Game of Thrones – 7×02 Stormborn 7


Game of Thrones - 7x02 StormbornIn un certo senso, “Stormborn” è dove comincia davvero questa penultima stagione di Game of Thrones: dopo una premiere di riallacciamento con gli eventi di “The Winds of Winter”, in cui l’impostazione frammentata aveva il compito di fare il punto della situazione per ogni personaggio, si può cominciare a rilanciare la narrazione e a definire il percorso dell’annata, muovendo le pedine con uno sguardo esclusivamente rivolto verso la loro collisione definitiva.

È infatti onnipresente la sensazione che ci si trovi ormai oltre il punto di rottura, e non ci si riferisce solo al sorprendente atto finale dell’episodio. Anche solo nelle fasi strategiche e di discussione a Dragonstone, nelle discussioni a Winterfell e a King’s Landing è inevitabile percepire un’atmosfera diversa dalle scorse stagioni, risultato sia dell’ammassarsi degli eventi catastrofici a cui abbiamo assistito per sei anni che del convergere di tutte le storyline verso un punto comune, creando un quadro che mai come ora si è distinto per coesione e completezza. In poche parole, è diventato quasi impossibile scindere una storyline principale da quelle di contorno (con qualche piccola eccezione), perché ogni personaggio svolge ormai un ruolo del tutto fondamentale per la conclusione imminente; allo stesso modo, è diventato impossibile trovare momenti dell’episodio che avessero una funzione secondaria o riempitiva – come accadeva, talvolta, in precedenza –, perché ogni singola sequenza ha l’obbligo di svolgere un compito preciso e fondamentale, indissolubilmente legato all’avanzare della trama orizzontale.

Game of Thrones - 7x02 StormbornIn continuità con la situazione presentata nello scorso season finale, le sequenze di Dragonstone mostrano una situazione in cui solo donne sono presenti per decidere le sorti di Westeros, con Tyrion e Theon a svolgere ruoli (il secondo soprattutto) di contorno o di supporto; una tendenza confermata dalla sovranità di Cersei a King’s Landing e da quella provvisoria di Sansa a Winterfell, a sottolineare come la rottura dal passato sia ormai definitiva e più forte che mai.
La situazione a Dragonstone, in particolare, si muove sulla linea ormai consueta della pianificazione e preparazione che tanto ha caratterizzato le scorse stagioni dello show, ma il sopracitato ribaltamento dei ruoli nelle decisioni e l’avvicinarsi di uno scontro ormai definitivo rendono il tutto nettamente più interessante. La definizione della strategia di attacco di Westeros, in questo senso, si differenzia da quelle più interlocutorie del passato in quanto ogni opzione coinvolge personaggi che prima erano stati sempre considerati separati tra loro: e così sentir citare il nome di Jon Snow in presenza di Daenerys o il nome della stessa Khaleesi da parte di Cersei a King’s Landing non possono che rendere il tutto più emozionante e l’attesa sempre più snervante. È senz’altro frutto dell’impostazione che ha sempre caratterizzato la serie, un impianto immenso e quanto mai diviso in cui i pezzi si muovevano quasi in maniera indipendente, cozzando tra di loro solo individualmente: ora che tutto converge verso un’unica, grande direzione, il racconto guadagna un respiro più ampio e solenne, e la potenza di ogni sequenza ne esce rafforzata.

Game of Thrones - 7x02 StormbornE non si parla solo delle sequenze più strettamente legate all’avanzamento orizzontale: “Stormborn” ha l’ottimo pregio di riuscire a bilanciare la componente sopracitata di pianificazione con una parte introspettiva ben studiata e messa in scena, forte del senso di chiusura delle ultime stagioni che porta anche a riallacciarsi al passato. E così, a sei stagioni di distanza, l’incontro tra Arya e Nymeria non può che beneficiare di una potenza intrinseca solo per il tempo passato dalla loro separazione, utilizzando il ritrovamento come strumento utilissimo a ragionare sull’evoluzione di Arya nel tempo, che viene specchiata da quella dell’animale stesso. Non a caso, quel “it’s not you” che arriva alla fine della scena altro non è che un rimando alla prima annata, in cui, alle sollecitazioni del padre a trovare un marito, la giovane Stark aveva risposto “It’s not me”, confermando il suo animo ribelle e non adatto a quel tipo di vita; un animo che si è addirittura rafforzato nel corso del tempo, trasformando Arya nell’equivalente di quello che Nymeria è adesso, un animale indomabile e potentissimo allo stesso tempo, incapace tuttavia di dimenticare gli echi del passato (Nymeria non può attaccare Arya ricordando il loro legame, e allo stesso modo Arya abbandona il viaggio verso Cersei una volta che il richiamo della sua famiglia si è fatto sentire).
In ogni caso, lo stesso discorso può essere applicato ad altre sequenze che brillano nell’episodio, tra cui non si può non citare quella in apertura con Varys, forte di un ottimo Conleth Hill e anch’essa ricca di richiami al passato lontano, e quella tra Missandei e Grey Worm, capace di trovare intimità ed umanità in una scena d’amore sfruttando il contrasto con la volgarità delle prime annate. Sembra quasi che Game of Thrones abbia assunto, negli ultimi episodi, una maggiore consapevolezza del punto a cui è arrivata e del percorso compiuto, e questo si rispecchia in una scrittura che, sì, mostra ancora qualche difetto occasionale (in questo episodio, in particolare, qualche passaggio farraginoso negli eventi di Winterfell e di Old Town), ma che riesce a delineare i personaggi anche minori in maniera più riuscita, sfruttandone le potenzialità in maniera precisa e d’impatto.

Game of Thrones - 7x02 StormbornMa tutto il lavoro di costruzione e progettazione della stagione non avrebbe senso senza una controparte di sviluppo abbastanza forte – uno dei motivi, del resto, che hanno contribuito a rendere la serie un unicum nel panorama televisivo attuale in quanto a fenomeno di massa. In fondo, come la conclusione della scorsa stagione ha contribuito a sottolineare, l’aumento esponenziale del budget investito e della qualità della messa in scena hanno portato Game of Thrones ad assumere tratti spesso cinematografici, sostituendo perlomeno in parte la componente di imprevedibilità con una cura dell’estetica sempre più alta.
In questo senso, l’ultima parte di “Stormborn” non può che arrivare come conferma definitiva dei livelli raggiunti dalla serie, che pur senza l’intervento del talentuosissimo Miguel Sapochnik (il quale, per inciso, rimane ancora ineguagliato) riesce a costruire una sequenza dal grande impatto visivo e narrativo. Si può dire davvero poco sulla costruzione della battaglia navale tra i Greyjoy, caratterizzata perfettamente dal fuoco che illumina sporadicamente i volti sconvolti (Theon, Yara) o selvaggi (Euron) dei personaggi mentre la vittoria dello zio stravolge le carte in tavola, annullando in pochi minuti i piani costruiti nel resto dell’episodio. Ed ancora una volta, il lavoro sui personaggi stessi è quello che fa la differenza e rende la sequenza riuscita a tutto tondo, in questo caso tramite il necessario regredire di Theon di fronte ai traumi della battaglia, che non possono che far riemergere gli indimenticabili dolori del passato.

A differenza del tono più rilassato ed introduttivo della premiere, “Stormborn” è quindi la rampa di lancio per l’ultimo, grande atto di Game of Thrones, riuscendo a definire un quadro ormai unico costruendo, allo stesso tempo, un episodio di ottima fattura. Il tutto, di certo, beneficia dell’ottima regia di Mark Mylod, sicuramente più ispirata di quella di Podeswa, ma anche della fase a cui è arrivata la serie, in cui i salti da un personaggio all’altro non sono più sintomi di un’impostazione frammentata, dato che tutti convergono verso lo stesso punto finale. In sostanza, ci sono pochi dubbi sul fatto che avere sott’occhio la propria conclusione abbia trasformato la serie in qualcosa di più maturo, consapevole della propria natura e delle immense potenzialità che inevitabilmente la accompagnano.

Voto: 8

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7 commenti su “Game of Thrones – 7×02 Stormborn

  • Artax

    Lungi da me far polemica, in quanto vi ritengo il miglior sito per appassionati di serie Tv, ma far uscire la recensione di GOT solo mercoledi è un “sacrilegio”! 🙂
    Più che altro perchè si rischia la sensazione di dejavu nel suo corrispettivo in lettura…a parte questa considerazione concordo con la recensione quindi sono un pò sorpreso che il voto finale sia stato solamente 8..è stato fatto un lavoro immane rispetto ad alcune puntate dispersive delle passate stagioni, e la qualità è veramente alta, per cui personalmente un 9 lo merita.
    L’unica nota stonata, e di cui non si sentiva la necessità di uno screen time cosi elevato, è stata la liaison tra Missandei e Verme Grigio..forse utile solo per farci prevedere una prossima diparita valorosa dell’Immaccolato?
    La scena Nymeria-Arya non potrebbe invece significare che anche Arya non ha più una famiglia a cui tornare, e ritornerà sui suoi passi verso King’s Landing?Forse un pò macchinoso come ragionamento però..

     
    • Pietro Franchi L'autore dell'articolo

      Ciao artax!
      Guarda, innanzitutto, a proposito delle tempistiche delle recensioni, non posso che dirti che trattandosi di un sito di recensioni (speriamo e ci proviamo) di qualità del tutto amatoriale, farle uscire immediatamente il giorno dopo diventa praticamente impossibile. In parte perché purtroppo tra impegni vari non sempre è possibile mettersi a scrivere subito dopo che una puntata è uscita, in parte (e questa è la componente a cui tengo di più) perché analizzare un episodio di un’ora in mille o più parole richiede un tempo di analisi e di “digestione” dell’episodio (quasi sempre con più di una visione) superiore alle 24 ore; per non parlare della revisione fondamentale che ne segue! Preferiamo quindi ritardare di qualche giorno rispetto alla “concorrenza”, ma sperando di fornire qualcosa di qualitativamente soddisfacente.
      Riguardo al voto, ho messo 8 (che comunque ritengo un voto ottimo) perché secondo me, come sottolineò nella recensione, si parla un episodio sopra la media e di qualità ottima, ma che ovviamente (per qialche difettuccio, ma anche per la sua natura in parteb”interlocutoria”) non riesce ad elevarsi ai livelli dei 9/9,5 che possono essere battle of the bastards o hardhome o winds of winter. Sono davvero poche le serie in grado di costruire episodi di passaggio da 9, da contare quasi sulla punta delle dita. In ogni caso, ci tengo a sottolineare che il mio parere sull’episodio è decisamente positivo 🙂 semplicemente mi aspetto che un 9 arrivi nel futuro di questa stagione, che si preannuncia esaltante!

       
  • magicblack

    Abbastanza in disaccordo con questa tua recensione, Pietro. Non ho apprezzato moltissimo questa puntata, in particolar modo il finale, tanto “decantato” da te. L’ho trovato molto confusionario, sbrigativo e quasi trash, come se volesse essere una rappresentazione fedele del personaggio di Euron. O meglio, l’invincibile Euron vista la sua strabiliante resistenza a ferite da battaglia che avrebbero attecchito (o quasi) qualsiasi altro nemico. Ho trovato poco credibile la sua esagerata resistenza a tutti i colpi inflitti dalle Serpi, cadute un po’ troppo facilmente sotto la sua forza. Altra nota negativa, per me, è rappresentata dalle riunioni della gente del Nord: sempre la stessa ambientazione, le stesse luci, le stesse “gag” (Lady Mormont bad ass, Ditocorto e il suo ghigno rivolto a Sansa).

     
    • Pietro Franchi L'autore dell'articolo

      Ciao magicblack!
      Sulla parte di Winterfell, come ho accennato nella recensione, sono perlomeno in parte d’accordo con te, avendo trovato la scrittura molto più farraginosa e inceppata che nelle altre sezioni (oltre ad essere lievemente ripetitiva, appunto). Sulla sequenza finale purtroppo non ci troviamo d’accordo: secondo me il lavoro registico di Mylod è ottimo, e il fatto che talvolta la confusione renda difficile capire cosa succede ne è una parte fondamentale (si pensi alla parte finale di Hardhome!). Inoltre, il lavoro fatto sulla “personalizzazione” della battaglia attraverso il fuoco che la illumina a scatti secondo me è stato del tutto azzeccato. Per quanto riguarda le ferite di Euron, trattandosi principalmente di colpi di frusta contro un’armatura a me non è sembrato eccessivamente irrealistico, e in ogni caso penso che la sospensione dell’incredulità un minimo sia necessaria con serie del genere (penso a Jon che sopravvive alle 3 frecce che si era beccato, per dire).

       
  • Genio in Bottiglia

    Io invece voto la coppia Missandei – Verme Grigio come coppia più bella di GoT (e tra le più belle della serialità) ever!

     
  • Michele

    Ho visto cose buone e cose meno buone in questa puntata.
    Il fatto che la storia va avanti e che si movimenti è buono, anche perché è quello che ci aspettiamo tutti quanti dopo sei stagioni.
    Sugli aspetti meno buoni, ho l’impressione che la scrittura in questo episodio abbia sbavato in almeno un paio di punti: la battaglia navale e la contrapposizione tra Sansa e Jon.
    Nel primo caso, perché Danaerys è voluta arrivare fino a Dragonstone chiamando lì i suoi alleati, se poi il suo piano era di spargpargliarli in giro per il sud? Non era meglio fermarsi a Dorne, che era di strada, e che avrebbe garantito maggiore protezione anche alla flotta, visto che sta in un golfo? E infine, Euron sorprende la flotta della nipote senza farsi notare e la annienta con facilità? Insomma, ho l’impressione che abbiano forzato la mano solo per segnare un punto di favore di Cersei mettendo un pò di ostaggi nelle mani di Euron.
    Quanto a Sansa, contraddice di nuovo Jon davanti a tutti. Questo è poco credibile. Pensiamoci: negli scorsi anni Sansa ha visto decapitare il padre (per propria colpa, btw), perso la sorella, saputo che la madre e i fratelli sono stati uccisi barbaramente, è stata sposata a un sadico che l’ha umiliata ripetutamente, è stata usata come una pedina da Cersei, ha avuto addosso Littlefinger e poi è pure stata con quell’altro pazzo scatenato di Ramsey, che per hobby assisteva a suoi segugio che sbranavano la gente e trafiggeva uno dei suoi fratelli. Questo se non mi sono scordato niente. Bene, dopo tutto questo, nel passare di diversi anni in cui la sua vita ha fluttuato nella miseria e nell’inutilità, lei ritrova il suo fratellastro. In carne e ossa e vivo. Jon è proclamato King of the north e torna con lei a Winterfell, la casa dove lei è cresciuta. Ora non ha più nessuno che la molesta, ma anzi ha gente che la ascolta, ha più di una persona che sinceramente ci tiene a lei, primo tra tutti Jon. In tutto questo, la cosa migliore che lei riesce a pensare non è di godersi tutto questo ben di dio baciandosi i gomiti, ma di sconfessare in pubblico (anziché i privati) le decisioni di suo fratello – il re – non una, ma ben due volte! Andiamo dai! Anche qui mi sembra che gli autori abbiano voluto forzare la nascita di uno scontro tra i due fratelli per aggiungere dramma alla storia. Il risultato, però, è a dir poco forzato.

    Non credo che Martin scriverebbe degli sviluppi di questo genere.

    Per questo io mi terrei sul 6.5/7, sperando che queste siano solo sbavature e che non si ripetono più.

     
  • Danilo

    Sento assai lontano il genio e la cultura di Martin. Cosa che mi addolora. Visto il piano di m**** che escogita il folletto. Senza capo né coda. E intercettazioni casuali di navi che molto probabilmente navigano in una pozzanghera.