
Fortemente influenzato da questo sottogenere è un altro scrittore: Luke Jennings, autore della serie di romanzi Codename Villanelle, da cui BBC America ha tratto la sua nuova serie crime: Killing Eve, commissionata nel novembre del 2016 ai produttori della Sid Gentle Films. Il timone di questo interessante adattamento è affidato alla sapiente penna di Phoebe Waller-Bridge, autrice dell’acclamato Fleabag, che già aveva lavorato su serie simili (Broadchurch). Sin dall’inizio è possibile notare che Killing Eve si allinea solo in maniera tangenziale al grande filone delle serie crime di cui è pieno il panorama seriale; con i primi due episodi della prima annata, il nuovo show BBC rivendica infatti una sua identità ben precisa e riconoscibile. La vicenda si snoda in un gioco del gatto e del topo tra due donne dalle molte differenze, ma accomunate a loro insaputa da altrettante somiglianze: un’agente di sicurezza che odia il suo lavoro ed un’assassina che invece ama il suo lavoro. Da un lato della barricata troviamo quindi l’agente Eve Polastri, interpretata da una Sandra Oh in grande spolvero (Grey’s Anatomy, Six Feet Under): frustrata dalla monotonia della sua posizione, desiderosa di diventare una spia perché affascinata dal mondo dei serial killer e fiduciosa nelle proprie capacità, ma non altrettanto decisa nel darne sfoggio. Dall’altro abbiamo Villanelle, recitata da una sadica e carismatica Jodie Comer (Thirteen), una sicaria professionista senza passato, che non lascia tracce, perpetrando i suoi assassinii con una passione spaventosa nell’uccidere i suoi bersagli.

I paralleli tra le due si fanno sempre più numerosi e vengono esposti in maniera sapiente; nel primo episodio sono solo annunciati, mentre nel secondo divengono gradualmente il fulcro del rapporto che connette le due estranee, seppur a distanza. Eve e Villanelle sono donne forti, che rivendicano la loro indipendenza in modo diverso; entrambe sono visceralmente legate al loro lavoro e, quando i capi o committenti tarpano loro le ali, rivendicano la loro individualità con metodi sopra le righe: l’investigazione di Eve dà frutti ma si tinge di illegalità, e i delitti di Villanelle si fanno più artistici ma più audaci, rischiando di lasciare tracce compromettenti. Le loro crescite sono intrinseche nelle loro azioni e nelle parole con cui si rivolgono a chi sta intorno a loro, che siano colleghi o figure di potere.
Sandra Oh e Jodie Comer danno vita a personaggi umani, nonostante le situazioni estremamente paradossali in cui si muovono; gli sforzi di Eve, il suo umorismo un po’ maldestro ed i suoi metodi poco ortodossi portano a parteggiare per lei, pur non approvandone i metodi; al contempo i sorrisi spiritati di Villanelle sempre fuori luogo e gli occhi sgranati in espressioni estasiate nell’atto di uccidere inquietano in maniera genuina e diretta.

Eve, come si diceva, dapprima ci viene presentata come un po’ imbranata nei suoi modi di fare, ma pian piano, anche grazie al rapporto con il paziente marito Niko, interpretato dall’attore irlandese Owen McDonnell, scopriamo che dietro alla sua goffaggine si nasconde una particolare sensibilità per delitti e serial killer; una sensibilità condivisa (senza saperlo) con Villanelle, che agisce come se volesse sfidare le forze che dovrebbero darle la caccia istigandole contro se stessa. I parallelismi sono ancor più rinforzati dal cast di personaggi che si muove ed interagisce con le figure centrali dello show; quando una serie si regge così tanto su figure principali, c’è sempre il rischio che le secondarie vengano adombrate e messe in secondo piano, ma fortunatamente, in Killing Eve, questo non accade; i personaggi che fanno la loro comparsa nel dispiegarsi della trama non sono mai semplici figure di contorno e risultano approfonditi al pari delle protagoniste, sia nella propria caratterizzazione, sia nelle relazioni con Eve e Villanelle.

Killing Eve accoglie una storia già sentita, ma la racconta con una freschezza ed un’attenzione al dettaglio encomiabili. Le atmosfere denotano sempre un tocco virtuoso nelle inquadrature intelligenti, nell’uso dei colori freddi per evidenziare il senso di tensione e le dinamiche tra i personaggi, che sono il punto di forza di questo nuovo show, brillantemente interpretati e scritti con un’attenzione ragguardevole. Persino la squilibrata Villanelle è vicina al pubblico più di molti altri serial killer del mondo delle serie TV. Killing Eve è un prodotto denotato da una forte componente artistica ed arriva come una ventata di freschezza, che non rivoluzionerà il genere, ma sicuramente piacerà sia ai suoi cultori sia a coloro che non sono familiari con esso.
Voto 1×01: 8
Voto 1×02: 8
