È arrivata quasi in sordina per gli spettatori Netflix, ma la divulgatrice Philomena Cunk godeva già di una certa popolarità in Gran Bretagna, grazie a una duratura partecipazione a programmi comici di successo negli anni passati. Si presenta adesso al grande pubblico con una nuova miniserie in cinque (brevi) puntate, Cunk on Earth, programma già trasmesso sulla BBC lo scorso settembre.
Philomena Cunk è, però, solo un personaggio comico interpretato dalla bravissima attrice Diane Morgan, conosciuta anche per la sua partecipazione in After Life di Ricky Gervais sempre su Netflix. La serie, poi, è stata creata e prodotta da Charlie Brooker, perlopiù conosciuto per l’incredibile successo di Black Mirror, ma che in patria ha avuto una carriera anche abbastanza lunga di partecipazione e scrittura a vari programmi televisivi; è proprio in uno di questi che ha sviluppato questo strano oggetto che è Philomena Cunk, un personaggio atipico a cui viene affidato il compito di guidare lo spettatore alla scoperta della storia dell’umanità.
Cunk on Earth, come il simile Cunk on Britain trasmesso nel 2018, è un mockumentary che ironizza sui documentari della BBC e simili prodotti creandone una versione parodica e divertente. A dirla tutta, in realtà ne segue perfettamente i passi e in più occasioni presenta effettivamente le cose così come sono andate nella Storia; volendo, si può dire che Cunk on Earth abbia in effetti un vero e proprio scopo educativo . Quello che però viene preso in giro non è tanto quello che si dice, ma il come: la serie parodizza, infatti, lo stile enfatico e retorico di questo tipo di prodotti, in un geniale mix di immagini, narrazioni in loco, e soprattutto interventi degli esperti. Se non fosse per le assurdità dette da Philomena, infatti, la serie potrebbe tranquillamente passare per l’ennesimo documentario storico, con i suoi riferimenti, le sue ricostruzioni e i tentativi di rendere la storia eccitante per una narrativa moderna che ha sempre bisogno di ritmo e agilità.
Ecco, allora, che Philomena cammina tra i reperti storici, ci mostra i grandi traguardi umani da vicino, per insegnarci (a modo suo) la differenza tra l’arte medievale e quella rinascimentale, interroga degli studiosi e lavora come mediatrice tra la complessità accademica e la necessità di comprensione dello spettatore abituale. Il tutto avviene mentre la conduttrice è attorniata da droni ed effetti speciali quando necessario. Solo che niente di tutto questo è davvero reale: Philomena cammina solo in alcuni luoghi, mentre altri sono chiaramente ricostruiti – molti di questi in Italia, soprattutto in Sardegna -, gli esperti sono perfettamente comprensibili e competenti, capaci di parlare al grande pubblico, ma questa volta ostacolati dalle domande senza senso della loro intervistatrice. Questa delle interviste assurde è forse la parte più riuscita dei vari episodi, perché mostra quanto questi esperti siano completamente disarmati di fronte a una persona che si chiede solo le cose sbagliate, che usa riferimenti ai più sconosciuti – soprattutto al suo ex Sean e all’amico Paul, vittima dei peggiori eventi mai accaduti. Seguire questi veri professori universitari, certo consapevoli di essere in un programma comico ma chiaramente ignari delle domande che riceveranno, è già di per sé esilarante e sugella quella che è una grande attenzione posta alla scrittura.
Quello di Brooker, infatti, è un testo che riserva costanti sorprese in tutti i minuti di cui è composta la serie. Le parti comiche o le situazioni paradossali, infatti, si presentano anche quando meno uno se l’aspetta, in ogni possibile formato: dalle battute della protagonista al dietro le quinte che si rivela per errore, dall’evidente finzione del set, all’intelligenza dell’ironia britannica che contraddistingue la trattazione di certi temi.
Non si può però ignorare che la vera arma a disposizione della serie risiede nell’interpretazione di Diane Morgan, la quale costruisce un personaggio la cui forza sta tutta nel modo in cui partecipa (o non partecipa) alla trasmissione. Questo personaggio lavora su due livelli: da un lato, pare proprio che Philomena sia alla guida del documentario un po’ per caso, con quel suo modo di parlare così monotono e privo di enfasi, con il chiaro disprezzo per buona parte dell’arte di cui si occupa, e molto più interessata alla sua vita fuori di lì. Dall’altro c’è poi l’universo Cunk, ovvero l’incredibile presenza di una donna che pensa ad altro, che riporta tutto a una materialità molto concreta e che poco crede nella ricchezza della cultura. Al Rinascimento preferisce Beyoncé (momento, questo, tra i migliori in assoluto dei cinque episodi), alle frasi degli esperti preferisce ciò che ha vissuto l’amico Paul o che ha visto su video di YouTube. Insomma, è difficile resistere al fascino assurdo di Philomena Cunk, che con la sua aria stralunata e il suo atteggiamento disinteressato, si presenta come la perfetta conduttrice di una serie-documentario totalmente assurda com’è questo show.
C’è tantissima ironia tutta britannica in questa breve serie Netflix, ma Cunk on Earth è un piccolo gioiellino che travolge proprio perché completamente fuori dagli schemi e interamente e coraggiosamente volto all’intrattenimento. C’è un po’ di politica, certo, ma è chiaro che l’intenzione principale degli autori guidati da Brooker sia il divertimento più puro, in quella che è una perfetta combinazione di grande interpretazione, ottima scrittura, e profonda conoscenza del soggetto che si parodizza. La serie vale proprio la pena di essere vista, nella speranza che Philomena torni ancora una volta a guidarci nel suo mondo, e solo occasionalmente anche in quello che ci circonda.