Dopo l’arco narrativo complesso e tripartito della scorsa stagione, servito ad ampliare lo sguardo sui caratteri e a indagare più profondamente non solo nel passato e nelle motivazioni della protagonista, ma anche nel tessuto delle relazioni che lei stessa ha costruito intorno a sé a West Covina, Crazy Ex-Girlfriend riparte e sembra essere maturo per un ulteriore salto di qualità anche nell’approfondimento dell’ensemble dei ruoli secondari.
Where’s a woman’s pride without her man?
Lo show riprende da dove ci aveva lasciato la scorsa stagione: Rebecca in cima a un dirupo che promette di distruggere la vita di Josh, dopo che lui l’ha abbandonata sull’altare per farsi prete. Le prime scene, infatti, sono dedicate alla città disorientata che si chiede che fine abbia fatto Rebecca, con tanto di numero musicale di ambientazione coloniale che non sfigurerebbe in un episodio di Galavant. Tutti quanti si rivolgono a Paula, che non ha molte più informazioni di loro, e in assenza di notizie – come in ogni piccola città che si rispetti – spettegolano e fanno ipotesi su quando Rebecca tornerà a farsi vedere in pubblico e soprattutto su come affronterà la walk of shame di una donna lasciata sull’altare dal proprio futuro marito.
Come sempre, Crazy Ex-Girlfriend sfrutta un topic della romantic comedy come momento per riflettere sulle sue diverse sfumature e sfaccettature e coglie l’occasione per ricordarci come l’abbandono sull’altare sia un momento non soltanto doloroso, ma se è la donna ad essere lasciata anche un momento di intensa condanna sociale: come farà Rebecca a mantenere il proprio orgoglio, senza un uomo al suo fianco o uno da inseguire?
Nascosta nel suo letto per sfuggire agli sguardi di tutti, l’unica soluzione possibile per Rebecca è cercare di riconquistare il proprio orgoglio non attraverso un attento lavoro di ricostruzione su se stessa, o la ricerca di una realizzazione personale, ma attraverso la più antica e classica delle soluzioni: la vendetta, o meglio, la révenge.
I know. My hair is dark so I look evil but my dress is white which is ironic.
Il meccanismo della rom-com entra in gioco ancora una volta, proponendoci una Rebecca tutta nuova, emersa dal suo guscio di disperazione “like a scorned butterfly”, con un nuovo look vagamente alla Basic Instinct e una serie di piani di rivalsa contro Josh che lasciano perplessa la sua recente, ma sorprendentemente fedele, Girl Squad.
Questa terza stagione ci dimostra, già nel primo episodio, come il lavoro fatto dallo show in passato sia servito a creare anche uno sviluppo potente all’interno delle dinamiche e della narrazione. Rebecca è passata dall’essere un antieroe solitario all’essere parte di una famiglia, disfunzionale certamente ma ormai profondamente necessaria alla maturazione della serie e della sua protagonista. Il gruppo femminile sta al centro di queste dinamiche, diventando sempre più necessario allo sviluppo degli eventi e portatore di narrativa in sé, tanto da essere incluso nel numero musicale e quindi, nell’inconscio di Rebecca, in una delle migliori performance che lo show ci abbia proposto finora.
Let’s take one bad thing about one man / and apply it to all of them / let’s conflate all the guys / let’s generalize about men.
“Let’s Generalize About Men” è probabilmente il momento più alto di tutto l’episodio, sia da un punto di vista musicale e visivo che per la sua capacità di sintetizzare, in pochi minuti, la complessità di un preciso momento della vita con cui chiunque di noi può empatizzare, per averlo vissuto in prima persona: Rebecca e le amiche sfogano la propria rabbia in maniera totalmente generica e priva di un indirizzo preciso contro gli uomini, partendo dalla propria frustrazione per poi finire a chiedersi se proprio sia davvero tutto così chiaro; perché così come non tutti gli uomini sono delle persone orrende (o almeno, il gruppo concorda sulla possibilità di escludere gli uomini gay), così forse anche la situazione con Josh è, anche in questo caso, “a lot more nuanced than that”, anche se non sarà certo Rebecca a porsi il problema.
La complessità dello show e la quantità di sfumature della sua protagonista finiscono così per espandersi anche al gruppo allargato di caratteri che popolano West Covina, da un inaspettatamente romantico Nathaniel a Paula e il marito, fino all’improbabile (ma stabile) accoppiata Darryl & White Josh.
Con la sua capacità incredibile di fondere i generi (screwball comedy, romance, musical e molto altro) e al tempo stesso raccontare il percorso della propria antieroina senza mai perdere l’empatia e la capacità di indagare con intelligenza tra le righe delle ipocrisie e delle auto giustificazioni, Crazy Ex-Girlfriend in tre stagioni non sembra ancora aver perso il proprio smalto. Anzi, dimostra di aver capitalizzato egregiamente il lavoro sull’ensemble dei personaggi facendolo diventare vaso comunicante e cornice perfetta della storyline principale, evitando di concentrare tutto sulla sua eroina e rinunciare alle sfaccettature anche per i ruoli secondari. Il tutto senza smettere di essere una delle comedy più divertenti del panorama attuale.
Voto: 8