Tutto Chiede Salvezza – Una Divina Commedia sul TSO 5


Tutto Chiede Salvezza - Una Divina Commedia sul TSOTra gli anni più bui della nostra storia repubblicana c’è sicuramente il 1978, durante il quale le brigate rosse da una parte e la mafia dall’altra, devastavano il nostro paese a suon di stragi. Il 9 maggio di quell’anno, nella stessa notte, venivano uccisi Aldo Moro e Peppino Impastato.

Per fortuna il ’78 non passò alla storia solo per i suoi eventi funesti ma anche per qualcosa che portò l’Italia a un importante e fondamentale primato; solo 5 giorni dopo quelle stragi, in parlamento veniva emanata la legge 180 del 13 maggio 1978, conosciuta ai più come Legge Basaglia. La norma regolamentò, per la prima volta, il Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO), sancendo così la chiusura definitiva dei manicomi e rendendo l’Italia il primo Paese al mondo ad averlo fatto. In loro sostituzione vennero aperti i centri di salute mentale e i reparti di psichiatria all’interno degli ospedali vennero equiparati a qualunque altro servizio di assistenza ospedaliera. È in questo contesto che si sviluppa Tutto chiede salvezza, serie lanciata lo scorso 14 ottobre su Netflix e prodotta da Picomedia. Scritta e diretta da Francesco Bruni, Tutto chiede Salvezza è tratta dall’omonimo romanzo autobiografico di Daniele Mencarelli, vincitore del Premio Strega Giovani 2020.

Tutto Chiede Salvezza - Una Divina Commedia sul TSOLa prima cosa dunque interessante di questo prodotto è l’assoluta fedeltà alle pagine scritte da Mencarelli, seppur con qualche differenza stilistica e temporale. Partiamo col dire che la serie è ambientata nel nostro presente, a differenza del romanzo che invece ci racconta l’esperienza vissuta dall’autore nell’estate ’94. La serie racconta di Daniele Cenni, un ragazzo poco più che ventenne con una sensibilità ed empatia quasi fuori dal normale, che una domenica d’agosto si sveglia legato con cinghia di cuoio in una camera d’ospedale. Capisce subito dove si trova ma non ne comprende il motivo e soprattutto non sa come ci è arrivato; non ricorda molto della notte precedente, se non di averla trascorsa in discoteca e di avere esagerato con alcol e droga (non di certo una novità!). Perché allora si trova nello stanzone di un reparto di psichiatria? Ha fatto del male a qualcuno? Forse a sé stesso? I pensieri, che nel frattempo corrono talmente veloci da andar via ancor prima di essere formulati, vengono scossi dalla convocazione nella stanza dello psichiatra: lì, per la prima volta, a Daniele viene emanata l’amara sentenza: Trattamento Sanitario Obbligatorio.  Frastornato da quelle parole che lo hanno ferito più dei tagli che inspiegabilmente si ritrova sulle nocche, Daniele scopre di essere arrivato lì ben due notti prima e che un team di medici ha dovuto sedarlo pur di calmarlo. Cosa mai avrà fatto di così terribile da convincere i suoi genitori a lasciarlo in quel posto in cui ce stanno i matti veri?

Prima che i ricordi riaffiorino, Daniele dovrà ambientarsi in quella che sarà la sua nuova casa per sette lunghi giorni. La serie si sviluppa, non a caso, in sette episodi: uno per ogni giorno di permanenza all’interno del reparto; grazie a questa scelta stilistica, lo spettatore impara ad ambientarsi nel reparto pian piano come il protagonista. Non gli vengono elargite scorciatoie, non ci sono flashback che lo aiutano a comprendere il perché Daniele si trovi lì; i ricordi confusi e annebbiati del protagonista sono gli unici indizi concessi. Questi elementi, giorno dopo giorno, fanno sì che lo spettatore diventi uno di quei compagni di viaggio con cui Daniele scopre di dover condividere la camerata e di cui – banalmente, almeno all’inizio – si sente superiore e distaccato. Il motivo della sua diffidenza è piuttosto intuibile: Daniele teme di vedere nei suoi compagni di stanza il suo futuro, di finire come loro.
Tutto Chiede Salvezza - Una Divina Commedia sul TSOSuccessivamente vedremo come quella diffidenza si trasformerà in
apertura, ascolto e condivisione fino ad affezionarsi a ognuno di quei matti veri. Riuscirà a cogliere il meglio di Gianluca, transessuale esuberante e bipolare, con eccessi di euforia e depressione (come Picasso, anche Gianluca vive i suoi periodi blu e rosa); di Alessandro, un ragazzo che vive in uno stato catatonico dall’adolescenza senza un apparente motivo; di Giorgio, un gigante buono con un trauma infantile che lo ha intrappolato per sempre; di Madonnina, un giovane uomo che vive nel suo mondo le cui uniche parole sono “Maria, ho perso l’anima. Aiutami, Madonnina mia” e infine di Mario (interpretato da uno splendido Andrea Pennacchi) che con la sua saggezza sembra poter salvare tutti tranne che sé stesso. Per la prima volta nella vita, Daniele riesce ad aprirsi come non ha mai fatto con gli amici di cui solitamente si circonda; con i suoi compagni di camerata toglierà la maschera e metterà a nudo le sue fragilità. Tutto chiede salvezza è un viaggio introspettivo e profondo all’interno della mente umana, grazie soprattutto ai dialoghi messi egregiamente in scena da Francesco Bruni e spesso tratti in toto dal romanzo di Mencarelli, che ha infatti collaborato alla sceneggiatura della serie. I monologhi sulla vita, sul perché dell’esistenza sono alla base del continuo flusso di coscienza che investe Daniele, simbolo di una generazione confusa in un mondo a tratti destabilizzante. Il fatto che sia proprio un ragazzo ventenne – con una vita apparentemente felice e circondata da amici – è ciò che fa emergere quanto questa condizione sia più diffusa di quanto non si creda.

Che cura può esiste per come è fatta la via, voglio dì, è tutto senza senso, e se ti metti a parla’ di senso ti guardano male, ma è sbagliato cerca’ un significato? Perché devo avere bisogno di un significato? Sennò come spieghi tutto? Come spieghi la morte? Come se fa ad affrontare la morte di chi ami? Se è tutto senza senso non lo accetto, allora vojo morì”. Con queste parole Daniele si lascia andare durante uno dei tanti colloqui con uno dei due psichiatri che lo accompagneranno nel suo percorso all’interno del reparto ma con cui non riesce ad empatizzare come vorrebbe. Ed è proprio su questo aspetto che si ha l’impressione che la serie, da un lato ambientata nei nostri giorni, sembri ripiombare negli anni ’90 quando in scena fanno il loro ingresso medici e infermieri: l’atteggiamento adottato dal personale è infatti tipico di un passato ormai lontano. I personaggi del Dott. Mancino (Filippo Nigro) o dell’infermiere Pino (Ricky Memphis) – che non si fa problemi a definire matti i propri pazienti – stonano un po’ con la contemporaneità della storia; quel modo burbero, ma anche un po’ ignorante, è per fortuna assai lontano dal personale che troviamo oggi nelle corsie dei reparti psichiatrici. Lunghi studi hanno infatti evidenziato come la cura del disagio mentale passi attraverso l’empatia, la comprensione e la relazione con l’altro. Sono infatti questi i sentimenti che Daniele ritrova nei suoi compagni di viaggio e in Nina, attrice e influencer sottoposta come lui a una settimana di TSO. Il suo personaggio, solo vagamente ispirato a quello di Valentina nel romanzo di Mencarelli, è piacevole e non guasta al racconto; la sua presenza è quanto di più contemporaneo ci sia nella serie: si tratta infatti di una influencer seguita da centinaia di migliaia di followers. La sua inquietudine, mista a tenerezza, incuriosisce Daniele nel cercare di scoprire fino in fondo cosa le è accaduto.

Tutto Chiede Salvezza - Una Divina Commedia sul TSOTutto chiede salvezza è la serie che non ti aspetti e che vorresti ricominciare subito dopo averla terminata: un prodotto che parla di disagio mentale – in molte delle sue forme – con il rispetto che merita. Sette puntate di inneggiamento alla vita, al dolore, al suo superamento e all’autenticità dei rapporti umani, solo grazie ai quali si raggiunge la consapevolezza del proprio essere. Una serie che ci insegna come un’esperienza drammatica e all’apparenza terribile possa trasformarsi in qualcosa di invidiabile dall’esterno; viene raccontato un mondo il cui ingresso non è infatti riservato  a tutti. La perfezione della scrittura dei personaggi e delle loro storie hanno reso questa serie tra i migliori prodotti italiani di quest’anno, non solo per il tema che tratta – già di per sé unico – ma per il modo in cui è stata trattato: Bruni è stato capace di raccontare la salute mentale con dolcezza ed eleganza, senza mai cadere in cliché banali (la bravura di Federico Cesari – finora conosciuto per lo più per il personaggio di Martino in Skam Italia – ha reso questo aspetto ancora più credibile).

Ma oltre agli interpreti, a rendere unica Tutto chiede salvezza è la sua non classificazione in un genere preciso: gli stessi attori – durante un’intervista – non sono riusciti a darne una definizione chiara. Come avrebbe fatto il saggio personaggio che interpreta, Andrea Pennacchi risponde nel modo più illuminato: Tutto chiede salvezza è una commedia, nel senso in cui lo è la Divina Commedia: è la storia di un’ascesa, di una scoperta attraverso delle sofferenze. Giorno dopo giorno, tutti i personaggi passeranno prima dall’inferno, poi dal purgatorio, per arrivare pian piano al paradiso dove troveranno finalmente la loro salvezza.

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5 commenti su “Tutto Chiede Salvezza – Una Divina Commedia sul TSO

  • Michele

    Questa serie è stata una bellissima sorpresa, della quale vi ringrazio visto che l’ho scoperta qua sul vostro titolo.
    Dalila ha regione a dire che ti cattura e ti porta a fare binge watching, una cosa che non ti aspetteresti da un programma che parla di salute mentale e senso della vita. I personaggi sono caratterizzati bene, non ci sono troppe forzature.

    È un piacere vedere tornare serie di qualità dopo un paio d’anni di sofferenza del panorama causa pandemia.

     
    • Dalila

      Ciao Michele,
      sono assolutamente d’accordo.
      Si aspettava da tempo un ritorno alla qualità; Bruni è riuscito nell’impresa, nonostante la sua nota esperienza come regista di film e non di serie.
      Speriamo di continuare a vederne altre dello stesso spessore.
      A presto,
      Dalila

       
  • Umberto

    Mio figlio,x padronanza di un zelante pm ha passato 4 mesi in Tso,solo la mia costanza e non mi sono arreso e continuerò questa guerra contro quei magistrati padroni della nostra vita,sapete cosa vuol dire passare 4 mesi di Tso?x un ragazzo di 19 anni?

     
  • Michele

    Ps: btw volevo sottolineare come il momento musicale in nave mi abbia ricordato “The name game” di Jessica Lange in American Horrors tory Asylum.
    So che la storia è lo stile sono diversi, ma vedete qualche affinità tra le due serie?

     
  • Eraserhead

    Bellissima idea, tratta un tema mai abbastanza esplorato in modo davvero commovente… Peccato per alcuni difettucci tecnici e l’evitabile storyline sentimentale…