Better Call Saul – 4×02/03 Breathe & Something Beautiful 5


Better Call Saul – 4x02/03 Breathe & Something BeautifulUno dei maggiori punti di forza di Better Call Saul è sempre stato il tipo di rapporto che la serie spin-off è riuscita ad instaurare con la serie madre, Breaking Bad, senza farne un semplice omaggio, brutta copia o divertissement ma assumendo fino in fondo la propria natura derivativa per farne un valore. Se con la sua più famosa creatura Vince Gilligan era riuscito a far toccare al dramma seriale uno dei suoi punti più alti, con questa secondogenita l’autore riesce nell’altrettanto ardua impresa di dare piena dignità e spessore al genere spin-off riprendendo ambientazioni, tematiche e personaggi di partenza da altre angolazioni e con altre tempistiche, altri toni.

Ne risulta un universo assolutamente compatto e coerente, capace di stare in piedi da solo, ma che tende lo sguardo in avanti in modo incessante, verso gli avvenimenti ineluttabilmente già narrati dalla serie di riferimento.
Vince Gilligan e Peter Gould stanno pian piano reintroducendo tutti i personaggi a cui lo spettatore si era affezionato e di cui aveva pianto il triste destino in Breaking Bad e sembrano prenderci gusto a giocare con le aspettative del loro pubblico e a suscitare in questi un sentimento di nostalgia e di rinforzata empatia nel veder riapparire sullo schermo lo stesso eroe ironicamente naïf ed inconsapevole della sua prossima fine. In “Something Beautiful”, in particolare, rivedere Gale Boetticher (David Costabile) che canticchia spensierato è stato straziante se teniamo alla mente il momento culminante di “Full Measure” (tredicesimo ed ultimo episodio della terza stagione di Breaking Bad).

Better Call Saul sa bene, infatti, che essere a conoscenza dell’epilogo dell’arco narrativo di un personaggio non impedisce certo allo spettatore di fare supposizioni, di crearsi delle aspettative, di venire sorpreso, e, anzi, si dimostra estremamente abile nel maneggiare tempi e stratificazioni del racconto così da intensificare, spesso, anche l’importanza dell’epilogo già narrato. Su tutti, il lavoro fatto su Nacho Varga (Michael Mando) in questi due episodi è degno di nota per via della tragicità con cui tenta di fuggire al proprio destino ma non fa che accelerarlo: il tentativo di uccidere Don Héctor Salamanca (Mark Margolis) ha dato il la, come spesso accade nella scrittura di Gilligan, ad un concatenamento di eventi non previsti ben peggiori di quelli che cercava di evitare, non ultimi l’uccisione di Arturo da parte degli uomini di Gustavo Fring (Giancarlo Esposito, sempre impeccabile), il fatto di essere ora completamente nelle mani di quest’ultimo e la finta sparatoria che gli è costata, se non la vita, parecchie sofferenze. Il Dr. Caldera (Joe De Rosa) che gli sussurra all’orecchio che non vuole avere più niente a che fare col cartello sta, in realtà, ironicamente esprimendo il suo stesso desiderio.

Better Call Saul – 4x02/03 Breathe & Something BeautifulNel corso delle stagioni è diventato sempre più chiaro, inoltre, che Better Call Saul è Breaking Bad o, perlomeno, una sua versione alternativa nel senso che si tratta dello stesso esperimento narrativo realizzato stavolta con altri personaggi: com’era accaduto per Walter White, assistiamo qui alla trasformazione da eroe a anti-eroe, alla caduta di un personaggio prima “buono” ed ora sempre più “cattivo”, ovvero suscettibile di forzare, spingere fino ai limiti il discorso etico tradizionale. Dopo la realizzazione, a conclusione del primo episodio di questa quarta stagione, che la morte del fratello non era stata accidentale bensì una sorta di auto-immolazione, “Breathe” e “Something Beautiful” fanno procedere, lentamente ma inesorabilmente, Jimmy/Saul sulla via della dannazione o della messa in discussione dei comportamenti socio-morali codificati. È molto interessante che questa trasformazione avvenga, questa volta, nello spazio della giurisprudenza dove il “giusto” morale si accompagna e spesso si oppone al “legale” rendendo molto più ambiguo e sinuoso il percorso di “ri-codificazione” personale di Jimmy/Saul. “Making something beautiful”, fare qualcosa di bello, significa per lui un win-win, un’azione ingegnosa, furba, non percepita, quasi innocente nel suo lasciare indifferente la vittima, ma capace di cambiare a proprio vantaggio quel qualcosa di maldestro, di incidentalmente sbagliato nel mondo. Il Saul che conosciamo e che Jimmy sta diventando è un artista, un prestigiatore che esegue il suo trucco che per riuscire ha bisogno della performance, della parola che ammalia il suo pubblico per sviare l’attenzione dall’imbroglio.

Rimanendo fedele al modo di raccontare le cose che era anche di Breaking Bad, Better Call Saul non esplicita quasi mai gli avvenimenti ma lascia allo spettatore il compito di dedurli dalle sequenze, di indovinarli dalle espressioni dei protagonisti. Ci accorgiamo così del cambiamento di Jimmy comparando il suo comportamento in situazioni simili in passato a quello di questi due episodi: prima durante il colloquio di lavoro, dove manca ora l’entusiasmo e, soprattutto, la disposizione a dare l’ennesima seria possibilità al modus operandi comune e poi nella bellissima scena che chiude il terzo episodio della lettura della lettera di Chuck, che vede un Jimmy ormai anestetizzato rispetto alle preoccupazioni e l’emotività che avevano finora caratterizzato il rapporto col fratello e una Kim che cerca di metabolizzare questa trasformazione, questa parziale perdita di umanità da parte dell’uomo che ama. Si tratta di una delle sequenze più intime, sottili e disarmanti della stagione finora.

Better Call Saul – 4x02/03 Breathe & Something BeautifulUn’ultima nota di merito all’incredibile lavoro fatto sul personaggio di Kim Wexler (Rhea Seehorn, bravissima), ormai più che degna erede, pur diversissima, del ruolo che era stato di Skyler White: attenta, perspicace, sofferente, combattuta, assiste da vicino, per prima, in silenzio, all’inesorabile trasformazione di Jimmy che è, senza dubbio, una trasformazione che la coinvolge pienamente a sua volta.

Better Call Saul è una serie sontuosa, sapiente e, come nessun’altra, paziente,girata con quell’inconfondibile mix di dramma, banalità, estetizzazione del quotidiano, black comedy (esilaranti in questi due episodi le scene della visita all’ospedale dei Salamanca a Don Héctor e del furto della statuetta a Mr. Neff) che ha reso classico lo stile di Gilligan. Tecnicamente impeccabile, esigente e genuinamente commovente, Better Call Saul è bella televisione.

Voto 4×02: 8
Voto 4×03: 8+

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Informazioni su Irene De Togni

Nata a Verona, ha studiato Filosofia a Padova e Teoria letteraria a Parigi. Non simpatizza per le persone che si prendono troppo sul serio ma le piacerebbe che le serie TV venissero prese un po’ più sul serio (e ora che ha usato due volte l’espressione “prendersi sul serio” non è più sicura di quello che significhi).


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