
Non risulta ben chiaro l’intento di questa scelta, che potrebbe essere un semplice espediente per disorientare lo spettatore, il quale non si aspetta l’atmosfera solare e scanzonata introdotta dai credit di apertura. Certamente la neve, come nel film, fa parte della messinscena e costituisce un elemento importante tanto dell’ambientazione quanto della narrazione.
If anyone could shoot himself in the face with an unloaded fire, that man it’s you.

Partendo dall’acquisto di un paio di calzini, prende il via una catena di rovinosi eventi che, proprio in virtù della difficoltà del protagonista di dire di no, lo trascinano nel caos (basta ricordare il no non detto a Malvo nel pilot): anche il non agire è un’azione.
It’s not my fault.
Il contrasto tra l’essere vittima della propria natura e la scelta, inconsapevole o meno, di trasferire la responsabilità delle proprie azioni a Malvo, non favorisce empatia per il protagonista. Egli non mostra alcun segno di pentimento per ciò che ha fatto, ma rimpiazza quasi immediatamente il suo gesto di “rivalsa” e di affermazione di sé, caricando il fucile a pallettoni e immaginando di puntarlo verso colui che vorrebbe investire della colpa di quanto accaduto. Anche se in modo tragico, Lester sembrava essersi imposto colpendo la moglie a morte, quasi riscuotendo le simpatie dello spettatore, salvo poi ripiombare in una passività nel complesso neutra ma drammatica nel contesto in cui si esprime.
La bravura di Freeman nel connotare il profilo di Lester non sta soltanto nell’interpretazione della mimica facciale particolarmente espressiva, ma anche in maniera più marcata nel restituirci l’inadeguatezza dell’assicuratore di fronte alle situazioni più critiche, emettendo dei suoni quasi gutturali che sembrano incastrarsi in gola, come per paura che a contatto con l’aria le vibrazioni delle sue corde vocali possano ucciderlo.

La scena, quasi surreale, dipinge verosimilmente una stazione di polizia in cui le previsioni del tempo sembrano essere prioritarie rispetto ai delitti che sono avvenuti in città; infatti, appare quantomeno strana la presenza dei dati relativi all’imminente tempesta di neve sulla lavagna dell’ufficio e la totale mancanza di riferimenti al caso. È grazie alla motivazione che spinge Molly a insistere sulle sue intuizioni, anche contro i diretti ordini del suo capo, che si apre una pista concreta a carico di Lester, e anche Bill ora sembra rendersene conto.

Quest’ultimo sa dentro sé cosa fare, ma ha bisogno che qualcun altro glielo dica: qualcun altro a volte deve dirci quali sono i nostri pensieri e darci la spinta di seguirli, abbattendo le scuse che scaturiscono sempre come una difesa del proprio io, rispetto all’azione che può comportare delle minacce a noi stessi. A questo proposito, la parabola sull’uomo che vuole annullare la sofferenza nel mondo è illuminante, poiché mette in moto un meccanismo di riflessioni che spingeranno l’agente ad agire.
Almeno bisogna provarci, no?

Per quanto riguarda l’esecuzione tecnica, l’utilizzo del flashback a inizio episodio facilita l’immergersi dello spettatore nella storia, catturandone l’attenzione. In generale, nonostante la narrazione scorra un po’ lenta in alcuni punti, l’asticella della qualità della serie si alza, e la puntata si dimostra all’altezza delle aspettative, dimostrando l’idea con cui è stata concepita: una serie antologica che riprende molti spunti, soprattutto estetici e di atmosfera, dell’opera cinematografica dei Coen, pur aprendo scenari differenti. A parte qualche lieve forzatura e qualche svista, (Malvo non controlla nemmeno se il fucile trovato in casa di Lester sia carico), la sceneggiatura risulta di ottima presa emotiva, fornendo anche qualche soluzione alternativa a livello di regia che si rivela, a mio avviso, gradevole; l’uso delle dissolvenze in nero, gli improvvisi stacchi di montaggio sempre più incalzanti, che ricordano alla lontana il Kubrick di Shining e un simil-bullet time dei fratelli Wachowski sembrano sposarsi bene con l’avanzare dell’intreccio, preannunciando una volontà di osare di più a livello stilistico.
A metà stagione il bilancio è più che soddisfacente, e sicuramente i prossimi episodi non tradiranno gli appassionati dello show.
Voto: 7 ½

Secondo me il campo di grano in apertura è collegata al momento in cui Lester compra il fucile: una primavera (seppur effimera per lui, già sottomesso e perculato dalla moglie) che precipita poi nel gelido inverno, dal quale Lester faticherà ad uscire.
L’ho vista come una scelta metaforica, ecco, legata proprio a quel momento.
Poi d’accordo con quanto dici su tutto il resto: Malvo personaggio pazzesco. 😀
Indubbiamente Ste, la scelta è sicuramente descrittiva in questo senso, hai ragione. Il suo è un inverno che non può finire, temo. Non vedo l’ora di recuperare il 7° episodio per vedere come evolve la sua storyline! 🙂