Skeleton Crew – Stagione 1 2


Skeleton Crew - Stagione 1Con l’episodio “The Real Good Guys”, si è conclusa la prima – e, purtroppo, forse unica – stagione di Skeleton Crew, la serie ambientata nell’universo narrativo di Star Wars creata da Jon Watts e Christopher Ford e disponibile su Disney+. Dire che il franchise creato da George Lucas non se la stia passando proprio bene è un eufemismo, e la saga ha più che mai bisogno di un grande successo per tornare a essere una delle forze predominanti nella cultura pop. Skeleton Crew non risolve di certo questo problema frutto di produzioni qualitativamente molto altalenanti, soprattutto dopo Andor, ma riesce nel difficile compito di mettere d’accordo, dopo tanto tempo, sia i critici che i fan.

La prima cosa che salta all’occhio in questa stagione, è la determinazione di Watts e Ford – con l’aiuto di Myung Joh Wesner per le splendide puntate “You Have a Lot to Learn About Pirates” e “Zero Friends Again” – nel voler raccontare una storia in grado di reggersi sulle proprie gambe che rifiuta quasi in toto ogni tipo di riferimento gratuito a film o serie precedenti. Basti pensare che l’unico volto noto ad apparire in Skeleton Crew è il pirata Vane, visto brevemente nella terza stagione di The Mandalorian, e che probabilmente la maggior parte degli spettatori non hanno nemmeno riconosciuto. Questo approccio arriva come una ventata di aria fresca, e dimostra che le possibilità narrative in questo sandbox non mancano affatto. Quello che è mancato in alcuni casi è la fiducia nel proprio racconto e nei propri personaggi, ma Watts e co. non si sono minimamente lasciati intimorire dalle consuete pressioni che possono esserci quando si ha a che fare con Star Wars, e il risultato si vede.

Skeleton Crew - Stagione 1La doppia premiere aveva lasciato un sacco di ottime sensazione, che nel resto della stagione sono state ampiamente confermate. Il tutto è anche merito di una semplice ma efficace premessa narrativa, che mette al centro un gruppo di ragazzini che vedono per la prima volta la galassia lontana, lontana, e che attraverso i loro occhi permette a Skeleton Crew di ricordarci il potenziale evocativo di questo universo narrativo. Pensiamo alle creature che si vedono brevemente su Port Borgo, o allo splendido osservatorio di Kym, ma anche al pianeta hotel Lanupa, dove un tempo si celava il covo del pirata Tak Rennod e che ci fa respirare le atmosfere della saga di Indiana Jones, un’altra creatura di George Lucas.

Uno dei problemi che hanno afflitto le serie Star Wars post-Andor è stata l’incapacità di valorizzare sufficientemente l’aspetto visivo, spesso a causa di una regia non sempre all’altezza o di un utilizzo degli strumenti a disposizione tutt’altro che ottimale – pensiamo alla piattezza con cui veniva utilizzato il volume in Obi-Wan Kenobi. Forte di un cast di registi di grande livello, che comprende non solo Watts ma anche, tra gli altri, Bryce Dallas-Howard e i Daniels – premi Oscar per Everything, Everywhere, All at Once -, Skeleton Crew non soffre quasi mai dei problemi citati poco sopra, e raggiunge quel livello di messa in scena che dovrebbe essere lo standard per produzioni di questo livello e con questo budget. L’unico episodio in cui questo viene un po’ meno è “Can’t Say I Remember No At Attin”, diretto proprio dai Daniels, in cui il pianeta At Achrann e i suoi abitanti stonano un po’ rispetto al resto.

Skeleton Crew - Stagione 1Nonostante questo, la puntata ha comunque tanti meriti, perché non solo permette di approfondire tutto il mistero attorno ad At Attin e ai gioielli della Vecchia Repubblica, ma offre anche la possibilità di sviluppare un personaggio come Neel – diventato da subito uno dei preferiti dai fan – che con il suo messaggio pacifista e allo stesso tempo estremamente coraggioso, lascia un segno profondo nella guerriera Hayna, così abituata a un mondo cinico che è l’esatto opposto di At Attin. Questa gestione così solida del mistero e dei suoi personaggi è uno dei tanti pregi di Skeleton Crew, che stupisce anche per la capacità di saper bilanciare ottimamente lo spazio dedicato ai suoi protagonisti, che hanno tutti modo di emergere e dimostrare il loro valore. Lavorare con giovani attori e soprattutto rendere credibili le loro interazioni e i loro stati d’animo è sempre un’impresa, ma la serie, anche in questo caso, non sbaglia, onorando nel migliore dei modi i film Amblin a cui si è ispirata.

Per quanto siano ottime la scrittura e la messa in scena, tutto questo avrebbe pochissimo valore se non ci fosse un ottimo cast a reggere il tutto, ma come era stato già detto per la premiere, i quattro giovani protagonisti sono davvero eccezionali. Ravi Cabot-Conyers (Wim), Ryna Kiera Armstrong (Fern), Kyriana Kratter (KB) e Robert Timothy Smith (Neel), hanno un’alchimia incredibile, ed è un enorme piacere vederli insieme sullo schermo, sia per i classici battibecchi che accompagnano il genere, che per i momenti più intimi e anche emotivi come lo splendido scambio tra Wim e KB in “Zero Friends Again” in cui la ragazza, in fin di vita, confessa la sua paura di restare di nuovo senza amici.

Skeleton Crew - Stagione 1C’è però un attore in particolare – e di conseguenza il suo personaggio – a spiccare sugli altri, ed è Jude Law, che incarna alla perfezione il misterioso pirata Jod Na Nawood. La sua performance è uno degli aspetti migliori di Skeleton Crew, e riesce in maniera impeccabile a trasmettere tutte le ambiguità di un personaggio così complesso, che passa rapidamente dal sembrare un nuovo potenziale eroe, all’essere la tipologia più spietata di pirata. In Star Wars siamo perennemente abituati a vedere il classico arco di redenzione: la serie gioca con queste aspettative e le ribalta, rendendo di fatto Jod il vero villain nella stagione, cosa che però non rende meno dolorosa la parabola.  È una figura molto tragica, l’opposto dell’Ezra Bridger di Star Wars: Rebels: entrambi addestrati da un Jedi dopo la caduta della Repubblica, Jod si è visto portare via tutto in pochissimo tempo, portandolo a essere la persona cinica e in un certo senso allergica alle relazioni che conosciamo nella serie. È anche per questo che hanno ancora più effetto i momenti in cui si lascia un po’ andare e in cui sembra genuinamente legato ai ragazzi, facendo emergere quella versione di Jod che probabilmente ha cercato di lasciarsi alle spalle dalla morte della sua maestra Jedi.

Per quanto riguarda la gestione del segreto di At Attin, lo show si rivela anche in questo caso superiore a tante altre serie che lo hanno preceduto; si pensi soprattutto a The Acolyte che, proprio per la gestione non proprio ottimale dei vari misteri, non è riuscito a sfruttare al meglio il suo potenziale. Skeleton Crew, di puntata in puntata, è stata in grado di trovare il perfetto equilibrio tra risposte date e nuove domande che tendono inevitabilmente a sorgere con questo tipo di racconto. Sicuramente qualcuno sarà rimasto deluso nello scoprire che At Attin era “semplicemente” rimasto isolato senza che ci fosse dietro lo zampino dell’Impero o, vista l’epoca in cui è collocata la serie, dei primi membri del Primo Ordine, ma resta comunque il fatto che alla base c’è un’idea molto forte e soprattutto originale, che apre tantissimi scenari interessanti per il futuro, non solo dei protagonisti, ma per tutto il cosiddetto “mandoverse” in generale.

Skeleton Crew - Stagione 1Avrebbe sicuramente fatto piacere ricevere qualche risposta in più, ma forse quello che lascia un leggerissimo amaro in bocca è il non aver dato spazio, almeno brevemente, alle vite dei protagonisti subito dopo lo scontro finale su At Attin; anche perché ora che il pianeta è di nuovo collegato al resto dell’universo, sarebbe stato interessante vedere la reazione degli adulti e soprattutto dei ragazzi agli eventi che hanno caratterizzato la galassia negli ultimi decenni. Ci sono poi anche questioni più piccole ma personali che sembravano essere stati seminate nel pilota (pensiamo a Neel che ha una cotta per Roona o alla gara a cui doveva partecipare Fern) che non tornano più, come l’esame che Wim dovrebbe sostenere e che sì, ci viene fatto capire che non dovrà più affrontare, ma che poteva anche essere un modo per lanciare il fatto che magari sarebbe andato a studiare da un’altra parte. Va però detto che forse, per quanto improvviso e veloce, il finale vada benissimo così com’è, perché nel Wim che guarda in alto l’astronave Corvette (lo stesso modello di quella che compare per prima in Una Nuova Speranza) con occhi pieni di meraviglia, c’è lo spirito di tutti noi che ci siamo innamorati per la prima volta di Star Wars, e per lui che fino a pochi giorni fa le astronavi le vedeva solo attaccate al soffitto di camera sua e che sognava di poter aiutare la gente invece di fare il solito lavoro d’ufficio del suo pianeta, è il giusto punto di arrivo.

Skeleton Crew è quindi una piacevolissima sorpresa, una serie che dimostra come si possa fare ancora dell’ottimo Star Wars senza dover per forza contare sull’aiuto di elementi esterni al racconto. Le visioni sulla piattaforma, purtroppo, sembrano essere molto basse – inferiori addirittura a The Acolyte -, e il rischio che la serie venga cancellata è molto alto, il che sarebbe sicuramente un grandissimo peccato; per fortuna la serie ha almeno in parte un senso di finalità che la fa funzionare così com’è. La qualità è quindi tornata, ma resta appunto il problema del riscontro del pubblico in termini numerici; è ormai più che lecito pensare che alla gente interessi poco Star Wars e che forse l’unico modo per ritornare al successo di qualche anno fa sarebbe riportare la saga in sala, anche se, a parte The Mandalorian & Grogu che uscirà l’anno prossimo, il futuro del franchise su quel fronte sembra tutt’altro che roseo.

Voto: 8

 

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2 commenti su “Skeleton Crew – Stagione 1

  • Boba+Fett

    Vero, è stata una bellissima sorpresa, le aspettative erano quasi zero e invece mi ha riportato alle emozioni del primo Guerre Stellari visto al cinema. Giusta la scelta della narrazione a più strati per rendere la serie allettante per bambini dai 10 ai 70 anni; azzeccato il mood alla Spielberg anni ottanta, con tanti omaggi a E.T. soprattutto negli ultimi episodi. Purtroppo non credo ci sarà una seconda stagione, i bambini crescono in fretta, magari potrebbero “affacciarsi” nel film sul Mando o nella seconda stagione di Ahsoka, il periodo sembrerebbe quello…

     
    • Ivan Pavlović L'autore dell'articolo

      Watts e Ford hanno detto che nell’eventualità di un rinnovo la storia si collocherebbe qualche anno più avanti nella timeline per giustificare i cambiamenti inevitabili dei ragazzi. Sicuramente è molto probabile che alcuni dei personaggi riappaiano in altri progetti, soprattutto nel film che dovrebbe dirigere Filoni e che andrebbe a chiudere tutta la storia legata al mandoverse.