Rinnovata con convinzione dopo la prima stagione, Dirk Gently’s Holistic Detective Agency pare chiudere con questa seconda la sua avventura, letteralmente. Nata dalla mente di Douglas Adams e concretizzata dalla penna di Max Landis, è difficile dire che la mancata conferma ci priva di qualcosa di irrinunciabile, per quanto siano stati godibili questi dieci episodi.
Si era detto anche l’anno scorso ed è tanto più vero adesso: in un mondo seriale che sforna e cancella alla velocità della luce, in cui si fa fatica a stare dietro anche solo alle novità più meritevoli, è normale che una serie semplicemente simpatica sia presto dimenticata e quindi non rinnovata. Perché in fondo questo è sia il pregio che il difetto di Dirk Gently, ovvero essere un prodotto qualitativamente bello ma senza nulla di speciale, né in positivo né in negativo, e l’anonimato è forse il peggiore dei difetti in questo momento televisivo. Rispetto a questo discorso, si possono trovare una marea di eccezioni che sembrerebbero quasi negare il concetto, soprattutto in casa Netflix che ci aveva abituato a fare da “salvatore” delle serie; ma anche questa cosa sta cambiando. Infatti, è BBC America ad aver annunciato la cancellazione della serie di Landis, ma Netflix non si è pronunciata su un’eventuale decisione di proseguire le avventure dell’agenzia olistica di Dirk, Farah e Todd – scena con cui si chiude, non a caso, la stagione.
Svelando direttamente la fine, vediamo appunto che i tre amici arriveranno ad ottenere quello che voleva Dirk in primis, ovvero fondare un’agenzia olistica con Todd, il suo apprendista/braccio destro, ancora ignaro fino in fondo dei suoi poteri ma sicuramente di potenziale, e il vero braccio armato del trio, la mancata poliziotta Farah. Il caso visto nella scorsa stagione era focalizzato soprattutto a far entrare lo spettatore nel mondo in cui tutto è connesso del suo protagonista, lo stesso che dà il nome sia alla serie che ai racconti di Douglas Adams. E se la scorsa annata era totalmente originale, come una sorta di prequel ai racconti dell’autore, questa stagione entra nel vivo anche della rielaborazione creativa, in quanto pesca liberamente dalla mente di Adams, spogliandola del dark humor che la caratterizza, la creazione di un mondo assurdo e grottesco, all’apparenza rassicurante. In un certo senso, questa serie è la versione americana di qualcosa di iper-british, che resta quasi solo nell’accento del protagonista.
La storia riparte un po’ dopo la fine della scorsa stagione, con Farah e Todd sulla via della fuga, Dirk prigioniero e Amanda rimasta soltanto con uno dei Crowdy Three, Vogle. Ovviamente il lacerato rapporto tra i due fratelli fa da sottotrama all’intera storia, che diventa così una sorta di viaggio di formazione per tutti i protagonisti, impegnati a cercare la loro identità e a inventarsi come parti di nuove famiglie, non necessariamente quella da cui si proviene. L’ambientazione è infatti un vero e proprio mondo parallelo, la cui ricerca parte da un sogno, strano e non convenzionale, ma pur sempre un sogno: una strana identità appare a Dirk, che scopriamo essere prigioniero della Black Wing, incaricandolo di cercare “the boy” e riportandolo dai suoi amici nella sperduta cittadina di Bergsberg. Da qui in poi, le puntate saranno un susseguirsi di situazioni e personaggi, vecchi e nuovi, strettamente connessi tra loro (giustamente), le cui strade si uniscono una dopo l’altra per i motivi più disparati.
Al di là della mera fattualità, fin troppo intricata anche solo per quantità di apparizioni, ciò che importa rilevare è come la storia riesca a lavorare su più livelli contemporaneamente. Il primo è quello già menzionato di Todd e Amanda, quindi la famiglia, il rapporto tra due persone che devono affrontare un lungo viaggio prima di perdonare; il secondo è quello dell’insoddisfazione familiare, personificato da una delle new-entry più importanti, Suzie Boreton (Amanda Walsh), tipica casalinga di periferia che scopriamo essere una vera strega, passando da metafora a reale antagonista. Poi, ad un livello ancora più alto e che fa da cornice e spiegazione all’intero caso di Dirk, c’è la famiglia come luogo di violenza, in cui “the boy” può difendersi solo con la fantasia, costruendo e realizzando un mondo tutto suo: Wendimoor. La storia è infatti un continuo incastrarsi di mondi, un andirivieni senza sosta tra una dimensione e l’altra, la cui connessione per il passaggio può essere creata solo con i poteri dei due fratelli, fino alla collaborazione finale nel momento di maggiore crisi che porta anche alla riappacificazione.
Così come nella scorsa stagione avevamo visto i viaggi nel tempo e indagato l’importanza della scienza olistica, questa volta c’è un lavoro maggiore anche nella crisi di questa tecnica investigativa, la sua messa in discussione quando può causare morte o dolore. E questo grazie all’allargamento del nucleo ristretto di protagonisti “buoni”, scegliendo di far entrare in gioco altri personaggi, come lo sceriffo Hobbs e Tina, che si inseriscono perfettamente nel simpatico delirio di Dirk e gli altri. Dall’altra parte, quella dei cattivi, abbiamo la sopravvivenza della Black Wing e il ritorno in grande spolvero di Ken, ormai senza Bart e addirittura promosso alla fine a supervisor dello strano laboratorio di ricerca. Tranne quest’ultimo punto su cui poteva rimanere la curiosità, cioè sull’evoluzione della “ricerca scientifica” su Wendimoor, con la chiusura della stagione restano pochissime cose sospese e anche per questo parliamo di un prodotto che difficilmente si può rimpiangere dopo la cancellazione.
Forse in conclusione Douglas Adams meritava qualcosa in più, un taglio meno favolistico e scanzonato ma, per quello che abbiamo visto, Dirk Gently’s Holistic Detective Agency ha fatto il suo dovere intrattenendo il pubblico per il tempo giusto, con onestà e spensieratezza.
Voto stagione: 7-
Voto serie: 7-
Non ho familiarità con il materiale di Douglas Adams, lo conosco solo di fama per Guida galattica e questo… Però sono totalmente in disaccordo sul giudizio che è stato dato. Per me è una serie unica, fantasiosa, divertentissima, avventurosa e con nessun vero difetto riscontrabile, se non quello di essere stata terminata senza una conclusione adeguata!
Molti personaggi mi rimarranno per tanto tempo: Amanda, Ken, Bart, Dirk, Todd, i Rowdy Three..
Questa serie mi è rimasta davvero nel cuore e spero che Netflix possa fare qualcosa per continuarla, sarebbe davvero un gran regalo!
Beh addirittura dire che la serie è insulsa mi sembra una grossa idiozia. Per quanto mi riguarda trovo la serie molto originale sotto diversi punti do vista. I personaggi tutti ottimi, la trama intricata al punto giusto da farti mangiare la serie in pochissimo, la comicità nella scrittura eccetera. Inoltre è una serie che può appunto avere sviluppi infiniti cambiando caso e ambientazione ogni stagione. Infine dire che la trama è conclusa mi fa pensare che tu non abbia visto l ultima puntata perché di spunti per la prosecuzione della storia ce ne sono a bizzeffe basta pensare all’ ex capo dell’ ala nera finito ai confini dell’ universo. Mi auguro vivamente che netflix prenda in mano la situazione e porti avanti questa serie geniale.