1899 – Stagione 1


1899 - Stagione 1Baran Bo Odar abbiamo imparato a conoscerlo con viaggi nel tempo, intrecci famigliari e una storia con tantissimi personaggi in qualche modo tutti legati tra loro. Dopo il successo di Dark, questa nuova creatura dello sceneggiatore e regista svizzero-tedesco è stata attesa a lungo, con quel misto di curiosità e fascinazione che ci avevano avvilupato durante gli anni della sua prima serie. È riuscito quindi a riprodurre lo stesso effetto con 1899?

Nell’ottobre del 1899 la nave Kerberos parte alla volta di New York, con 1500 persone a bordo, come centinaia di imbarcazioni dell’epoca: una torre di Babele piena di passeggeri di lingue ed estrazioni sociali diverse (e per godersi al meglio la serie, vi consigliamo spassionatamente la versione originale) in cerca di un futuro migliore.
Fin da subito però si percepisce che c’è qualcosa di strano: personaggi ambigui, avvolti nel mistero, con un passato oscuro solo accennato che è pronto a riversarsi nel presente, lettere indirizzate a diversi passeggeri ma che sembrano tutte provenire dallo stesso mittente, ma soprattutto un messaggio richiedente soccorso che arriva dalla Prometheus, una nave sparita quattro mesi prima sulla stessa rotta. 1899 non perde tempo in inutili preamboli, non ci prova nemmeno a presentarci i personaggi con i loro background: entriamo subito nel vivo dell’azione, come se la vera protagonista della serie fosse la nave e non le persone che la abitano.

Può essere questa una scelta a doppio taglio: se da una parte lo spettatore è subito ingaggiato nel tentativo di risolvere il mistero – amplificato anche questo fin dalle prime battute con la comparsa del bambino e del suo giocattolo nero a forma di piramide – dall’altra chi guarda non riesce minimamente a prendere parte emotivamente alla storia, non legandosi a nessuno dei characters in scena. Forse il solo personaggio di Maura Franklin ha un minimo di contesto fin da subito, facendola diventare evidentemente il personaggio principale, ma è indubbio che l’attenzione è focalizzata su alcune domande che coi personaggi c’entrano poco: perché la Prometheus manda messaggi di SOS se è vuota? Che cos’è veramente la nave su cui tutti sono convinti di andare a New York?

1899 - Stagione 1Sicuramente molti degli spettatori che hanno visto questa serie hanno fin da subito fatto il paragone con Dark, accorgendosi quasi immediamente che le due storie c’entrano poco o nulla. A parte l’ambientazione molto scura, spesso notturna e sinistra, i due racconti non hanno molto di cui spartire: questo è senza dubbio un punto in più per Odar e il suo collega Jantje Friese, perché non si sono seduti sugli allori del successo della prima creatura seriale ma hanno tentato di scrivere qualcosa di nuovo, pur rimanendo fedeli al loro genere di riferimento preferito.
E qui forse si insinua il primo dubbio sulla qualità della sceneggiatura: se è vero da una parte che le cose scritte sono molto sorprendenti, dall’altra ci si chiede se era veramente così necessario complicare tutto, in alcuni punti rasentando l’assurdo. Certamente è quasi impossibile capire dove gli autori vogliano andare a parare, ma ad un certo punto c’è veramente il rischio che l’audience, stufa di non capirci niente, abbandoni la nave per disperazione.
Prendiamo ad esempio il più grande WTF di questa prima stagione: il passaggio segreto sotto le cabine dei protagonisti. Se all’inizio l’interesse per scoprire cosa ci sia dentro e come sia possibile una cosa del genere è alto (qualcuno ha detto “botola di Lost”?), man mano che la spiegazione si dipana si resta talmente sbigottiti che ad un certo punto, con i personaggi che vanno avanti e indietro, il mistero perde un po’ del suo mordente originale, lasciandoci sul divano mentre pensiamo: e quindi?

1899 - Stagione 11899 fa assolutamente il suo lavoro di serie tv votata al mistero e alla fantascienza, perché entrambe queste caratteristiche non mancano di certo e sono mischiate molto bene per far sì che chi guarda resti lì a scervellarsi su come possa mai andare avanti il racconto. Dall’altro lato però troppi eventi strani, inspiegabili e che forse vanno anche al di là del livello di fantascienza e mistero che uno poteva aspettarsi (la scena alla Matrix per salvare Maura dalle pallottole o quando il bambino scompare in una bolla di luce) rendono il tutto un po’ tirato anche per chi ama questo genere di storie.
Il punto di forza del cast proveniente da diversi Paesi viene un po’ sprecato in favore dei colpi di scena e non c’è mai un vero approfondimento sul tema dei migranti, che poteva essere un ottimo gancio anche con la realtà odierna dei fatti: non era un argomento che andava affrontato per forza – e in una serie di puro intrattenimento ci può assolutamente stare – ma questo particolare poteva dare una sfumatura ancora più particolare al racconto, quella sfumatura sul reale che di solito la fantascienza ha.
Il finale, pensandoci a posteriori, è forse l’unico possibile per spiegare almeno in parte tutto quello che abbiamo visto: forse è addirittura fin troppo facile dare come spiegazione il fatto che è tutto frutto di un’AI molto avanzata e che si può permettere di creare certe cose. L’ambientazione finale nello spazio del 2099 ha sicuramente un impatto all’interno della storia, ma forse da degli sceneggiatori del genere ci si aspettava una via d’uscita meno comoda.

La prima stagione di 1899 – è quasi sicuro ce ne sarà almeno una seconda – ha quindi pregi e difetti che probabilmente si compensano: se la si guarda come a un classico prodotto Netflix di fantascienza senza darsi troppe aspettative, allora vi possiamo trovare un buon livello di intrattenimento leggero. Se invece le aspettative si basavano sui nomi di Baran bo Odar e Jantje Friese, con un piccolo pensiero a quel gioiello di Dark, allora forse possiamo dire che l’esperimento non è del tutto riuscito.

Voto: 6½

 

Informazioni su Ste Porta

Guardo tutto quello che c'è di guardabile e spesso anche quello che non lo è. Sogno di trovare un orso polare su un'isola tropicale.

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