deviazioni della personalità sono solo alcuni dei temi trattati da Guillermo del Toro e dal team di autori da lui scelto. Se è pur vero che l’horror viene declinato in tanti modi diversi, dal macabro al magico, passando per il gotico, il grottesco e l’inquietante, tuttavia ogni breve episodio-film che compone la stagione racconta le tante sfaccettature del genere in modo sfuggente: i personaggi sono raccontati allo stesso modo, la lunghezza di un’ora di ogni puntata non ci permette di conoscere i protagonisti prima che vengano avvolti nell’oscurità e quando succede sembra che sia perché la storia semplicemente lo richieda. Neanche la parte estetica del racconto colpisce più di tanto, tutto il comparto registico prosegue con scelte molto classiche e senza particolari guizzi creativi degni di nota e le atmosfere sembrano altrettanto standardizzate, sempre cupe e prive di un’alternanza di tono che possa valorizzare i momenti in cui la tensione si fa più sentire grazie ad altrettanti momenti più leggeri.

Per queste ragioni è chiaro che Guillermo del Toro’s Cabinet of Curiosities non ci abbia colpiti in modo positivo né per le modalità del racconto, né per la creatività delle sceneggiature; ciò che meraviglia maggiormente è stata l’incapacità di Del Toro di far sentire la sua firma nelle otto storie raccontate, che sebbene non nascano tutte dalla sua mente, sono state scelte da lui in quanto curatore del progetto. Sarà interessante capire se lo show rimarrà un esperimento isolato o se verrà rinnovato per una seconda stagione da Netflix, che ancora si sta prendendo del tempo per deciderlo.

Voto: 4

 

Informazioni su Davide

Noioso provinciale, mi interesso di storytelling sia per la TV che per la pubblicità (in fondo che differenza c'è?!). Criticante per vocazione e criticato per aspirazione, mi avvicino alla serialità a fine anni '90 con i vampiri e qualche anno dopo con delle signore disperate. Cosa voglio fare da grande? L'obiettivo è quello di raccontare storie nuove in modo nuovo. "I critici e i recensori contano davvero un casino sul fatto che alla fine l'inferno non esista." (Chuck Palahniuk)


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2 commenti su “Guillermo del Toro’s Cabinet of Curiosities – Stagione 1

  • Boba Fett

    Hai perfettamente ragione, noia e dejavù sono le doti principali di questo progetto e la cosa mi ha fatto particolarmente male visto l’amore che nutro nei confronti dell’opera di Del Toro.

     
  • Eraserhead

    Non è certamente un progetto riuscitissimo però, una volta arrivato al quarto episodio, la critica sulla standardizzazione delle atmosfere e sulla regia classica per me decade… Il quarto è nettamente diverso dai precedente e, in generale, trovo la fotografia e la regia davvero azzeccate nel creare atmosfere cupe e sinistre… Devo ancora finirla quindi mi riservo di cassarla una volta terminata, ma non mi pare che si possa davvero bocciare anche dal lato tecnico