American Crime Story: The Assassination of Gianni Versace – 2×04 House by the Lake 7


American Crime Story: The Assassination of Gianni Versace – 2×04 House by the LakeEccoci arrivati al quarto appuntamento settimanale con la seconda stagione di American Crime Story, dedicata all’assassinio di Gianni Versace; contrariamente a quanto espresso dal sottotitolo distintivo di questa annata, non è lo stilista italiano il protagonista assoluto dello show, ma colui che gli ha tolto la vita, Andrew Cunanan. Dal pilota sembrava già chiara questa intenzione, di cui siamo certi ora con gli ultimi due episodi andati in onda.

Sia “A Random Killing” che “House by the Lake” abbandonano per un attimo la bella vita che aveva come fulcro la villa di Versace a Miami per fare un salto nel passato e uno ancora più indietro: il giovane killer statunitense ruba la scena agli altri attori di questa ricostruzione, guadagnando due episodi dedicati alla sua storia, facendo un viaggio a ritroso verso le origini dei suoi comportamenti criminali. Se per la ricostruzione dei momenti subito prima e dopo la morte dello stilista italiano ci si è potuti basare anche su documenti di stampo giornalistico, per raccontare il passato di Cunanan gli autori hanno dovuto prendere strade alternative, unendo le ricostruzioni che le forze dell’ordine hanno fatto della vita del giovane; questo modo di procedere sembra il più adatto, perché in uno show come questo non è importante realizzare una ricostruzione storica dettagliata e fedele, ma far emergere i lati più intimi dei vari protagonisti e le motivazioni che hanno portato alla lunga serie di omicidi di cui parla questa stagione.

American Crime Story: The Assassination of Gianni Versace – 2×04 House by the LakeArrivati a questo punto della storia, tutti i crimini violenti del giovane sono stati raccontati, primo fra tutti quello ai danni di Jeffrey Trail, interpretato da Finn Wittrock, morto sotto i colpi di un martello. La morte di Trail è centrale nella vita di Cunanan e per questo in ACS viene dedicato così tanto tempo all’uccisione di un personaggio mai visto prima d’ora; quella è la prima volta che il protagonista sfoga la sua rabbia e scopre nella morte l’unico modo a sua disposizione per risolvere i suoi problemi e andare avanti. Non sono ancora chiari – né nello show, né nella realtà – i motivi di questa lunga serie di omicidi, ma uno dei fattori che potrebbero aver portato a questi fatti sanguinosi è la lunga serie di bugie che ha costellato l’esistenza del giovane. Le morti di Jeffrey Trail, David Madson e Lee Miglin vedono come grande filo conduttore le bugie sul suo conto che Andrew ha raccontato alle vittime, molto diverse le una dalle altre, ma ree di aver ceduto al suo fascino. Lo stato di estrema difficoltà di Andrew poteva essere risolto solo dicendo la verità o distruggendo coloro che avrebbero potuto scoprirla, modus operandi che gli ha permesso di scappare dalle sue responsabilità, senza fare un lavoro profondo su se stesso.

Questo lavoro di indagine profonda non è riuscito né a Andrew, né agli investigatori che hanno lavorato al caso; si dice che le origini del mostro Cunanan siano da identificare nella malattia di cui avrebbe sofferto il ragazzo, l’HIV, che però non sarà mai riscontrata in seguito a visite mediche. La doppia personalità del ragazzo vede, dunque, le sue origini anche nel rapporto conflittuale che viveva con la sua sessualità e la società in cui era inserito; lo scopo di “House by the Lake” è proprio quello di mettere una lente d’ingrandimento su questo aspetto e capire come possa essere degenerato in modo così repentino da spingere Andrew a commettere tutti gli omicidi di cui è ritenuto colpevole in un arco di tempo di soli tre mesi – dall’omicidio di Jeffrey Trail ad aprile a quello di luglio ai danni di Versace.

American Crime Story: The Assassination of Gianni Versace – 2×04 House by the LakeEssendo così fumosi i contorni del passato di Andrew Cunanan, è chiaro che di “House by the Lake” sia importante soprattutto quella lunga serie di dettagli su di lui e sulle persone che ha incontrato nel suo viaggio fino a Miami. La reazione di David e Andrew all’omicidio, il rapporto dell’architetto con i suoi vicini, l’omofobia latente dei poliziotti giunti sulla scena del delitto, i discorsi tra Andrew e il suo ostaggio e anche i flashback che vedono protagonista David Madson e suo padre servono ad ampliare l’universo narrativo di The Assassination of Gianni Versace e farci entrare nel mondo che Andrew viveva, così da avere degli strumenti in più per capire le motivazioni di un omicidio apparentemente insensato come quello ai danni dello stilista. Sono proprio i flashback sul passato dell’architetto a dare il contributo maggiore alla costruzione di Andrew, perché permettono di confrontare il presente di due personaggi molto simili per età, background culturale e orientamento sessuale – Cunanan e Madson – svelando il passato di uno solo dei due e lasciando al pubblico l’onere di immaginare quello dell’altro, cercando di capire cosa possa aver trasformato il protagonista in un killer. Con questo lungo salto nel passato durato due episodi, gli autori dello show ci fanno capire che l’ultimo omicidio di Cunanan sarà anche il più noto, ma non è il più importante tra quelli che ha commesso.

Il racconto delle varie identità di Cunanan serve proprio a questo, per cercare di conoscerlo, capirlo e capire quindi i motivi del suo operato: essendo partiti dall’omicidio di Versace per poi tornare indietro, è chiaro l’intento dello show di ricercare le cause e non le conseguenze, piegando il passato ed un passato ancora più remoto senza paura di fare confusione. Questa storia, essendo uno degli eventi di cronaca più importanti che hanno segnato gli anni ’90, non ha bisogno di essere fatta conoscere al grande pubblico; i suoi protagonisti, invece, sì.

È proprio il racconto dei protagonisti – Andrew e David Madson fra tutti – la chiave vincente di “House by the Lake”, episodio che sembra un lungo filler, ma che in realtà ha lo scopo di scavare a fondo per farci capire il resto del racconto; l’unico neo che caratterizza The Assassination of Gianni Versace sono le tante domande senza risposta che gli autori hanno posto in tutti questi episodi. Arrivati al giro di boa di metà stagione non vediamo l’ora di un po’ di chiarezza, che probabilmente ci verrà data solo quando la storia entrerà davvero nel vivo.

Voto: 7½

Condividi l'articolo
 

Informazioni su Davide Canti

Noioso provinciale, mi interesso di storytelling sia per la TV che per la pubblicità (in fondo che differenza c'è?!). Criticante per vocazione e criticato per aspirazione, mi avvicino alla serialità a fine anni '90 con i vampiri e qualche anno dopo con delle signore disperate. Cosa voglio fare da grande? L'obiettivo è quello di raccontare storie nuove in modo nuovo. "I critici e i recensori contano davvero un casino sul fatto che alla fine l'inferno non esista." (Chuck Palahniuk)


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

7 commenti su “American Crime Story: The Assassination of Gianni Versace – 2×04 House by the Lake

  • Davide

    Quarto episodio e quarta perla di una serie di altissimo livello,alcune scene(La sosta nel ber,mentre la cantante si eisbisce con la canzone “Drive”,i ricordi del passato di Madson,la scena finale con il “sogno/illusione”dell’archittetto morente,”la veglia” di Cunanan sul cadavere,risvegliato dal frinire di un grillo)…Voto all’episodio:9.5…

     
  • Boba Fett

    Andamento narrativo a passo di gambero, i passi indietro necessari per scandagliare non solo la difficile vita di un gay negli anni ’80, ma probabilmente di un’intera generazione costretta a vivere celandosi dietro veli di menzogne per poi affrontare umilianti coming out in famiglie non ancora pronte. Già dal prossimo episodio torneranno i Versace e quindi il racconto cambierà verso di marcia.

     
  • magicblack

    Puntata che ho trovato un po’ noiosetta ed eccessivamente e inutilmente incentrata su Andrew. Eccessivamente perché è già la seconda puntata Andrew-centrica. Inutilmente perché non viene esplorato più di tanto il suo personaggio, anzi, ci si approfitta di un personaggio secondario per trattare velocemente e senza l’approfondimento necessario la questione dell’omosessualità. Il tratto caratteriale di Andrew non è stato, invece, approfondito. C’è il rischio di far diventare il personaggio interpretato da Darren Criss quasi una macchietta e le sue vittime meri mezzi narrativi per un’analisi frettolosa su un certo spaccato della società, non trovate?

     
    • Boba Fett

      Concordo sulla noia sottile che però, per quanto mi riguarda, aleggia sin dall’inizio della serie, anzi è proprio nel DNA di questo preciso fatto di cronaca.

       
    • peterpeter

      Il rischio della macchietta esiste in ogni serie di Murphy, specialmente quando c’è un attore incapace come Darren Criss di mezzo. Eppure, fioccano voti dai 7 in su, bah.

       
      • Davide Canti L'autore dell'articolo

        Sei molto critico peterpeter! Io non credo che Darren Criss sia un attore incapace, anzi. In questo ruolo mi sembra adatto perché, pur essendo etero, riesce ad interpretare un personaggio gay lasciando al minimo le classiche movenze e modi di fare stereotipati. Anche il personaggio di Cunanan è interessante, per il suo essere stratificato e pieno di incognite, pur non essendo mai contraddittorio.

         
  • Michele

    Io credo che questo episodio rappresenti una piccola svolta. Per la prima volta, cominciamo a capire Cunanan. La puntata offre alcuni spunti sulle motivazioni che possano averlo spinto a iniziare la serie di omicidi. Per la prima volta andiamo a vedere un aspetto di Cunanan che potrebbe essere più vicino al suo vero io e non all’immagine di sé che lui proietta come menzogna.
    Si è innamorato di David e gli ha pure chiesto di sposarlo, ma è stato rifiutato. A questo punto, Andrew mette a punto un piano da par suo: delusional e intelligente. Elimina il rivale in amore e, facendolo, “incastra” David. In questo modo pensa di legarlo a se per la vita. E qui possiamo solo immaginare, con un brivido che ci corre per la schiena, quello che possa aver provato il vero David in quel paio di giorni seguiti all’omicidio costretto a stare con l’assassino e consapevole che molto probabilmente sarebbe morto presto anche lui.