Game of Thrones – 7×04 The Spoils of War 4


Game of Thrones - 7x04 The Spoils of WarArrivato, con velocità preoccupante, al suo cavalcavia stagionale, Game of Thrones si decide per una accelerata e dà un gran fuoco alle polveri. “The Spoils of War” diversifica infatti le qualità dello show e imposta lo spettacolo secondo i due canoni che più stanno determinando la serie in questi episodi: la parola e il movimento.

Controbilanciata tra intimità e violenza, la quarta puntata ripropone la struttura della seconda e fa bene il suo lavoro: prima spende e spande in sentite discussioni, confermando la nonchalance dialettica in cui si muovono personaggi e show; poi scatta nel quarto d’ora finale con una clamorosa impennata guerrigliera, snodando questo intricato giro di boa. È facile che il sistema, giocato sulla bipartizione netta tra azione e contemplazione, sembri contraddittorio o sconclusionato; invece non potrebbe essere più funzionale alla fluidità dell’episodio, che appassiona e sconvolge. Ne giovano anche le dinamiche caratteriali, con personaggi che si confrontano con situazioni inedite, e il ritmo dell’azione, che prima gioca a nascondino e poi domina per eccesso. Ad ulteriore riprova, il meccanismo si rivela perfetto per la gestione degli eventi in un tempo ristretto, arricchendosi di vari contenuti come nella prima mezz’ora, in cui l’assoluta perizia tecnica con cui sono condotti i dialoghi permette di rimediare all’effettiva scarsità di minutaggio inserendo agganci a eventi del passato. Ciò avviene attraverso simboli e citazionismi interni, insistiti ma allo stesso tempo tenuti sotto traccia.

Game of Thrones - 7x04 The Spoils of WarPotrà forse sembrare un divertissement, un ammiccamento allo spettatore con la memoria d’elefante, ma c’è di più: esaurita l’ipotetica funzione di fan service,  nei dialoghi subentra la forza iconografica dell’uso del dettaglio, contando sull’occhio educato degli spettatori per certi particolari. Un oggetto come il pugnale in acciaio di Valyria (allo stesso modo dell’incontro con Nymeria per esempio) non può che rammentare subito allo spettatore lo scarto temporale trascorso e il conseguente sovvertimento di personalità del personaggio coinvolto, quasi come se la sua intera storia personale fosse lì compressa: ci rendiamo conto, in maniera sempre più definitiva, che il giovane Stark è morto in quella caverna e che al suo posto è nato il Corvo con Tre Occhi. Ma Bran non è l’unico a essere cambiato, anzi: spinti ai confini delle proprie personalità, i personaggi di Game Of Thrones non sono più chi erano. Partiti come figli di una pace traballante e arrivati come plenipotenziari di destini tragici, sono vittime del dramma di un cambiamento — fisico in primis (con una maturazione corporea visibile) e caratteriale poi — che scandisce il tempo tra ellissi e incostanti decelerazioni, trovando un riscontro anche nel linguaggio del corpo dei protagonisti: meno gioioso di una volta, più serio e contenuto. È raro assistere alla maturazione progressiva dell’interprete e non a caso la serie, nella veste di long drama incentrato su bambini diventati adulti, è una singolarità.

Anche per questo è maggiormente apprezzabile che le geometrie narrative organizzate per questi ultimi episodi, nelle parti non belliche, trovino snodo proprio nell’affezione del pubblico al percorso di questi attori/personaggi, nel momento in cui interagiscono tra loro dopo molto tempo. La puntata in questi casi lavora di fino, per ottenere riflessioni di forte risonanza a partire da scambi veloci. Servono a questo i tanti piccoli accorgimenti di sceneggiatura, che livellano interpretazioni esplose nel silenzio di chi ha acquisito una adultità sofferta: è una scelta anti-climatica sottile e rischiosa, perché non cerca il sentimentalismo facile né il gran baccano emotivo. Gli incontri a Grande Inverno contraddicono la logica su cui dovrebbero reggersi e, invece che nella comunione spassionata prima della tempesta, il triangolo degli abbracci tra Sansa, Bran e Arya si risolve in una frustrata asciuttezza, che compromette il ricongiungimento. I tre fratelli si incontrano, ma sembrano estranei: un meccanismo che riscontra similitudini con gli stili della tragedia greca e  (soprattutto con Arya e Sansa)  aumenta il grado malinconico.

Game of Thrones - 7x04 The Spoils of WarSi noti l’indugiare della macchina da presa sui dettagli del cortile – sovrapponendosi alla soggettiva del personaggio, che, finalmente a casa, rintraccia l’infanzia attraverso i luoghi in cui l’ha vissuta – e come la partitura musicale ceda il passo a vene nostalgiche, che compromettono ancora di più la paradossale situazione delle due sorelle: aver raggiunto esattamente ciò che desideravano, rimpiangendo quasi di averlo fatto. Se Arya infatti proprio in quel cortile guardava gli spadaccini allenarsi macinando invidia, Sansa già giocava alla signora del castello, cucendosi addosso rigore domestico e buone maniere. Nessuna delle due è felice, ma entrambe sono figure consapevoli, formate e costrette a riconoscere i danni collaterali di questa travagliata educazione sentimentale che le avvicina come donne e le divide come sorelle. Limitare la tristezza a uno sguardo nascosto in un abbraccio è un grande esempio di scrittura ai suoi vertici di delicatezza. La soluzione  infatti è elegante e magistralmente silenziosa, un momento intimo e privato scritto senza facilonerie e ricatti emotivi, che porge il fianco a difficoltà visibili (è più rischiosa una narrazione d’interni e di dialoghi piuttosto che la maestosità effettistica) e che invece si dimostra costruttiva e dignitosamente appagante.

Ma i momenti dove la parola domina incontrastata si riscontrano anche fuori da Grande Inverno. La via del dialogo è battuta  persino a Roccia del Drago, dove i veri tesori sono nel sottoterra: ossidiana, leggenda, alleanze. E anche se i momenti con Daenerys e Jon soffrono sempre il peso delle aspettative, è apprezzabile vedere come anche in questo caso gli autori giochino a favore di caratteri inflessibili e rispetto reciproco (con una tensione sessuale sfumata e canzonata). C’è grande coerenza nelle parole di entrambi e una onestà relazionale ben pesata, favoreggiata anche dall’alchimia attoriale.  Uniche pecca l’incursione di Missandei, troppo calcolata per confermare a Jon la bontà di Daenerys; l’incontro con Theon, invece, è più credibile, oltre che foriero di conseguenze imprevedibili.

Tutt’altro episodio quello degli ultimi quindici minuti, che si riallacciano all’inizio di puntata sul fronte dell’Altopiano. È il culmine di una strategia della tensione narrativa coltivata dall’episodio in sotterranea e giustificata dall’ellissi che con furbizia nasconde il piano di Daenerys e permette alla  puntata di risparmiare minuti nel girato. Il tempo, dopo essersi contratto, si libera con vigore muscolare per concentrarsi sul mastodontico scontro di fanteria tra l’armata dei Lannister, spezzati a mezz’asta tra capo e coda, e quella della Khaleesi, a cavalcioni tra squame di drago per direzionare l’ululante orda dei dothraki.

Game of Thrones - 7x04 The Spoils of WarLa battaglia è incredibile: da perfetto negativo dello scontro navale di “Stormborn“, con tanto di attacco a sorpresa  (per i personaggi e per gli spettatori) innesta la pura epica del movimento su terra, aumentata nei risultati dalla potenza aerea della Regina dei Draghi e dalla predominante violenza dei combattenti. Malgrado non ci siano mai veri dubbi sugli esiti del conflitto – più che scommettere sul vincitore si scommette su quando finirà la partita – nulla intacca il coinvolgimento emotivo, irrobustito dall’esplosiva ammirazione per Daenerys e minato dalla sospesa preoccupazione per Jaime e Bron. Non a caso gli occhi sono per loro, protagonisti di roboanti scene e lunghe riprese ‘walk and fight’ (nel caso di Bron) coronate da una regia ispirata dal fuoco e dalle fiamme; il tutto avviene col fiato in gola fino agli ultimi secondi, quando la silhouette di Jaime a cavallo si scontra con il momento della morte e in un fazzoletto di terra scampa a un destino bruciante. Se prima era la scrittura a giocare un ruolo fondamentale, qui è la regia a incoccare un momento di culto.  La scena finale segna il primo incontro tra Jaime e Daenerys, nonchè una decisiva svolta nella guerra, attraverso la costruzione di un triello (tra Bronn, Drogon e Jaime) che si chiude col cliffhanger a capitombolo.

“The Spoils of War” è quindi un ottimo episodio, che segna un punto di non ritorno per la stagione e per la serie, presentando una grossa svolta sul piano della trama grazie a una scrittura affezionata ai suoi personaggi e a una regia di peso cinematografico. Ora che tutto è sulla via della conclusione, con ogni parola e ogni movimento al suo posto, il Gioco dei Troni si può avviare verso la sua conclusione.

Voto: 8 ½

 

Informazioni su Leonardo Strano

Convinto che credere che le serie tv siano i nuovi romanzi feuilleton sia una scusa abbastanza valida per guardarne a destra e a manca, pochi momenti fa della sua vita ha deciso di provare a scriverci sopra. Nelle pause legge, guarda film; poi forse, a volte, se ha voglia, studia anche.


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4 commenti su “Game of Thrones – 7×04 The Spoils of War

  • Marcosmico

    Bella recensione per un gran bell’episodio. Forse forse da una parte la riduzione degli episodi può non essere un male, eliminando o riducendo drasticamente le parti lente che nelle altre stagioni facevano capolino soprattutto negli episodi centrali della stagione.
    Oramai mancano 9 episodi al finale, è ora che tutto vada verso la sua strada.

     
  • Michele

    Ottima recensione, complimenti!

    Hai perfettamente centrato il punto sull’anti-climaticità degli incontri tra gli Stark a Winterfell. Eravamo abituati a vedere i personaggi separarsi dai loro affetti e soffrire per questo. Ora invece abbiamo reunion a un ritmo relativamente grande, ma la parte emotiva si è asciugata, gli incontri sono tutti composti. Questo ha senso e denota una buona scrittura, che non gioca su emozioni facili.

    Visto come stanno andando le cose, pensate che questa stagione riguarderà la battaglia per il regno e che la prossima riguarderà la battaglia del regno contro i White walkers?