Skam Italia – La voglia, e la vergogna, di diventare se stessi 2


Skam Italia - La voglia, e la vergogna, di diventare se stessiSkam è forse l’unica parola in norvegese che i ragazzi di tutta Europa, e non soltanto quelli scandinavi, possono dire di saper pronunciare e conoscere: significa “vergogna”, ed è il titolo di una delle serie più importanti e popolari degli ultimi anni.

Nato in Norvegia nel 2015 e poi esportato praticamente in tutto il resto del continente (nonché negli Stati Uniti), lo show gira appunto attorno al concetto di vergogna, una delle emozioni che più definiscono il delicato periodo dell’adolescenza. In tutti gli adattamenti i protagonisti sono dei ragazzini intorno ai 15-16 anni che sono costretti a confrontarsi con la loro propria versione di vergogna, legata ad un preciso evento/condizione o più in generale alla difficoltà di crescere e diventare se stessi, qualunque cosa voglia dire.
Ad aver attirato l’attenzione del progetto è stato fin da subito il format inedito: la creatrice dell’originale norvegese, Julie Andem, ha infatti pensato ad una modalità di fruizione ibrida, che facesse di Skam un prodotto a metà strada tra una web-serie, un profilo social e uno show televisivo. Ogni giorno del periodo di messa in onda venivano pubblicate sul sito di riferimento, in tempo reale (ovvero nello stesso momento in cui, nella finzione, le vivevano i protagonisti), le scene che componevano la puntata della settimana, che poi finiva per essere trasmessa nella sua interezza sul canale norvegese NKR in un giorno prefissato sempre uguale – come (quasi) ogni serie tv. Gli spettatori potevano quindi seguire le vicende narrate sia di volta in volta, sia nel formato classico della puntata da 30 minuti a fine settimana. La visione era, poi, arricchita dai contributi degli account social dei singoli personaggi, creati ad hoc per dare la possibilità al pubblico di osservare la storia da un’altra angolazione, più intima, più “reale”.

Skam Italia - La voglia, e la vergogna, di diventare se stessiIn poco tempo e con pochissima pubblicità in senso tradizionale (ma grazie al passaparola sui social) Skam è diventato un fenomeno di costume, oltre che il più grande successo di sempre per la rete NKR. Nel giro di due anni, quando la serie norvegese era arrivata alla sua quarta e ultima stagione, sono state annunciate le versioni francese, tedesca, spagnola, belga, olandese, americana e infine italiana, mentre quella svedese è in arrivo nei prossimi mesi.
Skam Italia è “in onda” su Timvision e sul sito dedicato, nella modalità appena descritta, dalla primavera del 2018, mentre la terza stagione è iniziata proprio in questi giorni.

Così come la serie madre, ogni annata (o potremmo dire mezza-annata, visto che ogni stagione è ambientata in una delle due metà dell’anno) è dedicata ad un personaggio, che viene approfondito in maniera particolare e dal cui punto di vista è raccontata la storia. Rispetto a Skam Norvegia, la serie di Timvision ha però invertito l’ordine delle  stagioni seconda e terza, mettendo in scena prima la storia di Martino e poi quella di Eleonora (che corrispondono ai personaggi di Isaak e Noora nella versione originale, a cui sono dedicate rispettivamente la terza e la seconda stagione). Lo spirito dello show di Julie Andem resta, però, assolutamente lo stesso: si parla di adolescenti con il linguaggio degli adolescenti, non soltanto dal punto di vista del formato ma anche del racconto vero e proprio. La modalità di fruizione, più vicina al consumo di prodotti mediali contemporaneo, permette allo spettatore di sentirsi ancora più coinvolto nelle vicende dei protagonisti e di viverle, quindi, proprio come se fosse un amico a raccontargliele. Non c’è un appuntamento fisso, se non quello con la puntata intera a fine settimana, perché le clip vengono pubblicate ad orari sempre diversi e senza preavviso (a meno che non si aggiunga su Whatsapp il “numero di Skam”, per ricevere alert e curiosità in anteprima); questo rende il rapporto tra pubblico e personaggi molto più intimo, ridefinendo il concetto stesso di hype.

Se non bastasse questo ad incuriosirvi, un altro dei motivi per cui guardare Skam Italia è la qualità davvero sorprendente della scrittura, non soltanto per gli standard italiani. Come dicevamo più su, la serie parla di adolescenti prendendone in prestito il linguaggio: così come i ragazzi fanno un uso costante della tecnologia, così fa lo show, che si serve dei (e racconta i) social in maniera puntuale ed autentica. I dialoghi sono sempre credibili, anche quando possono risultare sgradevoli – ci torneremo –, le scelte stilistiche in linea con un certo gusto indie-raffinato che sembrava impossibile ritrovare in Italia, i ragazzi vengono mostrati come persone con problemi veri, a cui viene dato un peso senza per questo indugiare nel “drama”. Più che di peso, infatti, si potrebbe forse parlare di rispetto per un’età che è da sempre oggetto di scrutinio e pozzo da cui attingere per i creativi adulti, ma spesso totalmente fraintesa, raccontata con superficialità e mancanza di tatto.

Skam Italia - La voglia, e la vergogna, di diventare se stessiI ragazzi di Skam Italia sono davvero degli adolescenti, e si vede. Gli attori sono perfetti nel rappresentare delle personalità così accuratamente costruite, dal modo di parlare al contenuto vero e proprio dei loro discorsi. Questo lavoro così delicato è ancora più evidente se si fa il confronto con la versione originale, perché emergono tutte le differenze culturali che l’adattamento ha introdotto spostando il setting in un liceo romano. In particolare, risulta raffinatissima la rappresentazione del personaggio di Giovanni, molto diverso dalla sua controparte norvegese Jonas: il ragazzo, interpretato per altro da un bravissimo Ludovico Tersigni, è un credibilissimo adolescente romano il cui approccio alla mascolinità è distintamente italiano, ma mai macchiettistico; anzi, il suo è un personaggio molto sfaccettato, raccontato da due occhi molto diversi, ovvero quello della sua fidanzata Eva nella prima stagione e quello del suo migliore amico Martino nella seconda. La differenza tra i punti di vista è evidente e questo costituisce senza dubbio un arricchimento per lo show, che guadagna tantissimo dalla divisione tematica e di prospettiva tra le stagioni.

Il focus della prima mezza-annata è sul gruppo di amiche composto dalle giovani Eva, Eleonora, Sana, Silvia e Federica e sul modo in cui le ragazze si muovono in un mondo che tende a metterle l’una contro l’altra. Il modo in cui è costruito il racconto, così attento al punto di vista dei personaggi, fa sì che alcune situazioni possano essere lette come negative, a tratti perfino anti-femministe. A ben vedere la serie è semplicemente molto realistica e mostra, nonostante l’attenzione al concetto di solidarietà femminile anche stavolta perfettamente tradotto in italiano, le insidie dell’essere una giovane donna in un paese che le è ostile.

Skam Italia - La voglia, e la vergogna, di diventare se stessiLa seconda stagione, invece, offre una boccata d’aria fresca rispetto alla rappresentazione della scoperta e l’esperienza della (omo)sessualità, che sembra impossibile credere possa arrivare proprio dall’Italia. La storia del protagonista è affrontata con una sensibilità davvero unica, che scalda letteralmente il cuore; l’orientamento sessuale del personaggio viene raccontato come una delle tante parti che lo definiscono, e le sue vicende sentimentali ma soprattutto le difficoltà che le accompagnano non girano unicamente intorno a questo elemento – nonostante la serie non si ritragga mai dal prendere posizioni politiche rispetto all’argomento. Si parla, ad esempio, di malattia mentale e di come affrontarla, e gli adulti, per una volta, non sono assenti dal quadro ma figure con qualcosa da dire o comunque da aggiungere (molto più che nella versione originale, che riflette un sistema familiare ben diverso da quello italiano).

Insomma, se avete meno di 20 anni probabilmente questo articolo-consiglio sarà superfluo perché conoscerete già la serie e i suoi numerosi pregi, ma per tutti gli altri che magari pensano che le produzioni teen italiane si fermino al terrificante e problematico Baby: date una chance a Skam Italia. Il minutaggio agile, il formato innovativo, la profondità di una scrittura all’apparenza leggera vi conquisteranno e ne vorrete subito ancora.
Per fortuna la terza stagione è appena iniziata.

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Informazioni su Francesca Anelli

Galeotto fu How I Met Your Mother (e il solito ritardo della distribuzione italiana): scoperto il mondo del fansubbing, il passo da fruitrice a traduttrice, e infine a malata seriale è stato fin troppo breve. Adesso guardo una quantità spropositata di serie tv, e nei momenti liberi studio comunicazione all'università. Ancora porto il lutto per la fine di Breaking Bad, ma nel mio cuore c'è sempre spazio per una serie nuova, specie se british. Non a caso sono una fan sfegatata del Dottore e considero i tempi di attesa tra una stagione di Sherlock e l'altra un grave crimine contro l'umanità. Ah, mettiamo subito le cose in chiaro: se non vi piace Community non abbiamo più niente da dirci.


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2 commenti su “Skam Italia – La voglia, e la vergogna, di diventare se stessi

  • Federica

    Non vedevo l’ora di leggere una recensione di Seriangolo sulla mia serie italiana preferita! Grazie per la piacevole lettura!

    Forse in Italia ci sono serie di altra qualità, ma nel suo genere, Skam Italia è decisamente importante.

    Le tematiche sono attuali, i personaggi creano empatia e le situazioni, per quanto un po’ romanzate, sempre di un’opera narrativa stiamo a parlare, ti fanno pensare “ma io a sedici ho vissuto momenti simili”.
    Io la consiglio anche a chi ha passato l’adolescenza da un bel po’. Ha l’effetto di un’operazione nostalgia, perché pure se la musica è diversa, il massimo dei social era msn, le dinamiche sono sempre le stesse.
    In più è una delle poche serie in cui il percorso di crescita è evidente, senza essere didascalico.

    La cosa bella poi, è anche l’originalità: non c’è una serie come Skam in giro, al momento non mi viene nulla di simile. Sarà per questo che molti vogliono farne una loro versione nazionale. E, lo dico, la nostra è la migliore! 😀

     
    • Francesca Anelli L'autore dell'articolo

      Grazie del commento, Federica! Io fino ad ora ho visto solo l’originale (e non tutta) e la nostra, e mi sento di dire che è effettivamente superiore, soprattutto per il lavoro fantastico di adattamento. Però anche vederla in originale è interessante, soprattutto perché fa scoprire cose assurde della cultura norvegese (tipo i Russ Bus o il fatto che molti ragazzi vivano da soli).