Feud: Bette and Joan – 1×02 The Other Woman 1


Feud: Bette and Joan - 1x02 The Other WomanInquadrare il cinema e i suoi retroscena con l’oggetto multimediale che più gli si avvicina, la serialità, può essere un’arma a doppio taglio: il racconto può giovare di piani interpretativi accattivanti oppure sfilacciarsi sotto il peso delle ambizioni. 

Solo la qualità ultima del prodotto raschia via qualsiasi dubbio sulla solidità di un progetto e sempre solo il livello qualitativo conferma l’elettrico stato di eccitazione che caratterizza la messa in scena di un prodotto sull’arte da parte di “veri” operatori dell’arte. E in Feud (per ora) la qualità abbonda. Abbonda sia nelle declinazioni prettamente materiche – grazie a un lavoro scenografico che si dispiega naturalmente tra lo charme dei salotti e l’eccentricità sartoriale –, sia nell‘indagine documentaristica, rinfrescata a più riprese dagli informativi stacchi temporali (riempiti di guest star e rivelazioni) e dal fervore mimetico degli attori principali.

Feud: Bette and Joan - 1x02 The Other WomanMurphy d’altronde è un autore navigato e sa che tasti premere per modulare una trama antologica che si avvii, esploda e si spenga senza sbavature. “The Other Woman” infatti conosce perfettamente il suo ruolo all’interno dell’affresco di otto episodi: incorniciare (dopo l’ottima presentazione del pilot) le dinamiche primarie, quelle secondarie e altre eventuali linee sotterranee, deliziando con il profumo della polvere da sparo pur mantenendo il conflitto ancora a salve. Così i personaggi iniziano a relazionarsi tra loro, scoperchiando tensioni, nuove amicizie, passati rancori e note a piè pagina dei tabloid hollywoodiani, cataloghi di ingiurie reciprocamente scoccate da un camerino all’altro. Allo stesso modo – traducendo necessità in virtù – emergono nuovi dettagli dalla cronologia della faida: dettagli annidati negli screzi passati (di natura “puramente” professionale) e riprogrammati nelle difficoltà relazionali di un backstage che, quando smette di diventare teatro della lotta tra due prime donne, si riveste non tanto dei connotati cinematografici che più gli sono naturali, quanto delle ombre psicologiche che danzano sotto il trucco di scena.

Feud: Bette and Joan - 1x02 The Other WomanLa passione e la riverenza verso Joan Crawford e Bette Davis legittimano il setaccio di azioni e comportamenti delle due, studiate al millimetro su carta e su video, nella molteplicità delle dimensioni che vivono quotidianamente. Malgrado ciò l’analisi non è mai accondiscendente né superficiale; il dialogo a bordo piscina della Crawford con Etta è in questo senso illuminante: alla lamentazione della attrice, che ricorda un’amicizia scevra di ogni ragione di comodo, la doppiogiochista giornalista si scioglie in languidi versi di consolazione e di empatia, sebbene (come con sagace e ingenuo sense of humour le ricorda l’attrice) “non sia mai stata una star”. Più che un semplice scambio di affetti, ecco che il dialogo si ridimensiona come la messa in scena comica di quell’ipocrisia connaturata al mondo dello spettacolo che raggiunge tutti i personaggi: Warner mette su un palcoscenico le due attrici, ma affinché si sbranino e creino elettrica rabbia anche sullo schermo; Aldrich, pur con apprezzabili moti di coscienza, dorme male per essere sedotto da una parte e sedurre involontariamente dall’altra, nella trottola minacciosa di scoop e ordini produttivi; Etta, come detto sopra, non ci mette più di un secondo a vestire i panni dell’amica preoccupata e subito dopo quelli della direttrice col coltello tra i denti e il profitto sotto il naso.

Feud: Bette and Joan - 1x02 The Other WomanSi profila così l’inizio di un affresco che certamente sente come bisogno primario quello di promulgare il ricordo delle due figure protagoniste, ma che allo stesso tempo non ignora difetti e vizi dello stesso sistema che è oggetto del racconto; l’innesto umoristico dunque risuona tra le volontà autoriali più particolari, quasi nel desiderio di venire a patti con l’impossibilità di documentare tutto con esattezza, vista la lontananza e la peculiarità degli eventi, e quindi di filtrare la narrazione attraverso lenti sottilmente eccentriche (come suggerisce anche la regia di Murphy) che interpretino gli eventi senza snaturarli.

Detto questo, l’episodio ben dimostra che il gioco tirato in piedi non si esaurisce in un esercizio di stile sfarzoso, anzi, si dimostra abbastanza coraggioso per entrare nelle dimensioni private delle leggende hollywoodiane. Se l’esposizione su pellicola infatti riluce di apparenze ventiquattro fotogrammi al secondo, le mura domestiche rivelano paure e debolezze, manieristiche ma coerenti: dalla parte della Crawford i fantasmi di una bellezza sgretolata (servita dalla Lange con grande mestiere) e una bravura mai abbastanza riconosciuta, mentre per la Davis il rimpianto per una giovinezza sfuggita e ricomparsa come “minaccia” psicologica sotto le vesti adolescenti della figlia. Quando poi le paure, vere motrici della faida, si fanno comuni, ecco che le due attrici si supportano oppure si allontanano, vergognandosi di una vulnerabilità che ben poco si addice alla fresca fermezza da cocktail.

“The Other Woman” è quindi un ottimo episodio, perché oltre a confermare le qualità del pilot, quali la vitalità della messa in scena, l’attenzione alle minuzie caratteriali e una buona solidità, si impegna ad impostare l’ancoraggio alle intimità di dee dello spettacolo considerate inarrivabili, con spirito rispettoso ma anche divertito. Speriamo che si continui così.

Voto: 8

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Informazioni su Leonardo Strano

Convinto che credere che le serie tv siano i nuovi romanzi feuilleton sia una scusa abbastanza valida per guardarne a destra e a manca, pochi momenti fa della sua vita ha deciso di provare a scriverci sopra. Nelle pause legge, guarda film; poi forse, a volte, se ha voglia, studia anche.


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