Nonostante l’estate sia ad un livello avanzato, il panorama televisivo americano non si ferma ma continua a sfornare nuove serie o nuove stagioni; è il turno di “The Newsroom”, lo show di Aaron Sorkin dedicato al mondo del giornalismo ed arrivato alla sua seconda stagione.
Lo scorso anno The Newsroom si era rivelata una delle serie più interessanti del panorama estivo, nonostante alcune incertezze strutturali che ne indebolivano la visione. Dei tanti temi trattati si è sempre molto discusso dei personaggi (soprattutto quelli femminili), spesso sopra le righe ma capaci di farsi spazio con decisione e competenza all’interno di un sistema – quello giornalistico – per troppo tempo nelle esclusive mani del sesso maschile. Dopo aver fatto fuori il team di autori ed essersi preso l’intero peso della narrazione, Sorkin si è approcciato a questa seconda stagione con il chiaro intento di liberarsi di almeno alcuni dei problemi che avevano afflitto il primo anno.
Che Sorkin sia sempre stato interessato al “dietro le quinte” è evidente grazie ad alcune delle sue serie di maggior successo, come lo straordinario The West Wing (ricordiamo anche Studio 60 On The Sunset Strip). Con questa serie non fa altro che ribadire ancora una volta quanto sia più indirizzato verso il mettere sotto la lente d’ingrandimento non tanto ciò che accade, ma chi ne sono i protagonisti indiretti. Cosa succede oltre quello schermo quando veniamo a conoscenza di ciò che accade nel mondo? Che influenze hanno le notizie come l’uccisione di Osama Bin Laden per i giornalisti che ce la comunicheranno?
Se l’intento di Sorkin ci è ormai chiaro, non altrettanto può dirsi della sua esecuzione. Questo primo episodio della seconda stagione è sicuramente più che sufficiente, ma ha fin troppe mancanze per poterci davvero soddisfare, soprattutto se paragonato all’ottimo pilot dello scorso anno.
Già l’inizio è in perfetto stile Sorkin: in medias res, mentre Will McAvoy è impegnato a parlare con l’avvocato dell’AWM (una Marcia Gay Harden in stato di grazia) circa l’affare “Genoa”. Chiaramente ad una prima visione il grande elenco di movimenti che hanno portato a quella che dovrebbe trattarsi di una vera e propria disfatta per la redazione di News Night non ci è ancora stata mostrata, ma è evidente che stavolta l’abbiano fatta grossa. Seguire, quindi, l’intero filone narrativo ricordandoci che si tratta di un lungo flashback non è certamente facile; solo con l’epilogo riassuntivo di MacKenzie riusciamo in parte a raccapezzarci, ma stavolta la tecnica narrativa di Sorkin si rivela un po’ troppo macchinosa anche perché foriera di un’enormità di cambiamenti (dal viaggio in Uganda di Maggie ai nuovi personaggi inseriti un po’ troppo frettolosamente).
Eppure, il problema principale di questo primo episodio è la sensazione che ad esso manchi l’anima: pur trovando sempre estremamente piacevoli i momenti di analisi pura della gestione del programma (le difficoltà iniziali della messa in onda, per esempio, sono davvero ottime ed interessanti), i personaggi di The Newsroom sembrano quanto mai spenti, distratti ed annoiati. Persino le conversazioni tra Will e MacKenzie, che erano una delle forze trainanti dello show, si sono profondamente indebolite. Probabilmente complice di questo cambio improvviso di tono è anche uno scarso approfondimento dei personaggi, soprattutto quando si trovano ad avere a che fare con meccaniche che già lo scorso anno sembravano troppo stantie: il triangolo Maggie-Don-Jim (con l’augurio che la rottura tra i primi due non sia solo temporanea) e l’aggiunta parallela di Sloane, sempre uno dei personaggi più interessanti della serie, hanno obiettivamente stancato e ci si augura davvero che da quest’anno si scelga un’altra strada per i protagonisti, magari molto più intimamente legata al mondo del giornalismo.
Il personaggio che ne esce meglio in tutto questo è sicuramente Neal che si interessa di Occupy Wall Street: Dev Patel riesce a tratteggiare molto bene l’insicurezza e l’inesperienza di un volenteroso “stagista” alle prese con i cambiamenti del mondo che lo circonda – e d’altronde è l’unico personaggio che ci sembra dare davvero più spazio all’aspetto “giornalismo” rispetto ai vari problemi interpersonali o politici. Neal ci mette in contatto diretto con i movimenti “dal basso” che tanto spazio hanno assunto sul panorama politico mondiale, Italia compresa, e certo questa spinta non può dirsi conclusa qui.
Come premesso inizialmente, questo episodio non è certamente inferiore alla sufficienza, ma sarebbe stato lecito attendersi qualcosa in più, considerando soprattutto le numerose idee che sono emerse anche in questa puntata; la loro gestione, però, non è stata delle migliori. Vedremo quanto l’affare “Genoa” impegnerà il racconto, ma siamo di primo acchito più interessati ai problemi politici che l’AWM si trova a dover affrontare, con Charlie per la prima volta meno sicuro nella sua difesa a spada tratta di Will dopo la sua sparata contro il Tea Party. Se Sorkin riuscirà a sviluppare con più attenzione le idee che sono saltate fuori, riuscirà a portare questa serie al livello successivo; altrimenti, purtroppo, non ci attende altro che il fallimento.
Voto: 7-
Ho visto la puntata qualche giorno fa. Devo dire che mi aspettavo da questa premiere un cambio di marcia rispetto alla prima stagione (in particolare un’evoluzione nella caratterizzazione dei personaggi e una drastica riduzione di situazioni surreali nei rapporti tra i protagonisti), ma a mio avviso è stata una puntata in chiaroscuro: mi è piaciuto molto il fatto che in questa stagione avremo probabilmente una trama più orizzontale (vedi il caso Genoa) e si vede che il personaggio di Will è diventato più solido sotto il punto di vista psicologico. Emergono tuttavia alcuni difetti: rispetto allo scorsa stagione, il ritmo della narrazione (il marchio di fabbrica di TN) sembra sia calato (non di molto sia chiaro, ma per me è calato); ancora troppe situazioni surreali tra i protagonisti (sembra come se nella redazione di ACN News faccia curriculum il fatto di avere seri problemi relazionali e comportamentali).
la questione degli intrecci amorosi è una cosa insopportabile! ma checcefrega, tra l’altro, di analizzare di nuovo la frase di Sloan a Don?!
Mi è piaciuta invece l’idea di raccontare tutto in flashback e di fatto di far capire solo alla fine che tipo di casino sia successo. Non mi ha fatto impazzire come premiere, ma sono fiduciosa