Chiudere una serie riuscendo a rendere omaggio ai suoi personaggi ed alla sua narrazione non è mai un compito facile; Halt and Catch Fire non delude in questo doppio finale, consegnandoci l’ultimo importante pezzo di una storia che si conclude nel modo più onorevole possibile per ogni personaggio coinvolto.
Questi ultimi due episodi, che costituiscono un unicum narrativo dall’impatto straordinario, riecheggiano fin dai primi minuti di continui rimandi al passato ed alle origini della serie (il ritorno della Cardiff Electric, la menzione al COMDEX), riuscendo ad essere la summa perfetta di tutte le tematiche affrontate nel corso delle quattro stagioni. Il risultato finale è una coppia di puntate che suscita nostalgia, stupore e commozione e che riesce a rendere onore alla crescita di ogni suo personaggio.
What am I looking for?
“Search” riesce molto bene nel suo compito di essere il seguito di uno degli episodi più forti della serie, “Goodwill“; la morte di Gordon e il lascito della sua persona alleggiano sui presenti in maniera mai forzata e sempre coerente. Il personaggio che vediamo più visibilmente in difficoltà è Joe, che a differenza di Cameron e Donna non ha avuto alcun momento catartico per elaborare il lutto. Questo nono episodio serve proprio ad elaborare la perdita dall’ottica di Joe; non è solo la perdita di un amico, ma anche e soprattutto quella di uno scopo e di una funzione da dare non solo all’azienda ma anche alla sua stessa vita. La pubblicità che Joe mostra ad inizio episodio è solo uno specchio per le allodole; nonostante lo stesso affermi con grande convinzione che si tratti di un prodotto che segna l’ennesima nuova era (the next big thing), la mancanza di un partner con cui condividere la sua nuova visione si fa sentire. “They’re the thing that gets us to the thing” dice Joe con un tuffo al passato e all’inizio della sua relazione con l’amico. Ma la citazione non basta, perché a mancare è un uomo come Gordon, che creda ciecamente in lui e nelle sue idee, che si faccia trasformare dal fascino di Joe e che si imbarchi con lui nella sua nuova avventura. Il tentativo di instaurare qualcosa di simile con Hayley fallisce miseramente; la ragazza quindicenne non può trovarsi sulla stessa lunghezza d’onda di Joe, e lo accusa di voler monetizzare quella che era una sua idea personale. Di conseguenza si ripresenta la situazione di stallo in cui Cameron si è ritrovata per ben due stagioni: Cam fa qualcosa che non vuole fare come favore ad un amico, per espiare un peccato che ha commesso, contribuendo a rendere il rapporto con Joe ancor più precario. Alla tenerezza ed onestà che ha fatto battere il cuore degli spettatori nel secondo episodio si sostituisce la ripetitività di errori e situazioni che si sono viste fin troppe volte. I primi scontri evidenti tra i due, l’incapacità di dare all’altro i propri spazi (That looks worse than it did before) evidenziano non sono la loro incompatibilità lavorativa, ma esprimono un problema ancor più grande. Il litigio e il conseguente sfogo fisico di joe – quel gettare la sedia contro il vetro dell’ufficio di Gordon che ricorda tantissimo la stessa violenza di Cameron nel gettare gli scatoloni provenienti da Tokyo – rendono ormai evidente un problema ben più grande, insinuatosi tra loro fin da quando Cameron ha acquistato la roulette ed acutizzatosi quando Joe le ha chiesto di essere nuovamente sua partner.
Il ritorno a casa dei due esprime un distacco che lo spettatore ha già visto in tutte le precedenti stagioni: non è una sorpresa vederli a letto insieme, nonostante la scena d’amore abbia una carica ben diversa da quella vista nel finale della scorsa stagione. L’inevitabilità e prevedibilità della lite non tolgono alle scene la forza espressiva che trasmettono, ma nei frame che li riguardano il presentimento negativo che accompagnava i due da tutta la stagione (e dal primo momento che si sono incontrati) si fa sempre più preponderante. Per Joe è quasi un’epifania: è impossibile per lui superare l’ennesimo fallimento lavorativo perché nello stesso si riflette il suo fallimento più grande, quello personale. Lo stesso Joe che in NeXT affermava quasi con voce rotta di credere di amare Cam è lo stesso che riconosce il mattino dopo di aver fallito di nuovo. “It was you, it was always you” è la dichiarazione d’amore più forte che ci potessimo aspettare da Joe, le parole più sentite che potevamo mai sentirgli pronunciare. Ma non basta: come sarà evidente nell’episodio successivo, Joe non è in grado di subire la sconfitta, di vivere con la consapevolezza di non aver realizzato in tempo l’idea che cambierà il mondo. E non è in grado – non in questo momento – di vivere al fianco di Cameron, consapevole che nonostante il valore che lei avesse per lui, questo non è stato abbastanza per far funzionare le cose. Cameron è la cosa – lo strumento, la persona – che rende Joe l’uomo di oggi, che lo connette agli altri e al mondo. Ma non è la destinazione, o meglio non può più esserlo. Joe non è mai stato in grado di considerare la donna solo sotto questo aspetto – al di là della genialità e dello scopo più alto di cui si faceva portatore – portando rovinosamente alla fine del loro rapporto. “I wanted it to work, I wanted us to work”. Cameron l’ha voluto davvero, nei suoi limiti e nel modo sincero che ha avuto di amare Joe. E per un po’ ha funzionato. Ma forse non era il momento di farlo funzionare per sempre. Come suggerisce la serie nell’ultimo episodio, l’essenza stessa di questi personaggi è la “recursion” (la ricorrenza), una sorta di eterno ritorno perenne che li porta a rivivere le stesse situazioni commettendo gli stessi errori, incapaci di sfuggire davvero a questo loop. La storia di Cameron e Joe è perfettamente esemplificativa di questa tematica universale; in ogni stagione dello show si sono amati e si sono rincorsi (persino nella seconda stagione, punto in cui erano più lontani, fisicamente e geograficamente) e sono ritornati ad incontrarsi e a soffrire sempre allo stesso modo. Così come l’ultimo episodio ci suggerisce, la chiusura della serie non indica la fine di questo loop; nonostante l’evidente crescita dei personaggi, non esiste un mondo in cui due anime come Joe e Cameron non riescano a ritornare, con risultati prevedibili ma sempre nuovi, l’uno dall’altra.
How about you and I do some actual living?
La grandezza di uno show come Halt and Catch Fire è particolarmente evidente nel modo in cui dice addio ad uno dei personaggi più iconici della serie; la conclusione del percorso di Boz è quanto più felice e serena potessimo mai immaginare rispetto a quanto visto nella quarta stagione. Dire addio ad un personaggio secondario in modo così sentito non è proprio di tutte le serie tv; in poche scene iconiche riusciamo a cogliere la grande sensibilità, forza e dolcezza che fin dal pilota hanno accompagnato e caratterizzato l’uomo. L’uscita dall’ospedale con la colonna sonora “Fanfara for a common man”, il ballo con Diane e lo sguardo commosso ed incredulo della stessa al sapere che starà bene, l’ultimo addio, quello più importante, alla sua figlia d’adozione; un addio fatto in pieno stile Boz, che racconta con le sue parole una realtà che la ragazza non era ancora riuscita ad afferrare. Nelle ultime parole che gli sentiamo pronunciare si sintetizza tutto il suo personaggio ed il ruolo fondamentale che ha avuto per i suoi comprimari; nell’elogio all’amore, alla pienezza di vita che Cameron non riesce a gestire c’è il segno di una delle evoluzioni più belle e coerenti che abbiamo visto nella serie.
She decides she wants to do something, and she just does it, you know?
Come sovente abbiamo ripetuto nelle scorse recensioni, questa quarta annata ha riguardato da vicino anche la nuova generazione e i loro rapporti con i nuovi adulti. Hayley e Joanie hanno avuto un focus a cui viene resa giustizia in questi ultimi episodi, capaci di tratteggiare con poche ed efficaci scene la vita delle due ragazze. La decisione di Joanie di partire per Bangkok è più che in linea con il personaggio, così come lo scontro in aeroporto con la madre: la rabbia a stento trattenuta e quella lacrima ribelle che indica che in fondo anche lei non vorrebbe partire rendono al massimo il coacervo di sentimenti in cui le tre donne si trovano in seguito alla morte della figura che le univa. Ed è proprio grazie a lui, in un momento incredibilmente toccante che apre “Ten of Swords”, che Joanie ritrova dentro di sé la forza di comunicare con la madre e di capire che in fondo non sono così lontane come pensano. “I thought about Dad… like he was still with me”, una frase sentita e quasi subito interrotta che ristabilisce il legame fragile tra le due. Ed è la figura di Gordon che dona un po’ di chiusura anche al percorso della figlia protagonista della ventata di novità di questa stagione; “Feeling weird is… is how you know you’re still here.” sono le parole sommesse di Gordon che accompagnano e cullano dolcemente la figlia nel mondo, contribuendo a farla sentire un po’ meno sola. La conclusione dei percorsi di Joanie e Hayley continua a rimarcare l’attenzione unica della serie verso i suoi personaggi minori, anch’essi meritevoli di una conclusione sentita tanto quanto quella dei protagonisti principali, anch’essi portatori di una visione unica e capaci di incidere a fondo sulla serie (solo pensando alle due figlie di Donna e Gordon sarebbe possibile continuare per anni). La precisione con cui la serie dà le pennellate finali ai suoi personaggi rende ancor più difficile dirle addio per sempre.
What if we worked together again?
Ed ecco che accade. Ecco che mentre sembra quasi che lo spettatore abbia capito il senso ultimo degli episodi finali, mentre si prepara a dire addio a tutti i personaggi, consapevole di saperli separati e soli, ecco che Cameron lancia la bomba, l’idea che pesa su tutto il finale di serie. La riconciliazione tra Donna e Cameron è avvenuta nella maniera più naturale possibile, in seguito ad un evento spartiacque necessario quale la morte di Gordon, che è riuscito a mettere le loro vite in prospettiva e a farle superare quanto accaduto. Nel corso di “Search” vediamo entrambe le donne alle prese con i fantasmi che le hanno afflitte durante tutta la stagione: all’indecisione e stasi di Donna, che non riesce ad accettare il posto di lavoro per cui sembrava aver lottato per anni, si aggiunge l’incapacità di Cameron di gettarsi in un nuovo progetto che sulla carta sembrerebbe più che promettente. Mentre Cameron ottiene la spinta a dedicarsi a se stessa in seguito al fallimento della sua relazione con Joe, quanto accade con Donna ha dei connotati diversi ma non meno importanti. Anche Donna decide di andare avanti, gettandosi sul lavoro e creando un’azienda diversa, senza confini e più simile a Mutiny di quanto Mutiny stessa sia mai stata. Ma c’è qualcosa che stona: lo dice Donna sottovoce, quando ammette che sono anni che non ha più un’idea vincente, lo dice Cameron nel finale di stagione, riecheggiando le parole dell’amica. Ma è una mancanza di creatività che è la stessa Cameron a non ritenere più importante come prima: l’incontro a metà delle loro concezioni favorisce il riavvicinamento delle due donne.
Halt and Catch Fire gioca con i suoi spettatori: sebbene fin da subito si possa sperare che le due donne riescano ad appianare le loro divergenze e a lavorare di nuovo insieme, la strada verso questa riconciliazione non è facile. La situazione sembrerebbe perfetta e “Ten of Swords” indugia perfettamente su questo momento di stallo: mentre Cameron dice addio a tutti i personaggi e si prepara a dire addio a tutti gli spettatori, nel magico momento che condivide con Boz c’è la chiave di tutti i loro sviluppi futuri. La serie parla allo spettatore e gli dice che sebbene sia difficile lasciarla andare, sarebbe difficile anche continuare: “If you stay, it’s hard. If you leave, it’s hard. It’s all hard”.
Qualche volta, dice Boz, dobbiamo solo aspettare che la risposta arrivi da qualcosa attorno a noi. E la risposta, per tutti i personaggi, sebbene fatichi ad arrivare e ad esprimersi, è lì che li attende. L’ultima metà del finale di stagione è quanto di più esemplificativo della poetica della serie e del momento di stallo in cui tutti i personaggi sembrano vivere; il pretesto per la permanenza di Cameron è forse il più banale possibile, ma è il ritornare a sporcarsi le mani che avvicina sempre di più le due donne. La proposta di lavorare di nuovo insieme è una prospettiva che alletta pericolosamente entrambe e tutto ciò che accade in seguito è frutto di questa richiesta. “I can’t tell you what it means to me that you asked” dice Donna, esprimendo la gratitudine e il sollievo nel fatto che Cameron possa solo volere lavorare di nuovo a fianco a lei. Ma la ferita non si rimarginerà mai del tutto, e fin da subito riemergono le problematiche che non smetteranno mai di accompagnare il rapporto tra le due. Nel discorso di Donna ci sono tutte le relazioni della stessa con le persone della sua vita: è un momento sentito che riassume le emozioni che la serie ci ha fatto provare in questi quattro anni, i traguardi raggiunti e le sconfitte subite. Donna si mette a nudo in un modo che non avremmo mai pensato possibile ad inizio stagione – quando ancora ci veniva presentata come una villain macchiettistica – creando la possibilità di un nuovo futuro per lei e le donne che la circondano.
The one constant is this. It’s you, it’s us. The project gets us to the people.
Celebrando la rinnovata pace con Cameron, Donna si scusa e rinnova quanto detto dalla sua partner; ciò che importa sono le persone dietro le idee. Ciò che importa è la mente dietro il macchinario: lo strumento che ci porta ad un nuovo modo di connettere con le persone. Halt and Catch Fire ha sempre parlato di connessioni e di quanto sia difficile talvolta trovarsi sulla stessa lunghezza d’onda con un’altra persona; mentre per Cameron e Joe non è stato possibile, così come non lo è per Donna talvolta con le figlie, è una nuova connessione che si stabilisce tra le due donne, forte degli errori del passato e delle perdite del presente. Cameron non vuole veramente scappare; quella visita alla sede di Mutiny fa riemergere nuovi ricordi e ci regala la scena più potente della serie. Mentre l’insegna di Phoenix rinasce dalle proprie ceneri e poi perde di nuovo la vita, Cameron e Donna rivivono la disfatta di Mutiny ma con un dettaglio diverso: la loro relazione non ne esce sconfitta. Questo perché è avvenuta una maturazione in entrambe ed ora sono consce che l’elemento più importante di un progetto non è l’idea in sè, il processo creativo che sta alla sua base: ma sono le persone che rendono quel progetto unico e che stabiliscono una connessione irripetibile.
I have an idea.
La conclusione del percorso di Donna e Cameron è quanto più lineare possibile con la poetica della serie, racchiudendo quanto detto nelle quattro stagioni. Sappiamo già che fine potrà fare la loro nuova creatura, ma questo non vuol dire che entrambe non si godranno il viaggio. Ed è alla luce di quest’ultima scena che possiamo leggere l’addio che la serie fa ad i suoi spettatori; Halt and Catch Fire non è mai stata una serie che variasse moltissimo dal canovaccio base di situazioni ed idee che riguardavano i suoi personaggi principali, ma è stata capace di trovare un posto nel cuore degli spettatori raccontando le molteplici sfumature dell’animo umano in modo sempre nuovo, rispettando al massimo i suoi personaggi e le sue storie. “Recursion […] is how my software runs”. Ed è così che la serie ha funzionato per anni, regalandoci tante variazioni sul tema che riescono a lasciare più che soddisfatti gli spettatori ed i personaggi. Anche la chiusura della storyline di Joe appare più che coerente, anch’essa simbolo di quell’eterno ritorno che riguarda tutti i personaggi. Sebbene possa sembrare un po’ out of character la scelta del personaggio di allontanarsi dalla tecnologia, in realtà è anche questo qualcosa che abbiamo già visto in passato; è ripetizione di tematiche antiche ma rinnovate dalla maturazione intervenuta nei personaggi.
Halt and Catch Fire ci lascia così: con il sorriso sulle labbra e la nostalgia nel cuore, con la mano sul petto e gli occhi pieni di lacrime mentre assistiamo al monologo di Donna che prega per un mondo in cui non ci sia più bisogno di ricordare che sono le persone a fare i progetti, non il contrario. La serie costruisce due episodi finali che irradiano le quattro annate precedenti con una luce ancor più forte donandogli un significato nuovo, ringraziando lo spettatore per non aver mai interrotto la connessione instauratasi fin dal pilot.
Let me start by asking you a question.
Voto 4×09: 8,5
Voto 4×10: 9,5
Voto Stagione: 9
Voto Serie: 9
Un finale carico di nostalgia. Adieu, HACF!
Grazie a voi ragazzi di seriangolo per avermi fatto conoscere questa fantastica serie.