Tra i prodotti originali dell’attuale stagione televisiva c’erano senza dubbio aspettative altissime circa Bates Motel, sicuramente uno degli show più attesi dell’anno; non tanto per il canale che lo trasmette (non stiamo parlando di HBO), né per la presenza di star blasonante, bensì per il culto di Psycho, cosa che ha portato l’hype ad altezze siderali.
L’idea di partenza è sicuramente affascinante e abbastanza originale, nonostante si appoggi a uno dei più importanti film della storia del cinema: raccontare l’adolescenza di Norman Bates, il morboso rapporto con la madre e la storia dell’indimenticabile motel. A mettere in piedi il racconto ci pensano due persone dalle credenziali non indifferenti, Carlton Cuse (Lost) e Kerry Ehrin (Friday Night Lights), executive producer della serie e responsabili principali di un progetto ambizioso quanto rischioso. A offrire un’altra chiave di lettura sono la condizione produttiva e il canale che la trasmette: si tratta infatti della A&E, costola via cavo e satellitare di proprietà del conglomerato Disney-ABC. Lo slogan dell’emittente è “A&E is real life. Drama”, il cui principale obiettivo è trasmettere la drammaticità di ogni evento realistico mostrato, così come il realismo dei drama di loro produzione. Questa è probabilmente l’ottica migliore per intercettare il pilota di Bates Motel, per capire e comprendere lo stile di regia e quello interpretativo degli attori principali.
Proprio sul concetto di real life è basata l’idea fondante della serie: raccontare la backstory di Norman e Norma Bates significa tentare un’operazione di umanizzazione rischiosa quanto accattivante, prestando al thriller gli strumenti del bildungsroman, con l’obiettivo di indagare sulla genesi del killer, sulle radici della patologia, sulla nascita del disturbo che darà luogo a innumerevoli vittime. Gli autori hanno come punto di riferimento la grande letteratura statunitense, il romanzo di formazione e in particolare le opere di Mark Twain, mostrando Norman Bates come il lato oscuro di Huckelberry Finn, la sua metà malvagia, difettata. Il passaggio all’età adulta è ciò su cui maggiormente insisterà questa stagione, così come il rapporto tra il protagonista e la madre, reso ancora più ossessivo e in una certa misura sadomasochista dal trauma della morte del padre che apre l’episodio. Il bersaglio per ora è centrato solo a metà, perché per quanto possano essere credibili gli interpreti, alcune situazioni mettono a dura prova la sospensione dell’incredulità dello spettatore (Norman che improvvisamente viene corteggiato da quattro adolescenti bellissime), mentre più in generale si fa fatica a uscire dai cliché del teen drama.
Nonostante l’interesse che può suscitare una storia del genere, in questo caso non si tratta di una qualsiasi architettura narrativa inventata ad hoc; questa non è giusto una storia, ma la storia giusta, per parafrasare un famoso aforisma di Jean Luc Godard. Quello che nell’immaginario collettivo si è consolidato negli ultimi cinquant’anni come lo psicopatico per eccellenza, l’assassino per antonomasia, l’incarnazione del male assoluto e inspiegabile, viene qui riportato alla luce, fatto emergere nella sua forme più pura, ovvero con le sembianze di un ragazzino timido dalla faccia pulita e i lineamenti aggraziati. Non esiste storia, per quanto interessante, in grado di passare in primo piano rispetto al rapporto col culto, alla forza dell’intertestualità. Il meccanismo comunicativo che trasforma lo spettatore in un utente dello show – tanta è la sua consapevolezza della materia prima – che gli consente una visione estremamente più partecipativa, è senza dubbio la massima attrazione della serie, almeno per ora. Da questo punto di vista si tratta di un’operazione analoga a quella della seconda trilogia di Star Wars, dove analogamente a Bates Motel, si tentava di indagare sulla genesi del Male, che in quel caso era rappresentato da Darth Vader. La visione in secondo grado, quella consapevole, fatta di relazioni tra l’opera hitchockiana e quella seriale, è quella privilegiata, che nel suo indurre alla ricerca di particolari, aneddoti, citazioni e via discorrendo, permette di chiudere un occhio di fronte ad alcuni, ingenui, difetti di questo episodio pilota.
Voto: 6,5
Note:
Verso la metà dell’episodio si ascolta The Tourist dei Radiohead, una scelta decisamente azzeccata che riflette lo stato d’animo del protagonista.
La somiglianza tra Freddie Highmore e Anthony Perkins è notevolissima.
Ho guardato il pilot con molti pregiudizi, ma alla fine mi trovo ad ammettere che, pur con le giuste perplessità espresse nella recensione, mi ha tutto sommato convinto. Freddie Highmore è perfetto per la parte (e la somiglianza con Perkins in alcune inquadrature, più che notevole, è a tratti inquietante XD). La parte teen-drama finora ci sta, essendo Norman un diciassettene, ma bisogna vedere come la svilupperanno.
L’unica cosa che mi ha lasciato un po’ perplesso è Norma: sarà che io me la immaginavo dal film come una piuttosto bigotta e repressa (e che ha represso anche il figlio) e invece mi ritrovo una donna comunque estremamente sensuale e un po’ mi ha stonato. Anche se forse è solo il punto di partenza per poi trasformarla in altro. La morbosità tra lei e il figlio è comunque per adesso l’aspetto più riuscito.
A me la storia raccontata nel pilot ha convinto, e sono sicuro che faranno un ottimo lavoro anche sulla costruzione dei personaggi… Però qualche stonatura l’ho trovata… Per esempio ho trovato molto discutibile il fatto di adattare la storia ai tempi moderni, soprattutto se questa scelta la si fa per attualizzare la parte meno interessante del prodotto, ovvero la parte teen; l’ho trovata una scelta stonata anche perché questo va ad incidere anche sulle altre trame della storia; per esempio avrei trovato normalissima ed inerente la scena dell’occultamento del cadavere negli anni 50/60, ma sinceramente ai giorni nostri una scena del genere è assolutamente impensabile se non ridicola… Credo che questa forzatura porterà a diversi difetti nel corso della stagione, bisogna vedere come riusciranno a gestire la cosa nel tempo, anche se capisco che non sia l’intenzione principale del racconto.
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Ho guardato il pilot con molti pregiudizi, ma alla fine mi trovo ad ammettere che, pur con le giuste perplessità espresse nella recensione, mi ha tutto sommato convinto. Freddie Highmore è perfetto per la parte (e la somiglianza con Perkins in alcune inquadrature, più che notevole, è a tratti inquietante XD). La parte teen-drama finora ci sta, essendo Norman un diciassettene, ma bisogna vedere come la svilupperanno.
L’unica cosa che mi ha lasciato un po’ perplesso è Norma: sarà che io me la immaginavo dal film come una piuttosto bigotta e repressa (e che ha represso anche il figlio) e invece mi ritrovo una donna comunque estremamente sensuale e un po’ mi ha stonato. Anche se forse è solo il punto di partenza per poi trasformarla in altro. La morbosità tra lei e il figlio è comunque per adesso l’aspetto più riuscito.
A me la storia raccontata nel pilot ha convinto, e sono sicuro che faranno un ottimo lavoro anche sulla costruzione dei personaggi… Però qualche stonatura l’ho trovata… Per esempio ho trovato molto discutibile il fatto di adattare la storia ai tempi moderni, soprattutto se questa scelta la si fa per attualizzare la parte meno interessante del prodotto, ovvero la parte teen; l’ho trovata una scelta stonata anche perché questo va ad incidere anche sulle altre trame della storia; per esempio avrei trovato normalissima ed inerente la scena dell’occultamento del cadavere negli anni 50/60, ma sinceramente ai giorni nostri una scena del genere è assolutamente impensabile se non ridicola… Credo che questa forzatura porterà a diversi difetti nel corso della stagione, bisogna vedere come riusciranno a gestire la cosa nel tempo, anche se capisco che non sia l’intenzione principale del racconto.