Twin Peaks – 3×10 The Return Part 10 10


Twin Peaks – 3×10 The Return Part 10Lynch e Frost portano avanti il lavoro sulla narrazione di “Part 9” confezionando, forse, l’episodio più importante finora dal punto di vista della trama orizzontale. Facendo leva su un’instancabile attenzione compositiva, il decimo capitolo del Ritorno comincia finalmente a far incontrare e ad intrecciare buona parte dei filoni narrativi che stavano, fino a questo momento, procedendo in parallelo.

La scrittura dimostra, ancora una volta, di sapersi muovere con disinvoltura e consapevolezza all’interno del medium televisivo dando un’ulteriore accelerata alla trama orizzontale dopo la pausa riflessiva di “Part 8“. Lo spettatore si trova davanti ad una successione ritmata e sapientemente scandita di narrazione e riflessione che rende dinamica anche la ricezione stessa degli episodi. Lynch è, infatti e prima di tutto, un compositore, un direttore d’orchestra, che riesce a dar vita ad un decimo capitolo in perfetto equilibrio fra i toni comico e tragico. La narrazione, infatti, alterna con naturalezza momenti più distesi e parodistici ad altri più tesi e fortemente disturbanti. Da un lato, la figura di Candie è protagonista di un riuscitissimo lavoro di caratterizzazione: si distingue, a più riprese nel corso dell’episodio, rispetto alle altre componenti del terzetto e si colora dei tratti comici tipicamente twinpeaksiani. La ragazza, che colpisce Rodney Mitchum in faccia con un telecomando mentre cerca di catturare una mosca, che si strugge dal rimorso o che non riesce, ingenuamente, ad eseguire in modo efficace gli ordini che le vengono impartiti, incarna alla perfezione quella tipologia di umorismo parodistico consolidato, negli anni, dal cinema di Lynch. Dall’altro lato, le sequenze che seguono il personaggio di Richard Horne (Eamon Farren) si propongono come scene di una crudezza sconcertante. La scena che apre l’episodio lo vede protagonista di un altro omicidio a sangue freddo e, successivamente, la sequenza della rapina nella casa della nonna materna rappresenta uno dei tratti più disturbanti e meglio riusciti dell’episodio. Questo accade, soprattutto, per la modalità estetizzante e straniante con cui Lynch è solito trattare la violenza, che ha sullo spettatore un effetto contrastante di “coinvolgimento distaccato” che ricorda per certi versi l’operazione tarantiniana – si pensi alla ricercatezza estetica della scena iniziale o al ritornello “Hello Johnny, how are you today?” ripetuto dall’orsacchiotto nella seconda.

Twin Peaks – 3×10 The Return Part 10Il resto del metraggio è quasi interamente affidato al duetto composto da Dougie e Janey-E Jones (una sempre splendida Naomi Watts). Arrivati al decimo episodio potremmo cominciare a considerare quella della “metà buona” dell’agente Cooper non più una semplice fase di transizione subordinata al momento del ricongiungimento con l’altra metà, quanto piuttosto una vera e propria indagine sulla natura del personaggio di Dougie. Se un’intenzione di questo tipo richiama sicuramente alla mente, fra tutti, Il Visconte dimezzato di Italo Calvino, non bisogna dimenticare che quello dello sdoppiamento è un espediente narrativo estremamente caro al cinema di Lynch. La metà buona mantiene un certo grado di innocenza e curiosità che caratterizzavano l’ottimismo dell’agente Cooper e ne fa il punto di partenza per la costruzione di una delle figure dell’Eroe più atipiche e parodistiche della televisione. In questo senso la scrittura riesce nella mirabile impresa di portare avanti, per una buona metà di stagione, le vicende di un protagonista quasi completamente inattivo, che subisce passivamente l’azione invece di prendere iniziativa, che si mantiene comunque al centro e protagonista degli eventi narrati. In questo episodio Dougie riallaccia i rapporti con la moglie e si inimica i proprietari del Casinò senza abbandonare la sua condizione di spettatore degli eventi che gli capitano – la passività di questa metà dell’agente Cooper è ancora più evidente se paragonata all’iniziativa e al dinamismo che predomina, invece, nelle vicende di Mr. C. L’operazione è interessantissima anche sul piano meta-narrativo nel senso che, finora, il personaggio ha sempre “vissuto di rendita” rispetto al lavoro di caratterizzazione che era stato fatto precedentemente sull’agente Cooper quasi come se ne fosse risorto (anche nel senso di ritornato sugli schermi con questa nuova stagione) solo l’involucro. Si tratta, con tutta probabilità, di uno dei tanti modi con cui Lynch gioca con le aspettative del suo pubblico.

Twin Peaks – 3×10 The Return Part 10Le successioni, perfettamente alternate, di sequenze più distese e altre più tese o di momenti di azione e altri di inazione non sono, però, le sole accortezze compositorie con cui Twin Peaks si mostra capace di intrattenere lo spettatore. Anche questa “Part 10” ripropone lo stesso ritornello cromatico  già apparso in altri episodi: il colore rosso compare insistentemente, ad esempio, nella porta rossa della casa di Dougie, nella tazza gettata dalla finestra dal compagno di Becky Burnett (Amanda Seyfried), la figlia di Shelley Johnson, durante una violenta sfuriata, nel fazzoletto con cui Candie cerca inizialmente di catturare la mosca o nelle scarpe (ancora una volta) indossate da Janey-E nel momento che precede l’esilarante e splendida scena che vede riaccendersi la passione fra i coniugi Jones. Lynch si mostra un regista a tutto tondo capace di ritmare, con estrema naturalezza, non solo emotivamente ma anche visivamente l’esperienza fruitiva dello spettatore.

Diventa sempre più chiaro, inoltre, che la doppia figura di Cooper non è il solo collante fra il “vecchio” Twin Peaks e questo “The Return”. L’episodio ospita, infatti, importanti richiami ai motivi e alle vicende delle prime due stagioni che sembrano riportare la narrazione al nucleo originario e alle vicende legate alla morte di Laura Palmer. In primo luogo la nuova profezia della Signora Ceppo (“Laura is the one”) a Hawk che potrebbe dare nuovo senso alle pagine ritrovate del diario di Laura. In secondo luogo la visione di Laura Palmer da parte di Gordon Cole/Lynch che non è estraneo ad avvenimenti di tipo “medianico” di questa portata: pensiamo al frame che lo ritrae accanto ad una rappresentazione di un fungo atomico in “Part 7“, subito prima del racconto di fondazione dell’episodio successivo o al fatto che dice di aver sentito qualcosa abbracciando Diane (ricordiamo l’oscurità, già emersa nello scorso episodio, dei rapporti che legano Diane a Mr. C). Queste sequenze, se considerate nell’insieme – e alla luce dell’ottavo episodio che vedeva il volto di Laura racchiuso nella sfera in mano a Señorita Dido nella Loggia Bianca –, costringono lo spettatore a riportare l’attenzione sulla figura centrale della ragazza vittima dell’omicidio che ha dato il la alla narrazione delle vicende dell’intera serie. A questo punto si potrebbe dire che le numerose critiche di non-continuità del terzo tomo rispetto ai precedenti potrebbero semplicemente essere state mosse troppo presto, perché prive del quadro completo del progetto di Lynch e Frost.

Twin Peaks – 3×10 The Return Part 10Al di là di un’impeccabile ricerca ritmica ed estetica, l’episodio si mostra in grado di far incontrare delle linee narrative finora piuttosto sconnesse facendo pian piano emergere la complessità della fitta trama elaborata da Lynch e Frost: Richard Horne è nipote di Benjamin Horne – e figlio di Audrey Horne – al quale la nonna derubata telefona chiedendo soldi; è inoltre in contatto con Chad, al servizio dello sceriffo Truman (nella centrale dove lavorano anche Lucy, Andy e Hawk), al quale chiede di sbarazzarsi della lettera che lo incolpevolerebbe dell’omicidio del bambino e della donna; viene reso pubblico l’arresto di Ike “The Spike” che, se già collegava Dougie a New York, ora diventa pretesto per far incrociare nuovamente le storyline di Dougie e i proprietari del Casinò. Una nota finale per la sequenza musicale al Bang Bang Bar che chiude l’episodio affidata alla stessa Rebekah del Rio che la videocamera di Lynch aveva ripreso per quell’indimenticabile scena al Club Silencio in Mulholland Drive.
L’episodio, magistralmente diretto e calibrato, porta avanti la narrazione su più punti, alcuni essenziali, e allaccia in modo più deciso alcune storyline cominciando a far intuire la complessità del disegno narrativo della serie.

Voto: 9

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Informazioni su Irene De Togni

Nata a Verona, ha studiato Filosofia a Padova e Teoria letteraria a Parigi. Non simpatizza per le persone che si prendono troppo sul serio ma le piacerebbe che le serie TV venissero prese un po’ più sul serio (e ora che ha usato due volte l’espressione “prendersi sul serio” non è più sicura di quello che significhi).


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10 commenti su “Twin Peaks – 3×10 The Return Part 10

  • Genio in Bottiglia

    Un altro grande episodio. Lynch è riuscito a spalmare la contea di TP sul territorio degli USA, mantenendo il nonsense e togliendo di torno gli aspetti soap-operistici che se avevano un senso nei primi anni ’90, a fronte di una qualità media dei prodotti tv molto più bassa, non ne avrebbe avuta nel 2017. Naomi Watts fantastica. Recensione perfetta.

     
  • Emanuele

    Recensione strepitosa. Giusto risaltare e fare i complimenti a chi avrà certamente dedicato molto tempo per onorare questo capolavoro che è Twin Peaks: il ritorno.

     
  • Utente

    Scrivo qui per chiedere un parere all’autrice del post, visto che che su vari social c’è il pericolo di essere linciati: concordo su quanto detto in tutta la recensione ma tirando le somme di queste puntate ho una impressione che si fa sempre più chiara, il lato misogino di Lynch. La figura della donna è distorta, una visione vecchia, o sono prostitute o drogate e in ogni caso vengono ammazzate. Ogni singolo episodio una donna viene brutalmente uccisa, io mi chiedo nel 2017 abbia ancora necessità di questo tipo di rappresentazione del genere femminile? È solo un a cosa che ho notato io? Ovviamente è escluso il ruolo di Naomi W. Sto apprezzando moltissimo questa stagione però ho sempre questa cosa che mi gira per la mente, tu che ne pensi?

     
    • Irene De Togni

      È vero che una buona parte dei personaggi femminili presenta i caratteri che hai elencato ma se noti lo stesso vale per la maggior parte dei casi anche per le figure maschili. Non parlerei tanto di misoginia quindi, quanto piuttosto di caricatura o, a seconda dei casi di parodia. Entrambe sono forme di critica sociale, di invito alla riflessione attraverso la rappresentazione artistica. Lynch ha sempre portato avanti un lavoro di decostruzione di questo tipo. Nel caso di Candie di questo episodio in particolare mi è sembrato che Lynch giocasse con uno stereotipo, esasperandolo, per ottenere un effetto comico. Non credo quindi che volesse fermarsi alla proposta di un personaggio femminile superficiale o ingenuo ma che volesse al contrario mostrare come un personaggio di questo tipo sia in contrasto con l’immaginario contemporaneo (e da qui l’ironia, appunto). Se ci fai caso anche il personaggio di Rodney Mitchum risulta piuttosto caricaturato e non proprio positivo. Spero di aver risposto alla tua domanda e se hai altri dubbi non ti preoccupare, è legittimo fare domande 😉

       
      • Utente

        Devo dire che la faccenda non l’avevo considerata sotto questo aspetto interessante. Ho fatto l’errore di cercare articoli riguardanti questo presunto lato di Lynch e ne ho lette di ogni (non so fino a che punto vere) magari facendomi influenzare. Grazie per la risposta esaustiva ????????

         
  • Fabrizio

    Forse mi son perso qualcosa, ma in quale parte dell’episodio siamo così certamente informati che Richard sia il figlio di Audrey?!?

     
    • Federica Barbera

      Ciao Fabrizio! Quando Richard (che di cognome fa Horne) arriva a casa di Sylvia la chiama “nonna”, e lei stessa gli dice di rivolgersi al nonno per i soldi. Benjamin Horne e Sylvia hanno solo due figli: Johnny, che è nelle condizioni che vedi, e Audrey, che a questo punto risulta per forza sua madre 😉

       
      • Fabrizio

        E se fose il figlio di Johnny…sarebbe un abella sorpresa. Tutti aspettiamo Audrey prima o poi, ma che ne sappiamo…?! Anche il povero Cooper-Dougie, secondo me sarà così fino alla fine più o meno. E poi perché il figlio di Audrey dovrebbe avere lo stesso cognome della mamma?! Secondo me, essendo Lynch, alla fine potrebbe essere di tutto.

         
  • Michele

    If the stars were all unpinned
    And a cold and bitter wind
    Swallowed up the world without a trace
    Ah, well that’s where I would be
    What my life would seem to me
    If I couldn’t lift the veil and see your recensione

    🙂