La miniserie Daisy Jones & The Six, disponibile sulla piattaforma Prime Video, racconta – nella cornice degli anni ’70 – le vicende di una rock band fittizia e di come questa si sfaldi all’apice del successo senza rendere noti i motivi al pubblico. Lo scopo dello show è quello di svelare la storia della band e dei suoi personaggi, attraverso l’escamotage del mockumentary: il racconto si accompagna alle interviste delle star del gruppo e delle persone a loro vicine, cercando di ricostruire gli avvenimenti caratterizzanti la loro intera storia, dalla formazione al successo, fino alla separazione.
Rilasciata a partire dal 3 marzo in 4 tranches – formula ormai consueta per Prime Video – la miniserie musicale prodotta da Reese Witherspoon è composta da 10 episodi, ognuno dei quali ha come titolo una canzone di Daisy Jones and The Six, andando a formare traccia dopo traccia l’intero album. Il racconto è tratto dall’omonimo romanzo del 2019, scritto da Taylor Jenkins Reid, ed è basato – in maniera parziale – sulla carriera del gruppo Fleetwood Mac. Nella serie non ci sono però di fatto rimandi a questa band, e tutti i personaggi sono frutto di invenzione.
La trama è divisibile in tre macro momenti e si sviluppa cronologicamente a partire dagli esordi nei primi episodi, la lenta scalata verso il successo nelle puntate centrali, e infine il successo e conseguente rapido collasso nelle finali. In contemporanea però gli episodi sono composti da un’alternanza tra flashback e narrazione portata avanti dai personaggi intervistati a distanza di anni dalla separazione, che raccontano via via le vicende del gruppo. Così si accompagna la ricostruzione dell’accaduto – cronologica a livello macro – al punto di vista personale dei personaggi che danno un taglio più intimo alla trama, aggiungendo retroscena “privati”. Questa modalità permette di entrare ancor più a fondo nel racconto, ma soprattutto consente di empatizzare con i protagonisti.
Daisy Jones and The Six si svolge nella cornice degli anni Settanta, tra il mito “sesso droga & rock ‘n’ roll”, la scena musicale americana ricca di nuovi talenti emergenti e il successo con tutte le difficoltà che porta con sé. I componenti della band sono i classici musicisti da garage, i “Dunne Brothers”, che diventano ben presto “The Six”: l’ascesa musicale non impedisce esibizioni gratuite e un’ampia gavetta, sia per Daisy che per il gruppo. Inizialmente le narrazioni di Daisy Jones e i “The Six” viaggiano parallele, e solo con la terza puntata si vanno a intrecciare grazie a Teddy Price, produttore che ha l’intuizione di unirli. Nei primi tempi la collaborazione è poco accettata da parte di entrambi, ma diventa ben presto una relazione stabile che porta con sé diverse difficoltà legate alle forti personalità dei cantanti, dal carattere dominante: i due faticano ad accettare di condividere la scena e il ruolo di frontman, elemento che genera non pochi dissapori.
I protagonisti dello show si identificano sin da subito in Daisy (Riley Keough) e Billy (Sam Claflin): i due sono più simili di quel che sembra, due metà di una stessa mela che combaciano tanto perfettamente da scontrarsi altrettanto bene. La serie entra nella dimensione personale e privata dei due protagonisti e li umanizza scomponendo quell’alone fantastico e perfetto tipico di chi ha successo, analizzando comportamenti, pensieri e timori, compresa la percezione distorta della realtà che li circonda.
Tra i temi affrontati da Daisy Jones and The Six, svettano il senso di inadeguatezza e la solitudine che accomunano Daisy e Billy. Entrambi sono spesso infelici seppur stiano vivendo la vita dei loro sogni. La gioia non è proprio un’emozione che appartiene ai due protagonisti: questo, oltre a generare un profondo turbamento interiore, li porta a incomprensioni tra loro e con chi gli sta accanto – per Billy la moglie Camila (Camila Morrone) e per Daisy l’amica Simone – e scontri verso gli altri membri, che al contrario sono più spensierati e si godono il momento e il successo, meno esposti nei confronti del pubblico.
Daisy e Billy sono dipinti come anime tormentate, alle prese con un senso di infelicità permanente nonostante il successo: entrambi attraversano il terreno della dipendenza: se per Billy è l’alcool per Daisy sono le droghe; il fattore comune è che entrambe rappresentano il punto di non ritorno che li fa cambiare: proprio la dipendenza fa perdere a Billy la nascita di sua figlia e sfiorare la morte a Daisy. La serie consente di riflettere sulla portata del successo e le conseguenze che porta con sé, dalle pressioni al senso di responsabilità, fino ad aspettative sempre più alte e sempre più difficili da raggiungere. L’inadeguatezza ad affrontare le situazioni in cui si trovano porta i protagonisti a non godersi la realizzazione del sogno agognato, rinchiudersi in sé e sviluppare un legame intimo quanto contorto.
Da subito è evidente il rapporto di odio-amore tra i due comprimari, che prende forma tra alti e bassi, e rifiutato al punto che prevalgono odio e incomprensioni. Per Billy è forse più difficile da accettare il legame con Daisy perché prova un sincero amore per la moglie Camila, personaggio ben presente nello show, capace di riequilibrare Billy e affrontare le crisi di coppia, soprattutto per amore della figlia. Quanto a Daisy, lei è ancor più solitaria di Billy; ha come unica amica Simone che però ben presto parte per seguire la sua carriera e a tratti trova sostegno in Camila e Karen, ma non ha un vero e proprio alleato stabile. Nemmeno al marito importa di lei, e inevitabilmente si ritrova sempre sola. Su tutte le scene, spicca quella dell’arrivo a Pittsburgh in cui tutti i protagonisti trovano famiglia, amici o partner ad accoglierli, ma lei rimane da sola.
Oltre ai frontman sono presenti, anche se con un minore spazio dedicato, tutti gli altri membri della band, tra cui in primis il membro onorario Camila, un personaggio molto presente non solo per il marito ma anche per l’intero gruppo, in grado di riportare calma ed equilibrio, seguendo la band sin dagli esordi e accompagnandola fino alla fine, con consigli sinceri e supporto per tutti. Con una rapida carrellata vediamo poi la tastierista Karen e il chitarrista Graham (fratello di Billy) che intrattengono una relazione “with benefit” in cui Graham crede un po’ di più, il bassista Eddie che lotta costantemente per ottenere un grammo in più di riconoscimento, e il batterista Warren che si gode la vita così come gli viene. Lo spazio a loro dedicato è limitato ma emerge una forte dimensione di gruppo, minata solo in parte da Eddie per le sue elevate ambizioni egoistiche.
Tutti hanno comunque spazio per dire la propria attraverso le interviste, che nell’ultima puntata si scoprono essere condotte da Julia, la figlia di Billy e Camila. La chiusura è ricca di sentimento: tutti i membri della band la ricordano con un velo di nostalgia ma anche con punti di vista totalmente differenti, e si vede come ognuno abbia preso una strada tanto diversa quanto giusta per sé.
Nel complesso Daisy Jones & The Six ci fa immergere nell’atmosfera degli anni ‘70 e nell’ambiente musicale dell’epoca, tra dipendenze e amori tormentati: è in fin dei conti una serie godibile anche se non leggera, visti i temi trattati. Una nota di pregio è certamente la musica, che alterna pezzi rock dell’epoca con brani originali della band protagonista creati ad hoc per la serie: le canzoni sono state realmente incise e sono disponibili su Amazon Prime Music e Spotify. Il difetto principale dello show, invece, è la sua narrazione a tratti banale, a differenza delle storie dei singoli personaggi che funziona soprattutto grazie al costante focus sulle percezioni personali che permette di immergersi a fondo nella storia. Il suo essere miniserie e non un progetto che si dipana su più stagioni, poi, non rappresenta un difetto, ma anzi è da apprezzare: la storia è raccontata per intero e così le singole storyline ottengono tutte la loro conclusione, senza che nulla venga tralasciato ma senza nemmeno che ci sia la sensazione di voler allungare il brodo.
Voto: 7